Guido Dalla Casa
" I LIMITI DELLO SVILUPPO " , TRENT'ANNI DOPO
I limiti dello sviluppo
Come noto, I limiti dello sviluppo è un famoso rapporto
pubblicato ad opera del Club di Roma nell’anno 1971, per iniziativa di Aurelio
Peccei e Jay W. Forrester. Sono co-autori del volume Donella e Dennis Meadows, e
Jorgen Randers.
Vediamo di fare il punto della situazione a trent’anni di distanza,
anche perchè è abbastanza frequente che il contenuto di quel rapporto venga
considerato come clamorosamente smentito dai fatti. Recentemente ho letto un
articolo che definiva il libro come “la più popolare e sbagliata analisi sui
destini del mondo”. I suoi Autori sono spesso definiti “catastrofisti” e a volte
vengono addirittura accusati di avere danneggiato il movimento ambientalista.
A
mio avviso, non si possono negare a I limiti dello sviluppo almeno questi
pregi:
-
avere attirato l’attenzione sulla gravità del problema della sovrappopolazione;
-
avere diffuso il concetto di crescita esponenziale;
-
avere esaminato il problema con un metodo abbastanza accettato.
Il rapporto era stato impostato schematizzando il sistema mondiale in
cinque grandezze: la popolazione umana, le risorse naturali, gli alimenti,
l’inquinamento e la produzione industriale. Erano poi stati analizzati i tipi di
interazione fra queste grandezze su scala mondiale e si erano fatte delle
proiezioni sul futuro estrapolando gli andamenti delle cinque grandezze
dall’inizio dell’éra industriale. Quindi si teneva conto del progresso
tecnico, già in atto da circa due secoli, mentre, trattandosi di proiezioni,
si supponeva di non modificare le interazioni fra le grandezze, cioè si
ipotizzava che non cambiasse il modo di vivere e di pensare della
cultura dominante.
Non si faceva quindi alcuna previsione, ma venivano ricavati
dodici diagrammi di diverse proiezioni basate su varie ipotesi. Il primo
dei diagrammi (Fig. 1) era quello che partiva dall’idea semplificativa di
procedere nel tempo avendo a disposizione le risorse già note nel 1971, ipotesi
che - ovviamente - non aveva alcuna pretesa di previsione. Infatti non si
è verificata.
Ma il risultato più interessante di quello studio è stata la
constatazione che quasi tutte le altre ipotesi, che aumentavano le risorse a
disposizione anche in modo considerevole o portavano alcune variazioni
“ottimistiche” alle altre grandezze, si concludevano con l’”impazzimento” dei
rispettivi diagrammi in un arco di tempo che andava circa dal 2020 al 2080, a
seconda del caso in esame. Anche l’ipotesi di continuare a disporre di nuove
risorse senza limiti (Fig. 2) aveva come conseguenza la catastrofe
del sistema, sempre senza alterare il modo di interagire delle cinque grandezze
(modo di vita).
Questo proverebbe che non si tratta di un problema di esaurimento di
risorse, ma dell’impossibilità di persistenza di un sistema come quello
economico di produrre-vendere-consumare all’interno della
Biosfera, che è un sistema complesso che funziona in modo stazionario lontano
dall’equilibrio termodinamico, cioè in sostanza si comporta come un singolo
organismo vivente.
Solo due dei diagrammi esaminati rappresentavano, dopo un certo tempo,
un andamento stazionario delle cinque grandezze, ma entrambi richiedevano come
condizione necessaria la stabilizzazione della popolazione mondiale
attorno all’anno 1975, cosa che già allora appariva utopistica e che
notoriamente non si è verificata.
In sostanza, non siamo in grado di dare alcun giudizio sulla bontà
delle previsioni (che non erano tali) riportate ne I Limiti
dello sviluppo, perchè non siamo ancora arrivati al tempo di inizio di
manifestazioni evidenti di impossibilità neanche sulla base del primo grafico
citato (grossolanamente attorno al 2020). Quindi non c’è alcun motivo di
chiamare “catastrofisti” gli autori del rapporto o di affermare che si tratta
della “più popolare e sbagliata analisi sui destini del mondo”.
