domenica 28 luglio 2019

" LASCIATE CHE I FANCIULLI VENGANO A ME ": come formare i Bambini al Soprannaturale, di Fr. Candido delle Scuole Cristiane



" LASCIATE CHE I FANCIULLI VENGANO A ME ":

come formare i Bambini al Soprannaturale.


di Fr. Candido delle Scuole Cristiane



"Semplice, bello e davvero prezioso questo libretto! Il Signore benedica l'Autore e i suoi lettori.
Possano i nostri bambini trovare sul loro cammino genitori ed educatori capaci di portarli ad amare la vita cristiana,
per la quale soltanto è aperta la via alla vera felicità  in questa vita e nell'eternità."
Torino, 21 novembre 1918.
+ A. Card. RICHELMY


INDICE

CONSTATAZIONE PREOCCUPANTE
UN RUOLO IRRINUNCIABILE
UNA MAMMA ESEMPLARE
RIFLETTIAMO
DIRE PREGHIERE E PREGARE
SUGGERIMENTI SPICCIOLI
VERA PREGHIERA
UNA PRIMA CONCLUSIONE
IL LINGUAGGIO PIU' ADATTO
OTTIMA RISPOSTA
E' CAPACE IL BAMBINO DI PARLARE CON DIO?
UNO ZIO LONTANO
DIO ESAUDISCE I BAMBINI
LA SAPIENZA DEI BAMBINI
IL RISCHIO Dl PERDERE DIO
INSEGNIAMO LA PREGHIERA SPONTANEA
INSEGNIAMO A PREGARE CON LE FORMULE
LA PREGHIERA LITURGICA
VERE PREGHIERE
SPONTANEITA' DEI BAMBINI
SENSIBILITA' DEI BAMBINI
IL BAMBINO HA SETE DI DIO
DIO ALLA MENTE E AL CUORE DEL BAMBINO
LAVORO E PREGHIERA
FORMAZIONE MORALE
LA VERITA' MAESTRA DI VITA
FORMAZIONE EUCARISTICA
UNA CONFERMA DAL CIELO
DUNQUE, RICORDIAMO BENE
GENITORI... EDUCATORI...
LA PRIMA COMUNIONE DEI BAMBINI
PREGHIERA DEI GENITORI


 





CONSTATAZIONE PREOCCUPANTE 

Ci sentiamo talvolta sfiduciati nel constatare i magri risultati in fatto di educazione cristiana.
Generalmente i bambini pregano volentieri, sono naturalmente religiosi e portati alla pietà . Ma poi, divenuti ragazzi, molti di loro diventano indifferenti alle pratiche religiose: non pregano più, non credono più! E questo porterà  certo gravi conseguenze nella loro vita e non solo...
Non si può non pensare a un difetto di formazione.
Troppi oggi "allevano" i loro bambini senza Dio, senza metterli in contatto con Lui. Perciò, già  appena adolescenti, quando si avviano verso la vita, questi ragazzi si trovano vuoti e soli, in balia delle loro passioni e devono sostenere dure lotte interiori da cui è normale che escano sconfitti. Non hanno infatti l'amico più vero, anche se invisibile, a cui confidare le loro preoccupazioni e il loro smarrimento interiore. Gesù ci avverte: "senza di me non potete far nulla" (Gv. 15, 5).
Dio e solo Dio può essere questo amico intimo di cui ha bisogno l'uomo. Può esserlo e vuole esserlo! "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò" (Mt 11, 28).
C'è¨ il confessore, è vero, ma non sempre è facile ricorrere a lui, e non sempre basta. L'uomo ha bisogno non solo di perdono e di consiglio, ma anche di aiuto e di un conforto continuo, sempre disponibile ed efficace. In certi momenti il ragazzo si ripiega su se stesso nella speranza di risolvere i suoi problemi e, se non ha confidenza con Dio, si affloscia pian piano nella sfiducia e quasi sicuramente arriverà  a perdere la luce della fede.
Quante sconfitte si potrebbero evitare! Se c'è Dio nella formazione del bambino... difficilmente mancherà  poi nel cuore del ragazzo, e più tardi, nel cuore dell'uomo.


UN RUOLO IRRINUNCIABILE

A tutti gli educatori, e in particolare a voi genitori, il Signore ha affidato un compito importantissimo: quello di formare il bambino per prepararlo al suo alto destino soprannaturale ed eterno. Perciò è vostro preciso e grave dovere:
far sentire al bambino il bisogno di Dio;
orientare e incamminare il bambino verso Dio;
dare Dio al bambino e il bambino a Dio;
coltivare nel bambino il gusto delle cose di Dio;
insegnare al bambino a parlare con Dio;
portare il bambino a
Gesù Eucaristia.


UNA MAMMA ESEMPLARE

Nei dintorni di Laval (Francia) incontrai un giorno un bambino seduto lungo la strada, in campagna. Lo avvicinai, e gli chiesi: "Sai fare il segno della Croce?". Il bambino sorrise, e lo fece molto bene. Intanto si avvicinò sua madre e mi disse: "Lo interroghi sul catechismo, vedrà  che sa rispondere" Gli rivolsi qualche domanda elementare, a cui rispose con esattezza e disinvoltura. La madre riprese: "Gli chieda pure cose più difficili". Con mia meraviglia constatai che quel bambino era molto ben istruito in campo religioso.

"Quanti anni ha?", chiesi alla madre. "Sei fra due mesi. E' molto buono e prega volentieri".

-Con chi parli quando preghi?
-Parlo col Signore.
-Come fai a parlare col Signore?
-Come quando parlo con la mamma
-E chi preghi?
-Prego Dio, Gesù, la Madonna, gli Angeli, i Santi.
-Cosa farai da grande?
-Quello che vorrà  il Signore.
-E come farai a sapere ciò che vuole il Signore da te?
-Me lo dirà  al cuore, o me lo farà dire dalla mamma, o dal parroco che mi confessa.
-Tu, così piccolo, ti confessi? E che cosa confessi?
-I peccati.
-Ma tu, così piccolo, non fai peccati! Il bambino abbassò gli occhi e disse piano:
-Faccio delle mancanze, ma le confesso, e Dio mi perdona.

Chiesi alla mamma da chi suo figlio avesse imparato quelle cose a quell'età . Mi rispose: "Poco per volta, un po' tutti i giorni, mentre si veste, mentre fa colazione, quando alla sera tarda ad addormentarsi, o quando lo porto con me, gli parlo di Dio, e così, pian piano, impara ad amare il Signore".
Lodai quella mamma, diedi un'immaginetta al bambino, e me ne andai tra il confuso e il commosso, dicendo in cuor mio: "Fortunato te, caro bambino, che hai una mamma così". Se tutte le mamme e i papà  sapessero insegnare ai bambini le cose dl Dio, come insegnano altre cose della vita, la società  sarebbe salva.


RIFLETTIAMO

I bambini pensano a tante cose: la loro mente si sviluppa acquistando ed elaborando sempre nuove conoscenze. Si formano così un patrimonio di convinzioni che guiderà  poi la loro condotta per tutta la vita.
In continuo contatto con la natura, ne scrutano le leggi, ne indovinano a poco a poco i segreti. In questo lavoro il bambino è guidato da tutti quelli che lo circondano e, in particolare, da quelli che curano la sua educazione.
Questo bambino, la cui mente non riposa mai, neanche quando dorme, e che pensa continuamente a qualche cosa, pensa anche a Dio? Non c'è invece il pericolo che passi la sua infanzia senza mai pensare realmente ai Signore, senza trattenersi e parlare con Lui familiarmente come fa con i suoi cari? E che poi per tutta la vita risenta di questa lacuna, e non avverta il bisogno di Dio, e non se ne occupi più di tanto, o lo veda come un essere che non ha nulla da spartire con lui?
Ci sono purtroppo tanti uomini che, pur non essendo cattivi, non pensano mai a Dio.
Ci sono in giro molti uomini d'affari, ma pochi uomini di Dio.


