GIOVANNI TEBALDINI (1864-1952)
musicista e musicologo
Giovanni Tebaldini nasce a Brescia il 7 settembre 1864 da umile famiglia; cugino del futuro beato Padre Giovanni Piamarta dal quale fu invogliato allo studio della musica. Giovane prodigio, suona in chiesa ancor prima di seguire i corsi di pianoforte e violino presso il locale Istituto Musicale “Venturi”.
Dall’età di
quindici anni al 1881 collabora con alcuni teatri come maestro di coro, indi
diviene organista a Vespolate. Passato nel 1883 a frequentare il Regio
Conservatorio di Milano, diretto da Antonio Bazzini, studia armonia,
contrappunto e fuga con Angelo Panzini e composizione con Amilcare Ponchielli.
In una scuola serale, dove lavora come pianista accompagnatore, conosce Guerrino
Amelli – l’iniziatore della riforma della musica sacra in Italia - che lo
introduce agli studi di paleografia musicale, canto gregoriano e polifonia
vocale. Contemporaneamente scrive sui periodici Gazzetta Musicale di Milano
(edita da Giulio Ricordi) e Musica Sacra, sui quotidiani La
Sentinella Bresciana e La Lega Lombarda.
Nel 1885 va a
dirigere la Schola Cantorum di Vaprio d’Adda. Espulso nell’86 dal Conservatorio
per un articolo critico su una Messa del suo professore Polibio Fumagalli, va a
fare l’organista nella Cattedrale di Piazza Armerina.
Tra il 1887 e
il 1888 riprende nel capoluogo lombardo l’attività giornalistica e a Vaprio il
posto di organista. Quindi, dopo aver vinto un concorso della Wagnerverein, si
trasferisce in Germania, primo italiano a frequentare la famosa
Kirchenmusikschule di Regensburg (Ratisbona), sotto la guida dei professori
Haberl e Haller. Soggiorna a Monaco, Norimberga, Bayreuth.
Nel 1889, su
proposta dello stesso Haberl, di Padre Angelo De Santi e di Giuseppe Gallignani,
è nominato Direttore della Schola Cantorum e Secondo Maestro di Cappella in San
Marco a Venezia; incarico che lascia nel 1894 per andare a dirigere la Cappella
Musicale della Basilica di Sant’Antonio a Padova, dove, tra l’altro, organizza
le Feste Centenarie del Santo (1895) con importanti concerti.
Seguendo le sue
specifiche vocazioni, nel 1892 fonda e dirige, fino all’ultimo numero (giugno
1895), il periodico La Scuola Veneta di Musica Sacra. Successivamente è
chiamato a collaborare alla Rivista Musicale Italiana dei F.lli Bocca di
Torino. Praticamente non c’è stata prestigiosa testata musicale della sua epoca
su cui non abbia scritto.
Incoraggiato da
Giuseppe Sarto, prima Vescovo di Mantova, poi Patriarca di Venezia, si impegna
per la restaurazione della musica sacra.
In quel periodo
intrattiene rapporti con musicisti come Boito, Sgambati, Martucci, Bossi, Perosi;
uomini di cultura come Fogazzaro, Fortuny, Gianturco, Illica, Luigi e Urbano
Nono.
Dal 1894 al
1901 è in corrispondenza e incontra più volte Giuseppe Verdi. Ricordi, saggi e
testimonianze sono riportati nel volume Idealità convergenti – Giuseppe Verdi
e Giovanni Tebaldini, a cura di Anna Maria Novelli e Luciano Marucci (D’Auria
Editrice, 2001).
Tra il 1895 e
il 1897 consegue cinque primi premi, all’unanimità, per composizioni vocali ed
organo in concorsi indetti dalla Schola Cantorum di Saint-Gervais di Parigi.
Dirige il
Conservatorio di Parma dal 1897 al 1902, dove ha come allievi Ildebrando
Pizzetti, Vito Frazzi, Bruno Barilli, Agide Tedoldi…
Nel 1903
Giuseppe Sarto, divenuto Papa Pio X, emana il Motu proprio e lo incarica
- con Bossi, Terrabugio, Gallignani e pochi altri - di vigilare
sull’applicazione della riforma della musica sacra in Italia.
