AD OGNI CHIESA IL SUO MAESTRO DI CAPPELLA
(da Vita Pastorale, n.4 aprile 2001)
La musica
sacra fa discutere, fa problema, crea partiti contrapposti. Si innescano
polemiche ottuse e inestricabili che non rendono un buon servizio a nessuno:
né alla liturgia, né alla musica, né tantomeno ai musicisti. Accuse reciproche
di incompetenza, schierano tradizionalisti contro innovatori, diplomati contro
dilettanti, organo contro chitarra, coro e assemblea in perenne conflitto,
gregoriano e polifonia perdenti nei confronti della musica popolare, musica
"ritmica giovanile" contro musica tradizionale e via di questo passo.
Molti
interventi di illustri musicisti e musicologi , hanno finora affrontato e
parlato con competenza solo di un aspetto del problema: l’aspetto
esclusivamente musicale, le così dette ragioni della musica. A fronte di
queste indagini, manca invece l’attenzione all’aspetto più importante, le
ragioni della liturgia, che dicono quanto la musica sacra, e quindi il
musicista, s’inserisca e sia a servizio della celebrazione, svolgendovi un
compito ministeriale.
È proprio qui
il problema dei problemi: non partire dalla musica e fermarsi alla musica; ma
partire dalla liturgia, dalla celebrazione e inserirvi il canto e la musica.
Alcune precisazioni e convincimenti
La riforma del
Vaticano II ci ha donato un nuovo messale e un nuovo rito, alla luce dei quali
vanno reinterpretati i ruoli dei musicisti impegnati nella liturgia. In
particolare:
§
va ridefinito il nuovo modo di pensare
la "vera solennità" liturgica,
§
va riscoperta la vera partecipazione
attiva alla celebrazione dei misteri,
§
va approfondito il compito
ministeriale svolto dall’organista come da tutti gli operatori musicali
impegnati nella celebrazione,
§
va ristudiato il rapporto tra la
funzione dei riti e il tipo di forme musicali adeguate,
§
vanno ridisegnati i ruoli e le
competenze dei vari "attori" del canto e della musica.
§
è necessario ampliare ad altri
strumenti questo servizio di sostegno musicale.
Si comprende
bene allora che non basta porsi la domanda: si può o non si può, è lecito o è
proibito? si deve o non si deve fare?
Alcuni
musicisti sarebbero indotti a interpretare le prospettive ispirate dalla
riforma liturgica del Vaticano II, come una diminutio del loro ruolo,
come realtà troppo subalterna, come una rinuncia all’arte. Tali
interpretazioni nascono a partire da una mistica dell’organo, dal mito che
enfatizza un "sacerdozio" del musicista, da una esaltazione romantica di un
ruolo. "Siamo nel cantiere aperto di una riforma, che è obbedienza ai moti
dello Spirito del Signore e non strategia vaticana o clericale" (F. Rainoldi).
Non si riforma
nulla, senza una presa di coscienza del senso e delle componenti di un
rinnovato o almeno ‘aggiornato’ tipo di ministerialità; il musicista è stato
scelto per servire il popolo di Dio e non può invece servirsi della Chiesa. E
l’aggiornamento è tra l’altro, componente insostituibile di una autentica
professionalità. La riforma è certamente anche nelle cose (organi, repertori,
contratto…), ma è soprattutto nelle persone.
Don Guido
Genero, così scriveva fin dal 1994 "…gli organisti (e in genere i musicisti)
si impegnino per una vera formazione liturgica, basata sulla comprensione
specialistica dell’azione celebrativa cattolica e delle sue ragioni. E’
evidente che senza una esplicita condivisione della fede cristiana e dei suoi
contenuti, o almeno, senza un chiaro riferimento al sentire tipicamente
ecclesiale intorno alla liturgia come esperienza religiosa, non sia possibile
un esercizio credibile di questo ruolo musicale…".
Questioni sul tappeto
Prima di
proseguire, vorrei, per quanto è possibile, fotografare brevemente la
situazione attuale dei musicisti di chiesa in Italia.
La realtà è
tra le più variegate e complesse, ma in movimento su tutti i fronti. Si va da
situazioni in cui non esiste la benché minima competenza necessaria a svolgere
con correttezza e dignità il proprio compito, fino ad arrivare a musicisti
preparati e convinti del proprio ruolo ministeriale.
