Melinda
Tamás-Tarr
Introduzione alla Fiaba
Che cosa è la
fiaba? La «Nuovissima Enciclopedia Generale De Agostini» così la definisce:
la fiaba è una «narrazione popolare nella quale predominano il meraviglioso e il
fantastico e che ha per protagonisti esseri sovrannaturali (fate, streghe,
maghi, orchi, ecc.). I caratteri essenziali della fiaba sono: un notevole
sviluppo narrativo, la mancanza di una chiara intenzione morale e satirica (e
per questo aspetto si differenzia dalla favola, con la quale ha in comune
l’etimologia, dal latino fabula, e soprattutto la sua popolarità)...» Ma
talvolta si usa favola per fiaba. Prima di approfondire la
questione della fiaba, fermiamoci un attimo per riguardare l’origine ed il
significato della parola «favola».
Favola deriva
dal latino fabula (come si legge anche nella definizione
dell’enciclopedia suddetta), che a sua volta viene dal verbo fari (dire,
raccontare). Dapprima, presso i Romani, la parola indicò una narrazione di fatti
inventati, rappresentati sulla scena. In seguito si chiamarono fabulae
racconti brevi e fantastici, i cui protagonisti erano spesso animali (talvolta
anche uomini e piante), e che avevano lo scopo di suggerire insegnamenti morali.
Un racconto di questo tipo, breve e scritto con l’intento di insegnare qualcosa,
si chiama anche «apologo».
Nel
Medioevo fabula si abbreviò in faula, da cui nacque il vocabolo
fola nel duplice significato di fantasticheria e falsa notizia, frottola. Da
favola deriva il termine favolista che significa (tutti lo
sappiamo) scrittore, narratore di favole. La favola, dunque, è tanto
antica quanto la storia dell’uomo; e dell’uomo costituisce uno specchio
mirabile, ponendone in luce vizi e virtù. Attraverso le favole possiamo
ricostruire una galleria di tipi e di difetti umani, e imparando a conoscere gli
altri, possiamo anche scoprire certe debolezze, che non sospettavamo, proprio
dentro noi stessi...
Anche il termine
fiaba deriva dal latino fabula, divenuto flaba nel latino
parlato e successivamente fiaba. Quindi favola e fiaba hanno la stessa
origine, solo che per fiaba si intende un racconto che narra vicende fantastiche
con personaggi creati dalla fantasia, dotati tutti di straordinari poteri,
capaci di fare incantesimi, prodigi e magie di ogni genere. Anche nelle fiabe,
come nelle favole, compaiono spesso animali parlanti, ma quasi sempre sono
protagonisti donne ed uomini, principesse e principi, trasformati in animali per
qualche malvagio incantesimo. Ma essi (ad esempio per la costanza di una
fanciulla innamorata o il coraggio di un giovane ardimentoso) finiscono per
avere la vittoria sui malvagi. E tutto si risolve con la punizione dei cattivi
seguita naturalmente da matrimoni, grandi festeggiamenti e pranzi che non
finiscono più.
Come sono nate le
fiabe? Ecco un esempio che riguarda le fiabe popolari ungheresi: in tempi
lontani, quando non c’erano ancora le lampade elettriche, nel filatoio il fuoco
del camino faceva un po’ di luce; e lì, le lavoratrici si riunivano; mentre
lavoravano qualcuna tra loro raccontava qualche fiaba. Era il loro divertimento
raccontare ed ascoltare le fiabe durante il faticoso lavoro quotidiano. In esse
i protagonisti ottengono sempre un notevole miglioramento di vita: ad esempio le
povere ragazze diventano principesse, regine; pure i maschi poveri, manifestano
i loro desideri, i loro sogni di miglioramento nella vita quotidiana. I poveri
buoni sempre vincono contro i cattivi ricchi. Le favole e le leggende popolari,
quindi, sono nate come racconti orali e sono state tramandate. Non conoscendo
precisamente le loro autrici ed autori, si definiscono «popolari». Poi, per
fortuna, alcuni scrittori le hanno raccolte e trascritte per salvarle e
ricordare per sempre. Grazie a loro ora le conosciamo e possiamo leggere nei
libri le fiabe da raccontare ai nostri figli.
Come è la
struttura della fiaba? Ricorriamo all’aiuto di Vladimir Propp, studioso
russo, che alle fiabe e alla loro struttura dedicò tre delle sue opere
fondamentali, divenute famose nel mondo.