In quell’anno
diviene Direttore della Cappella Musicale di Loreto, dove resta fino al 1924
attuando “un programma di radicali riforme sulla base della restaurazione della
vera musica liturgica”.
Nel 1917 e 1923
organizza e dirige i “Concerti Spirituali” a Bologna. Nel 1919 è tra i fondatori
dell’Associazione “Alessandro Scarlatti” di Napoli. Due anni dopo, per le
Celebrazioni del VI Centenario Dantesco a Ravenna, viene chiamato ad allestire e
a dirigere la sua Trilogia Sacra, espressa con melodie gregoriane,
mottetti ed inni palestriniani (Ed. Simboli, Recanati, 1921). Nel 1925 è
incaricato di commemorare Giovanni Pierluigi da Palestrina con un discorso e un
concerto di musiche del sommo Maestro. Nello stesso anno Francesco Cilèa gli
affida la cattedra speciale di “Esegesi del canto gregoriano e della polifonia
palestriniana” presso il Conservatorio “San Pietro a Maiella” della città
partenopea; mentre nel 1930-‘31 ha la direzione artistica dell’Ateneo Musicale
“Claudio Monteverdi” di Genova.
Riceve varie
onorificenze tra cui la Commenda dell’Ordine di San Silvestro dal Papa
(1906), l’Encomio Solenne dall’Accademia d’Italia (1940) e la nomina ad
Accademico di Santa Cecilia (1950).
È rimasto
attivo fino alla morte, avvenuta a San Benedetto del Tronto l’11 maggio 1952.
Molta sua
produzione compositiva è di genere sacro (140 titoli). Comprende messe, oratori,
mottetti, salmi, inni, pezzi per organo. Da ricordare la Messa funebre
(in collaborazione con Marco Enrico Bossi, 1893), che vinse il concorso della
Regia Accademia Filarmonica Romana per le annuali esequie di Re Vittorio
Emanuele II al Pantheon di Roma; la Missa Solemnis, per 4 voci miste ed
organo, in onore di Sant’Antonio da Padova (1895 - op. 12 - edita nel 1899 da
Ricordi), premiata dalla Schola Cantorum di St. Gervais di Parigi; la Missa
Conventualis, per 4 voci miste (1896 - op. 15); l’oratorio Caecilia
Nuptiae, per soprano, coro a 4 voci e piccola orchestra (1898-1931 - op.
21); la Missa pro defunctis, per 4 e 5 voci miste (1908 - op. 35),
eseguita nel 1908 al Pantheon in Roma per le esequie di Re Umberto I; il
Quintetto pel Natale (1933); il poema sinfonico gregoriano Rapsodia di
Pasqua (1935-‘37), eseguito al Teatro Eiar di Torino nel 1938 sotto la
direzione di Ildebrando Pizzetti; Padre, se mai questa preghiera giunga al
tuo silenzio (1947), ultima composizione, su versi di Ada Negri.
Le opere di
musica profana sono 46. Tra i pezzi sinfonici e sinfonico-vocali: il bozzetto
per orchestra Fantasia araba (1887 - op. 11) sul primo libretto di Luigi
Illica; Marcia festiva (1897 - op. 20); Epicedio (1944-‘45). Tra
le liriche da camera e i brani corali: Ella tremante venne alfine (1904 -
op. 32 n. 3), da un testo di Gabriele D’Annunzio; L’Infinito (1904), A
sé stesso (1935) e Amore e Morte (1935), per i Canti di
Giacomo Leopardi; Ebbrezze de l’anima (1893 - op. 7), sei liriche per
tenore e pianoforte su versi dal Mistero del poeta di Antonio Fogazzaro;
Lux in tenebris (1912 - op. 37), sette liriche da “Miranda” dello
stesso Fogazzaro.
Insigne
studioso di paleografia musicale, si è dedicato all’attività di trascrizione e
riduzione in partitura moderna di oltre 120 composizioni italiane e straniere,
tra cui L’incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi; Jephte di
Giacomo Carissimi, Rappresentazione d’Anima e di Corpo di Emilio de’
Cavalieri (Ed. M. Capra, Torino, 1929), eseguita in prestigiose sedi in Italia e
all’estero; Euridice di Jacopo Peri e Giulio Caccini; Fuga in sol
minore di Girolamo Frescobaldi e Largo di G. B. Bassani (Ed. Ricordi,
Milano, 1931); Totila di Giovanni Legrenzi (Ed. Ricordi, Milano, 1937).