Situazione attuale
Se facciamo riferimento alle crisi da sovrappopolazione, che secondo
alcuni “ottimisti” non si sarebbero verificate, mi domando come si deve
considerare un mondo in cui:
-
decine di migliaia di esseri umani si spostano con viaggi allucinanti, andando
di norma verso una vita in qualche campo-profughi; alcuni vendono organi del
proprio corpo per pagarsi il “passaggio”, ovviamente clandestino;
-
milioni di bambini vengono venduti o fatti lavorare come schiavi;
-
cinquanta milioni di bambini all’anno muoiono di fame;
- le
depressioni e i suicidi in Occidente aumentano del 5% all’anno;
-
oltre metà delle foreste del Pianeta sono state abbattute e il processo continua
senza soste. (Ricordiamo che le foreste e le paludi sono le massime espressioni
della varietà biologica);
- il
ritmo di estinzione di specie ed ecosistemi è circa mille volte quello naturale;
invece il processo di comparsa di nuove specie si è quasi arrestato;
-
immense distese di terra vengono desertificate, o si trasformano in laterite,
che è il destino che attende le foreste pluviali equatoriali, dopo la fase di
abbattimento degli alberi e del sottobosco e la trasformazione temporanea in
pascoli;
-
migliaia di tonnellate di rifiuti di ogni genere viaggiano per il mondo perchè
non sappiamo più dove metterli. Il processo è solo all’inizio;
-
l’acqua dolce utilizzabile comincia a scarseggiare in molte parti del mondo;
- i
disastri ecologici petroliferi in mare sono palesemente in aumento;
- la
degradazione di interi continenti è ormai evidente: dopo la distruzione di
migliaia di culture originarie, il sistema cerca di trasformare gli abitanti in
masse informi ed uniformi di consumatori. Si va verso la fine di ogni diversità
culturale e biologica, su cui si basa la capacità omeostatica della Terra;
- si
sono iniziati a manifestare fenomeni climatici di origine antropica su scala
planetaria; il livello di anidride carbonica nell’atmosfera è il più alto degli
ultimi 400.000 anni ed è in aumento inesorabile.
Cosa deve ancora succedere perchè si cominci a chiamare catastrofe
quello che sta accadendo? E’ evidente che, se non si arresta la crescita di
popolazione e consumi, questa è soltanto la fase iniziale del processo.
I veri nemici dell’ambiente non sono quelli che vengono chiamati
“catastrofisti”, ma sono coloro che, in questa situazione, continuano ad
inneggiare all’aumento dei consumi, che è la causa dei guai. I nemici
dell’ambiente non sono coloro che ci hanno messo in guardia trent’anni fa
su ciò che poteva accadere e che si sta sostanzialmente verificando. Sono invece
quegli “ottimisti” che, malgrado l’evidenza, continuano ad invocare la crescita,
diffondendo l’illusione che si possa risolvere il problema soltanto con
provvedimenti locali.
Per inciso, ricordiamo che continuare a parlare di ambiente è
fuorviante, perchè la Terra non è “il nostro ambiente” o “la nostra casa”,
termini che sottintendono una visione antropocentrica ormai decisamente smentita
dalla scienza, ma è l’Organismo di cui facciamo parte: siamo un suo tessuto,
siamo come un tipo di cellule che fanno parte di un organismo biologico, e che
dipendono in modo totale dalle sue possibilità di omeostasi. La nostra vita
dipende dalla capacità della Terra di autocorreggersi mantenendosi in condizioni
stazionarie.
L’unico dato che possiamo considerare incoraggiante è il fatto che la
crescita della popolazione mondiale sta leggermente rallentando, pur restando su
valori elevatissimi, cioè da due o tre anni l’andamento della popolazione umana
non segue più una curva esponenziale. Purtroppo questo è in gran parte dovuto a
quanto accade in Cina, dove vive un quinto dell’intera umanità, ed è stato
ottenuto con metodi assai discutibili. Comunque i consumi sono più che mai in
crescita vertiginosa anche là.
Ripetiamo: è ora di rendersi conto che non possiamo non vivere
in condizioni stazionarie, perchè questo è l’unico modo di funzionare della
Biosfera, cioè dell’Organismo di cui facciamo parte. Questo si può vedere anche
partendo dalla teoria dei sistemi, come evidenziato nel libro Assalto al
pianeta, di Sandro Pignatti e Bruno Trezza (Ed. Bollati Boringhieri, 2000),
in cui si dimostra che il problema non è causato semplicemente dalla scarsità di
risorse, ma ha radici più profonde, legate al modo di procedere del sistema
economico, che dipende da un’unica variabile (il denaro) e non può integrarsi in
un sistema complesso con grandissimo numero di variabili, come la Biosfera.
Oltre i limiti dello sviluppo
E’ interessante notare che, mentre il citato rapporto del 1971 sui
Limiti dello sviluppo è assai noto, ben pochi sanno che venti anni dopo è
stato pubblicato un aggiornamento ad opera di alcuni degli Autori del primo
libro (Donella e Dennis Meadows, Jorgen Randers, Oltre i limiti dello
sviluppo, Ed. Il Saggiatore, 1993).
