venerdì 2 agosto 2019

La NATURA DELL'INSEGNAMENTO CATTOLICO SOCIALE, dell'Arciv. François-Xavier Nguyên Van Thuân


La NATURA DELL'INSEGNAMENTO

CATTOLICO SOCIALE


+ François-Xavier Nguyên Van Thuân
Arcivescovo Titolare di Vadesi
Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace

Città del Vaticano, 1 Maggio 2000
Festa di San Giuseppe Lavoratore

1. La Chiesa come Madre e Maestra
2. La Missione della Chiesa
3. Il Messaggio Sociale della Chiesa
4. Lo Scopo dell'Insegnamento Sociale della Chiesa
5. Evangelizzazione e Insegnamento Sociale della Chiesa



I. LA CHIESA COME MADRE E MAESTRA
1. Madre e maestra di tutte le genti, la Chiesa universale è stata istituita da Gesù Cristo perché tutti, lungo il corso dei secoli, venendo al suo seno ed al suo amplesso, trovassero pienezza di più alta vita e garanzia di salvezza. A questa Chiesa, colonna e fondamento di verità (cf. 1 Tm 3, 15), il suo santissimo Fondatore ha affidato un duplice compito: di generare figli, di educarli e reggerli, guidando con materna provvidenza la vita dei singoli come dei popoli, la cui grande dignità essa sempre ebbe nel massimo rispetto e tutelò con sollecitudine.
(Mater et Magistra, n. 1)

2. Difatti la Chiesa è quella che trae dal Vangelo dottrine atte a comporre, o certamente a rendere assai meno aspro il conflitto: essa procura con gli insegnamenti suoi, non solo d'illuminare la mente, ma d'informare la vita e i costumi di ognuno: con un gran numero di benefiche istituzioni migliora le condizioni medesime del proletario; vuole e brama che i consigli e le forze di tutte le classi sociali si colleghino e vengano convogliate insieme al fine di provvedere meglio che sia possibile agli interessi degli operai; e crede che, entro i debiti termini, debbano volgersi a questo scopo le stesse leggi e l'autorità dello Stato.
(Rerum Novarum, n. 13)

3. Il cristianesimo infatti è congiungimento della terra con il cielo, in quanto prende l'uomo nella sua concretezza, spirito e materia, intelletto e volontà, e lo invita ad elevare la mente dalle mutevoli condizioni della vita terrestre verso le altezze della vita eterna, che sarà consumazione interminabile di felicità e di pace.
(Mater et Magistra, n. 1)

4. Nessuna meraviglia dunque che la Chiesa cattolica, ad imitazione di Cristo e secondo il suo mandato, per duemila anni, dalla costituzione cioè degli antichi diaconi fino ai nostri tempi, abbia costantemente tenuto alta la fiaccola della carità, non meno con i precetti che con gli esempi largamente dati; carità che, armonizzando insieme i precetti del mutuo amore e la loro pratica, realizza mirabilmente il comando di questo duplice dare, che compendia la dottrina e l'azione sociale della Chiesa.
(Mater et Magistra, n. 4)

5. Così, alla luce della sacra dottrina del Concilio Vaticano II, la Chiesa appare davanti a noi come soggetto sociale della responsabilità per la verità divina. Con profonda commozione ascoltiamo Cristo stesso, quando dice: "La parola che voi udite non è mia, ma del Padre che mi ha mandato" (Gv 14, 24).... Perciò, si esige che la Chiesa, quando professa e insegna la fede, sia strettamente aderente alla verità divina (Dei Verbum, nn. 5, 10, 21), e la traduca in "comportamenti vissuti di ossequio consentaneo alla ragione" (cf. Dei Filius, chap. 3).
(Redemptor Hominis, n. 19)

