Maria Rosaria Del Genio
CENNI STORICI SULLA MISTICA
Premessa. « Tu dici che vedrai Dio e la sua luce: stolto, mai lo vedrai se non lo vedi già ora ».1 I mistici sono coloro che attestano che Dio è visibile già ora nella fede o nella visione.
Vedere Dio è accorgersi che lui
c'è e che, come per Agostino, è inutile cercarlo fuori di sé, perché egli è
intimo all'uomo più di quanto questi non lo sia a se stesso. Per questo motivo,
la storia della mistica, cioè di quell'esperienza che si svolge sul piano
soprannaturale nelle profondità misteriose dell'incontro uomo-Dio, non può
essere che il tentativo di cogliere l'esperienza che l'uomo, lungo il corso dei
secoli, ha fatto di questa presenza misteriosa eppure lampante, segreta, ma pure
irraggiante luce luminosa. In particolare, significa annotare come i mistici
abbiano avuto la capacità, nella loro apertura al divino, gratuita, ma pure
ardentemente e nostalgicamente attesa, di vivere e di raccontare quelle
meraviglie di Dio che i suoi figli possono godere perché ontologicamente aperti
al divino e, se vogliono, capaci di aprirsi « geneticamente » (C. Tresmontant)
all'intimità più profonda con il Dio che li ha creati e che « vuole trovare la
sua gioia nel contemplarsi in essi » (Elisabetta della Trinità).
« Mistici ce ne furono in tutti i
tempi e luoghi e sempre e ovunque ve ne saranno, perché il pensare o il creare
misticamente è un bisogno insopprimibile della vita come il pensare filosofico o
il creare poetico ».2 Questo perché l'uomo è fatto a immagine di Dio, perciò «
se la ragione di ogni uomo può, in teoria, giungere a una certa conoscenza
dell'esistenza di Dio, pur se non senza rischi di una mescolanza di concezioni
erronee, è forse lecito pensare che in ogni uomo il fondo dell'anima sia capace,
in certe circostanze privilegiate, di provare qualcosa della presenza divina,
anche se la ragione non ha prima svolto il suo ruolo, anche se non sa
riconoscere la realtà che si è fatta sentire ».3
Provenendo da un unico Creatore,
infatti, la natura umana, nel suo fondo, è dovunque la stessa, fatta ad immagine
di Dio e tesa al raggiungimento della somiglianza con lui. L'immagine, per i
cristiani, è il dono ricevuto con l'essere stesso; la somiglianza si realizza,
sotto l'influsso dello Spirito Santo, in dipendenza dell'Incarnazione redentrice
e mediante l'imitazione di Cristo, Capo del Corpo mistico, che è la Chiesa.4
Poiché la storia di quest'ultima
si svolge e si realizza nell'unione mistica con Dio, a questo aspetto si deve
rifare ogni discorso storico sulla mistica.
I. Agli albori: la mistica
precristiana come apertura al trascendente.
L'esperienza religiosa ha coinvolto l'uomo fin dai
tempi più remoti, assumendo caratteristiche tipiche e definite. Se ne citano qui
alcune a mo' di esemplificazione.
1. Brahamanesimo - Già intorno al
2000 a.C., in India, si ritrovano credenze, riti, miti che danno vita alla
letteratura vedica. Tale religiosità vedica primitiva è fondata su pratiche
ascetiche tese ad ottenere la liberazione che si attua attraverso molti cammini
tra cui quello della grazia e dell'amore. Nella ricerca della salvezza, l'anima
non è sola: Dio è pronto ad aiutarla e la grazia è più di un soccorso: è uno
stato divino di luce e di pace.
Tale esperienza si svilupperà nei
secoli successivi fino a giungere nel sec. VII d.C. a espressioni di alta
religiosità come in una poesia del Tamil: Tu sei per me, o Signore, padre e
madre... Tu sei per me l'amato... Tu mi doni vita e gioia... o Perla, o
Ricchezza, tu sei il mio Tutto! 5
2. Il Buddismo nasce, ancora in
Oriente, alla fine del sec. VI a.C. e si pone il problema della vita dopo la
morte. Elabora la dottrina di una successione delle esistenze che si deve
interrompere per avere la felicità. a. Alcuni ritengono che la catena delle
esistenze si rompa con la comprensione perfetta del Sé universale cui partecipa
il sé personale; b. altri pensano che il meccanismo sia di natura materiale e si
possa rompere solo con una valida disciplina e con tecniche di liberazione. Alla
fine, la liberazione dalle passioni ottiene di entrare nel nirvana, una specie
di nulla luminoso. Nell'ambito di questa esperienza religiosa sorge, negli anni
immediatamente precedenti l'era cristiana, un movimento riformatore chiamato
Mahayana, che sostiene che la salvezza è raggiungibile da tutti e non solo dal
monaco, perciò coinvolge anche i laici. Si attende il futuro Budda, un eroe che
sacrifica la sua felicità futura ritardandola fino a che tutti gli esseri siano
condotti alla salvezza. Questa credenza si svilupperà nei secoli successivi.
3. Taoismo (sec. VI a.C.). Questo
movimento ha due termini per indicare l'anima: huen e p'o. Il primo indica
l'anima superiore, il secondo l'inferiore, quella vegetativa; l'anima superiore
sale al cielo dopo la morte e quella inferiore scende nella tomba legata al
corpo. All'origine di tutto c'è un'unica energia vitale, tao, che si manifesta
con due modalità complementari, due energie: una viene dalla terra e l'altra dal
cielo. A ciò si aggiunge una categoria fondamentale per la descrizione dei
mondi: cinque elementi che nell'uomo corrispondono alle cinque viscere, il cui
equilibrio non è solo fonte di salute fisica, ma anche di salvezza morale. La
santità è lo stato di equilibrio della persona in cui l'anima fa la sua comparsa
nel cuore pacificato. L'anima pura non è separata dal principio supremo. Il
santo è vuoto di ogni impurità ed è pieno del soffio vitale che coincide con il
principio della vita, perciò la sua persona irraggia benefici. Questa
purificazione sfocia nell'estasi che procura una gioia celeste.