DIRE PREGHIERE E PREGARE 

Ma il bambino parla davvero con Dio nella preghiera? Si può dubitarne. Di molti bambini che pregano, cioè che dicono delle formule di preghiere imparate a memoria perché sentite dalla mamma, non si può dire che parlino col Signore, e cioè che preghino veramente.
Spesso ci si limita a insegnare delle formule di preghiere, ma non si insegna a pregare, a parlare con Dio come si fa tra persone amiche.
Che cosa vuol dire pregare?
Vuoi dire trattenersi con Dio e conversare con Lui, per dirgli che Lo amiamo, che Lo adoriamo, che Lo ringraziamo, che vogliamo vivere per Lui, che da Lui speriamo ogni bene, che è Lui la nostra vita, la nostra guida, la nostra forza, la nostra speranza, la nostra ricompensa in eterno... per chiedergli che ci conceda quanto ci occorre, che ci perdoni i peccati commessi... Vuol dire riconoscere che ci sentiamo in tutto dipendenti da Lui, vuol dire chiamarlo in nostro aiuto, invocarlo nei bisogni ordinari e straordinari, in una parola, significa: star bene con Lui.
Se questo è pregare... possiamo pensare che i nostri bambini, limitandosi a ripetere solo materialmente delle formule che insegniamo loro, provino questi sentimenti?
Non ci sarà  invece il pericolo che la loro mente e il loro cuore rimangano aridi, perché non "sentono" nulla di quanto esprimono con la bocca? E che Dio, non essendo più al centro della loro attenzione all'infuori di quel momento, diventi un essere estraneo alla loro esistenza?
Purtroppo, è quello che succede a tanti.


SUGGERIMENTI SPICCIOLI 

Le semplici formule di preghiere, per quanto necessarie, non possono bastare,
perché la mente non riesce sempre a soffermarsi sulle idee espresse dalle parole e allora l'intelligenza, il cuore e la volontà  non partecipano e restano vuoti, freddi e lontani.
Per questo, invece di dirgli semplicemente "Di' le tue preghiere", sarebbe opportuno dirgli: "Parla col Signore... adora il Signore... onora il Signore... chiedigli quello che desideri... Vieni che parliamo con la Madonna... Ora parla col tuo Angelo Custode... Parliamo un po' con San Giuseppe...". Invece di dirgli: "Recita l'atto di dolore", diciamogli: "Domanda perdono al Signore dei peccati che hai fatto". Domandiamogli qualche volta: "Hai parlato col Signore? Chiedi al Signore se è contento di te. Dopo la Comunione, ti sei confidato con Gesù? Hai ascoltato cosa voleva dirti? Gli hai promesso il tuo impegno?..."
Così il bambino impara concretamente a parlare con Dio, con Gesù, con Maria SS.ma, con i Santi e non ricorrerà  più solo a formule imparate a memoria, ma al linguaggio della conversazione, che è il linguaggio del cuore.


VERA PREGHIERA 

Ecco una preghiera di un bambino di otto anni; c'è tutta la freschezza dell'innocenza e della spontaneità  di un piccolo cuore che sa amare: "Mio Dio, fa' che presto diventi grande, così posso aiutare il papà  e la mamma. Fammi diventare buono, sai che qualche volta non ci riesco. Fa' che non manchi la legna per accendere il fuoco, lo sai che fa freddo nella nostra soffitta. E fa' anche che lo zucchero non costi troppo, perché mi piace e mi fa bene. Signore, perché il papà  non dice le preghiere alla mattina e alla sera? Forse le ha dimenticate o non ha tempo? Pregherò io per lui. Fa' che il papà  abbia sempre lavoro e che non si ammali come l'anno scorso, perché allora non avrebbe la paga. Signore, fa' che mio fratello ritorni presto dal fronte; perché la mamma piange sempre, e ha paura che non tomi più. Fa' che non sia ucciso, e non sia nemmeno ferito alle braccia se no non può più lavorare. Fammi stare buono a scuola, e di' al mio compagno di banco che non mi disturbi quando il maestro spiega. E poi fa' che venga in Paradiso col papà , con la mamma, col fratello, col parroco, col maestro, con tutti i compagni, e anche con la signora Lena che vende le castagne sull'angolo della via, perché quando vado a comperarne, me ne dà  sempre qualcuna in più".
Non si trova certo in alcun libro questa preghiera sicuramente tanto gradita dal Signore. Ogni bambino, se fosse aiutato, sarebbe capace di esprimere i suoi piccoli desideri, i suoi bisogni e le sue debolezze. Ogni bambino sarebbe capace di fare la "sua" preghiera e di modificarla, secondo le circostanze.


UNA PRIMA CONCLUSIONE 

Le formule, da sole, dunque, non possono esprimere tutti i bisogni e i sentimenti dell'anima
, tutto ciò che può preoccuparla quando prega. E questo perché le formule sono preghiere spesso composte molto tempo fa, e quindi non sempre adatte allo stato d'animo di chi in seguito le avrebbe recitate. Si è scivolati così, pian piano, in un modo di pregare sbagliato. C'è chi dice un "Padre nostro" o un'"Ave Maria" a Sant'Antonio. Sarebbe più giusto dire: "Sant'Antonio, aiutami in questa mia necessità ...", oppure: "Signore, Madonna mia, aiutatemi...".
Molti hanno un'idea confusa della preghiera, che per loro si limita a qualche formula di cui non capiscono il senso, non sanno conversare con Dio ed esporgli i loro bisogni con parole proprie, dettate dal cuore.
Non comprendendo queste formule, non ne provano alcun conforto e non ne traggono alcuna fiducia; così se la loro preghiera, mancando delle dovute condizioni, non è esaudita, perdono la voglia di pregare e, pian piano, perdono anche la fede nella preghiera e non pregano più.


IL LINGUAGGIO PIU' ADATTO 

Un bambino che recita a memoria una poesia o copia per i genitori una letterina di augurio, non esprime sentimenti suoi: ripete o scrive ciò che altri hanno pensato, ma non usa parole sue, non esprime sentimenti sbocciati dal suo cuore, e proprio per questo si dà  a quelle espressioni di affetto un valore molto relativo.
Ma il bambino generalmente non si serve di un linguaggio preso a prestito, ha il suo linguaggio spontaneo, vero, sincero, ed è quello che piace di più ai genitori.
Se un bambino desidera un oggetto che ha visto in mano a un compagno o in una vetrina, non va a cercare in un libro una formula per domandarlo al papà  o alla mamma, ma esprime il suo desiderio con parole sue, così, come gli viene più facile. E perché col Signore non si dovrebbe fare altrettanto? Perché con Lui si usano sempre e solo formule di preghiere?
Perché non abituare il bambino a esprimere al Signore i suoi stati d'animo con parole sue come fa con il papà  e con la mamma?


OTTIMA RISPOSTA 

A un gruppo di bambini è stato chiesto: "Se voleste ottenere una grazia e non trovaste sui libri una preghiera adatta per chiederla, come fareste?". Molti rimasero imbarazzati; chi rispose in un modo, chi in un altro. Uno solo disse: "Si inventa", gli altri non avevano mai pensato di parlare al Signore con parole loro.
Spesso diciamo delle formule di preghiere, ma non preghiamo, perché ci limitiamo a ripetere ciò che altri hanno scritto nei libri di devozione.
Una bambina, incaricata di recitare a voce alta una consacrazione al Sacro Cuore, giunta alle parole: "Mio Dio, perdono di tanti peccati che ho commessi..." si interruppe e, rivolta al parroco, piangendo, disse: "Ma io non ho fatto tanti peccati...".
Povera bimba, sentiva che stava usando un linguaggio non suo, che non corrispondeva ai suoi desideri e ai suoi bisogni.
Volevano farle esprimere sentimenti non suoi.


E' CAPACE IL BAMBINO Dl PARLARE CON DIO? 

