LA CONQUISTA DELLO SPAZIO
di Fabrizio Carli
Il programma di “conquista dello
spazio” nasce in un contesto storico altamente competitivo che vede le due
superpotenze mondiali (Stati Uniti e Unione Sovietica) entrambe impegnate nel
progetto di invio del primo uomo sulla Luna. Nonostante l’allunaggio dell’Apollo
11 nel 1969 segni il momento più significativo di questa competizione, la storia
della conquista dello spazio inizia almeno trent’anni prima.
All’indomani della sconfitta
della Germania nazista molti degli scienziati impiegati dal regime nella
progettazione di armi furono cooptati dalle nazioni vincitrici del secondo
conflitto mondiale, in particolare da Stati Uniti e Unione Sovietica, che
reintegrarono tra le fila dei propri scienziati i prigionieri di guerra del
centro di Peenemunde, il quartier generale tedesco della sperimentazione
tecnologica in campo missilistico. I risultati più importanti ottenuti in questo
centro furono i razzi intercontinentali V2, una delle tecnologie belliche più
temute e avanzate del tempo, che avevano consentito ai nazisti di colpire
ripetutamente l’Inghilterra con missili lanciati dal suolo tedesco.
La spartizione di intelligenze
servì alle due superpotenze per rafforzarsi principalmente in campo
missilistico. Ben presto, però, l’orientamento della sperimentazione venne
dirottato verso la conquista della Luna come sublimazione del conflitto
ideologico/militare.
Da subito risultò evidente la
superiorità sovietica in campo aerospaziale. Dal 1957 (anno di messa in orbita
del primo satellite artificiale, lo Sputnik 1) cominciò per l’urss
una serie di successi. Nel 1959 si aggiudicò il primato del primo
artefatto lanciato sul suolo lunare: la sonda Lunik 2 lasciò sulla luna una
targa con il volto di Lenin e un vessillo con la falce e martello. Nel 1961 mise
in orbita il primo cosmonauta, Jurij Gagarin.
Tra il 1961 e il 1965 gli Stati
Uniti svilupparono il progetto Mercury per la messa in orbita di un astronauta e
il progetto Gemini per lo sviluppo di tecniche di rendez-vous (docking),
contatto tra due veicoli nello spazio. Tuttavia anche il primato nel campo del
rendez-vous spaziale, pratica indispensabile per garantire il rientro
nell’atmosfera terrestre della capsula con gli astronauti (una volta decollata
dalla superficie lunare la capsula avrebbe dovuto infatti riunirsi al proprio
vettore per ottenere la spinta necessaria al ritorno sulla terra), fu sovietico.
Solo con l’avvio del programma
Apollo gli Stati Uniti iniziarono a recuperare terreno rispetto alla superiorità
tecnologica sovietica. Nel 1969 il progetto Apollo 11 spinto da un razzo vettore
Saturn progettato da Verner von Braun (uno degli scienziati nazisti cooptati tra
le fila statunitensi) permise al LM (modulo lunare) di atterrare sulla Luna
portando con sé due astronauti, mentre un terzo addetto alle procedure di
rendez-vous rimaneva in orbita.
L’allunaggio del LM conclude
(con gli Stati Uniti vincitori) la prima e più importante fase della cosiddetta
conquista dello spazio: fu un evento prioritariamente politico e, in seconda
analisi, scientifico. Portare il primo uomo sulla Luna significava stabilire un
primato tecnologico, ma anche morale e ideologico, sullo scacchiere
internazionale. In un certo senso il significato profondo di questa competizione
si estendeva agli opposti modelli di vita e agli ideali che sorreggevano il
capitalismo degli Stati Uniti e il socialismo sovietico. Trattandosi di due
sistemi economici a forte tendenza espansiva, la vittoria dell’uno sull’altro
non poteva che rappresentare il primato del modello di una futura espansione
planetaria.