Quindi, da un
lato, dilettanti che per tanto tempo hanno reso un servizio prezioso alle
proprie piccole comunità; dall’altro, cattedrali e santuari che si sono
accontentati di volontari, senza mai vagliare le competenze specifiche di un
organista o di un direttore di coro.
Oggi in Italia
non è possibile dare un "volto" liturgico, culturale, giuridico, economico ben
definito alle persone che svolgono tale incarico.
Quali i motivi di una situazione non più accettabile?
Da una parte
si è pensato che con la riforma liturgica del Vaticano II, con la introduzione
della lingua italiana, con nuove pubblicazioni di musiche moderne, la chiesa
non richiedesse più una seria preparazione liturgica, musicale, spirituale.
Dalla parte dei musicisti diplomati si è ritenuto, a torto, che la riforma
avesse bandito dalle chiese, gli organi, i cori, la polifonia, il gregoriano.
Sono sotto i nostri occhi le polemiche e i partiti contrapposti che hanno
fatto perdere tempo, ritardando un approfondimento ed un’applicazione esatta
del dettato dei Padri conciliari.
Ora siamo ad
una svolta: il clima si è alquanto rasserenato, la produzione di canti per la
liturgia è più attenta alla celebrazione e alle persone. Si comprende meglio
cosa voglia dire partecipazione attiva, piena e consapevole; si riscopre il
gusto del silenzio e dell’ascolto; si esige da parte degli animatori musicali
più preparazione; si moltiplicano corsi estivi, incontri per gli operatori
musicali; la pubblicistica ha al suo attivo, libri e sussidi che aiutano ed
orientano una seria preparazione sia liturgica che musicale.
Il clero,
finalmente comprende che al primo posto della propria attività pastorale è la
liturgia, "fonte e culmine" della vita della chiesa e che pertanto deve
dedicarsi con più attenzione e interesse pastorale alla formazione liturgica e
tecnica dei propri animatori liturgici e musicali. Non è più tempo di abdicare
ad un gruppo di giovani di buona volontà tutto il settore della liturgia,
senza seguirli, orientarli, prepararli.
Cosa sta progettando la chiesa in Italia attraverso l’Ufficio Liturgico
Nazionale?
Dal 1994
è stato attivato a livello nazionale, sotto la responsabilità della sezione
Musica Sacra dell’Ufficio, un Corso di perfezionamento liturgico-musicale (Co.Per.Li.M.),
indirizzato ai musicisti diplomati presso i Conservatori di musica e ai
diplomati presso le scuole e istituti diocesani di musica sacra. Tale corso è
destinato a formare i responsabili diocesani, gli incaricati di musica
liturgica delle comunità religiose e aggregazioni ecclesiali,
i docenti delle scuole e istituti diocesani di musica sacra.
Il Corso,
diviso in tre aree, comprende
§
riflessioni fondamentali di liturgia e
musicologia liturgica,
§ impegni
progettuali: pastorale della musica, didattica e pedagogia della musica,
§ tecniche
pratiche: vocalità -coralità, animazione e regia sonora.
In 6 anni si
sono diplomati 50 allievi e circa la metà ricopre un incarico a livello
diocesano.
Un altro
progetto in fase di elaborazione, riguarda una proposta relativa alla
istituzione di un corso accademico nei Conservatori italiani di "Musica per la
liturgia e per le attività musicali e culturali in ambito ecclesiale", in
vista dell’organizzazione autonoma dei piani di studio accademici di primo e
secondo livello nell’ambito della riforma degli studi musicali in Italia. (ex
Legge 21.12.1999 n. 508). Senza entrare in questioni prettamente tecniche,
crediamo che un tale corso, ove attivato, diventerebbe una fucina dove
preparare i musicisti di chiesa. Si desidera che ci sia un efficace
coinvolgimento di musicisti professionisti che si dedichino con competenza e
professionalità all’animazione musicale delle chiese in Italia, sia sotto
l’aspetto liturgico che culturale. Insomma si vorrebbe ripristinare la figura
del maestro di cappella, responsabile del settore musicale della propria
comunità, un musicista capace e preparato in possesso di abilità liturgiche e
tecniche, in grado di coordinare l’ambito corale, strumentale e concertistico
di una diocesi, di una cattedrale, di un santuario, di una grande parrocchia.