Come è capace di parlare ai genitori, ai nonni, agli zii, per ottenere da loro ciò che desidera e per esprimere loro il suo affetto, così il bambino ha la capacità  di parlare con Dio e di esprimergli ciò che ha nel cuore. Ma anche in questo bisogna formarlo e guidarlo.
Quando viene lo zio o il nonno... gli si dice: "Saluta, domandagli se sta bene domanda come sta la zia, manda i saluti alla nonna... ". E il bambino, formulando il suo saluto o la sua domanda, si educa alla vita sociale. Divenuto più grande, continuerà , con un linguaggio più adatto all'età , il dialogo con i suoi cari.
Ci sono invece dei bambini che sembrano come intontiti, non sanno dire due parole, o scappano e vanno a nascondersi appena vedono l'ombra di qualcuno. E questo perché nessuno li ha mai educati alla vita sociale, spontanea e cordiale.
Il bambino va dunque formato alla preghiera, si deve insegnargli a parlare col Signore, a esporgli i suoi sentimenti di amore, di riconoscenza, di fiducia, ecc...
E non è difficile. Infatti, quando riceve un regalo da qualcuno, diciamo al bambino: "Ringrazia"; quando ha fatto qualche mancanza verso uno della famiglia, gli diciamo: "Domanda perdono, prometti di non farlo più". E il bambino impara a dire le parole più adatte per le varie occasioni, certamente senza ricorrere ad alcuna formula stampata.
Così a volte diciamo al bambino: "Va' a tener compagnia al papà , alla mamma, alla nonna... Sta' qui con me, parliamo un po'". E il bambino fa come gli si dice e, a suo modo, parla e trova sempre qualcosa da dire.
Se gli diciamo: "Venendo a casa, passa dalla nonna a salutarla, domandale se sta meglio... Passando vicino alla casa dello zio, digli che venga a trovarci, che il papà  ha bisogno di parlargli, ecc... ", il bambino esegue, e non ha difficoltà  a esprimere il messaggio con parole sue.
Così qualche volta potremmo anche dirgli: "Va' di là  e parla un po' con il Signore, con Gesù, con la Madonna... Venendo a casa, passa da Gesù in chiesa, e salutalo per tutti noi; digli che guarisca la sorellina, che protegga il papà  in viaggio, che lo faccia ritornare presto... Domandagli perdono delle tue mancanze, e promettigli che sarai più buono... Prima di venire via di chiesa manda un bacio a Gesù nel Tabernacolo...".
Tutte cose che il bambino può fare e farebbe volentieri ma bisogna educarlo, come si fa per altre cose della vita.
Bisogna saper cogliere ogni occasione per insegnargli a parlare con Dio, come farebbe con i genitori, con un parente, con un amico. Dio deve essere tutto questo agli occhi e al cuore del bambino.
E non crediamo che questo sia difficile per il fatto che il bambino non vede né Dio, né la Madonna né i Santi.


UNO ZIO LONTANO... EPPUR VICINO 

Un giorno un bimbo di quattro anni stava scribacchiando a suo modo, su un pezzo di carta.
-Che fai?
-Scrivo allo zio Francesco.
-Lo conosci?
-No, ma mi manda sempre dei bei regali.
Lo zio Francesco lavorava all'estero e non aveva mai visto questo suo nipotino, ma gli mandava spesso dei doni. Quando i genitori gli davano qualche regalo che veniva dallo zio, gli dicevano: "Te lo manda lo zio Francesco mandagli un bacio". E il bambino mandava i baci allo zio che non aveva mai visto; ed ora gli era venuto in mente di scrivergli una letterina. La riconoscenza e l'affetto, pian piano, si facevano strada in quel piccolo cuore.
Dio manda continuamente dei regali ai nostri bambini; facciamoli riflettere sui doni che ricevono e su Chi li manda. Parliamo spesso di Dio, di Gesù, di Maria SS.ma, degli Angeli, dei Santi... e il bambino, anche senza averli mai visti, se ne farà  un'idea e, a poco a poco, il pensiero di queste Persone gli diventerà  familiare: anche se invisibili, le sentirà  vicine e saprà  invocarle.
Un bambino sta tranquillo e dorme anche al buio, se è certo che la mamma è in casa: anche se non la vede, nulla lo intimorisce. Diciamo spesso al bambino che Dio è sempre presente e pronto ad aiutarlo nel bisogno, a premiarlo se fa bene, ma ricordiamogli anche che è rattristato se fa il male... e che, in ogni situazione, non ha che da chiamarlo, perché subito Lui si faccia sentire al suo cuore.


DIO ESAUDISCE I BAMBINI 

Un ragazzino di 11 anni era stato escluso da un concorso, perché sembrava gli mancasse una condizione. Ne fu molto addolorato. Il giorno della prova, al mattino, rimase a lungo nella sua stanza... Quando andò dal papa gli chiese:
-Non è venuto nessuno a chiamarmi?
-Perché cosa?
-Per il concorso.
-Ma se non sei stato ammesso!?
Il bambino abbassò gli occhi, triste, e disse: "Eppure... ho pregato tanto!..". Gli pareva impossibile che il Signore non avesse esaudito la sua preghiera tanto insistente e fiduciosa.
In quel momento arrivò un compagno di scuola e gli disse: "Il preside ha riesaminato bene la pratica e ti ha ammesso; vieni, fa' presto, fra poco comincia l'esame..."
Al papà  che gli chiese come avesse pregato, rispose: "Ho detto tante volte al Signore: 'Fammi la grazia di essere ammesso al concorso, fammi questo piacere, sarò sempre buono, fammi il piacere, non negarmelo. Ho studiato tanto e studierò anche di più per far piacere a Te, Signore, e ai miei, ma fammi questa grazia!'".
Linguaggio infantile... dirà  qualcuno. Non così la pensa Gesù, che chiamava i bambini attorno a sé e parlava con loro familiarmente e li accarezzava. Questo è appunto il linguaggio che piace a Lui: "Lasciate che i bambini vengano a me... perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio" (Lc 18, 16).
Racconta un parroco che un bambino povero, avendo la mamma ammalata in una misera soffitta, scrisse una lettera al suo Papà  del Cielo e la imbucò nella cassetta delle elemosine. Tra i soldi delle offerte il parroco trovò quella lettera. Commosso da tanta ingenuità , andò all'indirizzo segnato sulla busta per portare un po' di aiuto. Fu così che il buon Dio esaudì la preghiera di quel bambino, che ebbe sempre più fiducia nel Signore e nell'efficacia della preghiera.
Un altro povero bambino di sette anni, credendo di essere solo in chiesa, stando vicino al Tabernacolo ripeteva: "Gesù, sii Tu mio padre. Gesù, sii Tu mio padre". Un signore che, non visto dal bambino, stava pregando li vicino, gli si avvicinò e gli disse:
-Perché chiedi a Gesù di farti da padre?
-Sono rimasto orfano, non ho più nessuno. Pochi giorni fa è morto mio papà , e morendo mi ha raccomandato: "Prega Gesù perché ti faccia da papà ".
Quel signore, commosso, gli disse:
-Il Signore ha esaudito la tua preghiera. Tu hai perduto il papà  e io ho perduto il mio unico figlio. Se vuoi venire con me, io sarò il tuo papà , in nome di Gesù!


LA SAPIENZA DEI BAMBINI 

Il bambino innocente tende naturalmente a Dio
: è un'inclinazione che gli è stata messa nell'anima da Dio stesso nel Battesimo. Il bambino sente Dio, gusta Dio e, se lo si fa riflettere, se si eleva la sua mente e il suo cuore a Dio, ascolta volentieri quando si parla di Lui, e sarà  portato a parlargli più spesso di quanto immaginiamo.
Un giorno vidi una bimba mandare dei baci attorno a sé, in tutte le direzioni. "Che fai?", le chiesi. "Mando dei bacini al Signore che è dappertutto."
Un sacerdote chiese a un bambino: "Ci possono essere due Dio?" Rispose prontamente: "E dove metterlo un altro Dio, se ce n'è già  uno dappertutto?".
In questo linguaggio semplice di un bambino c'è tutta la sapienza di un teologo.


IL RISCHIO DI PERDERE DIO 

A un papà  o a una mamma fa piacere vedere il loro bambino che si avvicina spontaneamente, non per recitare un complimento imparato a memoria, ma per dire parole di affetto che gli escono dal cuore: "Mamma, quanto sei buona; ti voglio tanto bene... Papà , grazie per il bel giocattolo che mi hai comperato...".
Un papà  mi raccontava, commosso, che suo figlio, al quale in occasione del suo compleanno aveva regalato un orologio, ogni tanto, durante il pranzo, si alzava e gli saltava al collo con mille espressioni affettuose come il cuore gli dettava, per esprimergli la sua gioia e la sua riconoscenza per il dono ricevuto.
Anche il Signore regala continuamente ai bambini, suoi figli carissimi, molti doni. E come potrebbe non gioire nel sentirsi ripetere da loro espressioni affettuose di riconoscenza che partono dal cuore, spontanee, e non sempre e solo delle formule imparate a memoria?
Che diremmo di un bambino che si limitasse a ripetere espressioni imparate a memoria da un libro, e non avesse mai una parola tutta sua, neanche in casa con i familiari?
Se non educhiamo i nostri bambini alla preghiera spontanea li priviamo, e con loro priviamo il Signore, di una grande gioia e lasciamo in essi una lacuna che rischia di non colmarsi più. Fatti adulti, troveranno come ostacoli sul loro cammino gli affari e le passioni... e se non sono stati abituati fin da piccoli a usare un linguaggio familiare con Dio, non ne sentiranno il bisogno e consumeranno i loro giorni nella freddezza verso il Signore, "arrangiandosi" come potranno, vivendo da illusi o da disperati, ma comunque in modo sterile e dannoso. E quanti ce ne sono in queste condizioni...!
Se si comincia a studiare una lingua da adulti, non si arriverà  mai a una pronuncia perfetta. così, se con Dio non si impara il linguaggio del cuore fin da bambini, è molto difficile impararlo da adulti.


