giovedì 1 agosto 2019

INQUADRAMENTO TEORICO DEL TEMPO, di Carlo Sarno




Carlo Sarno
INQUADRAMENTO TEORICO DEL TEMPO
             

 Immagine rielaborata al computer

Fin dall'antichità il tempo ha subito varie aggettivazioni, mutevoli definizioni e accezioni, e ciò è dovuto al fatto che l'uomo vive ed esperisce il tempo in una poliade di forme.
Esistono tempi individuali (biologici, psicologici) e tempi collettivi (solare, religioso, politico), tempi della natura e tempi della società, tempi quantitativi e tempi qualitativi, tempi locali e tempi globali, ecc...
All'interno della filosofia Abbagnano riscontra tre grandi filoni di pensiero:
  1. il tempo come "ordine misurabile del movimento" ;
  2. il tempo come "movimento intuitivo" ;
  3. il tempo come "struttura delle possibilità" .
Il primo filone ha origine nel concetto ciclico del mondo e della vita proprio dei greci che si sintetizza nell'espressione aristotelica "il tempo è il numero del movimento secondo il prima e il dopo" e sfocia , in seguito, nella concezione scientifica del tempo: Cartesio, Newton, Kant fino ad arrivare ad Einstein, il quale non nega le considerazioni precedenti ma dice solo che l'ordine di successione non è unico ed assoluto (permane quindi il tempo come ordine di catene causali). In sintesi il primo filone può esprimersi con questa definizione esistenziale :" Essere nel tempo significa essere nel numero" .
Il secondo filone ha origine in una visione intimistica e spiritualista del tempo che affonda le sue radici nella patristica medievale ed in particolar modo in S.Agostino che identifica il tempo con la vita stessa dell'anima, che si estende dal presente verso il passato ed il futuro. In seguito abbiamo, emblematici, Bergson e Husserl ; il primo che concepisce il tempo come durata creativa, slancio vitale, ed il secondo che considera il tempo come un flusso continuo di esperienze vissute. In sintesi il secondo filone può esprimersi con questa definizione esistenziale :" Essere nel tempo significa essere nel movimento intuito ".
Il terzo filone ha origine dal concetto esistenziale di tempo inteso secondo Heidegger, il quale pone il tempo come possibilità, come infuturamento del presente che manifesta il proprio poter-essere "...se difatti due eventi, contemporanei per un certo sistema di riferimento, possono non esserlo per un altro, il tempo non è ordine necessario ma la possibilità di più ordini..." (Abbagnano, Dizionario di filosofia). In sintesi il terzo filone può esprimersi con questa definizione esistenziale :" Essere nel tempo significa essere nella possibilità ".
Quindi facendo interagire le tre definizioni esistenziali precedenti, possiamo pervenire ad una visione olistica del tempo :" Essere nel tempo significa essere nel numero, nel movimento intuito e nella possibilità ".
Tale espressione rappresenta però un modo insiemistico e non sistemico di unificazione. Occorre invece tentare di amalgamare le diverse definizioni in una definizione sistemica olistica. Si potrebbe dire "essere nel numero del movimento intuito della possibilità", oppure "essere nella possibilità del numero del movimento intuito", oppure "essere ecc. ecc...
Si vede chiaramente che l'interferenza dei tre termini muta significato a seconda della disposizione sintattica. Ciò vuol dire che il tempo è definito da tutti i significati che emergono dalle diverse costruzioni grammaticali. Ovviamente sussiste una gerarchia semantica, ed io credo che la definizione ottimale sia quella che maggiormente individui la compenetrazione di tempo assoluto e tempo relativo, oggettivo e soggettivo, universale e particolare.
Ora, il tempo come movimento intuito ha chiaramente una matrice soggettivistica, in quanto è il singolo individuo che esperisce il tempo, ma contemporaneamente ha un significato assoluto poiché il tempo intuito è il solo tempo conosciuto dal singolo.
Così , anche il tempo come numero può essere ritenuto assoluto oppure considerato come uno dei possibili ordini causali.
Infine persino la possibilità è da definirsi in funzione del sistema di riferimento.
Dunque permane come costante la dialettica tra assoluto e relativo, ossia tra tempo globale e tempo locale.
Se noi poniamo come attrattore semantico l'idea del libero arbitrio e focalizziamo l'attenzione sui processi creativi dell'uomo come fattore caratterizzante il tempo antropologico, si può esternare la seguente definizione olistico-esistenziale del tempo :
" Essere nel tempo significa essere nell'intuizione della possibilità di più ordini funzionali ".
Tale definizione pone rispetto al tempo in primo piano il valore dell'intuizione creativa dell'uomo, in secondo piano l'aspetto progettuale, il poter-essere, e in ultima istanza l'atteggiamento ordinativo del tempo.
Concludendo, si può dire che essere coscienti nel tempo corrisponde ad essere nella libertà, ad essere nella volontà del tempo, ad essere intrinsecamente umani.




Brano tratto dal libro ARTE , TEMPO E SIMULAZIONE di Carlo Sarno
SteEdizioni , NA , 1989 .






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