4. Sciamanesimo. Con questo
termine si indicano tutti quei movimenti, anche antichissimi, che, in tutto il
mondo, raggruppano coloro che si sentono vicini alle forze della natura. Singoli
individui, particolarmente dotati, fanno da intermediari tra il mondo dell'uomo
normale e l'altro mondo fatto di spiriti, di forze misteriose e di magia
attraverso vari riti, che spesso conducono alla trance, attraverso poteri
inspiegabili dalla scienza. Tutto ciò per realizzare o restaurare la relazione
io-Altro.
5. L'Occidente deriva la sua
esperienza mistica soprattutto dal mondo greco. La filosofia di Anassimandro (
546 a.C.), infatti, può essere considerata la prima forma di mistica poiché
risolve il principio di tutte le cose nell'ápeiron (infinito) e sostiene
l'unificazione di tutti gli esseri (cose). Comunque, è Platone il primo a
parlare di un mondo iperuraneo sulla scia delle dottrine esoteriche tanto degli
orfici, che nel 600 a.C. avevano diffuso l'idea che il corpo fosse una prigione,
che dei pitagorici. Questi ultimi avevano elaborato una specie di mistica del
numero che prefigurava la kabbala dell'ebraismo.
II. L'AT.
Il termine ’mistico' non compare nella Bibbia,
ma tutti i libri dell'AT manifestano con chiarezza il senso dell'infinita
trascendenza di JHWH e della sua presenza nella storia del popolo, presenza che
non può essere contemplata dall'uomo (cf Gn 3,8). Nessuno vede JHWH senza
morirne (cf Es 33,20). Ciò vale per il semplice fedele, ma anche per Mosè che,
quando scopre la presenza di Dio nel roveto ardente, volge lo sguardo altrove (cf
Es 3,5-6). JHWH stesso gli dice che non potrà vedere la sua faccia e restare
vivo (cf Es 33,20). Questa affermazione è ripetuta per il popolo (cf Es
19,18-22; 20,18-21) che teme l'incontro diretto con Dio (cf Es 20,19). Ma Mosè,
Elia e i grandi profeti godono una certa intimità personale con JHWH: Abramo
parla e sta con lui (cf Gn 12,1-7; 13,14; 18,1); Mosè stesso conversa « faccia a
faccia » con JHWH (cf Es 33,11); Elia sta alla presenza del Dio vivo e attende
il suo passaggio (cf 1 Re 17,1; 19,9-14). Queste esperienze indicano che tra Dio
e l'uomo possono esserci tipici rapporti d'amore (cf Is 6,3; Ez 1,4-8; Sal
42-43.63.73.139) che trovano il loro compimento nell'Incarnazione del Figlio di
Dio, il Cristo.
III. L'antichità cristiana
fino al Medioevo. Nel NT Gesù ha
con il Padre un costante atteggiamento d'intimità. Dialoga con lui sia nella
solitudine che nel tempio. Non lo teme come i fedeli dell'AT. E con lui sia sul
Tabor (cf Lc 9,28-29), che nell'orto degli ulivi e sulla croce. Diventa, perciò,
per il cristiano il paradigma dell'intimità con il Padre. Ma egli è anche «
immagine del Dio invisibile » (Col 1,15; 2,9), « splendore della gloria e figura
della sostanza » del Padre (Eb 1,3). Per questo motivo, egli è l'unica via di
accesso al Padre (cf Gv 14,2; Ef 2,18) e colui nel quale si contemplerà il volto
divino (cf 2 Cor 4,6).
Per questo motivo, Cristo, la sua
umanità, i misteri della sua morte e risurrezione saranno il fondamento della
mistica cristiana e Giovanni, inviterà a tendere all'unione con Cristo, a «
rimanere in » (6,56; 15,4-16) perché l'essenza della vita eterna è « che
conoscano te, Padre, e colui che hai mandato » (17,3).
Paolo, per lo stesso motivo, farà
consistere l'identità del cristiano nel « non sono più io che vivo, ma Cristo
vive in me » (Gal 2,20).
La patristica svilupperà la
dottrina della divinizzazione 6 confrontandosi con il misticismo
ellenistico-orientale. Nei secc. II-III, infatti, il pensiero cristiano incontra
la filosofia neoplatonica che, pur essendo una filosofia semireligiosa piuttosto
confusa, coinvolge coloro che ricercano il misterioso e l'occulto. Essa,
insegnando la natura illusoria di tutte le cose temporali e l'esistenza di un
Dio assoluto, l'Uno incondizionato, che può essere conosciuto nell'estasi e
nella contemplazione, stimola gli « istinti mistici » dell'uomo. I mistici
naturali, pertanto, vi trovano un mezzo idoneo per esprimere le loro intuizioni
del reale, mentre i Padri vi trovano un fondamento naturale per la mistica.