Tra il 1890 e
il 1936 ha diretto circa 70 concerti nelle principali città italiane e
straniere, oltre a quelli liturgici delle Cappelle Musicali di Venezia, Padova e
Loreto. Famoso il “Concerto Storico” del 1891 a Venezia in cui fu tra i primi a
proporre musiche di antichi maestri.
Tebaldini, per la sua lunga e multiforme attività,
la cultura musicale e interdisciplinare geograficamente non confinata, occupa un
posto di rilievo nella moderna musicologia europea.
Tra gli scritti
di storia e critica musicale: L’Archivio Musicale della Cappella Antoniana in
Padova (1895), che gli valse le lodi di Arrigo Boito e Giuseppe Verdi;
L’Archivio Musicale della Cappella Lauretana (1919); La riforma della
musica sacra in Italia (1888); Giuseppe Zarlino (1893); Gounod
autore di musica sacra (1894); G. P. da Palestrina (1894);
Giuseppe Tartini (1896-‘97); Felipe Pedrell e il Dramma Lirico spagnuolo
(1897); Da Rossini a Verdi (1901); La musica sacra nella storia e
nella liturgia (1904); Il “Motu proprio” di Pio X sulla Musica Sacra
(1904); L’elemento lirico nella musica sacra (1906); Telepatia
musicale (1909); La musica e le arti figurative (1913); Giuseppe
Verdi nella musica sacra (1913); Ferdinando Paër (1939); De la
melodia verdiana (1941); Verdi e Wagner (1941); Fuori del teatro
(1951).
È del 1931 il
suo libro Ildebrando Pizzetti nelle “memorie” di Giovanni Tebaldini
(1931).
Come didatta ha
redatto un Metodo di studio per l’Organo moderno (1894), insieme con
Bossi; ha tradotto dal tedesco il Trattato di composizione di P. Piel
(1894).
Ben 175 i discorsi pubblici da lui tenuti in Italia
e in altre nazioni.
Tra le
conferenze quelle su Origini e finalità della musica sacra (1906-‘07);
La riforma della musica sacra in Italia (1896); L’anima musicale di
Venezia (1907); Palestrina e la polifonia musicale (1907); La
funzione sociale dell’arte (1907); L’organo nella chiesa cattolica
(1909); G. P. da Palestrina e la musica spirituale (1920); La storia
della musica in Europa nel secolo XIX (1924); Esegesi palestriniana
(1926); Lezioni di Storia, Estetica e Pratica gregoriana (1929); La
riviviscenza della tradizione (1931); La scolastica del P. G. B. Martini
(1932-‘33); La Scuola Veneta ed i Gabrieli (1933); L’arte di Beethoven
(1935); La tradizione e l’evoluzione nell’arte (1936); Come lavorava
Beethoven (1936-‘37); Scienza e fede (1945).
Autorevoli le
commemorazioni per Antonio Bazzini (1888); Carlo Andreoli (1910); Lauro
Rossi (1910); G. M. Nanino (1911); Giuseppe Verdi (1913-‘14, 1926, 1951);
Giuseppe Martucci (1914); Angelo Mariani (1921); Gaspare Spontini
(1924-‘25); G. P. da Palestrina (1894, 1925); Alessandro Scarlatti (1925); Marco
Enrico Bossi (1925); Ludwig van Beethoven (1927); Amilcare Ponchielli (1934);
Gianbattista Pergolesi (1910, 1936).
Ha scritto molti
articoli, tra cui quelli su Amelli, Bellini, Berlioz, Boito, Buzenac, Fogazzaro,
Frescobaldi, Legrenzi, Martini, Mozart, Pace, P. da Palestrina, Pergolesi,
Perosi, Persiani, Pio X, Pizzetti, Ponchielli, Sgambati, Terrabugio, Toscanini,
Verdi, Wagner, Zuelli.
Suoi approfonditi
studi su P. da Palestrina, Ponchielli e sull’estetica musicale (Domus Aurea)
sono rimasti inediti.
a cura del Centro
Studi e Ricerche “Giovanni Tebaldini
Fonte : www.tebaldini.it
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