giovedì 1 agosto 2019

DEFINIZIONE DI ETNOSTORIA, di G. Musio



DEFINIZIONE DI ETNOSTORIA
di G. Musio

                          


Termine antropologico che indica la narrazione storica di eventi accaduti in società di interesse etnologico. Con società o comunità di interesse etnologico l'antropologia culturale e l'antropologia sociale definiscono le società prive di scrittura e cioè illetterate (un tempo dette selvagge, quindi primitive, poi semplici) per distinguerle da quelle occidentali e/o industriali, definite letterate o complesse. Sulla correttezza semantica di questi termini si continua a discutere in quanto ogni società, pur illetterata, presenta aspetti di elevata complessità, dalle forme dell'organizzazione sociale alla struttura dei sistemi di parentela, ai sistemi di classificazione della natura, alla visione del mondo e dei connessi apparati ritualistici. Essendo il patrimonio intellettuale e scientifico occidentale fondato appunto sulla capacità di conservare la documentazione su base prevalentemente letteraria, la distinzione tra società letterata e illetterata appare ancora da preferirsi. Le società prive di scrittura, o soltanto di recente pervenute a essa, sono per definizione prive di storiografia e dunque sostanzialmente astoriche, non perché prive di eventi, ma in quanto la memoria non è registrata attraverso scritti. Lo studio del passato di queste società si fonda dunque sulla memoria orale tramandata dai suoi membri anziani (storia orale), su reperti archeologici (murari e abitativi) e paleontologici (ossei e funerari). Per l'individuazione e lo studio di "aree culturali" caratterizzate da presenze fossili appartenenti a piccole comunità povere di informazioni culturali, l'antropologo collabora dunque col paleontologo (studioso dei reperti fossili) e col paleoetnologo (studioso dei reperti culturali arcaici). Quando la ricerca interessa grandi comunità del passato, illetterate ma ricche di documentazione archeologica, l'antropologo collabora con l'archeologo e la qualità dei risultati si fonda sul livello di specializzazione di quest'ultimo sulle culture specifiche. In questo senso si parla oggi di etnostoria e etnostoriche vengono definite per esempio le ricerche condotte sulle vestigia tombali di popolazioni dell'Asia centrale e della Russia meridionale quali i wu-sun e i hsiung-nu (Mongolia occidentale e orientale), o dei sarmati e degli sciti delle steppe del Volga e dell'Ucraina. L'etnostoria di questi popoli, produttori di perfetti oggetti aurei e di innumerevoli tombe a tumulo, risiede nel fatto che essi, primi allevatori di cavalli, rappresentano alcune tra le primarie radici delle culture occidentali. Comprensibilmente gli etnostorici si sono rivolti anche a quelle società dell'America latina denominate precolombiane, vale a dire l'azteca (nel Messico), la maya (nella penisola dello Yukatán, e l'inca (nel Perù andino). Negli anni Settanta un interessante dibattito si svolse, specie tra gli storici francesi della nouvelle histoire, sul metodo dell'etnostoria, spesso a torto identificata con l'antropologia storica.
 

 
• V. Grottanelli, Principi di etnologia, Edizioni dell'Ateneo, Roma 1958; S. Moravia, La scienza dell'uomo nel Settecento, Laterza, Roma-Bari 1970; P. Salzman, Lo straniero isolato e l'anomia metodologica, in T. Tentori (a. c. di),Antropologia delle società complesse, Armando, Roma 1990.
G. Musio





Fonte :  http://www.pbmstoria.it/dizionari/storiografia/lemmi/504.htm
Fonte foto :  http://www.missioneetnologica.unito.it/burundi.htm






Nessun commento:

Posta un commento

Post più popolari negli ultimi 30 giorni