Infatti, i Padri del deserto con gli Apoftegmi,7 rafforzano, in maniera
determinante, l'idea che la mistica sia un fatto naturale, il compimento normale
della vita di grazia. Basilio Magno, nelle sue Regole più ampie, afferma che
l'amore di Dio non è un atto imposto all'uomo dall'esterno, ma sorge spontaneo
dal cuore come altri beni rispondenti alla nostra natura. L'amore di Dio non
deriva da una disciplina esterna, ma si trova nella stessa costituzione naturale
dell'uomo, come un germe e una forza della natura stessa. E Agostino asserisce:
« Ami la terra? Sarai terra. Ami Dio? Che dirò, sarai Dio? Non oso dirlo da me,
ascoltiamo la Scrittura: ’Ho detto, siete dei e figli dell'altissimo, tutti' (Sal
81,6) ».8 E Clemente Alessandrino il primo ad usare il verbo theopoiein
(deificare) « Cristo deifica l'uomo mediante una dottrina celeste ».9
La mistica cristiana, comunque,
non è originariamente esoterica, ma estatica ed ha come fondamento Cristo
crocifisso e risorto. Inoltre, essa assume, fin dagli inizi, una connotazione
ecclesiale espressa soprattutto nel monachesimo.10
E Dionigi Areopagita (che scrive
fra il 425 e il 525) a fondere il mondo ideale del misticismo neoplatonico con
la dottrina della Chiesa, utilizzando il metodo negativo, cioè la conoscenza non
di ciò che Dio è, ma di ciò che Dio non è.11 L'ascesa di Mosè sul Monte Sinai
diventa paradigma di ogni unione mistica.12
Poiché egli tenta di descrivere
lo sviluppo della coscienza mistica e la natura dell'unione con Dio che si
consegue nell'estasi, i mistici posteriori, ritrovandosi in lui, adottano il suo
linguaggio, che verrà assunto, poi, dalla teologia mistica. Il suo trattato
sulla via negativa, Teologia mistica, diventa fondante della mistica posteriore
occidentale, a cominciare da Scoto Eriugena, che è il primo a diffonderne la
conoscenza sistematica in Occidente. La vita contemplativa dell'alto Medioevo
viene, però, dominata soprattutto da Gregorio Magno, la cui sensibilità, tesa
maggiormente alla praticità, controbilancia il forte neoplatonismo di Dionigi
Areopagita. Questo rimane, invece, dominante nella spiritualità della Chiesa
orientale, la quale continua a nutrirsi della dottrina dei grandi mistici della
prima età cristiana, come Gregorio di Nissa, Evagrio Pontico, continuata da
Massimo il Confessore, da Simeone il Nuovo Teologo, da Nicola Cabasilas ( 1369)
e da altri.
Intanto nasce l'Islam,
notevolmente influenzato dal neoplatonismo, nonché dal misticismo indiano e
cristiano. I sufi sono dapprima degli isolati, poi diventano capiscuole e
sufismo indica, genericamente, tutto il movimento mistico all'interno del mondo
islamico. Il sufi si paragona a un pellegrino che, per gradi, arriva ad unirsi a
Dio, a dissolversi nel divino e a sperimentare che ogni entità è pervasa
dall'amore di Dio.
IV. L'epoca nuova.
Gli anni intorno al 1000 13 vedono in
Occidente Anselmo d'Aosta, che annunzia la verità piantata da Dio stesso
nell'uomo, reso chiaramente consapevole di tale esperienza mistica e Bernardo di
Clairveaux, che coglie il divino in un impeto d'amore come evidenziano le sue
opere De diligendo Deo e i Sermoni sul Cantico dei Cantici, il cui influsso si
estende alla mistica tedesca. Ildegarda di Bingen ne assorbe lo spirito, anche
se poi si avvia più in una direzione visionaria che estatica, esercitando
notevole influenza su tutti gli autori medievali. Degni di nota sono anche le
mistiche di Helfta (Gertrude, Matilde, ecc.).
Il concetto e l'espressione
fruitio divina, fruitio Dei, che esprimono il contatto con il divino, la
pienezza di vita e la liberazione dai limiti individuali sono accolti da Ugo e
da Riccardo di S. Vittore e dalla loro scuola. Nasce, immediatamente dopo, il
movimento delle beghine e dei begardi che esprime una mistica laica e
itinerante, spostando l'accento sempre più sulla contemplazione dei misteri
della vita di Cristo.
Domenico ( 1221) e Francesco
d'Assisi segnano una nuova svolta nella mistica cristiana: non si tende solo
alla contemplazione del Cristo, ma ad una sua imitazione. Soprattutto Francesco
è il simbolo di tale svolta: la salvezza consiste nell'unione con Dio non più
appannaggio di iniziati, ma resa possibile a tutti in Gesù Cristo fatto uomo.
Sulla scia di Francesco,
Bonaventura da Bagnoregio definisce la mistica cognitio Dei experimentalis.
La mistica della presenza di Dio
si coglie anche nel mondo intero e Alberto Magno e Tommaso d'Aquino si
preoccupano di sgombrare il campo da equivoci che potrebbero condurre a forme di
panteismo e di quietismo.
Il secolo successivo vede il
nascere dell'antimisticismo: si allontana la riflessione della fede dalla
Scrittura e dall'affettività a vantaggio dello studio dialettico. Si assiste al
distacco tra teologia scolastica speculativa e maestri di vita spirituale.14 Un
tentativo per sanare tale rottura viene fatto dalla mistica speculativa tedesca,
il cui massimo rappresentante, Meister Eckhart, spinge la relazione tra Dio e
l'uomo fino all'identità. L'anima è un'intima scintilla già unita a Dio
nell'eterno principio del mondo, è l'organo della contemplazione intuitiva, ma
perché si possa comprendere completamente Dio, devono cadere tutti gli
involucri. Quando il mistico ha compiuto, con tutte le forze, lo svuotamento
dell'io, ossia quando ha raggiunto l'abbandono totale, nel senso di liberazione
da ogni pensiero terreno, allora Dio può invaderlo con tutta la pienezza del suo
essere.