INSEGNIAMO LA PREGHIERA SPONTANEA 

Quando il bambino ha qualche pena, va spontaneamente dalla mamma e in lei cerca aiuto e conforto. Talvolta la mamma lo invita a rivolgersi al papà , se questi può fare qualcosa di più che lei non può fare.
E perché allora non suggerire al bambino di ricorrere anche al Signore e alla Madonna quando ha qualche bisogno, specialmente spirituale, qualche grazia da chiedere o qualche difficoltà  da superare? Suggeriamo al bambino di pregare, di domandare ciò che desidera. Così più tardi, da adulto, quando avrà  bisogno di qualunque cosa, di riuscire in qualche impresa, saprà  a Chi rivolgersi per ottenere luce e forza nei suoi problemi.
Se invece, come già  detto, è stato solo educato a dire meccanicamente qualche formula, senza mai conversare intimamente con Dio, a tu per tu, con espressioni sue, più tardi o lascerà  del tutto quelle formule, a cui non ha mai dato grande importanza, e che ritiene cose da bambini o da vecchi, o continuerà  a dirle senza attenzione, perché non gli ispirano alcuna fiducia, né elevano il suo cuore a Dio, a cui non è mai stato abituato a parlare con la confidenza di un figlio.
E così abbiamo uomini e donne che, mentre da bambini sulle ginocchia della mamma hanno pregato, nell'uso comune dell'espressione, cioè hanno detto delle preghiere, da adulti non pregano più, e vivono senza Dio! Le formule che dicevano da bambini, senza riflettervi, mancavano di calore, e per questo sono rimaste lettera morta per il loro cuore, e non hanno dato vita all'anima. E' così che, pian piano, si è spento il gusto di Dio, donato da Dio stesso nel giorno del Battesimo.
Ecco perché ci sono uomini e donne che affrontano tutti i problemi della loro vita senza tener conto di Dio e del suo diritto d'intervenire noi loro affari! Si sentono perfino dire con arroganza frasi blasfeme del tipo: "Dio faccia gli affari suoi e io mi faccio i miei. Io non gli chiedo niente, perché non ho bisogno di Lui...".


INSEGNIAMO A PREGARE CON LE FORMULE 

Che fare dunque? Non insegnare più ai bambini le solite formule di preghiere? No, sarebbe una conclusione sbagliata. La preghiera usuale, espressa con le formule è utile, anche perché può fornire un'ottima base alla preghiera spontanea.
Gesù ci ha insegnato la più sublime formula di preghiera. La Chiesa, nostra Madre e Maestra, prega per tutti, con formule comuni, e ci esorta a ripeterle con i suoi ministri.
Dobbiamo dunque far imparare e far dire le preghiere tradizionali, cercando, ovviamente, che non si riducano ad essere solo parole ripetute meccanicamente.
Bisogna far riflettere i bambini sul significato di quelle parole, perché, quando le recitano, accompagnino con la mente e col cuore ciò che dicono con la bocca.
Un po' alla volta è bene far imparare tutte le preghiere e spiegarne il significato. Per esempio: "Padre nostro che sei nei Cieli... Dov'è il Signore? E' solamente in Cielo? Con chi parli ora? Ti sente? Ti ascolta? Ti vuole bene? E tu vuoi bene a questo Padre?... Rimetti a noi i nostri debiti... Che debiti abbiamo con Dio? E noi verso gli altri come dobbiamo comportarci? Possiamo vendicarci?... Ave, Maria... Con chi parli ora? Chi è Maria? Di chi è Madre? E' solamente Madre di Gesù?...".
Certamente i bambini capiscono più di quello che noi pensiamo. Un bambino, mentre faceva il segno della Croce, arrivato alle parole: "del Figlio", s'interruppe e domando alla mamma: "E la Madre non c'è? Ci sono solo il Padre e il Figlio?". Un altro bambino, che stava imparando il "Confesso a Dio onnipotente" in preparazione alla sua prima Confessione, arrivato alle parole: "ai Santi Apostoli Pietro e Paolo e a tutti i Santi", si fermo e domando "Ma devo confessarmi a tutta questa gente? Io mi vergogno!"
Un giorno un bambino povero, dicendo il "Padre nostro", alle parole: "Dacci oggi, il nostro pane quotidiano", chiese alla mamma se, oltre al pane, non poteva domandare anche qualcos'altro da mangiare.
Parliamo al bambino di Dio, e il bambino ci capirà !


LA PREGHIERA LITURGICA 

Ma non basta educare il bambino alla preghiera personale, bisogna educarlo anche alla preghiera comunitaria e liturgica. Così, quando assiste alla S. Messa facciamolo riflettere sull'importanza dei diversi momenti. Non basta comperargli un bel libretto di preghiere e portarlo in chiesa. Le cerimonie del culto devono parlare al suo cuore, e questo non avviene se non gli si spiega ciò che vede.
Si porti qualche volta il bambino in chiesa anche quando non ci sono delle funzioni sacre per fargli conoscere meglio il luogo e ciò che serve al culto: l'altare, il Tabernacolo, il pulpito, il confessionale, l'acqua santa, la lampada che segnala la presenza di Gesù Eucaristia, ecc... Si chieda anche al parroco che faccia vedere i vasi sacri, le vesti liturgiche, ecc... Diamo al bambino tutte queste nozioni, finché la sua mente è ancora tenera e può esser plasmata dal senso del sacro e del mistero. Tutto serve a formarlo. Cosi il bambino, già  educato alla confidenza con Dio, verrà  anche educato a sentire la sua infinita maestà  e la presenza dell'invisibile nascosta nelle parole e nei riti sacri.


