MARIO TOFFETTI
lo scultore dei Papi
Gesù prega nel Getsemani, di Mario Toffetti .
Lo scultore Mario Toffetti
vive e lavora nella diocesi di Bergamo, a pochi chilometri dal Santuario della
Madonna di Caravaggio. Mario Toffetti, nativo di Mozzanica (al confine con il
comune cremonese di Castel Gabbiano), “artista del sacro” e “scultore dei Papi”
come lo ha definito la critica per le tante e pregevoli sculture a soggetto
religioso, per i portali in bronzo realizzati per le grandi basiliche, per le
medaglie pontificie coniate in tanti anni di intensa attività.
Solo per citarne alcune, si
possono notare opere di Toffetti (fregi, sculture, vetrate e arredi) nella
cappella del Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio, che fu
inaugurata da Papa Giovanni Paolo II durante il soggiorno del giugno 1992; così
come al suo genio sono da ascrivere il nuovo immenso portale bronzeo (5 metri di
altezza per 2,30 di larghezza, 15 tonnellate di peso) di Santa Maria Maggiore,
una delle cinque grandi basiliche patriarcali di Roma, il fonte battesimale
nella Cappella Sistina e, a Crema, l'altare del Duomo e il portale della
basilica di Santa Maria della Croce.
Senza dimenticare il portale
d'ingresso in bronzo del quattrocentesco Santuario della Beata Vergine di San
Lorenzo a Guanzate in provincia di Como e la monumentale Via Crucis nella
Chiesa Parrocchiale di Rocca Massima (Latina), opera marmorea di grande
ispirazione; o il nuovo arredo della chiesa del Policlinico Gemelli di Roma:
altare, ambone, sedute in marmo e un imponente crocifisso bronzeo che risorge,
attraendo a sé, in un grande movimento a spirale, tutta la famiglia umana. Per
non parlare, fra tante altre, della medaglia coniata nel 1995 in occasione del
XV anno di pontificato di Giovanni Paolo II e l’uscita del Nuovo catechismo.
Dove Toffetti si procuri certi marmi dalle venature che sembrano acqua, o dove trovi certe qualità e sfumature, come il rosa di Portogallo per il gruppo dell’apparizione della Vergine di Caravaggio che si trova a Tabaka, in Kenia, fa parte di quei segreti che ogni vero artista non rivelerà mai.
Dove Toffetti si procuri certi marmi dalle venature che sembrano acqua, o dove trovi certe qualità e sfumature, come il rosa di Portogallo per il gruppo dell’apparizione della Vergine di Caravaggio che si trova a Tabaka, in Kenia, fa parte di quei segreti che ogni vero artista non rivelerà mai.
La Cappella del Centro di spiritualità del
Santuario di Caravaggio,
opera di Mario Toffetti , inaugurata nel
1992 da Papa Giovanni Paolo II.
L'Arte di Mario Toffetti , di Giuseppe Torchio
L’arte di Mario Toffetti esprime
una sensibilità e una spiritualità profondissime, ha la capacità straordinaria
di rendere il mistero intoccabile e inafferrabile, lontanissimo e vicinissimo,
della Fede e dell’Uomo. Di fronte alle sue opere è davvero impossibile rimanere
indifferenti: non solo impongono di essere contemplate con gli occhi ma ti
interrogano, ti chiedono di essere interpretate e decifrate, in maniera sempre
profonda e impegnativa. In questo viaggio ci accompagna - con naturale
leggerezza - l’autore perché per lui l’arte e la vita corrono su due binari
paralleli. “Mia madre, quando ero bambino, si lamentava perché le scaglie
dello scolpire finivano nel piatto” ci ha detto quando abbiamo visitato il
suo studio. Ecco perché le opere di Toffetti sono anche pagine autobiografiche
che tendono ad indagare una dimensione spirituale, e che si svolgono secondo i
ritmi di un monologo interiore, analogo, nel suo strutturarsi a ciò che, in
letteratura, viene chiamato flusso di coscienza. Ma lo straordinario artista di
Mozzanica ci invita ad andare oltre, ci sprona a riflettere sul legame stretto,
quasi inscindibile tra arte e fede perché, sembra suggerire, entrambe agiscono
nella trama della simbolizzazione del mondo. Condividere queste osservazioni è
necessario per comprendere la sua poetica, per afferrare tutta la fatica e la
difficoltà del rapporto tra bellezza e salvezza, tra forma e luce, tra arte e
verità. La resa plastica è coerente con questi presupposti, ha la fluidità
dell’acqua, con le sue volute a spirale, che rendono leggera ogni opera, anche
le porte, come quella di Santa Maria Maggiore, alta quasi cinque metri, che ha
l’immaterialità e la decisione del vento che cambia rapido direzione fino a
sorprenderti, con quei “guizzi” forti che – nello stesso capolavoro - increspano
la superficie liscia. E poi ci sono i giochi di luce, inafferrabili come le
emozioni, che elevano ciò che è raffigurato da semplice narrazione a luogo
dell’anima, impossibile da raccontare ma anche da dimenticare, dove si è
catturati da ogni particolare, dalla filigrana degli spessori minimi,
sensibilissimi alla luce, quasi rapiti dalle figure innervate di vita pulsante,
di cui si coglie la grandezza e il carattere, la gioia e la sofferenza. E con
cui non si può che creare un legame, in alcuni casi addirittura immedesimarsi.
C’è, in questi capolavori, l’essenza dell’uomo e dell’arte moderna.
Osserva acutamente uno dei
maggiori critici italiani, Flavio Caroli, nel suo volume dedicato al “volto
di Gesù”, riferendosi alla situazione attuale: “La religione cristiana,
per l’arte, torna a essere un colossale problema privato”. Ci vuole
suggerire, Caroli, che mentre nel Rinascimento l’uomo d’Occidente collocava se
stesso al centro dello spazio, ora la situazione è radicalmente mutata e l’uomo
contemporaneo è purtroppo quello della solitudine e nella solitudine trova «una
speranza di salvezza», o almeno di poesia...
...Nel trentesimo anniversario
della morte si è riscoperta la figura di Paolo VI. Di Lui abbiamo ritrovato un
passo che ci pare la migliore spiegazione della poetica e dell’importanza di
questo grande artista, e che è risposta alla domanda, posta da Dostoevskij in un
suo romanzo, ma che ha attraversato tutto l’Ottocento e il Novecento: “può la
bellezza salvare il mondo?”. Scrive, nel ’64, il Santo Padre “... questo
mondo, nel quale viviamo, ha bisogno di bellezza per non affondare nella
disperazione. La bellezza. Come la verità, è ciò che mette gioia nel cuore, è
quel frutto prezioso che resiste all’usura del tempo, che unisce le generazioni
e le congiunge nell’ammirazione...”
On. Giuseppe Torchio
Presidente della Provincia di
Cremona
Lo scultore Mario Toffetti (a
sinistra) e il Presidente della Provincia di Cremona, on. Giuseppe Torchio (a
destra),
accanto a una scultura di Toffetti
esposta nella mostra allestita a Palazzo Stanga di Cremona.
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