6. In particolare, poi, come afferma il Concilio, "l'ufficio d'interpretare autenticamente la parola di Dio scritta o trasmessa è stato affidato al solo Magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo" (Dei Verbum, n. 10). In tal modo la Chiesa, nella sua vita e nel suo insegnamento, si presenta come "colonna e sostegno della verità" (1 Tm 3, 15), anche della verità circa l'agire morale. Infatti, "è compito della Chiesa annunziare sempre e dovunque i principi morali anche circa l'ordine sociale, e così pure pronunciare il giudizio su qualsiasi realtà umana, in quanto lo esigano i diritti fondamentali della persona umana o la salvezza delle anime" (Codice di diritto canonico, canone 747, n. 2).
Proprio sulle domande che caratterizzano oggi la discussione morale e intorno alle quali si sono sviluppate nuove tendenze e teorie, il Magistero, in fedeltà a Gesù Cristo e in continuità con la tradizione della Chiesa, sente più urgente il dovere di offrire il proprio discernimento e insegnamento, per aiutare l'uomo nel suo cammino verso la verità e la libertà.
(Veritatis Splendor, n. 27)


II. LA MISSIONE DELLA CHIESA
7. La Chiesa, procedendo dall'amore dell'eterno Padre, fondata nel tempo dal Cristo redentore, radunata nello Spirito Santo, ha una finalità salvifica ed escatologica, che non può essere raggiunta pienamente se non nel mondo futuro. Essa poi è già presente qui sulla terra, ed è composta da uomini, i quali appunto sono membri della città terrena, chiamati a formare già nella storia dell'umanità la famiglia dei figli di Dio, che deve crescere costantemente fino all'avvento del Signore. Unita in vista dei beni celesti, e da essi arricchita, tale famiglia fu da Cristo "costituita e ordinata come società in questo mondo" (cf. Ef 1, 3; 5, 6.13-14.23), e fornita di "convenienti mezzi di unione visibile e sociale". Perciò la Chiesa, che è insieme "società visibile e comunità spirituale" (LG, n. 8), cammina insieme con l'umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte terrena, ed è come il fermento e quasi l'anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio.
(Gaudium et Spes, n. 40)

8. L'insegnamento e la diffusione della dottrina sociale fanno parte della missione evangelizzatrice della Chiesa. E, trattandosi di una dottrina indirizzata a guidare la condotta delle persone, ne
deriva di conseguenza l'"impegno per la giustizia" secondo il ruolo, la vocazione, le condizioni di ciascuno. All'esercizio del ministero dell'evangelizzazione in campo sociale, che è un aspetto della funzione profetica della Chiesa, appartiene pure la denuncia dei mali e delle ingiustizie. Ma conviene chiarire che l'annuncio è sempre più importante della denuncia, e questa non può prescindere da quello, che le offre la vera solidità e la forza della motivazione più alta.
(Sollicitudo Rei Socialis, n. 41)

9. Noi confessiamo che il Regno di Dio, cominciato quaggiù nella Chiesa di Cristo, "non è di questo mondo", "la cui figura passa"; e che la sua vera crescita non può essere confusa con il progresso della civiltà, della scienza e della tecnica umane, ma consiste nel conoscere sempre più profondamente le imperscrutabili ricchezze di Cristo, nello sperare sempre più fortemente i beni eterni, nel rispondere sempre più ardentemente all'amore di Dio, e nel dispensare sempre più abbondantemente la grazia e la santità tra gli uomini. Ma è questo stesso amore che porta la Chiesa a preoccuparsi costantemente del vero bene temporale degli uomini. Mentre non cessa di ricordare ai suoi figli che essi "non hanno quaggiù stabile dimora", essa li spinge anche a contribuire-ciascuno secondo la propria vocazione e i propri mezzi-al bene della loro città terrena, a promuovere la giustizia, la pace e la fratellanza tra gli uomini, a prodigare il loro aiuto ai propri fratelli, soprattutto ai più poveri e ai più bisognosi (cf. Libertatis Nuntius, Conclusione).
(Paolo VI, Professione di Fede)