VERE PREGHIERE 

Come pregavano gli Apostoli?
"Salvaci, Signore, siamo perduti!" (Mt 8, 25). Come prego il buon ladrone in croce? "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno" (Lc 23, 42). Come pregò la Cananea? "Pietà  di me, Signore, mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio" (Mt 15, 22). Come si vede, non ricorsero a formule attinte dai libri, ma uno per uno inventarono la preghiera adatta alla circostanza, al bisogno. E come pregò Gesù nell'orto degli Olivi? "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice..." (Mt 26, 39).
Ma i bambini sono capaci di inventare preghiere simili a queste? Si dovrebbe credere che Dio non abbia dato loro la capacità  di parlare confidenzialmente con Lui? Dio, che ha fatto il loro cuore, non lo avrebbe dotato della facoltà  di sentirlo, di amarlo e di parlare con Lui?
Gesù che amava avere attorno a Sé i bambini, forse si accontenta di averli muti o di sentirli ripetere solo dei complimenti imparati a memoria?
Naturalmente bisogna formare i bambini a questo modo di esprimersi, a questa intimità  col Signore.
Se un bambino non sentisse mai nessuno conversare, se non facesse mai una visita in casa d'altri, o comunque se fosse escluso da qualsiasi rapporto con altre persone, o se sentisse i grandi confabulare tra loro sottovoce o con un linguaggio a lui sconosciuto, pensate che diventerebbe capace di parlare con gli altri? Normalmente, invece, gli si raccomanda: "Quando viene qualcuno, o si va da qualcuno, parla anche tu come parlano tutti e come facciamo anche noi. Non restartene zitto; e se ti offrono qualcosa, ringrazia; domanda come stanno, ecc...".
Ebbene, col Signore facciamo altrettanto? Educhiamo il bambino a ringraziare Dio dei tanti doni che riceve?
"Ma a questo - si sente dire - i bambini non ci pensano". Certo, come è vero che non cercherebbero di imparare a conversare se non assistessero alle nostre conversazioni. In chiesa, ci vedono muovere le labbra, ma non sanno che cosa diciamo al Signore.
Dopo la Comunione una bambina prego a lungo, e poi disse alla mamma: "Ho già  Detto a Gesù la preghiera del mattino e già  ho recitato la poesia che mi ha insegnato la maestra... che cosa devo dirgli ancora?...". Quella bambina voleva parlare con Gesù, ma nessuno le avevano mai insegnato a parlare cuore a cuore con Lui!
In casa i bambini non sentono mai conversare col Signore, tuttalpiù sentono dire delle formule, come il Rosario o altre preghiere... cose buone, ma una vera conversazione col Signore non la sentono mai. E allora, ovviamente, non pensano nemmeno loro a parlare col Signore.
Se invece, vedendo la mamma triste, la sentissero pregare dal fondo del cuore per chiedere questa o quella grazia, con parole che escono spontanee dal cuore strappate dal dolore o dal bisogno; se quando si è nella gioia sentissero i genitori ringraziare il Signore con parole inventate lì per lì, sgorgate da cuori riconoscenti... allora imparerebbero anche loro a invocare Dio, la Madonna e i Santi; a ringraziarli col linguaggio del cuore, spontaneamente.
Per esempio, in una disgrazia: "Signore, aiutaci; vedi che disgrazia ci è capitata! Tu vedi tutto, Tu puoi aiutarci! Abbiamo meritato i tuoi castighi, ma Tu perdonaci, saremo più buoni".
O in un momento di pericolo: "Signore, pietà , aiutaci; evitaci questa disgrazia; confidiamo in Te, perché da soli non possiamo nulla. Gesù, che tanto compatisci le miserie umane, aiutaci...".
Nella gioia: "Grazie, Signore, della tua bontà  verso di noi. Quanto sei stato buono con noi... Grazie!".
E' andato bene qualche affare? "Grazie, Signore, di questo aiuto. Te ne siamo riconoscenti. Tu sei stato buono con noi e noi vogliamo essere generosi con i poveri, perciò porteremo al parroco questa offerta per chi è nel bisogno".
E questo davanti ai figli, che sentano e imparino.
E' ammirevole il delicato pensiero del "Sarto" nel Manzoni. Il raccolto è stato scarso? "Grazie lo stesso, Signore, non meritiamo neanche questo, siamo così poco buoni. Perdonaci, Signore, aiutaci in altro modo. Per ora ci accontentiamo di quello che ci avete dato".
Il bambino, testimone di questi sentimenti, di queste preghiere dei genitori, non sarà  mai tra quelli che dimenticano ciò che Dio concede e lo bestemmiano per quello che non dà ; e saranno forti e rassegnati nelle prove della vita.
 

SPONTANEITA' DEI BAMBINI 

Dopo la preghiera ordinaria, qualche volta invitiamo il bambino a stare un po' solo con Gesù: "Ora va' nella tua stanza e parla con Gesù, digli qualche cosa".
Arrivato un giorno, sul far della sera, all'isola Bella, sul Lago Maggiore, mi recai nella piccola chiesa e vi trovai quasi tutte le famiglie dell'isola riunite. Terminate le preghiere usuali il sacerdote disse: "Ora ognuno chieda al Signore, per alcuni minuti, le grazie personali di cui ha bisogno". Dopo un breve momento di profondo silenzio il sacerdote concluse benedicendo tutti in nome di Dio. Ecco ciò che si dovrebbe fare in ogni famiglia cristiana e anche nelle nostre parrocchie. Non preoccupiamoci di cosa diranno al Signore i nostri bambini. Usino pure il loro linguaggio infantile, è ciò che desidera Gesù.
Un giorno, in treno, fui presente a questa scenetta. Un bambino di due anni fu messo a dormire sulla reticella dei bagagli, come fosse una valigia. Poco dopo, tra la mamma e il bambino cominciò questo dialogo: "Mamma!". "Dimmi, gioia!". "Mamma!". "Gioia!". "Mamma!". "Gioia mia!". E continuarono così per un bel po' senza dirsi altro! Si capiva che quella mamma e quel bimbo gioivano più che se avessero fatto grandi discorsi. E perché Gesù e i bambini non dovrebbero parlarsi con altrettanta semplicità ?
Una mamma, entrata nella stanza della sua bambina di otto anni, la trovo in ginocchio con la coroncina del Rosario in mano.
-Che fai, bambina mia?
-
Dico il Rosario.
-Ma l'abbiamo già  detto prima, tutti insieme!
-Si, quello alla Madonna, ora dico quello dl
Gesù...
-Come fai? Che cosa dici? "
-Dico:
Gesù, io ti amo; Gesù, sei bello; Gesù, sei buono; Gesù, ti voglio bene... e così faccio passare tuffa la corona. E ai grani grossi dico: Gesù mio, fammi la grazia di amarti sempre e di non fare mai nulla che ti faccia dispiacere.
Mamme, che capite così bene il linguaggio semplice dei vostri bambini e lo preferite ai discorsi studiati ed eleganti degli adulti, pensate che anche Gesù ama la conversazione con le vostre creature, Lui che ha detto: "Lasciate che i bambini vengano a me di essi è il Regno dei Cieli" (Lc 18, 16).


SENSIBILITA' DEI BAMBINI 

I bambini sono sensibilissimi ai buoni sentimenti, ai buoni esempi e a tutto ciò che è soprannaturale. Ma bisogna formarli, istruirli e insegnare loro come devono fare.
Un bambino che al cinema aveva assistito alla Passione del Signore, non voleva più andare a vedere nessun film, perché, diceva: "Fanno soffrire Gesù".
In una famiglia tutti piangevano davanti alla salma del nonno. Un bambino di cinque anni disse: "Perché piangete? Il nonno è in paradiso; sta bene e prega per noi". Che semplicità ! Che candore!
Invitiamo il bambino a pensare a Dio anche nei momenti più normali.
Per esempio, se vede dei fiori: "Ringrazia Dio che li ha creati così belli e profumati". Se vede gli uccelli e li sente gorgheggiare: "Vedi, il Signore li ha creati per rallegrare la nostra vita". Vede della bella frutta sugli alberi: "Ringraziamo il Signore che ci dà  tante cose buone". C'è un temporale e il tuono fa paura: "Impara a temere Dio, che con un fulmine potrebbe sterminare chiunque". Ma diciamogli anche che non deve temere se è in grazia di Dio, perché la morte non è un vero male, se non per chi è in peccato.
A 17 anni Franco Castagnini si vide condannato a morire per una grave malattia. Ai suoi cari che piangevano chiese di avvicinarsi. Quando i genitori, i nonni e gli zii furono vicini al letto, disse loro: "Dite con me: Signore, sia fatta la tua volontà ". E siccome, commossi, esitavano a ripetere quelle parole, li esortò: "Dite forte con me: Signore, sia fatta la tua volontà ". Poche ore dopo spiro sereno e andò incontro al Signore.
Stava morendo un ragazzino di 12 anni. La mamma, desolata non si dava pace, piangeva da far pietà . Il figlio, per consolarla, le disse: "Mamma, non piangere, sono certo che andrà in Cielo perché non ho mai commesso un peccato mortale".
Se vedete portare al cimitero un morto, dite al bambino: "Ringrazia il Signore che ti mantiene in vita, e pensa che, come quel defunto, tu pure dovrai presentarti al tribunale di Dio ed essere giudicato". Se il vostro bambino conosce qualcuno che è malato, suggeritegli: "Domanda per lui la guarigione al Signore e ringrazialo che ti dà la salute". Se vede un bel cielo stellato: "Com'è bello e com'è grande... molto più bello, molto più grande è Dio che ha creato tante cose...". Se una foglia cade dal ramo: "Vedi, assomiglia alla vita che prima o poi se ne va...". Se vede fare un'azione buona da una persona: "Se sarai buono anche tu e vorrai bene al Signore, un giorno ti accoglierà  e ti stringerà  al suo cuore per sempre...".
Si dicono tante banalità  ai bimbi e si pensa così poco a formarli a quelle idee e a quei sentimenti sublimi che riguardano le cose soprannaturali, a cui dobbiamo saperci elevare anche contemplando la natura.
Un giorno una bambina, in campagna, sentendo la mamma dire: "Che bel panorama!", subito rispose: "Ringraziamo Dio che ci ha dato gli occhi per vederlo".