Secondo Propp, tanto
tempo fa accadeva qualcosa che era molto simile a ciò che viene narrato nelle
favole: nelle società primitive i ragazzi prima di essere ammessi a far parte
del mondo degli adulti venivano sottoposti a difficili prove (proprio come i
protagonisti delle fiabe che prima di sposarsi devono cimentarsi in molte
straordinarie imprese). I giovani erano obbligati a partecipare alle cerimonie
religiose e sociali, i cosiddetti riti iniziatici o di iniziazione,
durante il periodo di prova e di preparazione alla loro vita di adulti.
Propp oltre alle sue
ricerche sulle radici storiche della fiaba, ha cercato anche di individuare gli
elementi costanti, stabili, che ricorrono in ogni racconto fiabesco e ne
costituiscono, per così dire, l’ossatura portante o struttura. Tali
elementi sono le funzioni dei personaggi, che nel sistema di Propp sono
trentuno: allontanamento, divieto, infrazione, investigazione, delazione,
tranello, connivenza, danneggiamento (o mancanza), mediazione, consenso
dell’eroe, partenza dell’eroe, l’eroe messo alla prova dal donatore, reazione
dell’eroe, riconoscimento dell’eroe, smascheramento del falso eroe o
dell’antagonista, trasfigurazione dell’eroe, punizione dell’antagonista, nozze
dell’eroe, etc., tanto per citare alcune delle più famose.
Naturalmente non
tutte compaiono necessariamente in ogni fiaba: nella successione obbligatoria
avvengono dei salti, delle aggregazioni e sintesi, che però non contraddicono la
linea generale. Ogni «funzione» può comprendere il suo contrario: il «divieto»
può essere rappresentato da un «ordine» positivo.
Oltre la teoria
antropologica sono state formulate altre teorie circa l’origine delle fiabe,
considerate avanzi di antiche mitologie (teoria mitica) o, più precisamente, dei
miti solari dell’India (teoria indianista), oppure ricondotte ai sogni (teoria
psicanalitica).
I primi e più
cospicui esempi di raccolte di fiabe letterariamente rielaborate vengono
dall’Oriente («Pañcatantra», «Mille e una notte»). In Occidente, invece, la
fiaba fu del tutto inesistente come genere autonomo sia presso i Greci che
presso i Romani. Nel medioevo fu oggetto di trasmissione orale, finché, a
partire dal quattrocento, acquistò il massimo rilievo nella letteratura europea,
attraverso le fiabe drammatiche di Shakespeare («Sogno d’una notte di mezza
estate», «La tempesta») e più tardi di C. Gozzi, di F. Fouqué, di A. von Platen,
di H. Ch. Andersen, e così via, mentre nella sua normale forma narrativa veniva
presentata da G. Basile e portata alla migliore elaborazione artistica da Ch.
Perrault. Ma fu merito precipuo dei fratelli Grimm quello di sottolineare
l’importanza dell’origine popolare della fiaba e di promuovere raccolte
sistematiche di fiabe secondo precisi criteri di fedeltà al dettato originale.
Brano tratto
dall'introduzione al testo " Da padre a figlio , Fiabe e leggende popolari
magiare " , di
MELINDA
TAMÁS-TARR , prefazione di Marco Pennone, edizione O.L.F.A. , Ferrara 1997.
La
nuova edizione (un po' modificata) di questa raccolta di fiabe e leggende
popolari magiare finalmente recentemente è uscita (21 maggio 2010) in un
unico volume ed è acquistabile su lafeltrinelli.it:
Melinda Tamás-Tarr :
Giornalista e pubblicista con postuniversitario Master
editoriale di informatica di II livello per Medioevo con specializzazione del
giornalismo storico scientifico del 4 febbraio 2009 (iscritta all’albo dei
Giornalisti Italiani e Ungheresi) – Docente di Lingua e Letteratura
Ungherese-Storia-Italiano/LC2 (italiano per stranieri con postuniversitario
Master universitario di II livello del 12 giugno 2009) – Traduttrice/Interprete
e Mediatore linguistico-culturale, consulente linguistico giudiziario .
OSSERVATORIO LETTERARIO
- *** Ferrara e l’Altrove *** - Rivista di Letteratura e
Altre Arti - ISSN: 2036-2412 No-profit - 44121 FERRARA
Dir. Resp./Edit./Titolare/Editore: Prof.ssa Melinda
B. Tamás-Tarr Dr.*
Felelős igazgató, főszerkesztő, kiadó és
tulajdonos:
Dr. Bonaniné
Dr. Tamás-Tarr Melinda*
http://www.osservatorioletterario.net
(Home Page
principale/Fő Honlap)
Fonte foto :
www.paroledautore.net/fiabe/amatoriali/relena.htm
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