10. Ma poiché la Chiesa ha ricevuto l'incarico di manifestare il mistero di Dio, il quale è il fine ultimo personale dell'uomo, essa al tempo stesso svela all'uomo il senso della sua esistenza, vale a dire la verità profonda sull'uomo. Sa bene la Chiesa che soltanto Dio, al cui servizio essa è dedita, dà risposta ai più profondi desideri del cuore umano, che mai può essere pienamente saziato dai beni terreni.
(Gaudium et Spes, n. 41)

11. La Chiesa perciò, fornita dei doni del suo fondatore e osservando fedelmente i suoi comandi della carità, dell'umiltà e dell'abnegazione, riceve la missione di annunciare il regno di Dio e di Cristo e di instaurarlo fra tutte le genti; di questo regno essa costituisce sulla terra il germe e l'inizio. Intanto, mentre va lentamente crescendo, anela al regno perfetto e con tutte le sue forze spera e brama di riunirsi al suo re nella gloria.
(Lumen Gentium, n. 5)

12. Essa, come ognuno sa, non è separata dal mondo; ma vive in esso. Perciò i membri della Chiesa ne subiscono l'influsso, ne respirano la cultura, ne accettano le leggi, ne assorbono i costumi. Questo immanente contatto della Chiesa con la società temporale genera per essa una continua situazione problematica, oggi laboriosissima. Da un lato la vita cristiana, quale la Chiesa difende e promuove, deve continuamente e strenuamente guardarsi da quanto può illuderla, profanarla, soffocarla, quasi cercasse di immunizzarsi dal contagio dell'errore, e del male; dall'altro lato la vita cristiana deve non solo adattarsi alle forme di pensiero e di costume, che l'ambiente temporale le offre e le impone, quando siano compatibili con le esigenze essenziali del suo programma religioso e morale, ma deve cercare di avvicinarle, di purificarle, di nobilitarle, di vivificarle, di santificarle.
(Ecclesiam Suam, n. 42)

13. La chiesa offre agli uomini il vangelo, documento profetico, rispondente alle esigenze e aspirazioni del cuore umano: esso è sempre "buona novella". La chiesa non può fare a meno di proclamare che Gesù è venuto a rivelare il volto di Dio e a meritare con la croce e la risurrezione, la salvezza per tutti gli uomini.
(Redemptoris Missio, n. 11)

14. Tutto ciò ch'è umano ci riguarda. Noi abbiamo in comune con tutta l'umanità la natura, cioè la vita, con tutti i suoi doni, con tutti i suoi problemi. Siamo pronti a condividere questa prima universalità; ad accogliere le istanze profonde dei suoi fondamentali bisogni, ad applaudire alle affermazioni nuove e talora sublimi del suo genio. E abbiamo verità morali, vitali, da mettere in evidenza e da corroborare nella coscienza umana, per tutti benefiche. Dovunque è l'uomo in cerca di comprendere se stesso e il mondo, noi possiamo comunicare con lui.
(Ecclesiam Suam, n. 97)


III. IL MESSAGGIO SOCIALE DELLA CHIESA
15. La sollecitudine sociale della Chiesa, finalizzata ad un autentico sviluppo dell'uomo e della società, che rispetti e promuova la persona umana in tutte le sue dimensioni, si è sempre espressa nei modi più svariati. Uno dei mezzi privilegiati di intervento è stato nei tempi recenti il Magistero dei Romani Pontefici, che, partendo dall'Enciclica Rerum Novarum di Leone XIII come da un punto di riferimento, ha trattato di frequente la questione, facendo alcune volte coincidere le date di pubblicazione dei vari documenti sociali con gli anniversari di quel primo documento. Né i Sommi Pontefici hanno trascurato di illuminare con tali interventi anche aspetti nuovi della dottrina sociale della Chiesa. Pertanto, cominciando dal validissimo apporto di Leone XIII, arricchito dai successivi contributi magisteriali, si è ormai costituito un aggiornato "corpus" dottrinale, che si articola man mano che la Chiesa, nella pienezza della Parola rivelata da Cristo Gesù (cf. Dei Verbum, n. 4) e con l'assistenza dello Spirito Santo (cf. Gv 14, 16.26; 16, 13-15), va leggendo gli avvenimenti mentre si svolgono nel corso della storia. Essa cerca così di guidare gli uomini a rispondere, anche con l'ausilio della riflessione razionale e delle scienze umane, alla loro vocazione di costruttori responsabili della società terrena.
(Sollicitudo Rei Socialis, n. 1)

