giovedì 1 agosto 2019

SOCIETA' E SISTEMI ECONOMICI, di Karl Polany



Karl Polany
SOCIETA' E SISTEMI ECONOMICI

              

  Indie camaiure spaccano noci di pequi
                 
L'eccezionale scoperta delle recenti ricerche storiche e antropologiche è che l'economia dell'uomo, di regola, è immersa nei suoi rapporti sociali. L'uomo non agisce in modo da salvaguardare il suo interesse individuale nel possesso di beni materiali, agisce in modo da salvaguardare la sua posizione sociale, le sue pretese sociali, i suoi vantaggi sociali. Egli valuta i beni materiali soltanto nella misura in cui essi servono a questo fine.
Né il processo di produzione né quello di distribuzione sono legati a specifici interessi economici legati al possesso dei beni; tuttavia ogni passo di questo processo è collegato a una molteplicità di interessi sociali che alla fine assicurano che il passo necessario venga compiuto. Questi interessi saranno molto diversi in una piccola comunità di cacciatori o di pescatori rispetto a quelli che troviamo in una vasta società dispotica, ma in ambedue i casi il sistema funzionerà sulla base di motivi non economici.
La spiegazione in termini di sopravvivenza è semplice. Si prenda il caso di una società tribale: l'interesse economico dell'individuo è raramente predominante perché la comunità sostiene tutti i suoi membri a meno che non sia essa stessa abbattuta da una catastrofe, nel qual caso gli interessi sono ancora una volta minacciati collettivamente e non individualmente.
La conservazione dei legami sociali d'altra parte ha un'importanza cruciale, in primo luogo perché non osservando il codice d'onore o di generosità accettato, l'individuo si taglia fuori dalla comunità e ne viene espulso, in secondo luogo perché alla distanza tutti gli obblighi sociali sono reciproci e il loro adempimento serve anche meglio gli interessi dell'individuo nei rapporti di dare-ricevere. Una situazione del genere deve esercitare una pressione continua sull'individuo in modo da eliminare l'interesse economico personale dalla sua coscienza fino al punto di renderlo incapace, in molti casi (ma non certamente in tutti), anche di comprendere le implicazioni delle sue azioni in termini di un simile interesse.
Questo atteggiamento è rafforzato dalla frequenza delle attività comunitarie come il prendere cibo dal recipiente comune o la divisione del bottino di qualche azzardata e pericolosa spedizione tribale. Il premio attribuito alla generosità è così grande, misurato in termini di prestigio sociale, da rendere semplicemente non conveniente qualunque altro comportamento diverso dalla estrema dimenticanza di sé. Il carattere personale ha poco a che fare con la questione. L'uomo può essere tanto buono quanto cattivo, tanto sociale quanto asociale, geloso o generoso, tanto rispetto a un insieme di valori quanto rispetto a un altro. Non dare a nessuno motivo di gelosia è un principio accettato della distribuzione cerimoniale, così come l'elogio pubblicamente attribuito è quanto è dovuto al coltivatore industrioso, abile o altrimenti fortunato ( a meno che non abbia troppo successo, nel qual caso gli si può meritatamente permettere di scomparire nell'illusione di essere vittima della magia ).
Le passioni umane, buone o cattive, sono semplicemente dirette verso fini non economici, l'ostentazione cerimoniale serve a spronare al massimo l'emulazione e la consuetudine del lavoro comune tende a spingere gli standards quantitativi e qualitativi ai valori più alti. La prestazione di tutti gli atti di scambio come doni spontanei che ci si attende che vengano ricambiati anche se non necessariamente da parte dello stesso individuo, una procedura minutamente articolata e perfettamente salvaguardata da elaborati metodi di pubblicità, da riti magici e dall'istituzione di "dualità" nelle quali i gruppi sono legati da obblighi reciproci, dovrebbe da sola spiegare l'assenza della nozione del guadagno o anche della ricchezza tranne che per quegli oggetti che tradizionalmente elevano il prestigio sociale.
In questo schizzo dei tratti generali caratteristici di una comunità della Melanesia occidentale, non abbiamo tenuto conto della sua organizzazione sessuale e territoriale, in rapporto alla quale, consuetudini, legge, magia e religione esercitano la loro influenza, poiché intendevamo soltanto mostrare il modo in cui i cosiddetti motivi economici sorgono dal contesto della vita sociale. E' infatti su questo punto negativo che si trovano d'accordo gli etnografi moderni: l'assenza del motivo del guadagno, l'assenza del principio del lavoro per una remunerazione, l'assenza del principio del minimo sforzo e in particolare, l'assenza di qualunque istituzione separata e distinta basata su motivi economici. Ma come è dunque assicurato l'ordine nella produzione e nella distribuzione?
La risposta è data soprattutto da due principi del comportamento non primariamente associati all'economia: la reciprocità e la redistribuzione.
Per gli isolani trobriandesi della Melanesia occidentale che servono da illustrazione per questo tipo di economia, la reciprocità opera soprattutto in rapporto all'organizzazione sessuale della società, cioè alla famiglia e alla parentela. La redistribuzione è soprattutto valida per tutti quelli che sono sotto un capo comune e ha perciò carattere territoriale...
...Principi del comportamento come questi tuttavia non possono diventare efficaci a meno che i modelli istituzionali esistenti non si prestino alla loro applicazione. Reciprocità e redistribuzione sono in grado di assicurare il funzionamento di un sistema economico senza l'aiuto di scritture e di un'elaborata amministrazione soltanto perché l'organizzazione della società in questione soddisfa le richieste di una simile soluzione per mezzo di strutture come la simmetria e la centricità.
La reciprocità è enormemente facilitata dalla struttura istituzionale della simmetria , un aspetto frequente dell'organizzazione sociale tra i popoli illetterati. La sorprendente "dualità" che troviamo nelle suddivisioni tribali si presta all'accoppiamento dei rapporti individuali e assiste perciò al dare e ricevere di beni e di servizi in assenza di registri permanenti. La "metà" della società primitiva che tendono a creare un "pendant" a ciascuna suddivisione risultano derivare dagli atti di reciprocità sui quali si basa il sistema oltre che essere un contributo alla loro realizzazione.


Brano tratto dal libro " Economie primitive, arcaiche e moderne " di Karl Polanyi , Einaudi, 1980, Torino.
Foto tratta dall'Enciclopedia delle Scienze De Agostini, voce Antropologia, pag.349, IGDA, Novara, 1986.







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