" GRUPPO VIETRI "
: Salvatore Autuori - Ignazio
Collina - Nello Ferrigno
innovazione del segno ceramico
vietrese
di Vito Pinto
Il " Gruppo Vietri " con Vito Pinto
(a destra) alla Libreria del Corso di Cava de' Tirreni (S
Nel suo percorso di riscoperta di
una memoria storica, la Libreria
del Corso di Cava de´ Tirreni - in collaborazione con il Centro Internazionale
di Studi Sociali e Culturali per la Ceramica (ndr) - sabato 14 ottobre
2006, con inizi alle ore 19, inaugura una mostra dedicata all´ormai storico “
Gruppo Vietri ”, che per poco più di un lustro, a partire dalla seconda metà
degli anni settanta del novecento, rappresentò un significativo momento di
innovazione del segno ceramico vietrese.
A fondarlo nel 1976 furono
Salvatore Autuori, Ignazio Collina e Nello Ferrigno, tre giovani diplomatisi
alla sezione ceramica dell´Istituto d´Arte di Salerno, con esperienze pittoriche
accanto ai personaggi dell´avanguardia salernitana come Filiberto Menna, che ne
fu il capofila, con il poeta Eduardo Sanguineti, con Enrico Crispolti e Nicola
Scontrino. Essi trovano il luogo della loro prima bottega presso un locale del
Centro Sociale parrocchiale di Vietri. Diretto da Donato Cufari, il Centro aveva
come anima don Luigi Magliano, parroco della chiesa di San Giovanni Battista,
che in quei locali aveva istituita anche una scuola di musica, sotto la
direzione del maestro Antonio Avallone e dalla quale sono usciti non pochi
maestri diplomati al Conservatorio Musicale, e aveva sede la redazione de
“L´Amico di Vietri” un quindicinale di vita cittadina che registrò consensi e
collaborazioni prestigiose, come quelle di Giuseppe Prezzolini, Aldo
Palazzeschi, Bonaventura Tecchi, Emilio Cecchi e Piero Bargellini.
In quella fucina di cultura, dunque,
si insediò il gruppo Vietri, con la voglia di portare avanti una ricerca ed una
elaborazione di forme, colori e segni che, tuttavia, si richiamavano alla
migliore tradizione vietrese.
Va ricordato che in quegli anni
Vietri ancora risentiva della presenza del periodo mitteleuropeo dominato da una
folta colonia tedesca, del prestigio di Guido Gambone, della presenza di Andrea
D´Arienzo, di Giovannino Carrano, dei fratelli Procida ed altri ceramisti che
hanno praticamente scritto la storia della ceramica vietrese nel dopoguerra.
In questo contesto il Gruppo Vietri
cerca di trovare una sua dimensione, un suo spazio vitale che significava anche
spazio economico. Bisognava, pertanto, inventarsi senza travolgere, ricercare
senza discostarsi dalla tradizione, sperimentare senza ignorare il naturale
habitat ceramico.
Non furono certo anni facili, ma i
tre giovani ceramisti cominciarono a ritagliarsi la loro connotazione e la loro
presenza cominciò ad imporsi non solo all´attenzione degli operatori ceramici,
ma anche al pubblico, soprattutto quello colto, perché da quella bottega che si
apriva sul mare di Vietri e sugli squarci della Costiera Amalfitana, la
produzione era di squisita fattura e lanciava messaggi culturali anche nella
corrente produzione vascolare.
Quando nell´estate del 1977 il
Gruppo Vietri si presenta con delle opere alla Rassegna Internazionale della
Ceramica a Villa Guariglia di Raito, ricevette il necessario battesimo del
fuoco, ma riscosse anche unanimi consensi. Attorno a quella bottega delle mani
cominciarono così ad appuntarsi gli interessi di non pochi intellettuali e si
crearono rapporti con operatori culturali che portarono, ma trassero anche
esperienza ceramica e decorativa. Cominciarono, così, ad aversi presenze
costanti e prolungate di artisti come Paolo Signorino, Antonio Petti, Milena
Scarabello, Mario Carotenuto, Antonio Della Gaggia, Franz Brugman, artista
olandese che si avvicinò alla ceramica restandovi sino alla fine. E ancora si
registrò la presenza di Porzano, Renzo Biason, Zingone. E non mancarono gli
approcci occasionali, che sottolineavano la stagione di fermento che questo
Gruppo aveva suscitato intorno a sé. In quella bottega si mescolavano colori, si
stendevano “pettole” d´argilla per trasformarle, accartocciandole, in Madonne,
figure ieratiche da allineare accanto a vasi, piatti, boccali. E tutto, compreso
il vasellame, parlava un linguaggio nuovo, fatto di antico decoro, ma pulito,
essenziale, con un taglio concepito, pensato, espresso in linguaggio colto.
Ma, pur avendo una omogeneità, il
gruppo cominciò a soffrire delle individualità che giustamente si erano
ritagliate i tre protagonisti. Cominciò ad essere faticoso restare insieme e
così si arrivò ad una sorta di diaspora o, se vogliamo, di “pigrizia d´arte” che
scomparve quando, molti anni dopo, Ferrigno e Collina, che avevano abbandonato
la bottega vietrese, decisero di ritornare a manipolare l´argilla, a creare
forme e segni. Restò, invece, in quella bottega affacciata sulla costiera
amalfitana, Salvatore Autuori, che nei primi tempi ospitò Valerio Ferrara,
grande artista della ceramica, reduce dall´esperienza non meno interessante alla
Cooperativa Fornelle di Salerno, dove con Enzo Caruso e Carmine Limatola (Ableo)
portavano avanti un discorso innovativo non meno interessante di quello del
Gruppo Vietri.
Dire che quell´esperienza sia finita
forse è un errore, perché se la continuità temporale ha avuto un taglio, è
rimasta viva la ricchezza di una stagione certamente importante. Salvatore
Autuori, infatti, in questi trent´anni ha continuato un percorso ceramico di
notevole interesse. Ignazio Collina e Nello Ferrigno, dopo la “pigrizia d´arte”,
da diverso tempo hanno ripreso un cammino senza mostrare i segni della pausa.
Ognuno dei tre del Gruppo Vietri ha
così ridisegnato un proprio cammino, o forse ha seguito il proprio percorso
disegnato in quegli anni settanta in cui si erano messi insieme avendo come
comune denominatore la ceramica. Ma questi ultimi tre decenni sono un´altra
storia, anzi sono altre tre storie che bisognerà raccontare.
Fonte : tratto dal quotidiano " Il Salernitano " del 12 ottobre 2006. La Redazione di ARTCUREL ringrazia Manuel e Andrea Barone , figli di Lucio Barone fondatore del Centro Internazionale di Studi Sociali e Culturali per la Ceramica e titolari della Libreria del Corso di Cava de' Tirreni, per la documentazione.
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