SUPERIORE A TUTTO E' LA CARITA'
del beato Giovanni Domici (1355-1419)
La fede e la speranza possono
attribuirsi soltanto agli uomini, la carità si trova in Dio. La fede può
trasportare le montagne, la carità crea e i monti, e il cielo, e la terra. La
fede spinge la creatura a tendere con l’amore al paradiso; la carità suggerisce
a Dio di scendere come fuoco sulla terra, in modo che l’uomo mediante la via
della sua carità possa giungere al cielo. La fede dice: O uomo, servi il tuo
Dio, come è tuo dovere; la carità suggerisce: O Dio, fatti uomo, e
renditi servo dell’uomo che a te deve più di quanto è in suo potere.
La fede dice: O uomo, bussa alle
porte del cielo perché ti venga aperto; la carità invece suggerisce: O Dio,
squarcia i cieli perché l’uomo li trovi aperti. La fede insegna all’uomo a
morire per amore di Dio; la carità invita Dio a morire per l’uomo, cosicché
l’uomo sappia morire per il suo Dio. La fede mostra Dio all’uomo di lontano, la
carità porta l’uomo a Dio, dovendosi a lei, sia il fatto che Dio si fece uomo,
sia la trasformazione dell’uomo in Dio.
La fede ha solo un dominio limitato,
perché regna esclusivamente qui in terra, dove non abbiamo una stabile dimora,
ma siamo in attesa di quella futura; la carità invece è la sovrana del cielo e
della terra. La fede è di campagna, la carità è di città. La fede è sovrana di
molte umili creature, la carità è sovrana degli angeli; la fede domina sui
servi, la carità domina sui figli prediletti e sui santi.
Considera bene questo. Se il nostro
universo, per ipotesi, fosse nel sole, da che cosa esso sarebbe illuminato,
rallegrato e guidato? Non già dai raggi, ma dall’essenza stessa del sole; poiché
il sole nella sua essenza contiene tutto codesto universo. Ora invece il sole
illumina, riscalda, allieta e dirige il nostro universo non con se stesso, bensì
con i suoi raggi che indirizza verso di noi, non potendo lui stesso venire a
noi. Il motivo quindi per cui compie tali cose con i suoi raggi è
l’impossibilità di venire lui stesso fino a noi. Ebbene, pensa la stessa cosa di
Dio e in un grado superiore.
Il Padre come sole genera il proprio
raggio, cioè il Verbo eterno ed essenziale. Il Padre e il Verbo, come il sole e
il suo raggio, producono il calore essenziale, cioè lo Spirito Santo, in modo
che questo sole divino sia insieme potenza, luce e fuoco: Padre, Figlio e
Spirito Santo; potenza, verità e carità. Un solo Dio in tre persone. E questo
sole divino è tutto potente, tutto lucente, tutto ardente. Non tre potenze, ma
una sola potenza; non tre luci, ma una sola luce; non tre fuochi, ma un unico
fuoco.
Qui tuttavia sorge un piccolo
dubbio. Abbiamo detto, infatti, che noi tutti siamo in Dio e che Dio è carità;
quindi può sembrare che tutti siamo nella carità, e di conseguenza tutti nella
verità e nella potenza. Invece questo è falso, poiché ben pochi son quelli che
sono nella carità; molti anzi sono immersi nell’errore e nella menzogna;
moltissimi sono deboli e schiavi della fragilità.
Rispondo innanzi tutto con un
esempio: molti pesci sono esposti al sole, ma, coperti come sono dall’acqua, non
si riscaldano; molti ciechi sono nella luce eppure non vedono; molti recipienti
contengono il cibo eppure non mangiano. Vedi bene, quindi, che non basta
trovarsi in un luogo per partecipare la virtù di esso, se manca la dovuta
disposizione. L’infermo mangia senza giovamento; il morto posto accanto al fuoco
non percepisce il calore. Se anche uno sta al sole, però si fa bagnare
continuamente dall’acqua, non si scalda, ma trema sempre dal freddo.
Così pure noi, sebbene si sia
posti nel fuoco divino — il quale riscalda non il corpo, ma l’anima —, non
possiamo ricevere nessun beneficio da codesto fuoco, se si continua a investire
l’anima con la grandine della carne, col ghiaccio del mondo e col vento della
tentazione. Perciò è necessario tener lontana l’anima da codesti pericoli, e
allora, come dice il Salmista, nessuno saprà sottrarsi al suo calore.
Fonte : www.vatican.va
Dalle “ Opere ” del beato Giovanni Dominici, vescovo. Il libro di amore di carità”, a cura di A. Ceruti, Bologna 1869; cc.39 s.
Nella foto il Beato Giovanni Dominici in un ritratto di Beato Angelico.
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