16. Nelle perturbazioni e incertezze dell'ora presente, la Chiesa ha un messaggio specifico da proclamare, un appoggio da offrire agli uomini nei loro sforzi per prendere in mano ed orientare il proprio avvenire. Dall'epoca in cui la Rerum Novarum denunciava in maniera vigorosa e categorica lo scandalo della condizione operaia nella nascente società industriale, l'evoluzione storica ha fatto prendere coscienza di altre dimensioni e di altre applicazioni della giustizia sociale, come già è stato costatato dalla Quadragesimo Anno e dalla Mater et Magistra. Il recente concilio, da parte sua, si è adoperato a rilevare tali dimensioni e applicazioni, specialmente nella costituzione pastorale Gaudium et Spes. Noi stessi abbiamo prolungato questi orientamenti nell'enciclica Populorum Progressio: "Oggi il fatto di maggior rilievo, del quale ognuno deve prender coscienza, è che la questione sociale ha acquistato dimensione mondiale" (PP, n. 3). "Una rinnovata presa di coscienza delle esigenze del messaggio evangelico impone alla Chiesa di mettersi al servizio degli uomini, onde aiutarli a cogliere tutte le dimensioni di questo grave problema e convincerli dell'urgenza di un'azione solidale in questa svolta della storia dell'umanità". Questo dovere di cui noi abbiamo viva coscienza, ci spinge oggi a proporre alcune riflessioni e suggerimenti, suscitati dall'ampiezza dei problemi posti al mondo contemporaneo.
(Octogesima Adveniens, n. 5)


17. "La rivelazione cristiana ... promuove una comprensione più approfondita delle leggi della vita sociale" (GS, n. 23). La Chiesa riceve dal Vangelo la piena rivelazione della verità sull'uomo. Quando compie la sua missione di annunciare il Vangelo, attesta all'uomo, in nome di Cristo, la sua dignità e la sua vocazione alla comunione delle persone. Essa gli insegna le esigenze della giustizia e della pace conformi alla divina sapienza.
(CCC, n. 2419)

18. La dottrina sociale della Chiesa che propone una serie di principi per la riflessione, criteri di giudizio e norme per agire, è rivolta in primo luogo ai membri della Chiesa. È essenziale che l'impegno fedele nella promozione umana comprenda fortemente questo prezioso complesso d'insegnamenti e lo renda parte integrante della sua missione di evangelizzazione.... I leaders cristiani nella Chiesa e nella società, e particolarmente uomini e donne laici con responsabilità nella vita pubblica, hanno bisogno di essere bene informati su questo insegnamento affinché possano ispirare e vivificare la società civile e le sue strutture con il lievito del Vangelo.
(Ecclesia in Asia, n. 32)

19. Sempre più urgente si rivela oggi la formazione dottrinale dei fedeli laici, non solo per il naturale dinamismo di approfondimento della loro fede, ma anche per l'esigenza di "rendere ragione della speranza" che è in loro di fronte al mondo e ai suoi gravi e complessi problemi.… In particolare, soprattutto per i fedeli laici variamente impegnati nel campo sociale e politico, è del tutto indispensabile una conoscenza più esatta della dottrina sociale della Chiesa, come ripetutamente i padri sinodali hanno sollecitato nei loro interventi.
(Christifideles Laici, n. 60)

20. Fedele all'insegnamento e all'esempio del suo divino Fondatore, che poneva l'annuncio della buona novella ai poveri quale segno della sua missione (cf. Lc 7, 22), la Chiesa non ha mai trascurato di promuovere l'elevazione umana dei popoli ai quali portava la fede nel Cristo.
(Populorum Progressio, n. 12)

