mercoledì 31 luglio 2019

LA CONQUISTA DELLO SPAZIO, di Fabrizio Carli



LA CONQUISTA DELLO SPAZIO
di Fabrizio Carli
         

                      
Il programma di “conquista dello spazio” nasce in un contesto storico altamente competitivo che vede le due superpotenze mondiali (Stati Uniti e Unione Sovietica) entrambe impegnate nel progetto di invio del primo uomo sulla Luna. Nonostante l’allunaggio dell’Apollo 11 nel 1969 segni il momento più significativo di questa competizione, la storia della conquista dello spazio inizia almeno trent’anni prima.
All’indomani della sconfitta della Germania nazista molti degli scienziati impiegati dal regime nella progettazione di armi furono cooptati dalle nazioni vincitrici del secondo conflitto mondiale, in particolare da Stati Uniti e Unione Sovietica, che reintegrarono tra le fila dei propri scienziati i prigionieri di guerra del centro di Peenemunde, il quartier generale tedesco della sperimentazione tecnologica in campo missilistico. I risultati più importanti ottenuti in questo centro furono i razzi intercontinentali V2, una delle tecnologie belliche più temute e avanzate del tempo, che avevano consentito ai nazisti di colpire ripetutamente l’Inghilterra con missili lanciati dal suolo tedesco.
La spartizione di intelligenze servì alle due superpotenze per rafforzarsi principalmente in campo missilistico. Ben presto, però, l’orientamento della sperimentazione venne dirottato verso la conquista della Luna come sublimazione del conflitto ideologico/militare.
Da subito risultò evidente la superiorità sovietica in campo aerospaziale. Dal 1957 (anno di messa in orbita del primo satellite artificiale, lo Sputnik 1) cominciò per l’urss una serie di successi. Nel 1959 si aggiudicò il primato del primo artefatto lanciato sul suolo lunare: la sonda Lunik 2 lasciò sulla luna una targa con il volto di Lenin e un vessillo con la falce e martello. Nel 1961 mise in orbita il primo cosmonauta, Jurij Gagarin.
Tra il 1961 e il 1965 gli Stati Uniti svilupparono il progetto Mercury per la messa in orbita di un astronauta e il progetto Gemini per lo sviluppo di tecniche di rendez-vous (docking), contatto tra due veicoli nello spazio. Tuttavia anche il primato nel campo del rendez-vous spaziale, pratica indispensabile per garantire il rientro nell’atmosfera terrestre della capsula con gli astronauti (una volta decollata dalla superficie lunare la capsula avrebbe dovuto infatti riunirsi al proprio vettore per ottenere la spinta necessaria al ritorno sulla terra), fu sovietico.
Solo con l’avvio del programma Apollo gli Stati Uniti iniziarono a recuperare terreno rispetto alla superiorità tecnologica sovietica. Nel 1969 il progetto Apollo 11 spinto da un razzo vettore Saturn progettato da Verner von Braun (uno degli scienziati nazisti cooptati tra le fila statunitensi) permise al LM (modulo lunare) di atterrare sulla Luna portando con sé due astronauti, mentre un terzo addetto alle procedure di rendez-vous rimaneva in orbita.
L’allunaggio del LM conclude (con gli Stati Uniti vincitori) la prima e più importante fase della cosiddetta conquista dello spazio: fu un evento prioritariamente politico e, in seconda analisi, scientifico. Portare il primo uomo sulla Luna significava stabilire un primato tecnologico, ma anche morale e ideologico, sullo scacchiere internazionale. In un certo senso il significato profondo di questa competizione si estendeva agli opposti modelli di vita e agli ideali che sorreggevano il capitalismo degli Stati Uniti e il socialismo sovietico. Trattandosi di due sistemi economici a forte tendenza espansiva, la vittoria dell’uno sull’altro non poteva che rappresentare il primato del modello di una futura espansione planetaria.