Accanto a lui, Susone cerca di
superare i limiti della speculazione con un'intensificazione dei sentimenti. Il
suo cuore si volge all'eterna Sapienza con una grande gioia amorosa, con
espressioni che ricordano i canti dell'amore cavalleresco. Tra Eckhart e Susone
sta Giovanni Taulero. La sua mistica è etico-volontaristica; per lui non ha
molta importanza la mors mystica, l'annientamento totale dell'uomo nella
compiuta visione o nell'amore come assoluta beatitudine già in questa vita. Egli
non crede che volontà suprema di Dio possa essere quella di distruggere l'uomo
attraverso la rivelazione della sua potenza e grandezza.
Anche Ruusbroec è sulla linea
della mistica dell'essere: l'uomo, grazie alla potenza del Cristo, gode della
pienezza dell'unione con Dio e la partecipa a tutta la creazione. Ma il suo
discepolo Groote, sotto l'influsso della scolastica accentua l'orientamento
pratico-ascetico. E, comunque, Gersone a teorizzare la distinzione tra teologia
mistica pratica e teologia mistica speculativa. Si aprono due strade parallele,
pur con tentativi di intersecazione più o meno riusciti lungo i secoli
successivi.
Il sec. XIV vede anche la
fioritura della mistica inglese grazie a Rolle, Hilton, Kempe e La nube della
non-conoscenza. Essa vive come conseguenza della influenza cistercense di
Aelredo di Rievaulx ( 1167) ed è bernardiana fino allo scisma del 1534 in
seguito al quale si assiste al progredire della mistica di tradizione cattolica
e a quella di tradizione anglicana (cf anglicanesimo).
Nel sec. XV, l'Umanesimo,
esaltando la persona, la invita a guardare il mondo come la casa di Dio popolata
di santi e di bellezze. L'umanità di Cristo diviene paradigma mistico mentre il
senso dell'assenza di Dio dal mondo diviene contrappunto alla consapevolezza
interiore della presenza amorosa di Dio. E in questo modo che gli opposti
cominciano a coincidere, almeno a qualche grado (Cusano).
La sintesi medievale non soddisfa
più e i movimenti spirituali centrati sul Vangelo tendono ad allontanarsi dalla
matrice culturale precedente incarnandosi, in principio lentamente e poi più
radicalmente, in culture più ampie, fino a costruirne delle proprie. Prendono
vigore le scuole legate agli Ordini religiosi e non di rado si assiste a dispute
tra membri anche delle stesse scuole sul « divario » tra teologia e mistica.
Citiamo per tutte quella tra Melchior Cano ( 1560), fautore della vita ascetica
attiva, e B. Carranza ( 1576) e Luigi di Granada che insegnano una spiritualità
affettiva.
In questo periodo compare il
misticismo spiritualistico, di cui si deve considerare rappresentante tipico
Sebastian Frank ( 1502). Egli « vede... la Parola interiore o Dio presente nel
cuore di ogni uomo per illuminarlo con il suo Verbo mentre con il suo Spirito
inclina la sua volontà ».15 Da lui è influenzato Valentin Weigel ( 1588) che,
come lui, parla della « parola interiore » come principio autoritario d'ogni
religione.
Ma l'età moderna vede anche i due
grandi mistici spagnoli Teresa di Gesù e Giovanni della Croce che costituiscono
il punto più alto della codificazione dell'esperienza mistica cui si rifaranno
tutti i teologi posteriori. Questi vivono pienamente il clima del Concilio di
Trento (1545-1563), che lega la mistica all'attività missionaria, fuori e dentro
i conventi. La mistica diventa una mistica dell'azione che sarà vissuta nella
riforma carmelitana 16 e troverà la sua espressione più alta proprio in una
santa carmelitana proclamata patrona delle missioni alcuni secoli dopo: Teresa
di Lisieux. Sulla stessa scia, ma fuori dal convento, troviamo Ignazio di Loyola,
la cui esperienza parte dalla convinzione che lo spirito di Gesù è al di dentro
di ogni individuo e di tutte le cose. Tale percezione mistica del mondo crea
stretti legami tra la preghiera contemplativa e l'azione, spingendo l'apostolo a
vedere tutte le attività in rapporto alla loro fonte divina, e a trovarla in
tutte le cose. Tra le donne, Maria dell'Incarnazione è l'esempio più tipico di
mistica dell'azione.
Intanto le tendenze mistiche
cominciano a volgersi verso la filosofia della natura e sono comuni anche a
Paracelso ( 1541), Giordano Bruno ( 1600) e T. Campanella ( 1639) che
inseriscono la monade nel sistema cosmico originario, sostenendo che essa può
trasfigurarsi nell'infinito, grazie all'infinito amore: attraverso il contatto
con il divino gli esseri diventano simili a Dio.
Intanto, in Francia continua
l'influsso di Francesco di Sales che, accettando pienamente la dottrina di
Teresa d'Avila e di Giovanni della Croce, tenta di presentare tutti gli aspetti
di un amore di Dio da vivere in tutti gli stati di vita. La mistica laicale, già
presente nel mondo protestante ma che in campo cattolico è stata trascurata
durante tutto il Medioevo, essendo stati i laici tenuti lontano dalla mistica
riservata ai conventi, inizia i suoi timidi passi, mentre la mistica dell'azione
si ritrova nelle comunità fondate da Vincenzo de' Paoli e Louise de Marillac (
1660) come imitazione delle azioni di Cristo. Per Pierre de Bérulle, invece, le
opere di Gesù sulla terra sono irripetibili e solo in seguito, egli sosterrà che
esse sono tali nella loro particolarità storica, mentre come disposizioni sono
eternamente presenti nella vita della Trinità, quindi possibili a tutti i
credenti di tutte le epoche. Contemplandole, il discepolo può essere
progressivamente elevato verso l'unione mistica e, una volta trasformato, il
mistico può impegnarsi in opere di riforme, particolarmente al di dentro della
Chiesa.