21. La Chiesa condivide con gli uomini del nostro tempo questo profondo e ardente desiderio di una vita giusta sotto ogni aspetto, e non omette neppure di sottoporre alla riflessione i vari aspetti di quella giustizia, quale la vita degli uomini e delle società esige. Ne è conferma il campo della dottrina sociale cattolica, ampiamente sviluppata nell'arco dell'ultimo secolo. Sulle orme di tale insegnamento procedono sia l'educazione e la formazione delle coscienze umane nello spirito della giustizia, sia anche le singole iniziative, specie nell'ambito dell'apostolato dei laici, che appunto in tale spirito si vanno sviluppando.
(Dives in Misericordia, n. 12)

22. Se davvero la Chiesa, come dicevamo, ha coscienza di ciò che il Signore vuole ch'ella sia, sorge in lei una singolare pienezza e un bisogno di effusione, con la chiara avvertenza d'una missione che la trascende, d'un annuncio da diffondere. È l'ufficio apostolico. Non è sufficiente un atteggiamento di fedele conservazione. Certo, il tesoro di verità e di grazia, a noi venuto in eredità dalla tradizione cristiana, dovremo custodirlo, anzi dovremo difenderlo.
(Ecclesiam Suam, n. 66)

23. Certo, non vi è un unico modello di organizzazione politica ed economica della libertà umana, poiché culture differenti ed esperienze storiche diverse danno origine, in una società libera e responsabile, a differenti forme istituzionali.
(Discorso alla 50a Assemblea Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, 1995, n. 3)

24. La dottrina sociale della Chiesa, inoltre, ha un'importante dimensione interdisciplinare. Per incarnare meglio in contesti sociali, economici e politici diversi e continuamente cangianti l'unica verità sull'uomo, tale dottrina entra in dialogo con le varie discipline che si occupano dell'uomo, ne integra in sé gli apporti e le aiuta ad aprirsi verso un orizzonte più ampio al servizio della singola persona, conosciuta e amata nella pienezza della sua vocazione. Accanto alla dimensione interdisciplinare, poi, è da ricordare la dimensione pratica e, in un certo senso, sperimentale di questa dottrina. Essa si situa all'incrocio della vita e della coscienza cristiana con le situazioni del mondo e si manifesta negli sforzi che singoli, famiglie, operatori culturali e sociali, politici e uomini di Stato mettono in atto per darle forma e applicazione nella storia.
(Centesimus Annus, n. 59)


 

IV. LO SCOPO DELL'INSEGNAMENTO SOCIALE
DELLA CHIESA

25. La Chiesa non ha modelli da proporre. I modelli reali e veramente efficaci possono solo nascere nel quadro delle diverse situazioni storiche, grazie allo sforzo di tutti i responsabili che affrontino i problemi concreti in tutti i loro aspetti sociali, economici, politici e culturali che si intrecciano tra loro (cf. GS, n. 36; Octogesima Adveniens, nn. 2-5). A tale impegno la Chiesa offre, come indispensabile orientamento ideale, la propria dottrina sociale, che-come si è detto-riconosce la positività del mercato e dell'impresa, ma indica, nello stesso tempo, la necessità che questi siano orientati verso il bene comune.
(Centesimus Annus, n. 43)
26. L'insegnamento sociale della Chiesa costituisce un corpo dottrinale, che si articola man mano che la Chiesa interpreta gli eventi durante corso della storia, con l'aiuto dello Spirito Santo, alla luce di quanto rivelato da Gesù Cristo (SRS, n. 1). Tale insegnamento diventa tanto più accettabile per gli uomini di buona volontà, quanto più profondamente ispira la condotta dei fedeli.
(CCC, n. 2422)

27. In tali applicazioni possono sorgere anche tra cattolici, retti e sinceri, delle divergenze. Quando ciò si verifichi, non vengano mai meno la vicendevole considerazione, il reciproco rispetto e la buona disposizione a individuare i punti di incontro per una azione tempestiva ed efficace: non ci si logori in discussioni interminabili e, sotto il pretesto del meglio e dell'ottimo, non si trascuri di compiere il bene che è possibile e perciò doveroso.
(Mater et Magistra, n. 219)

