venerdì 2 agosto 2019

Cristo-Chiesa-Uomo , Il Vaticano II nel pontificato di Giovanni Paolo II, di p. Zdzisław J. Kijas



p. Zdzisław J. Kijas
Preside della Pontificia Facoltà Teologica " San Bonaventura-Seraphicum "

CONCLUSIONE DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE

« Cristo-Chiesa-Uomo ,
Il Vaticano II nel pontificato di Giovanni Paolo II  »

30 ottobre 2008
 
 
            È giunto ora il momento di tirare alcune conclusioni e valutare, insieme, ciò che con gioia e speriamo anche profitto, abbiamo vissuto in questi giorni che ora si concludono.
Ci è sembrato importante il collegamento che abbiamo voluto fare nell’ambito del presente Convegno, fra il Vaticano II e Giovanni Paolo II. Abbiamo mostrare che il Concilio Ecumenico Vaticano II, di cui Giovanni Paolo II si è considerato da sempre un vero “figlio”, i testi conciliari che ne sono scaturiti, se accolti e vissuti, hanno la forza di santificare la persona umana. Essi cioè sono frutto dello Spirito Santo, e rendono attiva la persona, la rendono attenta e sensibile ai problemi veri, profondi degli altri, della Chiesa, del mondo.
         Questo legame tra il Concilio e Giovanni Paolo II viene evidenziato dal nome stesso del Pontefice, che mette insieme due nomi: quello di Giovanni XIII, che ha dato inizio al Concilio, e quello di Paolo VI, che lo ha concluso. In tal senso possiamo dire che Giovanni Paolo II, servo di Dio, è il frutto dell’opera dello Spirito Santo attraverso i suoi predecessori.
         Questa ermeneutica del Concilio, un’ermeneutica attraverso il vissuto di una persona, ci è cara. Essa ha infatti implicazioni pluridimensionali. Si rivolge innanzitutto a Colui che guida, anima la storia del mondo e della Chiesa, a Dio Padre, pieno d’amore e misericordioso, che inviò il Figlio Suo per salvare l’uomo, e lo Spirito Santo per santificarlo.
         Nelle grandi encicliche trinitarie, Giovanni Paolo II ha messo ciò ben in evidenza. Esse erano le prime che egli ha pubblicato: Redemptor Hominis, Dives in Misericordia, Donum et Vivificantem.
         L’agire di Dio trinitario si rivolge all’uomo che Gli è caro, che è della Sua stirpe, creato a Sua immagine e somiglianza, che ha la vita, la sorgente della vita, nel Suo cuore. È qui che trova la sua radice la santità, la dignità della vita, ogni vita di ogni persona umana.
         Questa provenienza divina, trinitaria, era molto vicina a Giovanni Paolo II. La dignità della persona, la dignità della vita non si fonda sull’appartenenza a un popolo sociologico, a una stirpe, cultura, religione, confessione, partito ecc. ma si radica profondamente in Dio.
         Giovanni Paolo II fu il grande annunciatore che Dio è vivo, molto coinvolto nella storia, perché coinvolto nella storia della persona umana. La sua espressione: “Non abbiate paura” (22 ottobre 1978: S. Messa d’inizio Pontificato e Redemptor Hominis) ne danno testimonianza. Ed allude ad un Dio che cammina accanto ad ogni uomo e ad ogni donna.
         Il teocentrismo di Giovanni Paolo II è molto forte ed evidente!
         Nella prospettiva di Dio che non si è scordato dell’uomo, non si è allontanato dalla storia del mondo, Giovanni Polo II vede tutto il reale, tutto ciò che ci circonda. Poiché Dio è pieno di amore, ne consegue che tutto il resto è degno di amore e che la Chiesa deve essere il testimone di questo, di Dio che esiste e che ci ama, ed anche dell’uomo che Dio ama!
         In questa stessa linea si comprende anche la Liturgia (come ha ben illustrato S. Eccellenza Mons. Piero Marini). Essa è l’espressione più viva, efficace dei testimoni di Dio sulla terra. Il suo aspetto comunitario e comunionale è molto importante. La Liturgia è un “rendere gloria e grazie” a Dio, non in un modo individuale, egoistico, ma comunitario perché ogni uomo deve lodare il Signore: la Liturgia è anzitutto per Dio, più che per l’uomo. In essa deve “entrare” ogni uomo e donna, con tutto ciò che è e che ha (la sua cultura, le sue specificità) per ringraziare Dio e lodarLo. In conseguenza la Liturgia era molto importante per Giovanni Paolo II. La vita stessa era considerata da lui come una specie di Liturgia, di cui facevano parte la gioia, la sofferenza, la malattia, persino l’ingiustizia ecc.
         In questa ottica si situa anche Redemptoris Missio e l’impegno forte, sempre attuale, oggi ancor più di ieri, di proclamare il Vangelo che Dio esiste, che ci ama, che ci ha redento nel suo Figlio e che ci santifica.
È importante capire bene l’ordine delle cose: prima c’è l’evangelizzazione, la nuova evangelizzazione e poi il nuovo umanesimo e la “civiltà dell’amore”. Quest’ultima è il frutto dell’accoglienza del Dio trinitario nella vita personale e sociale, cioè nella cultura e nella politica, ha un carattere strettamente – e prima di tutto – verticale e, in seguito, anche orizzontale.
Ci è sembrato molto importante, allora, impostare una lettura del Vaticano II in questa prospettiva personale, la prospettiva di Giovanni Paolo II.
Non si può parlare del Vaticano II, senza parlare di Giovanni Paolo II, come pure non sarà possibile parlare di Giovanni Paolo II senza fare un riferimento forte al Vaticano II. In questo Concilio la Chiesa ha voluto rendersi presente nel mondo e Giovanni Paolo II ha fatto (con l’aiuto di Dio) di tutto per realizzare questo sogno. La Chiesa si è fatta presente nel mondo, si è resa voce di chi era oppresso, perseguitato, si è fatta portatrice dei valori incarnati e vissuti, si è fatta difensore della vita, ogni vita dal concepimento fino alla morte naturale, difensore della dignità della persona umana.
 