A lui si rifanno J.-J. Olier, J.
Eudes, e più tardi L. Grignion de Montfort che riporta il servizio ecclesiale
nel contesto della missione trinitaria.
Bérulle riscopre Dionigi
Areopagita e influenza altri movimenti, il più rigido dei quali diventa il
giansenismo. C. Jansen ( 1638) interpreta s. Agostino nel senso di una
predestinazione e di un severo ascetismo per rimanere in grazia. Il suo
messaggio viene vissuto nel convento di Port-Royal e accolto da B. Pascal, che
accentua il carattere del Dio nascosto, ma conoscibile in Gesù Cristo. Egli con
la sua mistica cristocentrica tenta l'unificazione tra scienza e fede,
intelletto e amore, quasi come tappa tra quanto già tentato da Cusano e ciò che
tenterà Newman. Il sec. XVII vede la diffusione del quietismo. I quietisti
accolgono le idee di Molinos, il cui insegnamento limita l'ascetismo allo sforzo
di stabilire un silenzio interiore necessario per l'abbandono completo. Il
disinteresse per le opere esterne viene interpretato come abbandono della fede
cattolica, per cui egli è condannato da Innocenzo X ( 1655). Questa condanna
suscita soprattutto in Italia una diffusa avversione per la mistica, mentre si
accende in Francia una disputa intorno all'esperienza di M.me Jeanne-Marie Guyon.
Accogliendo la sua dottrina, Fénelon, insegna l'abbandono totale amoroso in una
via di fede pura e nuda, ma si scontra con Bossuet. Fénelon è condannato con il
Breve Cum alias emanato da Innocenzo XII ( 1700) e la vittoria di Bossuet relega
la mistica, non solo in Francia, ad un fatto marginale.
Con Scaramelli, che nelle sue due
opere Direttorio ascetico e Direttorio mistico teorizza la divisione teologica
tra via comune e via straordinaria con prodigi e fenomeni vari, la rottura è
evidente.
V. L'epoca moderna.
Nel sec. XVIII la nuova visione illuministica
dell'autonomia dell'uomo e dell'umano secolarizza la cultura anche religiosa;
l'impegno mistico diminuisce: abbiamo solo poche figure: M. Maddalena Martinengo
( 1737), Veronica Giuliani e la terziaria francescana Maria Francesca delle
Cinque Piaghe ( 1791). Parallelamente si affermano correnti esoteriche. Nel 1723
le Costituzioni d'Anderson costituiscono il primo elemento essenziale della
spiritualità massonica sconfessata con la Bolla del 1738 In eminenti di Clemente
XII ( 1740). Ma la mistica massonica, che « è una mistica di tipo messianico,
cioè una mistica del progresso »,17 ha ribadito il suo obiettivo di « ricerca
della Verità » 18 nella dichiarazione di Ginevra dell'ottobre 1921.
Nel corso del sec. XVIII, oltre
al mistico e visionario svedese E. Swedenborg ( 1719) è da ricordare il pastore
protestante P. Poiret ( 1719), infaticabile traduttore di mistici più o meno
autentici, propagatore di mistici cattolici in ambiente protestanti della
Germania. Difatti, ponendosi nella linea della mistica narrativa, accoglie in
sé, rivivendolo, il patrimonio mistico sia del passato sia dei tempi più
recenti, in atteggiamento di comprensione per ogni indirizzo mistico o
misticheggiante, facendo conoscere anche ai protestanti i mistici cattolici.
Accanto a lui G. Arnold ( 1714) tenta di recuperare idee mistiche nella poesia,
nella storiografia e nella teologia. La sua opera è tesa a riprendere le
irrazionali esperienze religiose e a recuperare l'antitesi tra la pluralità e
l'unità mistica come tendenza prereligiosa all'unità.
Sul finire del sec. XVIII, contro
l'illuminismo s'impone una nuova ricerca di Dio e con il ritorno al Medioevo dei
romantici, prima tedeschi e poi del resto dell'Europa, nasce un nuovo interesse
per l'elemento spirituale presente nell'uomo. L'antroposofia (1861) indica una
via di conoscenza che conduce all'elemento spirituale presente nell'universo:
attraverso la meditazione, l'uomo può comprendere l'universo al di là dei sensi.
Molti i romantici da ricordare: Fr. Schlegel, F. Baader, Ch. Brentano, F.
Hardenberg, Novalis; in Inghilterra V. Blake o i poeti M. Maeterlinck, P.
Claudel, C. Morgenstern, R.M. Rilke.
La mistica (certamente non di
accezione cattolica) si colloca nel campo delle emozioni intense, eccezionali,
per cui la reazione di K. Barth e di E. Brunner.
La mistica cattolica presenta un
nuovo slancio. Trionfa la veggente del culto al Sacro Cuore di Gesù (M.M.