Il valore politico del progetto Luna non sfuggì agli osservatori dell’epoca. Ben presto iniziarono a emergere ipotesi e teorie che sostenevano l’idea di un falso allunaggio, ovvero di una gigantesca messa in scena degna delle più azzardate ipotesi cospirazioniste. La teoria del falso allunaggio poggiava su argomentazioni di questo tipo: data l’importanza ideologica di aggiudicarsi il primato del primo uomo sulla Luna perché gli Stati Uniti non avrebbero dovuto simulare tale evento piuttosto che rischiare vite umane e soprattutto un fallimento di portata mondiale? Simili argomentazioni si basavano sull’oggettività di un deficit tecnologico in campo aerospaziale ben compensato dalla forza dell’industria holliwoodiana, già ampiamente collaudata in materia di effetti speciali. Qualche anno dopo l’allunaggio iniziarono a emergere, a sostegno della teoria della montatura, anche le prime testimonianze di tecnici e impiegati coinvolti nel progetto Apollo 11. Tra questi Bill Kaysing, che in seguito pubblicò il proprio libro Non siamo mai andati sulla Luna (1987) divenuto un classico della teoria della simulazione. Sulla scia delle dichiarazioni di Keysing e di altri, nel 1978 venne realizzato il film Capricorn One in cui si racconta la messa in scena dall’atterraggio sul suolo di Marte (ammartaggio). 
Dopo il 1969 gli sforzi in direzione della conquista dello spazio continuarono, anche se con investimenti ridotti, fino al 1986, anno della tragedia del Challenger, esploso in volo dopo pochi minuti dal distacco dalla rampa di lancio. Tra il 1969 e il 1986 statunitensi e sovietici si erano specializzati in due diverse “filosofie” spaziali, rispettivamente il perfezionamento del rendez-vous e la pratica di stazionamento dell’uomo in orbita intorno alla Terra. I sovietici raggiunsero veri e propri primati nel campo della permanenza sulla stazione spaziale orbitante mir. Questo tipo di sapere (che ha dato vita a un settore della medicina, quella aerospaziale) è diventato poi fondamentale per le successive missioni interplanetarie con equipaggio umano e per la permanenza di esseri umani sulle basi orbitanti (Smith 1989). 
Oggi la ricerca aerospaziale si orienta principalmente in quattro campi. Nel settore commerciale, con la messa in orbita dei satelliti geostazionari per le telecomunicazioni (televisione, telefonia, rilevamento georeferenziale) e con la sperimentazione di nuovi materiali prodotti sfruttando l’assenza di gravità (superconduttori e plastiche ceramiche per le protesi). Nel campo militare, attraverso progetti di difesa aerospaziale (ad esempio il progetto statunitense dello “Scudo Spaziale” e dei satelliti spia) e l’impiego di satelliti per le previsioni metereologiche. Nel campo della ricerca civile, con l’utilizzo di satelliti per il telerilevamento geologico e archeologico. Infine nel campo delle attività di esplorazione interplanetaria, in direzione della costruzione di una base spaziale internazionale, che dovrebbe diventare un luogo in cui sperimentare nuovi materiali e servire da rampa di lancio da cui far partire il primo viaggio con equipaggio umano verso Marte. L’esplorazione spaziale attuerà poi i cosiddetti progetti di terraforming, progetti di colonizzazione dei pianeti del sistema solare a partire da Marte, il pianeta per conformazione e dimensioni più simile alla Terra (Smith 1989). La colonizzazione mediante terraforming prevede la necessità di modificare drasticamente le condizioni climatiche e abitative del pianeta “terraformato” mediante strategie ingegneristiche e botaniche che riproducano l’ecosistema terrestre a partire dal meccanismo di fotosintesi delle piante.





FONTE :  http://w3.uniroma1.it/scm/lessico/conquista_dello_spazio.htm
fonte foto : www.cosmobit.it





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