IL BAMBINO HA SETE DI DIO 

I
bambini formati alla scuola del soprannaturale sanno far riferimento a Dio in tutto e in Lui si rifugiano prontamente e con fiducia nelle loro necessità . Più di noi adulti sono capaci di sentire e di gustare Dio e le cose di Dio. Ma bisogna educarli. Alcuni sono anime privilegiate che destano meraviglia in chi le sente. In essi Dio sa fare miracoli di grazia.
Un giorno San Tommaso d'Aquino (aveva solo 6 anni) fu trovato che girava per le stanze del suo castello in cerca di qualche cosa. Gli chiesero:
-Che cosa cerchi?
-Cerco Dio!
Un caso eccezionale. Ma può capitare che anche bambini particolarmente sensibili finiscano col diventare indifferenti come la maggior parte dei ragazzi, se crescono in un ambiente banale, o se manca loro una guida nelle cose soprannaturali, o se, peggio ancora, ricevono cattivi esempi... Allora soffocano, come fiori caduti nel fango e perdono il loro candore e il loro profumo!...
Poveri quei bambini che non sentono mai parlare di Dio! Pur essendo tendenzialmente affamati di Dio, non c'è chi li nutre. Che vuoto nella loro anima!
Nella vita di Padre Doussot, domenicano, si legge:
"Aveva sette anni quando fu messo alla scuola dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Fino a quell'età  non aveva mai sentito parlare di Dio. Una sera, dopo che i suoi lo avevano mandato a dormire, stando attento che nessuno lo vedesse, scese dal letto, andò pian piano dalla sorellina di cinque anni e... sotto voce:
-Mimi, dormi già ?
-No, Gastone, cosa vuoi?
-Lo sai che c'è Dio!
-Che cosa è Dio?
-E' quel grande Papà  che ha creato tutte le cose...
e qui spiegò quel poco che aveva imparato.
La sera dopo, stessa scena:
-Mimi, dormi?
-No, ma ho sonno.
-Mimi, ascolta una bella cosa!
-Che cosa?
-Il maestro ha Detto che si può parlare con Dio!
-E come si fa? Dov'è?
-Si prega...
-Che cosa vuol dire: 'si prega'?
-Ascolta, e ripeti con me: 'Padre nostro...'
-'Padre nostro...'
-'Che sei nei cieli...'
-'Che sei nei cieli...'
E così le fece ripetere parecchie sere il "Padre nostro", finché lo imparò; e sempre tutto a insaputa dei genitori".
Quei due bambini cercavano Dio e gli aprivano il loro cuore, ma se Gastone non ne avesse sentito parlare almeno a scuola...? Gastone e Mimi divennero più tardi due apostoli della fede.
Una domestica disse un giorno al bambino di casa che aveva sei anni e che frequentava una buona scuola: "Caro il mio bambino, ti adoro!" E il bambino subito: "No, non devi; si adora solo Dio!"


DIO ALLA MENTE E AL CUORE DEL BAMBINO  

Dio manifesta all'uomo i suoi desideri anche con ispirazioni interne
, col suo parlare al cuore.
"Ascoltate la voce del Signore, non indurite il vostro cuore" (cfr. Sal 94, 8). "Ecco, attirerò a me l'anima, la porterò nella solitudine e le parlerò al cuore" (cfr. Os 2, 16). "Ascolterò quello che il Signore mi dice" (cfr. Sal 84, 9).
Si legge nell' "Imitazione di Cristo": "Beata l'anima che ascolta il Signore quando parla dentro di lei...; Beate le orecchie che sentono non la voce risuonante al di fuori, ma la voce che ammaestra al di dentro. Beati gli occhi chiusi alle cose esteriori, e aperti a contemplare quelle interne...".
Dio parla spesso interiormente: ammaestra, domanda, consiglia, incoraggia, rimprovera, spinge l'anima a compiere il bene... E' un lavoro continuo di Dio che vuol santificare l'anima e portarla alla perfezione per cui l'ha creata.
Ma, purtroppo, non sempre l'anima riconosce questa voce interna di Dio, spesso non ci fa caso, confonde le divine ispirazioni con la voglia ordinaria e naturale di fare o non fare una cosa. E così, non ne trae profitto. Non presta ascolto a quella voce che orienterebbe verso i beni soprannaturali e che attirerebbe nuove grazie da Dio e nuova luce per tendere alla perfezione.
Il bambino deve essere educato a riflettere su questo lavorio interno della grazia; altrimenti, anche se Dio parla spesso al suo cuore, inesperto di queste cose, non farà  attenzione alle ispirazioni del Signore e perderà  quei doni di luce e di grazia che gli erano destinati.
Il piccolo Samuele, destinato a divenire profeta, si senti chiamare tre volte da una voce misteriosa; non pensava che fosse Dio a parlargli, ma una voce umana. Solo quando il sacerdote Eli gli disse che era il Signore a parlargli, e lo invito ad ascoltare quella voce e a rispondere, Samuele aprì il suo cuore ai messaggi di Dio e disse: "Parla, o Signore, che il tuo servo ti ascolta" (cfr. 1 Sam 3, 10). Allora il Signore gli parlo e lo ammaestrò.
Facciamo riflettere i bambini sulla voce di Dio che sussurra nel loro cuore e li ispira ora a offrire un servizio, ora a perdonare un'offesa, ora a superare una difficoltà , ora a dire una buona parola a un compagno che soffre, ora a fare una visita a Gesù Eucaristia, ora a pregare per un malato o per un defunto, ecc...
Il bambino ci dice che vorrebbe fare un'opera buona? Invece di dirgli che è buono, diciamogli che è stato il Signore a ispirargli quella cosa. Ci dice che andrebbe volentieri in Chiesa? Diciamogli che è il Signore che lo vuole un po' con sé a tenergli compagnia. Ha detto la verità  anche a costo di avere una punizione? Diciamogli che il Signore gli ha suggerito quell'atto di coraggio e gli ha dato la forza di compierlo. Stenta a perdonare un'offesa? Facciamogli presente che il Signore sta osservando se metterà  in pratica o meno l'invito di Gesù a perdonare a chi gli ha fatto del male. Sente rimorso per qualche colpa? Diciamogli che è la voce interna di Dio che lo richiama al dovere, per perdonarlo e renderlo più buono. Un compagno lo invita al divertimento, mentre sta compiendo un dovere? Ricordiamogli che il Signore lo sta osservando e che attende da lui un sacrificio, una vittoria...
Esortiamolo ad ascoltare Gesù soprattutto dopo la Comunione. Insegniamogli a chiedere al Signore che parli al suo cuore.
E anche noi preghiamo Gesù che parli al cuore dei nostri bambini e che li renda disponibili a fare la sua volontà . Formiamoci noi per primi a questa scuola di Dio, ascoltiamo la sua voce, domandiamogli spesso di darci un cuore attento e docile; diciamogli anche noi: "Parla, o Signore, che il tuo servo ti ascolta".
Solo quando noi saremo capaci di ascoltare il Signore, potremo educare a questa capacità  di ascolto i nostri bambini.


LAVORO E PREGHIERA  

Coltiviamo inoltre nel bambino quella forma di preghiera che rende la vita dell'uomo una lode perenne al Signore, una continua preghiera che lo alimenta.
Gesù ci invita a "pregare sempre, senza stancarsi" (Lc 18, 1). Ti sei mai chiesto come sia possibile questo?
Qualcuno dirà : "Bisogna pure occuparsi di tante altre cose nella vita. C'è un tempo per pregare e un tempo per lavorare. Quando è il tempo di pregare, si prega e quando è il tempo di lavorare, si lavora".
Sì, ma c'è modo e modo di lavorare. Si può lavorare pensando spesso al Signore e offrendo a Lui la nostra fatica, ricordandoci che anche Gesù ha lavorato, che il nostro lavoro ci rende collaboratori di Dio, ci aiuta a purificarci dai nostri peccati, ecc... E così il nostro lavoro diventa preghiera, perché fatto per Dio.
Il bambino può essere educato benissimo a questa forma di preghiera continua. Quando lo esortiamo a fare il suo dovere, uniamoci sempre l'idea che è il Signore che lo vuole e che poi lo ricompenserà . Ricordiamogli spesso che anche nel lavoro Gesù ha faticato e sofferto più di noi, e lo ha fatto per noi, e che vede e apprezza la nostra fatica e ce ne darà  la ricompensa, se lavoriamo per amore suo.
E così, accettando con rassegnazione, e quindi con merito, le fatiche inerenti al compimento del suo dovere e le inevitabili pene provenienti dalla vita di tutti i giorni, il bambino si eleva e si santifica.
Fatto adulto, sarà  uomo temprato al dovere, forte nelle prove della vita e sarà  preparato alle lotte che lo aspettano, e non certo rammollito, rassegnato e sconfitto!