È una sfida impegnativa e di alto profilo, ma è l’unica strada che creerebbe
le condizioni di una vera rivoluzione musicale e culturale all’interno delle
nostre comunità.
In tale
prospettiva va considerato anche il problema della questione economica dei
musicisti di chiesa. È maturato il tempo per affrontare con serenità, con
giustizia, con equità tale problema. Certo, anche in questa sede ribadiremo il
concetto di esercitare prima di tutto il coraggio della gratuità, in pieno
anticonformismo rispetto alla mentalità corrente, per la quale vale ciò che si
paga, e tutto va regolato da accordi legali.
La
ministerialità liturgica è un dono che si riceve e si esercita come onore
immeritato e un ministero ecclesiale è ben più di un semplice lavoro, perché
difficilmente si articola solo come prestazione d’opera e diritto alla
retribuzione. Ma, affermato quanto sopra, va anche praticata la massima del
Vangelo: "mangiate quello che vi sarà posto innanzi" e "chi serve all’altare
viva dell’altare".
Al riguardo,
posso comunicare che è in dirittura d’arrivo, un accordo economico collettivo
per i musicisti di chiesa in Italia. Tale accordo intende regolamentare la
prestazione dei musicisti di chiesa la cui attività viene qualificata come
lavoro autonomo, trattandosi di prestazione rientrante nell’ambito delle arti.
Vorrei subito
aggiungere che tale accordo è un primo passo e non risolverà di colpo le
variegate e complesse situazioni esistenti in Italia (diversità di parrocchie
per numero di fedeli e di estensione territoriale, presenza di strumenti
musicali adeguati, di disponibilità di risorse finanziarie). Occorre dialogo,
pazienza, rispetto, giustizia e carità per cambiare una prassi consolidata.
Atteggiamenti arroganti o rivendicativi sarebbero, totalmente fuori luogo;
l’obiettivo primario a cui puntare non è una sistemazione economica,
praticabile del resto in un numero limitato di casi.
Ritengo che le
Diocesi dovrebbero attrezzarsi preparando un elenco di musicisti preparati e
competenti sia liturgicamente, sia musicalmente.
Quali i sogni e gli ideali per il futuro?
Sogno una
schiera di maestri di cappella, organisti e vari strumentisti che si preparano
o presso i Conservatori di musica nel ramo della musica per la liturgia, o
presso le scuole diocesane e istituti di musica sacra, acquisendo
professionalità e seria preparazione, in modo da essere inseriti in un elenco
diocesano secondo una graduatoria motivata. Sogno che vengano nominati maestri
di cappella, organisti, direttori di coro presso le varie cattedrali,
santuari, parrocchie, con un accordo economico dignitoso. Si potrebbero anche
bandire concorsi pubblici con esami e titoli per le chiese più importanti.
Naturalmente
bisognerebbe curare, come avviene per altri ministeri all’interno della
chiesa, una formazione permanente sul piano spirituale, liturgico, musicale e
pastorale.
Un traguardo
immediato potrebbe essere la figura del maestro di cappella nelle cattedrali,
basiliche e santuari; un musicista che coordina i vari interventi strumentali,
corali e assembleari, che sceglie i canti per i vari tempi liturgici e per i
vari sacramenti che si celebrano, che affida gli incarichi per le messe
domenicali, che segue e prepara le riunioni del gruppo liturgico, che
programma alcuni concerti durante l’anno pastorale evidenziando le festività
più importanti, che cura la manutenzione degli strumenti musicali e che
verifica con gli altri operatori la bontà delle scelte operate.
Fuori dal
sogno, suggerirei per l’immediato futuro un traguardo possibile: una maggiore
attenzione da parte dei parroci nella scelta degli organisti con una
preparazione liturgica e musicale accettabile e per i quali venga previsto un
compenso secondo le norme in vigore.
Vorrei però,
che il sogno non svanisse, ma diventasse nel tempo una realtà della chiesa
italiana. Il Concilio ha creato nuove situazioni che esigono ripensamenti,
dialogo proficuo, confronto e conversione da parte di tutti. Per la musica di
chiesa e per i musicisti non è l’ora del funerale, ma è piuttosto il tempo di
un’attesa di Pasqua, di cambiamento e di passaggio.
Bari 22
febbraio 2001
Fonte : www.chiesacattolica.it
http://www.chiesacattolica.it/pls/cci_new/consultazione.mostra_pagina?id_pagina=326
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