Che cosa ci resta allora per il futuro?
Gli impegni che si aprono davanti a noi sono diversi, forse alcuni, però emergono fra essi e si riassumono in due categorie:
 
-         La vita personale: cioè l’impegno di diventare santi alla misura dei bisogni dei tempi; santi, cioè lasciarsi coinvolgere dall’amore di Dio, farsi afferrare da Lui per ricevere in cambio la forza della vita che non ha paura di nessuno e di niente, eccetto Dio.
-         La vita esterna, pubblica, la vita ecclesiale, familiare, sociale, politica. Qui possiamo parlare di alcuni elementi:
v    la necessità di un impegno sul piano della vita sociale e politica, che valorizzi tutte le suggestione lasciate da Giovanni Paolo II a proposito del Nuovo Umanesimo, che scaturisce da una civiltà fondata sulla Carità, sull’Amore di Dio e dell’uomo.
 
v    la logica del dialogo che va sempre approfondita e arricchita, tenendo presente che l’elemento forse più importante non è tanto o solo sentirsi pronti a livello personale a porsi in dialogo con l’altro, ma concentrare piuttosto la propria attenzione sull’altra persona, con tutta la sua alterità, la sua differenza che deve essere valorizzata nell’ambito del dialogo e mai misconosciuta o addirittura schiacciata. La prevalenza del TU, dunque, nell’incontro, con lo stile puramente evangelico che abbiamo sempre visto in Giovanni Paolo II.
 
v    il pensiero ecclesiologico del Servo di Dio, che si rifà ai modelli di Chiesa elaborati dal Concilio. Esso richiede di essere approfondito, soprattutto – mi sembra – nelle conseguenze pastorali più che giuridiche, che il suo modo di concepire la Chiesa (quello del Concilio) porta con sé.
 