28. La Chiesa non propone una propria filosofia né canonizza una qualsiasi filosofia particolare a scapito di altre. La ragione profonda di questa riservatezza sta nel fatto che la filosofia, anche quando entra in rapporto con la teologia, deve procedere secondo i suoi metodi e le sue regole; non vi sarebbe altrimenti garanzia che essa rimanga orientata verso la verità e ad essa tenda con un processo razionalmente controllabile. Di poco aiuto sarebbe una filosofia che non procedesse alla luce della ragione secondo propri principi e specifiche metodologie. In fondo, la radice della autonomia di cui gode la filosofia è da individuare nel fatto che la ragione è per sua natura orientata alla verità ed è inoltre in se stessa fornita dei mezzi necessari per raggiungerla. Una filosofia consapevole di questo suo "statuto costitutivo" non può non rispettare anche le esigenze e le evidenze proprie della verità rivelata.
(Fides et Ratio, n. 49)
29. La dottrina sociale della Chiesa si è sviluppata nel secolo diciannovesimo, all'epoca dell'impatto del Vangelo con la moderna società industriale, le nuove strutture della produzione dei beni di consumo, la sua nuova concezione della società, dello Stato e dell'autorità, le sue nuove forme di lavoro e di proprietà. Lo sviluppo della dottrina della Chiesa, in materia economica e sociale, attesta il valore permanente dell'insegnamento della Chiesa e, ad un tempo, il vero senso della sua Tradizione sempre viva e vitale (cf. CA, n. 3).
(CCC, n. 2421)

30. La dottrina sociale della Chiesa non è una "terza via" tra capitalismo liberista e collettivismo marxista, e neppure una possibile alternativa per altre soluzioni meno radicalmente contrapposte: essa costituisce una categoria a sé. Non è neppure un'ideologia, ma l'accurata formulazione dei risultati di un'attenta riflessione sulle complesse realtà dell'esistenza dell'uomo, nella società e nel contesto internazionale, alla luce della fede e della tradizione ecclesiale. Suo scopo principale è di interpretare tali realtà, esaminandone la conformità o difformità con le linee dell'insegnamento del Vangelo sull'uomo e sulla sua vocazione terrena e insieme trascendente; per orientare, quindi, il comportamento cristiano. Essa appartiene, perciò, non al campo dell'ideologia, ma della teologia e specialmente della teologia morale.
(Sollicitudo Rei Socialis, n. 41)

31. Certo alla Chiesa non fu affidato l'ufficio di guidare gli uomini ad una felicità solamente temporale e caduca, ma all'eterno. Anzi "non vuole né deve la Chiesa senza giusta causa ingerirsi nella direzione delle cose puramente umane" (Ubi Arcano Dei Consilio, n. 65). In nessun modo però può rinunziare all'ufficio da Dio assegnatole, d'intervenire con la sua autorità, non nelle cose tecniche, per le quali non ha né i mezzi adatti né la missione di trattare, ma in tutto ciò che ha attinenza con la morale. Infatti, in questa materia, il deposito della verità a Noi commesso da Dio e il doveregravissimo impostoci di divulgare e di interpretare tutta la legge morale ed anche di esigerne opportunamente ed inopportunamente l'osservanza, sottopongono ed assoggettano al supremo Nostro giudizio tanto l'ordine sociale, quanto l'economico.
(Quadragesimo Anno, n. 41)

32. La dottrina sociale oggi specialmente mira all'uomo, in quanto inserito nella complessa rete di relazioni delle società moderne. Le scienze umane e la filosofia sono di aiuto per interpretare la centralità dell'uomo dentro la società e per metterlo in grado di capir meglio se stesso, in quanto "essere sociale". Soltanto la fede, però, gli rivela pienamente la sua identità vera, e proprio da essa prende avvio la dottrina sociale della Chiesa, la quale, valendosi di tutti gli apporti delle scienze e della filosofia, si propone di assistere l'uomo nel cammino della salvezza.
(Centesimus Annus, n. 54)