Alacoque), si rinnova la devozione a Maria, rifiorisce la letteratura mistica
cristiana. Dio è percepito sempre molto vicino, anzi inabitante nell'anima
secondo l'esperienza di Elisabetta della Trinità.19
Con la laica Gemma Galgani e con
suor Consolata Ferrero che associa la terribile vocazione riparatrice al
desiderio di una missione redentrice universale rifiorisce la mistica della
passione, che tanta parte aveva avuto nel tardo Medioevo e che era continuata
nei secoli successivi.20 Occorre ricordare, infine, Lucia Mangano che riporta
nella mistica il tema patristico: la visione beatifica è possibile all'uomo su
questa terra. La mistica, inoltre, non è legata al mondo monastico o clericale,
diventa anche laicale e, in questa accezione, troverà la massima espressione in
S. Weil.
Agli inizi del '900 bisogna
ricordare anche l'opera di P. Teilhard de Chardin, che enuncia la sua grande
visione di un universo che si sviluppa e si muove verso un centro personalizzato
di consapevolezza, il « punto omega », identificato con il Cristo cosmico della
tradizione paolina. Nel potere dell'amore si trova la possibilità di unificare e
personalizzare il mondo. Questa unità, comunque, non è sperimentata come
conoscenza, come sapere, bensì solo come mistero. Anche l'opera Confessioni
estatiche di M. Buber interpreta la mistica come processo di unificazione
dell'io con se stesso, come unità illimitata tra io-Altro e mondo. Questa
interpretazione viene, però, superata da Buber nell'opera Io e Tu. Il principio
dialogico, nella quale egli accoglie una visione dialogica dell'esperienza
mistica in una dimensione dinamica della relazione io-tu. Il '900, così, inizia
a parlare di una mistica dialogica.
Il '900 vede il sorgere del
New-Age che afferma la necessità di un'esperienza verso l'interno di sé. Questa
dottrina viene sistematizzata da Ken Wilber, colui che indica le tappe del
cammino che conduce il mistico al fondo della sua anima dove si ritrova l'anima
dell'umanità intera, divina e trascendente, tesa all'immortalità.
Dalla fine della Seconda Guerra
mondiale assistiamo ad alcuni fenomeni che hanno la loro ripercussione sulla
vita religiosa: il movimento delle donne, quello ambientalista, la
consapevolezza della fame di massa nell'emisfero del Sud, la liberazione
dell'Europa orientale.
Intanto il Concilio Vaticano II
accentua le immagini bibliche della Chiesa come Popolo di Dio e Corpo di Cristo
e la liturgia postconciliare insiste su una vita spirituale più comunitaria, sul
Cristo-Eucaristia come fulcro dell'unione con Dio. La valorizzazione delle altre
tradizioni religiose porta ad un incremento del dialogo ecumenico.
Nel tardo degli anni Sessanta, il
nascere del Rinnovamento Carismatico favorisce esperienze intense di preghiera e
attenzione a fenomeni straordinari, doni dello Spirito.
Tra le figure più rappresentative
del '900 si ricorda, poi, T. Merton, nella cui esperienza si è ritrovata tanta
parte del mondo contemporaneo. Egli, infatti, sembra aver incarnato le ansie
spirituali dell'uomo combattuto tra vita di preghiera e vita di azione, tra
attenzione alla natura e uso della tecnologia, tra dialogo con altre tradizioni
religiose e autenticità di vita cristiana, tra contemplazione e impegno attivo
per la giustizia. Inoltre, egli ha cercato di combinare gli aspetti mistici e
profetici della tradizione cristiana (da Origene a Eckhart a Giovanni della
Croce) in un atteggiamento spirituale in cui le opere della giustizia
scaturiscano da una profonda vita interiore.
Lo stesso sforzo si ritrova in M.
Dêlbrel e soprattutto in Dorothy Day, che meglio rappresenta l'ideale cristiano
dell'amore in azione, dell'unità tra vita interiore e servizio agli altri.
Le nuove esperienze mistiche
hanno trovato in alcuni teologi la loro sistematizzazione. Tra i più importanti
occorre ricordare K. Rahner per il quale tutti gli esseri umani, in tutte le
loro azioni, sono positivamente orientati al mistero di Dio. Recuperando gli
insegnamenti dei Padri greci, egli insiste sul concetto che la grazia non è solo
una realtà per conseguire la felicità futura, ma è piuttosto la comunicazione
gratuita di sé da parte di Dio che divinizza l'uomo in tutti gli aspetti del suo
essere. Tutta la storia umana e tutte le dimensioni dell'esistenza umana sono
circondate da questa grazia, perciò tutte le cose potenzialmente rivelano il
mistero di Dio e ogni sforzo umano autentico può avvicinare a Dio e contribuire
alla diffusione del suo regno. La Chiesa, attraverso la Scrittura, la liturgia,
l'insegnamento, aiuta i credenti a prendere coscienza della loro esperienza di
grazia.
Contemporaneamente, B. Lonergan
elabora un metodo sistematico che, partendo dalla conversione personale, stimola
la crescita spirituale fino all'unione con Dio, cui si giunge attraverso un
processo informato e guidato dall'amore di Dio e dallo Spirito che opera
nell'intimo dell'uomo. Per questo motivo, i cattolici possono guardare con
simpatia agli psicologi e agli strumenti propri della scienza psicologica: per
esempio, a quanto affermato da W. James sull'esperienza religiosa; da E. Erikson
sulla formazione dell'identità; da A. Maslow sull'attualizzazione di sé; e da C.
Jung sul processo di individuazione. Gli psicologi, infatti, possono contribuire
a riconoscere la patologia religiosa e a comprendere i meccanismi di sviluppo
della fede sui quali si innesta la grazia.
La teologia mistica del '900 ha,
poi, ricevuto un notevole contributo anche da A. Stolz, R. Garrigou-Lagrange, H.
Urs von Balthasar, H. de Lubac.
Soprattutto in America Latina,
intanto, G. Gutiérrez e gli altri teologi della liberazione, come L. Boff e J.
Sobrino, rileggono le Scritture dal punto di vista delle persone oppresse,
ritrovando nell'Esodo il desiderio non solo dell'uomo di vivere in Dio solo, ma
di Dio di liberare la sua gente e di darle anche quella libertà sociale,
politica ed economica che costituisce uno degli obiettivi della mistica
dell'azione.