Queste sono solamente alcune piste su cui può muoversi la nostra ricerca nel prossimo futuro. Certamente ce ne sono anche altre, ugualmente importanti, su cui potremo fermarci a riflettere.
Il Santo Padre Benedetto XVI, nella bellissima lettera che ci ha indirizzato in occasione di questo Convegno, ci ha affidato un impegno molto stimolante e importante, mi sembra. Debitori dello straordinario evento del Concilio Ecumenico Vaticano II, così come Giovanni Paolo II stesso ci ha insegnato ad essere, il nostro attuale Pontefice ha evidenziato che siamo chiamati ad approfondire la Parola di Dio per applicarla all’oggi della Chiesa, tenendo ben presenti le necessità degli uomini e delle donne del mondo contemporaneo, molto bisognosi di conoscere e sperimentare la luce della speranza cristiana. È quanto vogliamo fare, proseguendo insieme la riflessione che abbiamo cominciato nell’ambito di questo nostro incontro internazionale.
La ideazione del Convegno, la sua realizzazione e il suo svolgimento sono stati possibili grazie al concorso dell’impegno appassionato di molti. Ci è gradito e doveroso, perciò, a questo punto, ringraziarli.
A nome della Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura-Seraphicum  e dell’Istituto di Documentazione e Studio del Pontificato di Giovanni Paolo II, cioè a nome di don Andrea Dobrzynski e mio,  desidero ringraziare di vero cuore:
- anzitutto la Fondazione Giovanni Paolo II, grazie al sostegno economico della quale è stato possibile affrontare le spese per realizzare questo evento; in particolare ringrazio di cuore Sua Em. Il Cardinal Stanisław Ryłko, Presidente  del Pontificio Consiglio dei Laici e Presidente del Consiglio Amministrativo della Fondazione Giovanni paolo II, e Sua Eminenza il Cardinal Stanisław Dziwisz, arivescovo di cracovia e già segretario del Servo di Dio;
- ringrazio poi la Comunità del Seraphicum che ci ha accolto e ha avuto cura di tutti noi durante questi giorni: il Padre Guardiano, p. Domenico Paoletti; gli Economi, fr. Corrado Algarotti e p. Dario Smiałek;
- ringrazio poi, in modo particolare, l’Istituto delle Sorelle Minori di Maria Immacolata, che ha una Comunità di religiose che risiedono qui al Seraphicum e collaborano in Facoltà, per il loro considerevole aiuto nella preparazione e nello svolgimento di questo evento. Ringrazio anche la loro Madre gen. Sr. Cristina M. Demezzi, che ha collaborato con noi in questa occasione.
- gli illustri Relatori e Relatrici: Eminenze, Eccellenze, Professori e Professoresse che sono venuti anche da molto lontano per essere con noi in questa occasione;
- un particolare ringraziamento va rivolto alla Dottoressa Elisabetta Lo Iacono, responsabile dell’Ufficio Stampa della nostra Facoltà, che ha curato in modo veramente egregio i rapporti con i rappresentanti delle diverse testate: televisive, radiofoniche, stampa e siti web. La passione e il coinvolgimento della Dottoressa Lo Iacono, anche autrice di un interessante testo su Giovanni Paolo II e i Mass Media, ha reso possibile e bella la collaborazione con i nostri amici giornalisti che hanno garantito una copertura mediatica di questo evento, davvero importante; in particolare ringraziamo la Signora Pina Cataldo, regista di Sat 2000, che con la sua equipe ha curato le riprese dell’intero il Convegno;
- ringraziamo la Signora Anna Treit e don Jan Glowczyk (dell’Istituto di documentazione e studio del Pontificato di Giovanni Paolo II) per aver allestito la bellissima Mostra documentaria sul Vaticano II e la presenza in esso di Giovanni Paolo II;
- grazie anche al Segretario generale del Vicariato di Roma, Mons. Mauro Parmeggiani, ora Vescovo di Tivoli, che entusiasta per le tematiche del Convegno, ha voluto sostenerci con la distribuzione in tutte le parrocchie romane delle locandine del Covegno stesso;
- ringraziamo la Distribuzione del Messaggero di Padova e le Edizioni Dehoniane perché hanno allestito per noi anche uno “spazio libri” fornito e vario, durante i giorni del Convegno;
- un grande ringraziamento va ai numerosi Volontari che ci hanno accompagnato nella preparazione e nello svolgimento di queste giornate. Sono giovani ragazzi, ragazze e Frati che con molto impegno e serietà ci hanno aiutato  nelle diverse necessità. Grazie particolarmente a chi ha curato il servizio tecnico: Alessandro, Roberto, Alessandro, Andrea, Paolo.
- un ringraziamento al prezioso servizio del Catering: ringraziamo per questo la Ditta TORNATORE DOMENICO:
- ringraziamo i Traduttori sr. Julia e Camerun, che si sono spesi per aiutarci a capirci;
- un ringraziamento anche a Raffaele Avvallone e agli artisti di “Papaboys forever” per le loro bellissime esecuzioni;
- ringraziamo chi ha curato il “servizio Taxi”, p. Zibi Suchecki e i suoi collaboratori;
- un grazie anche alla So.gra.ro., che ha curato con competenza e passione la stampa di tutto il materiale stampato che riguarda il Convegno;
- ed infine un grande grazie a tutti coloro che ci hanno scritto e telefonato per esprimere il loro apprezzamento e il loro sostegno in occasione di questo evento. In particolare, ringraziamo ancora una volta Sua Santità Benedetto XVI, nostro Pontefice, per la Lettera che ha indirizzato al nostro Ministro Generale il 28 ottobre scorso, e Il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, per averci fatto l’onore di aprire il Convegno.
- Concludo ringraziando ancora una volta Sua Eminenza il Cardinal Stanisław Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, perché ha voluto essere presente durante tutto lo svolgimento del Convegno, testimoniando in questo modo, al vivo, la presenza e l’esperienza del Servo di Dio Giovanni Paolo II. Grazie davvero Eminenza!
 
Grazie a tutti e a ognuno e arrivederci!










Fonte :   Le conclusioni del professor Zdzislaw Kijas, Preside della Pontificia Facoltà teologica "San Bonaventura-Seraphicum", a chiusura del Convegno internazionale "Il Vaticano II nel pontificato di Giovanni Paolo II".
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UFFICIO STAMPA
Dott.ssa Elisabetta Lo Iacono
cell. 3355610257
johnpaul@seraphicum.org
elisabetta.loiacono@tin.it
Sito Web:   www.seraphicum.org
Webpagina Convegno :   www.seraphicum.org/convegno 






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