V. EVANGELIZZAZIONE E INSEGNAMENTO SOCIALE DELLA CHIESA
33. La "nuova evangelizzazione", di cui il mondo moderno ha urgente necessità e su cui ho più volte insistito, deve annoverare tra le sue componenti essenziali l'annuncio della dottrina sociale della Chiesa, idonea tuttora, come ai tempi di Leone XIII, a indicare la retta via per rispondere alle grandi sfide dell'età contemporanea, mentre cresce il discredito delle ideologie. Come allora, bisogna ripetere che non c'è vera soluzione della "questione sociale" fuori del Vangelo e che, d'altra parte, le "cose nuove" possono trovare in esso il loro spazio di verità e la dovuta impostazione morale.
(Centesimus Annus, n. 5)
34. Quello che conta, qui come in ogni settore della vita Cristiana, è la consapevolezza che viene dalla fede, dalla certezza che non siamo noi ad essere i principali operatori della missione della Chiesa, ma Gesù Cristo ed il suo spirito. Noi siamo solo collaboratori, e quando noi abbiamo fatto quanto potuto, dobbiamo dire: "Noi siamo umili servi; abbiamo solo fatto il nostro dovere" (Lc 17, 10).
(Redemptoris Missio, n. 59)

35. Intendo ora proporre una "rilettura" dell'Enciclica leoniana, invitando a "guardare indietro", al suo testo stesso per scoprire nuovamente la ricchezza dei principi fondamentali, in essa formulati, per la soluzione della questione operaia.... Così facendo, sarà confermato non solo il permanente valore di tale insegnamento, ma si manifesterà anche il vero senso della Tradizione della Chiesa, la quale, sempre viva e vitale, costruisce sopra il fondamento posto dai nostri padri nella fede e, segnatamente, sopra quel che gli "apostoli trasmisero alla Chiesa" (Sant' Ireneo, Adversus Haereses, I, 10) in nome di Gesù Cristo, il fondamento "che nessuno può sostituire" (cf. 1 Cor 3, 11).
(Centesimus Annus, n. 3)

36. La presentazione del messaggio evangelico non è per la Chiesa un contributo facoltativo: è il dovere che le incombe per mandato del Signore Gesù, affinché gli uomini possano credere ed essere salvati. Sì, questo messaggio è necessario. È unico. È insostituibile. Non sopporta né indifferenza, né sincretismi, né accomodamenti.
(Evangelii Nuntiandi, n. 5)

37. Siamo mandati: essere al servizio della vita non è per noi un vanto, ma un dovere, che nasce dalla coscienza di essere "il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le sue opere meravigliose" (cf 1 Pt 2, 9). Nel nostro cammino ci guida e ci sostiene la legge dell'amore: è l'amore di cui è sorgente e modello il Figlio di Dio fatto uomo, che "morendo ha dato la vita al mondo" (cf. Messale Romano, Preghiera Prima della Comunione).
Siamo mandati come popolo. L'impegno a servizio della vita grava su tutti e su ciascuno. E una responsabilità propriamente "ecclesiale", che esige l'azione concertata e generosa di tutti i membri e di tutte le articolazioni della comunità cristiana. Il compito comunitario però non elimina né diminuisce la responsabilità della singola persona, alla quale è rivolto il comando del Signore a "farsi prossimo" di ogni uomo: "Va' e anche tu fa' lo stesso" (Lc 10, 37).
(Evangelium Vitae, n. 79)

38. Tutti insieme sentiamo il dovere di annunciare il Vangelo della vita, di celebrarlo nella liturgia e nell'intera esistenza, di servirlo con le diverse iniziative e strutture di sostegno e di promozione.
(Evangelium Vitae, n. 79)






Fonte : www.thesocialagenda.org/italiano/articolo1.htm




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