Nella linea dell'attenzione verso
il mondo femminile, Rosemary Radford Ruether nell'opera Sesso e Dialogo di Dio
(1983), ha costruito una teologia sistematica dalla prospettiva delle donne,
tendendo ad una valutazione positiva del corpo umano, come « spazio di salvezza
» (Porcile Santiso) e luogo di comunione con Dio.
Da tutte queste esperienze e
dottrine contemporanee si è invitati a superare una sottile dicotomia tra il
sacro ed il profano in favore di una spiritualità di incarnazione sulla scia
dell'Incarnazione mistica più compiuta: quella del Cristo redentore.
Il '900, infine, ha visto il
nascere della mistica comparata che il Concilio ha incoraggiato con le parole: «
Dai tempi più antichi fino ad oggi, si trova presso i vari popoli una certa
sensibilità a quella forza arcana che è presente al corso delle cose e agli
avvenimenti della vita umana ed anzi è talvolta un riconoscimento della Divinità
suprema o anche del Padre. Sensibilità e conoscenza che compenetrano la loro
vita di un profondo senso religioso » (NAE 2). Ricuperare tale sensibilità è
stato, pertanto, il compito primario proprio della cosiddetta « mistica
comparata», che ha avuto un primo momento di successo con le conferenze tenute
da R. Otto nel 1924 all'Oberlin College nell'Ohio, poi raccolte nel libro
Mistica orientale, mistica occidentale. Qui si propone un confronto tra Eckhart
e il maestro tibetano Sankara (artefice della rinascita del bramanesimo
nell'India del sec. VIII d.C.). Le conclusioni introducono al dibattito
successivo sulla unità o molteplicità della mistica.
Intanto H. Le Saux faceva
l'esperienza viva del contatto con la mistica orientale.
Ancora nella prima metà del '900,
Robert C. Zaehner (Mysticim Sacred and Profan) ha tratteggiato una distinzione
tra religioni profetiche, il cui paradigma è l'ebraismo antico (ma che
includono, oltre al cristianesimo, anche zoroastrismo e islam), e altre
religioni, il cui paradigma è l'esperienza indiana, considerata come un monismo
sostanziale. Per lui esistono tre forme di mistica: quella teistica, quella
monistica e quella dell'« uno-nel-tutto ». A lui si oppone dapprima il filosofo
William T. Stace (inizio anni Sessanta), che distingue una mistica al di là del
tempo, dello spazio e delle relazioni da una mistica meno elevata. Poi
N.(Ninian) Smart per il quale, fenomenologicamente, il misticismo è lo stesso
dappertutto; tuttavia esiste una diversità dovuta allo stile di vita e alle
modalità di autointerpretazione dei mistici: la verità interpretativa dipende in
larga misura da fattori estrinseci all'esperienza mistica in se stessa.
Tra gli anni Quaranta e
Cinquanta, la scuola francese di « mistica comparata » d'ispirazione tomistica
con il filosofo J. Maritain, l'islamologo L. Gardet e l'indologo O. Lacombe,
delimita una « mistica soprannaturale », ovviamente cristiana, con l'ammissione
di pochi esponenti del ta, sawwuf (il sufismo islamico) e forse del maestro
visnuita o Ramanuja.
Intanto la mistica francescana
prende dimensioni interconfessionali (Basilea Schlink).
L'interesse per l'esperienza
mistica, al di fuori dell'ambito cristiano, cresce, assumendo forme
diversificate (vedi la cosiddetta mistica Hippy, per fare un esempio), mentre la
mistica cristiana riflette sempre più su se stessa ed offre elementi di
ulteriore consapevolezza. Restano, comunque, aperte varie questioni: si può
parlare di mistica autentica fuori dal cristianesimo? Come la psiche influenza
l'esperienza mistica? Questa è solo dono o può dipendere da un metodo? Esistono
gradi nell'esperienza mistica? Può essere sanato il « divorzio » tra teologia e
mistica? Come la mistica può o meno favorire l'ecumenismo e fino a che punto (cf
NAE 1-2)?
Conclusione.
Il Vaticano II insegna: « L'aspetto più sublime
della dignità umana consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal
suo nascere l'uomo è invitato al dialogo con Dio» (GS 19). L'aspirazione mistica
è, perciò, inerente alla natura umana e molto spesso, nel corso dei secoli,
l'esperienza mistica dimostra la possibilità e la capacità, in tutti i tempi e
in tutti i luoghi, per ogni figlio di Dio, di vivere la sua avventura umana
nella autenticità e nel desiderio del volto di Dio. La Lumen Gentium ricorda
l'universale chiamata alla santità che trova in Maria, in colei nella quale la
visione si è fatta carne, il suo prototipo più autentico per una mistica nel
quotidiano. In conclusione si può tornare a Bernardo di Clairveaux che, nel
Commento al cantico dei Cantici, aveva paragonato l'esperienza di unione con Dio
al « bacio dello Sposo », questo bacio che è l'effusione dello Spirito Santo. Lo
Spirito viene quando vuole, ma l'anima tende a lui: è attiva nel suo desiderio e
passiva nella sua attesa. Maranatà resta, comunque, l'anelito di tutti i tempi
fino alla fine dei tempi.
Note: 1 A. Silesio, Il pellegrino
cherubico, VI, 115; 2 A. Levasti, Introduzione a Aa.Vv., Mistici del Duecento e
del Trecento, Milano 1935, 17; 3 Aa.Vv., La mistica e le mistiche, Cinisello
Balsamo (MI) 1996, 35; 4 Cf Giovanni della Croce, Salita del Monte Carmelo II,
5,3; 5 Cf Aa.Vv., La mistica..., o.c., 604; 6 S. Ireneo, Adversus haereses III,
19,1: SC 211,374. Cirillo di Alessandria, Thesaurus 33: PG 75,569 CD; 7 L.