Riporto integralmente la parte finale di quest’ultimo libro:
Abbiamo ripetuto più volte che il mondo non si trova di fronte un
futuro preordinato, ma una scelta. L’alternativa è fra tre modelli. Uno afferma
che questo mondo finito non ha, a tutti i fini pratici, alcun limite. Scegliere
questo modello ci porterà ancora più avanti oltre i limiti e, noi crediamo, al
collasso.
Un altro modello afferma che i limiti sono reali e vicini, che non vi è
abbastanza tempo, e che gli esseri umani non possono essere moderati, nè
responsabili, nè solidali. Questo modello è tale da autoconfermarsi: se il mondo
sceglie di credervi, farà in modo che esso si riveli giusto, e ancora il
risultato sarà il collasso.
Un terzo modello afferma che i limiti sono reali e vicini, che c’è
esattamente il tempo che occorre ma non c’è tempo da perdere. Ci sono
esattamente l’energia, i materiali, il denaro, l’elasticità ambientale e la
virtù umana bastanti per portare a termine la rivoluzione verso un mondo
migliore.
Quest’ultimo modello potrebbe essere sbagliato. Ma tutte
le testimonianze che abbiamo potuto considerare, dai dati mondiali ai modelli
globali per calcolatore,
indicano che esso potrebbe essere corretto. Non vi è modo per assicurarsene, se
non mettendolo alla prova.
E’ evidente dal testo che il terzo modello citato comporta una modifica
profonda e radicale dei valori attuali della cultura occidentale. In altre
parole, l’aumento dei consumi non può più essere un valore. Questo significa una
fine indolore di quella che chiamiamo civiltà industriale.
Non si tratta affatto di una fine del mondo, ma del cambiamento
radicale di una forma di pensiero. E’ solo la fine di questo mondo, che
tutto sommato non è neanche tanto entusiasmante.
Allo scopo di terminare in modo “letterario”, riporto un brano di
Ceronetti, tratto da un articolo pubblicato sul Corriere della Sera del
23 novembre 1992:
“....Gli altri sono autori o complici dei disastri, siamo qualche miliardo su
questo piatto della bilancia, e tutti abbiamo lasciato fare, anzi siamo tuttora
in qualche modo tutti sterminatori attivi di terra-madre, deicìdi di Cibele, pur
d’ingozzarci di consumi che sono chiodi piantati nella carne della
vita.....E basta accennare a ridurli perchè si sfreni il panico: Borse
con l’infarto, folle imbestialite, il muraglione vacuo delle proteste cieche.
.....”
Profilo di Guido
Dalla Casa
Guido Dalla Casa è nato a Bologna nel 1936 ed è laureato in Ingegneria Elettrotecnica. Ha svolto la sua attività lavorativa dal 1959 al 1997 presso l’Ente Nazionale per l’Energia Elettrica (ENEL), nelle aree tecnica e commerciale della Distribuzione, nelle sedi di Torino, Vercelli, Milano e Brescia. In quiescenza dal 1997, per tre anni ha insegnato privatamente matematica a studenti di Agraria, Farmacia e Scienze Naturali dell’Università Statale di Milano.
Dal 1970 circa si interessa di filosofia dell’ecologia e di filosofie orientali. Ha pubblicato cinque libri per le Case Editrici MEB e Pangea di Torino, oltre a numerosi articoli su varie Riviste. Fa parte del Gruppo Ecologia ed Energia dell'ALDAI di Milano.
Guido Dalla Casa è nato a Bologna nel 1936 ed è laureato in Ingegneria Elettrotecnica. Ha svolto la sua attività lavorativa dal 1959 al 1997 presso l’Ente Nazionale per l’Energia Elettrica (ENEL), nelle aree tecnica e commerciale della Distribuzione, nelle sedi di Torino, Vercelli, Milano e Brescia. In quiescenza dal 1997, per tre anni ha insegnato privatamente matematica a studenti di Agraria, Farmacia e Scienze Naturali dell’Università Statale di Milano.
Dal 1970 circa si interessa di filosofia dell’ecologia e di filosofie orientali. Ha pubblicato cinque libri per le Case Editrici MEB e Pangea di Torino, oltre a numerosi articoli su varie Riviste. Fa parte del Gruppo Ecologia ed Energia dell'ALDAI di Milano.
Guido Dalla Casa è
contattabile alla e-mail
guido1936@interfree.it
Fonte : Questo articolo è stato pubblicato sul numero di agosto-settembre 2001 della rivista DirigentIndustria, mensile dell’Associazione Dirigenti di Milano (ALDAI) .
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