mercoledì 31 luglio 2019

" GRUPPO VIETRI " : Salvatore Autuori - Ignazio Collina - Nello Ferrigno innovazione del segno ceramico vietrese, di Vito Pinto



" GRUPPO VIETRI " : Salvatore Autuori - Ignazio Collina - Nello Ferrigno
innovazione del segno ceramico vietrese
 
di Vito Pinto


Il " Gruppo Vietri " con Vito Pinto (a destra) alla Libreria del Corso di Cava de' Tirreni (S


Nel suo percorso di riscoperta di una memoria storica, la Libreria del Corso di Cava de´ Tirreni - in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi Sociali e Culturali per la Ceramica (ndr) -  sabato 14 ottobre 2006, con inizi alle ore 19, inaugura una mostra dedicata all´ormai storico “ Gruppo Vietri ”, che per poco più di un lustro, a partire dalla seconda metà degli anni settanta del novecento, rappresentò un significativo momento di innovazione del segno ceramico vietrese.
A fondarlo nel 1976 furono Salvatore Autuori, Ignazio Collina e Nello Ferrigno, tre giovani diplomatisi alla sezione ceramica dell´Istituto d´Arte di Salerno, con esperienze pittoriche accanto ai personaggi dell´avanguardia salernitana come Filiberto Menna, che ne fu il capofila, con il poeta Eduardo Sanguineti, con Enrico Crispolti e Nicola Scontrino. Essi trovano il luogo della loro prima bottega presso un locale del Centro Sociale parrocchiale di Vietri. Diretto da Donato Cufari, il Centro aveva come anima don Luigi Magliano, parroco della chiesa di San Giovanni Battista, che in quei locali aveva istituita anche una scuola di musica, sotto la direzione del maestro Antonio Avallone e dalla quale sono usciti non pochi maestri diplomati al Conservatorio Musicale, e aveva sede la redazione de “L´Amico di Vietri” un quindicinale di vita cittadina che registrò consensi e collaborazioni prestigiose, come quelle di Giuseppe Prezzolini, Aldo Palazzeschi, Bonaventura Tecchi, Emilio Cecchi e Piero Bargellini.
In quella fucina di cultura, dunque, si insediò il gruppo Vietri, con la voglia di portare avanti una ricerca ed una elaborazione di forme, colori e segni che, tuttavia, si richiamavano alla migliore tradizione vietrese.
Va ricordato che in quegli anni Vietri ancora risentiva della presenza del periodo mitteleuropeo dominato da una folta colonia tedesca, del prestigio di Guido Gambone, della presenza di Andrea D´Arienzo, di Giovannino Carrano, dei fratelli Procida ed altri ceramisti che hanno praticamente scritto la storia della ceramica vietrese nel dopoguerra.
In questo contesto il Gruppo Vietri cerca di trovare una sua dimensione, un suo spazio vitale che significava anche spazio economico. Bisognava, pertanto, inventarsi senza travolgere, ricercare senza discostarsi dalla tradizione, sperimentare senza ignorare il naturale habitat ceramico.
Non furono certo anni facili, ma i tre giovani ceramisti cominciarono a ritagliarsi la loro connotazione e la loro presenza cominciò ad imporsi non solo all´attenzione degli operatori ceramici, ma anche al pubblico, soprattutto quello colto, perché da quella bottega che si apriva sul mare di Vietri e sugli squarci della Costiera Amalfitana, la produzione era di squisita fattura e lanciava messaggi culturali anche nella corrente produzione vascolare.
Quando nell´estate del 1977 il Gruppo Vietri si presenta con delle opere alla Rassegna Internazionale della Ceramica a Villa Guariglia di Raito, ricevette il necessario battesimo del fuoco, ma riscosse anche unanimi consensi. Attorno a quella bottega delle mani cominciarono così ad appuntarsi gli interessi di non pochi intellettuali e si crearono rapporti con operatori culturali che portarono, ma trassero anche esperienza ceramica e decorativa. Cominciarono, così, ad aversi presenze costanti e prolungate di artisti come Paolo Signorino, Antonio Petti, Milena Scarabello, Mario Carotenuto, Antonio Della Gaggia, Franz Brugman, artista olandese che si avvicinò alla ceramica restandovi sino alla fine. E ancora si registrò la presenza di Porzano, Renzo Biason, Zingone. E non mancarono gli approcci occasionali, che sottolineavano la stagione di fermento che questo Gruppo aveva suscitato intorno a sé. In quella bottega si mescolavano colori, si stendevano “pettole” d´argilla per trasformarle, accartocciandole, in Madonne, figure ieratiche da allineare accanto a vasi, piatti, boccali. E tutto, compreso il vasellame, parlava un linguaggio nuovo, fatto di antico decoro, ma pulito, essenziale, con un taglio concepito, pensato, espresso in linguaggio colto.
Ma, pur avendo una omogeneità, il gruppo cominciò a soffrire delle individualità che giustamente si erano ritagliate i tre protagonisti. Cominciò ad essere faticoso restare insieme e così si arrivò ad una sorta di diaspora o, se vogliamo, di “pigrizia d´arte” che scomparve quando, molti anni dopo, Ferrigno e Collina, che avevano abbandonato la bottega vietrese, decisero di ritornare a manipolare l´argilla, a creare forme e segni. Restò, invece, in quella bottega affacciata sulla costiera amalfitana, Salvatore Autuori, che nei primi tempi ospitò Valerio Ferrara, grande artista della ceramica, reduce dall´esperienza non meno interessante alla Cooperativa Fornelle di Salerno, dove con Enzo Caruso e Carmine Limatola (Ableo) portavano avanti un discorso innovativo non meno interessante di quello del Gruppo Vietri.



       

Dire che quell´esperienza sia finita forse è un errore, perché se la continuità temporale ha avuto un taglio, è rimasta viva la ricchezza di una stagione certamente importante. Salvatore Autuori, infatti, in questi trent´anni ha continuato un percorso ceramico di notevole interesse. Ignazio Collina e Nello Ferrigno, dopo la “pigrizia d´arte”, da diverso tempo hanno ripreso un cammino senza mostrare i segni della pausa.
Ognuno dei tre del Gruppo Vietri ha così ridisegnato un proprio cammino, o forse ha seguito il proprio percorso disegnato in quegli anni settanta in cui si erano messi insieme avendo come comune denominatore la ceramica. Ma questi ultimi tre decenni sono un´altra storia, anzi sono altre tre storie che bisognerà raccontare.


 



Fonte :  tratto dal quotidiano " Il Salernitano " del 12 ottobre 2006.  La Redazione di ARTCUREL ringrazia Manuel e Andrea Barone , figli di Lucio Barone fondatore del Centro Internazionale di Studi Sociali e Culturali per la Ceramica e titolari della Libreria del Corso di Cava de' Tirreni,  per la documentazione.







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