FORMAZIONE MORALE 

Anche il bambino va soggetto a commettere dei peccati, sia pure proporzionati alla sua età ; perciò non dimentichiamo la formazione morale. La sua coscienza deve conoscere il pensiero di Gesù su ciò che è bene e su ciò che è male.
Diamogli un giusto concetto di Dio come fonte della legge, come pure del premio e del castigo. Non è difficile. Come facciamo noi col bambino? Quando è buono lo premiamo con qualche gesto di affetto e quando sbaglia lo rimproveriamo o gli diamo una punizione, in ogni caso non gli diamo alcun segno di affetto. così, facciamogli capire, fa anche il Signore.
A seconda dei casi potremmo dirgli: "Questo fa piacere al Signore... Questo dispiace al Signore... Domanda perdono a Dio... Il tuo Angelo Custode è contento di te... Fa' così e farai piacere al Signore..." Ha fatto una mancanza? Invece di dirgli: "Vedrai che viene l'uomo nero e ti porta via", diciamogli: "Hai dato un dispiacere a Gesù... Il Signore non è contento di te... La Madonna non è contenta di te... Chiedi perdono e prometti di non farlo più...".
Talvolta chiede perdono al papà  o alla mamma. Non tralasciamo di dirgli che deve chiedere perdono anche al Signore. Deve sapere che, oltre ad aver offeso o disgustato i genitori, ha anche mancato a un comandamento di Dio.
Purtroppo, alcuni credono che quando si sono rappacificati con gli uomini, o l'hanno fatta franca, o hanno scontato la pena della loro colpa, secondo la giustizia umana, tutto sia finito. E Dio non conta nulla? Devono anche riparare all'ingiustizia commessa contro Dio; in ogni peccato il primo e principale offeso è proprio Lui che ci ha dato la legge.


LA VERITA' MAESTRA DI VITA  

Diamo al bambino l'idea esatta della giustizia di Dio e del fatto che a Lui nulla è nascosto
. Diciamogli che Dio è buono, disposto al perdono, ma anche che esige riparazione dell'offesa a Lui fatta. E' importante far crescere il timore di Dio, senza diminuirne l'amore. Il bambino può capire benissimo, dalla vita di ogni giorno, la divina giustizia. Ma chi ha cura di lui deve farlo riflettere e richiamargli alla mente, quando l'occasione si presenta, l'applicazione della legge di Dio e la sanzione della giustizia.
Quante banalità  si dicono ai bambini per farli star buoni e per stimolarli a fare il loro dovere! Si minacciano cose che non avverranno mai, si fanno promesse che non si ha l'intenzione di mantenere, si preannunciano pericoli che non esistono (macchie sulle unghie o sulla fronte come prove di una colpa...).
Ma il Signore e la sua Chiesa non ci hanno insegnato questi metodi. Perché falsare la coscienza dei bambini con queste sciocchezze? Perché rischiare di farsi dare del bugiardo dal bambino, se si accorge che lo inganniamo?
Ricorriamo ai criteri soprannaturali, alla verità ; educhiamo il bambino all'amore e al timore di Dio; formiamo la sua coscienza al senso del dovere perché anche lui ha l'obbligo di osservare la legge che Dio ha dato all'uomo. Solo così formeremo l'uomo morale, l'uomo sociale e il vero cristiano.
Un episodio significativo. Un povero passò vicino a un ragazzino e gli chiese l'elemosina. Quel ragazzino prese una moneta e la getto per terra, dicendo al povero: "Se la vuoi, va' a prenderla". In quel momento passo la mamma del bambino. Vista la scena, obbligò il figlio a prendere la moneta, a pulirla, a darla al povero e a scusarsi del gravissimo gesto che aveva compiuto. Quel ragazzino obbedì, sia pure con fatica, e non dimentico mai più la lezione. Divenne poi Vescovo, e fu lui stesso a raccontare questo episodio come riprova che anche la severità  può educare.
E' però buona norma non esagerare, non far credere ai bambino che tutte le mancanze commesse siano peccati gravi. Non diciamo che andrà  all'inferno per un peccatuccio infantile. Sarebbe un falsare la sua coscienza, e questo non si deve assolutamente fare.
Diamo ad ogni cosa il giusto valore. Il bambino non deve solo temere di andare all'inferno, ma soprattutto di far dispiacere al Signore. Si può dirgli che, se non chiede perdono, Gesù non lo ascolterà  più con gioia quando gli parlerà  nella preghiera, come la mamma non lo ascolta più quando le domanda qualche favore, se, dopo aver disobbedito, non le chiede perdono.


FORMAZIONE EUCARISTICA  

Vogliamo sviluppare nel bambino la vita soprannaturale? Mettiamolo spesso a contatto con la sorgente di quella vita, che è Gesù Eucaristia. "Io sono il pane di vita" (Gv 6, 48). "Chi mangia la mia carne e bove il mio sangue ha la vita eterna" (Gv 6, 54). Parliamo al bambino dell'amore di Gesù e di quanto desidera che lo andiamo a ricevere e a visitare! I bambini sono sensibilissimi al linguaggio eucaristico, non sanno spiegarselo, ma hanno in sé un desiderio innato di Gesù, di unirsi a Lui; e se la grazia trova dei cuori ben disposti e buoni educatori, si notano prodigi di precocità  nel desiderio dell'Eucaristia.
Un giorno in una chiesa quasi deserta, un ragazzino di sette anni pregava tutto solo in un banco. A un certo punto si sposta e va vicino alla balaustra. Dopo un po' va sui gradini dell'altare, poi prende uno sgabello e sale sulla mensa... Una signora che stava in chiesa, lo richiama. "Vieni giù, che fai li? Scendi!". Il bambino, indicando Gesù nel Tabernacolo, con aria innocente risponde "Ma io gli voglio bene!". Quel bambino era il futuro San Pietro Chanel, martirizzato in Australia.


UNA CONFERMA DAL CIELO  

Nel 1916, un anno prima che la Madonna apparisse a Fatima, ai tre bambini prescelti dal Cielo, Lucia, Francesco e Giacinta, è apparso per tre volte un Angelo. Nelle prime due apparizioni l'Angelo ha invitato i tre bambini alla preghiera e al sacrificio per la conversione dei peccatori e per la pace del mondo.
Nella terza apparizione, sorreggendo un calice con sopra una candida Ostia, dalla quale cadevano nel calice alcune gocce di Sangue, l'Angelo ha suggerito ai tre bambini una bella preghiera: "SS.ma Trinità , Padre, Figlio e Spirito Santo, Ti adoro profondamente e Ti offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità  di Nostro Signore Gesù Cristo, presente in tutti i Tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi con cui è offeso e per gli infiniti meriti del suo Sacratissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, Ti domando la conversione dei poveri peccatori".
Detto questo, l'Angelo ha dato l'Ostia Santa a Lucia e il calice a Francesco e a Giacinta: "Prendete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro delitti e consolate il Vostro Dio".
Lucia, Francesco e Giacinta avevano solo 9, 8 e 6 anni...!!! Quel Messaggero del Cielo ha confermato la decisione presa da San Pio X, di ammettere alla Comunione i bambini anche in tenera età . Un episodio che consola e fa molto riflettere!


DUNQUE, RICORDIAMO BENE... 

E' grave dovere di ogni educatore aprire la mente e il cuore dei bambini a Dio e formarli alla preghiera. insegniamo loro ad ammirarlo anche nella natura. Mostriamo come si parla con Dio nelle gioie e nei dolori, nella riconoscenza e nella richiesta di aiuto. Ci sentano manifestare al Signore il nostro nulla, la nostra debolezza, ma anche la nostra lode alla sua grandezza e la nostra fiducia in Lui.
Quando portiamo il bambino in Chiesa, indichiamogli il Tabernacolo dove si trova Gesù. Sentendo come noi parliamo ai Signore, imparerà  anche lui il linguaggio della fede e dell'amore.