Il valore politico del progetto
Luna non sfuggì agli osservatori dell’epoca. Ben presto iniziarono a emergere
ipotesi e teorie che sostenevano l’idea di un falso allunaggio, ovvero di una
gigantesca messa in scena degna delle più azzardate ipotesi cospirazioniste. La
teoria del falso allunaggio poggiava su argomentazioni di questo tipo: data
l’importanza ideologica di aggiudicarsi il primato del primo uomo sulla Luna
perché gli Stati Uniti non avrebbero dovuto simulare tale evento piuttosto che
rischiare vite umane e soprattutto un fallimento di portata mondiale? Simili
argomentazioni si basavano sull’oggettività di un deficit tecnologico in campo
aerospaziale ben compensato dalla forza dell’industria holliwoodiana, già
ampiamente collaudata in materia di effetti speciali. Qualche anno dopo
l’allunaggio iniziarono a emergere, a sostegno della teoria della montatura,
anche le prime testimonianze di tecnici e impiegati coinvolti nel progetto
Apollo 11. Tra questi Bill Kaysing, che in seguito pubblicò il proprio libro
Non siamo mai andati sulla Luna (1987) divenuto un classico della teoria
della simulazione. Sulla scia delle dichiarazioni di Keysing e di altri, nel
1978 venne realizzato il film Capricorn One in cui si racconta la messa
in scena dall’atterraggio sul suolo di Marte (ammartaggio).
Dopo il 1969 gli sforzi in
direzione della conquista dello spazio continuarono, anche se con investimenti
ridotti, fino al 1986, anno della tragedia del Challenger, esploso in volo dopo
pochi minuti dal distacco dalla rampa di lancio. Tra il 1969 e il 1986
statunitensi e sovietici si erano specializzati in due diverse “filosofie”
spaziali, rispettivamente il perfezionamento del rendez-vous e la pratica
di stazionamento dell’uomo in orbita intorno alla Terra. I sovietici raggiunsero
veri e propri primati nel campo della permanenza sulla stazione spaziale
orbitante mir. Questo tipo di
sapere (che ha dato vita a un settore della medicina, quella aerospaziale) è
diventato poi fondamentale per le successive missioni interplanetarie con
equipaggio umano e per la permanenza di esseri umani sulle basi orbitanti (Smith
1989).
Oggi la ricerca aerospaziale si
orienta principalmente in quattro campi. Nel settore commerciale, con la messa
in orbita dei satelliti geostazionari per le telecomunicazioni (televisione,
telefonia, rilevamento georeferenziale) e con la sperimentazione di nuovi
materiali prodotti sfruttando l’assenza di gravità (superconduttori e plastiche
ceramiche per le protesi). Nel campo militare, attraverso progetti di difesa
aerospaziale (ad esempio il progetto statunitense dello “Scudo Spaziale” e dei
satelliti spia) e l’impiego di satelliti per le previsioni metereologiche. Nel
campo della ricerca civile, con l’utilizzo di satelliti per il telerilevamento
geologico e archeologico. Infine nel campo delle attività di esplorazione
interplanetaria, in direzione della costruzione di una base spaziale
internazionale, che dovrebbe diventare un luogo in cui sperimentare nuovi
materiali e servire da rampa di lancio da cui far partire il primo viaggio con
equipaggio umano verso Marte. L’esplorazione spaziale attuerà poi i cosiddetti
progetti di terraforming, progetti di colonizzazione dei pianeti del
sistema solare a partire da Marte, il pianeta per conformazione e dimensioni più
simile alla Terra (Smith 1989). La colonizzazione mediante terraforming
prevede la necessità di modificare drasticamente le condizioni climatiche e
abitative del pianeta “terraformato” mediante strategie ingegneristiche e
botaniche che riproducano l’ecosistema terrestre a partire dal meccanismo di
fotosintesi delle piante.
FONTE : http://w3.uniroma1.it/scm/lessico/conquista_dello_spazio.htm
fonte foto : www.cosmobit.it
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