martedì 30 luglio 2019

ARTE , ZEN E IKEBANA, Daisetz T. Suzuki



Daisetz T. Suzuki
ARTE , ZEN E IKEBANA

             

      
In ogni tentativo di espressione artistica giunge un momento in cui è necessario prendere coscienza della duplice dimensione dell'arte; l'aspetto metafisico e quello pratico, il significato irrazionale e quello accessibile al ragionamento o, secondo la terminologia della filosofia indiana, prajna e vijnana.
L'aspetto positivo e razionale della pittura, il suo vijnana, è l'uso del pennello, la mescolanza dei colori, il tracciato delle linee: in una parola , la tecnica.
Tuttavia, l'artista non può limitarsi a dominare la tecnica; noi sentiamo nel profondo della nostra coscienza che c'è dell'altro da raggiungere e da scoprire. L'insegnamento e l'esercizio non bastano e non possono rivelarci il segreto dell'arte: sin quando il suo mistero ci rimane nascosto, essa non è autentica arte.  Questo mistero è di ordine metafisico, è al di là della comprensione logica; proviene dal prajna , la saggezza trascendentale.
Lo spirito occidentale è ossessionato dalla tecnica e dalla precisione delle proprie strutture;  lo spirito orientale, invece, ha una tensione mistica e il suo fine è soprattutto ciò che può venir definito il segreto dell'essere.
In un certo senso la vita stessa è un'arte.  Breve o lunga che sia, e quali che siano le condizioni della nostra esistenza, non solo cerchiamo di viverla nel modo più positivo, ma vogliamo anche comprenderne il significato ; in altri termini, cerchiamo di cogliere qualche bagliore del suo mistero.
E' da questa prospettiva che il giapponese considera le arti; egli le intende come metodi particolari di formazione che permettono di cogliere la bellezza dell'esistenza, quella bellezza che supera ogni comprensione razionale, ogni significato utilitaristico, e che è il mistero stesso.
In questo senso lo Zen è strettamente imparentato con le arti : con la pittura , la cerimonia del tè , l'ikebana , la spada , il tiro con l'arco...
...In Giappone non si studia un'arte per amore dell'arte, ma per ricevere l'illuminazione spirituale che essa può donare. Se l'arte si limita alla dimensione esteriore, se non conduce a ciò che è più profondo e più essenziale, in altre parole se non diventa una forma di spiritualità, il giapponese non la ritiene degna di essere studiata.
Arte e "religione" sono intimamente unite nella storia della cultura giapponese.  L'arte di "disporre i fiori" - ikebana - non è un'arte nel senso proprio del termine, ma è l'espressione di una concezione della vita molto più profonda. 
I fiori devono essere disposti in modo da suscitare la visione dei "gigli dei campi", di cui si dice che Salomone in tutta la sua gloria non poteva uguagliare lo splendore. Basho, poeta giapponese del XVII secolo, guardava con rispetto il più modesto fiore selvatico (nazuna), giacché esso testimonia il più profondo segreto della natura, che è un' "arte senza arte".





Fonte :  dal libro "Lo Zen e l'Arte di disporre i fiori" di Gusty Herrigel , CDE, Milano, 1991, dall'introduzione di Daisetz T. Suzuki.
Fonte foto :  www.holymtn.com/garden/ikebana1.jpg






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