GENITORI... EDUCATORI... 

... il Signore vi ha consegnato i bambini perché glieli teniate un momento, li conserviate per Lui, e glieli rendiate a suo tempo... proprio come fareste voi genitori se affidaste a una baby-sitter i vostri figli. Se vi accorgeste che questa distoglie i bambini dall'amore verso di voi non glieli affidereste più. Mamme, papà , educatori, cercate che Dio trovi in voi quella corrispondenza che vuole da voi come custodi dei suoi figli prediletti!
Nell'Antico Testamento i genitori offrivano a Dio nel tempio i loro primogeniti e, per riaverli, li riscattavano con un'offerta. Ogni bambino è prima di tutto di Dio, e il Signore vuole che il papà  e la mamma glielo offrano. Ricordatevi che è da Dio che avete ricevuto i vostri figli: ve li ha affidati perché, con un'opera intelligente, attenta e generosa di educazione alla fede e all'amore, li prepariate come fiori destinati ad abbellire il suo giardino eterno: il paradiso.
Pregate per i vostri bambini prima ancora che sboccino alla vita e poi accompagnateli sempre con la vostra preghiera.
Le grazie che potete attirare su di loro con le vostre preghiere sono il più bel patrimonio che potete lasciare ad essi in eredità , per la vita terrena e per la vita eterna.
Tra le prime parole da far pronunciare al bambino ci siano i santi nomi di Gesù e di Maria.
Nel Battesimo Dio ha dato al bambino la sua stessa vita e la tendenza al soprannaturale. Da quel giorno Dio lo attira a sé, vuole per sé quel piccolo cuore; ma è necessario che noi aiutiamo e guidiamo il bambino ad andare al Signore.
Come il bambino non può imparare le normali cose della vita se non c'è chi lo aiuti, così nella vita dell'anima non saprà  mai come fare a mettersi in contatto col Signore se i suoi educatori (soprattutto voi genitori) non formano quella "istintiva" capacità  che ha, grazie al Battesimo, di tendere a Dio e di comunicare con Lui. Dio vuole che facciamo tutto il possibile per portare a Lui queste sue creature predilette. Non deludiamo il Signore e non danneggiamo il bambino con la nostra indifferenza o superficialità .
Fioriranno allora attorno a noi dei bambini che ci stupiranno per la precocità  in ogni virtù e ci sarà  facile, e bello, e utile guardare a loro come ai nostri migliori maestri di sensibilità  e di innocenza.
Questi bambini, aiutati a prendere coscienza della dimensione soprannaturale della vita, crescendo in età , non saranno solo degli esperti operatori nelle cose terrene, ma in ogni situazione faranno risaltare la loro profonda identità  di figli di Dio nella generosa offerta di se stessi.


LA PRIMA COMUNIONE DEI BAMBINI 

"Fino al secolo XI la Chiesa desiderava che i bambini ricevessero la Santa Comunione in tenera età ; si voleva farli partecipare presto a questa unione interiore con Gesù Cristo." (+ Michael Keller)
Il Concilio Lateranense IV (1215) insegna che "l'obbligo della Confessione e della Comunione, per i bambini, comincia non appena un certo uso della ragione rende capaci di peccare".
Consapevole di questo, San Giovanni Bosco ha affermato: "E' da rifuggire come la peste l'opinione di chi desidera rimandare la Prima santa Comunione ad un'età  troppo avanzata, quando il diavolo ha già  per lo più preso possesso del cuore giovanile".
Il Papa San Pio X (1903-1914), col decreto rivoluzionario "Quam Singulari", porto da dodici a circa sette anni l'età  della Prima Comunione dei bambini e li esortò alla Comunione frequente: "Devono accostarsi presto alla Prima Comunione... E' meglio che i fanciulli ricevano Gesù quando hanno ancora il cuore puro, affinché, prima di satana, entri Gesù nei loro giovani cuori". Ed ecco la motivazione del Papa: "I Santi Vangeli testimoniano chiaramente con quale particolare amore Cristo in terra si rivolgeva ai bambini, come godeva di vedersi circondato da loro, com'era sua abitudine stendere su loro le mani, stringerli al cuore e benedirli, com'egli non permetteva che venissero respinti dagli apostoli...: 'Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite...'". (Mc 10, 14)". Dice ancora il Papa "Agli innocenti bambini, tenuti lontani da Dio, mancò ogni nutrimento per la loro vita interiore con la non rara conseguenza che la gioventù, derubata dell'aiuto efficace, inciampò nei lacci, perse l'innocenza e si arrese al vizio ancor prima di poter gustare i santi Misteri... Non si può ignorare che la perdita della prima innocenza è una perdita molto grave, che si sarebbe forse potuta evitare se si fosse ricevuta in tenera età  l'Eucaristia". E' storicamente provato che San Pio X disse, a proposito del decreto della Comunione ai bambini: "Questo decreto me l'ha suggerito Dio stesso".
La Sacra Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti, il 15 luglio 1910, decreto che "l'età  della discrezione (era questa l'espressione usata da San Pio X nel decreto "Quam Singulari") tanto per la Confessione quanto per la Comunione è quella in cui il fanciullo comincia a ragionare, cioè verso il settimo anno... anche al di sotto. Da questo momento comincia obbligo di soddisfare l'uno e l'altro precetto della Confessione e della Comunione". Tale obbligo è stato ribadito nel "Direttorio Catechistico Generale" da Paolo VI nel 1973.
Il Papa Benedetto XV nel culmine della prima guerra mondiale, chiese il soccorso divino ricorrendo all'"onnipotente mezzo dell'innocenza dei bambini" e li invitò, nello spirito del decreto "Quam Singulari", ad accostarsi "tutti alla mensa celeste" e a offrire le loro Comunioni per la pace.
Il Papa Paolo VI, l'11 aprile del 1971, ha richiamato tutti all'osservanza del decreto "Quam Singulari" e, visti inascoltati i suoi richiami, tornò sull'argomento altre due volte: il 20 maggio 1973 e il 24 maggio 1977, esortando "tutti ed ovunque ad ottemperare al decreto "Quam Singulari", perché "la disciplina della Chiesa venga restituita allo spirito del decreto (di San Pio X), specialmente per quanto riguarda l'età  della Confessione e della Comunione dei bambini".
Anche Giovanni Paolo II ha confermato la linea dei suoi predecessori. Nell'Esortazione Apostolica "Catechesi Tradendae", citando la S. Scrittura, il Papa ha detto tra l'altro: "Che non si abbia a dire: i bambini chiedevano il pane e non c'era chi lo spezzasse loro". (Lam 4, 4)". Il 27 maggio 1989, a 10.000 bambini disse: "Siate fedeli all'incontro con Gesù Eucaristico... Gesù vi vuole vicini nel suo Sacrificio, desidera essere in comunione con voi". E ancora: "Motivando l'anticipo dell'età  della Prima Comunione, San Pio X diceva: 'Ci saranno dei santi tra i fanciulli'. I santi ci sono effettivamente stati. Ma noi possiamo oggi aggiungere: ci saranno apostoli tra i fanciulli..." (17 agosto 1994).







PREGHIERA DEI GENITORI

O Signore Dio, fonte della vita, da cui trae origine la nostra paternità  e maternità  verso i figli che ci hai dato, fa' che sappiamo guardare sempre con stupore al mistero che hai compiuto in noi e per mezzo nostro, che sappiamo esserti riconoscenti per il dono immenso che ci hai offerto e che, consapevoli della missione che ci hai affidato, sappiamo spenderci con tutta la generosità  possibile per far crescere questi tuoi e nostri figli nella tua vita divina.
Fa' che non ci accontentiamo di vederli ben riusciti nella vita terrena, ma che, con una passione di amore che attinge dai Cuori Santissimi di Gesù e Maria, li prepariamo ad essere, per l'eternità , come Tu li vuoi cittadini del Cielo. Amen.







 
Estratto dall'edizione PRO-MANUSCRIPTO VERONA, 1997; PER ORDINAZIONI DELL' OPUSCOLO RIVOLGERSI A: DON MARIO BONIZZATO Parroco di Isolalta - 37068 Vigasio (VR) - Tel. 045/6699088 e a DON ENZO BONINSEGNA, Via Polesine, 5 - 37134 Verona - Tel. 045/8201679.










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