Mortara (cura di), Vita e detti dei Padri del deserto, Roma 1975; 8 In ep. Io
tr. 2,11; sullo stesso tema cf Serm. 166,4; In ps. 118,d.16,1; Serm. 166,4; 9 In
Io. 32,17; 10 Fu un'esperienza abbracciata in una forma eremitica in cui ben
presto i monaci diventarono maestri, quindi punto di riferimento comunitario.
Dopo il Concilio di Calcedonia (451), che vietò i monaci vaganti, si
costituirono comunità stabili. In Occidente, Atanasio, in esilio a Treviri, fece
conoscere il monachesimo. Ne abbiamo espressioni a Milano, comunità fondata da
s. Ambrogio (397); a Ligugé (361) e a Marmoutin (373) fondati da Martino di
Tours..., ma con Benedetto da Norcia ne abbiamo la codificazione. Poi troviamo
Bonifacio e i suoi compagni (672 ca.); Cluny (910); i camaldolesi (1012);
Chartreux (1084); Citeaux con Roberto di Molesmes (1111), Bernardo (1115), i
carmelitani (1156) sul Monte Carmelo prima di trasformarsi in Ordine mendicante
in Europa nel 1238... Nel sec. XIII nascono gli Ordini mendicanti fino al
Concilio Lateranense del 1215 che vieta la formazione di altri Ordini. Nel 1256
nascono gli agostiniani. Tutti i successivi devono avere l'approvazione del Papa
(1500 gesuiti e chierici regolari). I trappisti nascono nel 1644. Nel '900
nascono forme di monachesimo anche nell'ambito protestante. Poi ha inizio
l'esperienza di Taizé. In tutte queste espressioni del monachesimo ritroviamo
esperienze di mistica soprattutto sponsale come quella di Bernardo, ma si può
dire che nel suo ambito tutte le connotazioni e specificazioni mistiche siano
state rivissute: da quella mariana, anch'essa bernardiana fino alla ecumenica di
Taizé (cf per questa parte M. Augé - E. Santos - L. Borriello, Storia della vita
religiosa, Brescia 1988); 11 Ger. cel. III, 2; Ger. eccl. I, 3; XX, 1; 12
Teologia mistica 1,2; 13 Per la mistica dell'Oriente dopo lo scisma vedi voce
l'Oriente cristiano; 14 F. Vandenbroucke, Le divorce entre théologie et mystique,
in NRTh 82 (1950), 372-389; 15 H. de Lubac, Mistica e mistero cristiano, Milano
1979, 98; 16 cf F.R. Wilhélem, Dio nell'azione. La mistica apostolica secondo
Teresa d'Avila, Città del Vaticano 1997; 17 Aa.Vv., Enciclopédie des mistiques,
II, Paris 1977, 450; 18 Ibid., 451; 19 Già nel sec. XVII la clarissa italiana
Giovanna della Croce, dopo un lungo cammino di purificazione aveva sperimentato
grandi visioni che culminarono nella viva consapevolezza della inabitazione
della Trinità nell'anima raccolte nella Vita, nel suo Commento al Cantico dei
Cantici e negli otto volumi delle sue Contemplazioni. Tale consapevolezza fu
esperita poi dalla francese M.A. Geuser che, non potendo entrare nel Carmelo
dopo la conversione per motivi di salute, ne visse lo spirito. Ebbe il dono di
un'attenzione continua all'inabitazione delle tre Persone divine come è annotato
nel suo Diario; 20 Come in Elisabetta Achler; Agnese di Gesù; A. Baker; Beatrice
di Ornacieux; Cristina di Stommeln; Elisabetta d'Oye; Margherita di Faenza; M.
Maddalena de' Pazzi; T. Newman; S. Quinzani; Rita da Cascia.
Bibl. Aa.Vv., La mistica e le
mistiche, Cinisello Balsamo (MI) 1996; J. Beaude, La mistica, Cinisello Balsamo
(MI) 1992; J.M. van Cangh, La mistica, Bologna 1992; E. Conze, Breve storia del
buddismo, Milano 1985; M.M. Davy (cura di), Encyclopédie des mystiques, 4 voll.,
Paris 1977; U. Gamba, Mistici di tutti i tempi, Padova 1995; L. Gardet - O.
Lacombe, L'esperienza del sé. Studio di mistica comparata, Milano 1988; H. Graef,
The Story of Mysticism, New York 1965; H.D. Egan, I mistici e la mistica, Città
del Vaticano 1995; W. Johnston, L'occhio interiore, Roma 1987; A. Levasti, I
grandi mistici, Firenze 1993; V. Lossky, La teologia mistica della Chiesa
d'Oriente, Bologna 1967; R. Otto, Mistica orientale, mistica occidentale, Casale
Monferrato (AL) 1985; G. Pozzi - C. Leonardi (cura di), Scrittrici mistiche
italiane, Genova 1988; K. Ruh, Storia della mistica occidentale, I, Milano 1995;
S. Siddhesvarananda, Pensiero indiano e mistica carmelitana, Roma 1977; T.
Spidlík, La spiritualità dell'Oriente cristiano, Cinisello Balsamo (MI) 1995; J.
Sudbrack, La nuova religiosità, Brescia 1988; Id., Mistica, Casale Monferrato
(AL) 1992; W. Tritsch, Introduzione alla mistica, Città del Vaticano 1995; C.
Valenziano (cura di), Spiritualità cristiana orientale, Milano 1986; M. Viller -
K. Rahner, Ascetica e mistica nella patristica, Brescia 1991.
M.R. Del Genio
Fonte del testo : http://www.eurositi.com/dizmistica/
Tratto da Dizionario di Mistica a cura di Borriello - Caruana - DelGenio - Suffi .
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