Yaryna Moroz Sarno
MALEVITCH,
IL SUPREMATISMO
E IL QUADRATO NERO SU FONDO BIANCO
Uno tra i più attivi e noti esponenti dell’avanguardia europea, il
famoso fondatore del movimento artistico "Suprematismo" creato intorno
al 1913, Kazimir Malevitch è stato il primo pittore a dipingere un
quadro totalmente astratto: il “Quadrato nero su fondo bianco” (1913).
Il Suprematismo è un termine ideato da Kazimir Malevitch per denominare
il suo sistema pittorico fondato sulla supremazia della pura sensibilità
e liberazione dell’arte dal mondo oggettivo, come ricerca del colore
puro e della semplice forma colorata, legato essenzialmente al nome del
suo iniziatore. Nacque a Kyiv (Ucraina) nel 1879 da una antica nobile
famiglia, a cui radici risalgano al XV – XVI secolo. Fu battezzato alla
cattedrale di Sant’Alessandro.
Il palazzo della sua nascita (Kyiv).
Suo padre Severyn Malevic lavorava come capo dello zuccherificio di
un celebre industriale e mecenate ucraino Nicola Tereschenko. Per motivi
di lavoro il padre si spostava spesso e viveva tra contadini e
campagna. Kazymir Malevich da piccolo conosceva bene la spiritualità, la
tradizione e l’arte ucraina popolare. Come ricorderà dopo (nella sua
autobiografia): “La campagna, come ho già detto, si occupava d’arte
.....faceva delle cose che mi piacevano moltissimo. In esse c’era
appunto tutto il segreto delle mie simpatie per i contadini. Con grande
emozione li guardavo dipingere i muri e li aiutavo a coprire d’argilla i
pavimenti ...e decorare la stufa”[1].
Fino al diciassettesimo anno abitava nei paesi e piccole città, dove
c'erano zuccherifici di Podillja (Jampil a fine diciotto anni), regione
di Charkiv (Parchomivka, Bilopilja dal 1900), regione di Cernigiv
(Volchok, Konotop 1893-195). Ha studiato nella scuola d’Arte di N.
Murascko (1844-1908) con un noto pittore di quella epoca N. Pymonenko
(1862-1912). Dopo tanti anni ricordava con gratitudine il suo maestro N.
Pymonenko: “I suoi quadri produssero su di me grande impressione...
Rimasi scosso da tutto quello che vidi nel suo studio. Una quantità di
cavalletti, sui quali c’erano i quadri che raffiguravano la vita
dell’Ucraina”[2].
Dopo i suoi studi a Mosca (1904-1905), la sua partecipazione alla
secessione, al cubismo, al futurismo dinamico, dopo aver superato
l’influsso delle avanguardie occidentali, in particolarità Fernand
Léger, iniziò un’altra direzione dell’arte, giunse al suprematismo che
avrà grande influsso sull’arte mondiale. Alla ricerca di una nuova
immagine del mondo il Suprematismo diventa lo strumento più adatto per
"il rinnovamento della vita”. Sviluppò il discorso pittorico verso
l’astrazione assoluta, teorizzato dapprima sul manifesto (scritto da
Malevic in collaborazione con il poeta Majakovskij), poi nel suo saggio
del 1920. “Col nostro nuovo sistema e col programma superiamo le arti
rivoluzionarie del cubismo, del futurismo e del suprematismo perché
queste racchiudono l’avanzata degli avvenimenti verso l’unico segno
creativo. Il cubismo e il futurismo hanno distrutto il vecchio mondo
delle cose e noi siamo giunti al non-oggettivo, cioè alla spogliamento
completo del passato per sfociare nel mondo suprematista, utilitaristico
e dinamicamente spirituale”[3].
Intorno al maestro si raggrupparono i giovani artisti El Lissitzky,
David Burliuk, Aleksandra Ekster, Larionov, Gontcharova, Rodzenko, Ivan
Puni, Yuri Anninko, Pavel Mansurov, i fratelli Pevsner. Espone opere
neo-primitiviste chiamate "Realismo transrazionale" e "Realismo
cubo-futurista" all'ultima mostra dell' "Unione della gioventù". In
dicembre l'opera “Vittoria sul sole” (musica di Michail Matjushin,
libretto di Aleksej Kruchënykh, prologo di Veliamir Chlebnikov) è
rappresentata due volte al teatro Luna Park di Pietroburgo. In seguito
il suo stile si modificò intorno al 1911 in una tecnica intermedia fra
il Cubismo ed il Futurismo, riprendendo dal primo la frammentazione
della forma e dal secondo la moltiplicazione dell’immagine, molto più
vicino a Fernand Léger che a Pablo Picasso e Georges Braque. Dopo aver
superato l’influsso delle avanguardie occidentali, in particolarità
Fernand Léger giunse al suprematismo. Basato sulla supremazia della pura
sensibilità e liberazione dell’arte dal mondo oggettivo. Sviluppò il
discorso pittorico verso l’astrazione assoluta perseguendo la suprema
sensibilità pura nell'arte.
L’arte per Malevic è un mezzo di profonda trasformazione e di ricerca,
non ornamento e decorazione. Il suo interesse non si rivolge più
esclusivamente alla pittura, ma anche verso l’architettura e le arti
applicate. Il risultato sono gli Achitektony, elementi modulari per una
futura architettura dello spazio "il suprematismo architettonico" e le
tazze e teiere in porcellana bianca decorate con la geometria espressiva
del Suprematismo. Per sottolineare il carattere filosofico della
propria concezione dell’arte, Malevic produce una grande quantità di
scritti a sostegno della sua posizione. L’arte non è solo "arte", ma è
un "pensiero"; infatti, egli scrive: Il pennello è ribelle e non può
penetrare nella sinuosità del cervello, la penna è più acuta.
Il suprematismo di Malevitch avrà un influsso determinante
sull’avanguardia europea almeno fino al 1920 e dà inizio a una nuova
concezione di pittura impostata sul non-oggettivismo e spazio fluido.
Fra tutte le avanguardie radicali volte al rinnovamento del linguaggio
pittorico puro e plastico “Il Suprematismo non ha creato un mondo nuovo
della sensibilità, ma una nuova rappresentazione immediata del mondo
della sensibilità in senso generale”, spiegava il creatore del
Suprematismo[4]. L’importanza
della sensibilità nuova si sottolinea: “Decisiva è invece la
sensibilità, ed è per suo tramite che l’arte arriva alla
rappresentazione senza oggetti, al Suprematismo”.[5]
Con quest’opera Malevitch da inizio a quella che potremo definire la
fase ‘dura’ del suprematismo. Dura poiché intransigente e purista fino
alle estreme conseguenze toccate nel 1918 con il Quadro bianco su fondo
bianco. Infatti con Malevic assistiamo a un raro caso di coerenza
teorica in cui considerazioni tratte dalla speculazione estetica si
traducono in una precisa poetica di opere programmatiche. Malevic muove
da considerazioni estetiche, questo perché la sua attenzione è
incentrata sul tema della sensibilità, intesa in un senso kantiano di
facoltà con le sue leggi a-priori, di questa sensibilità Malevic indaga
gli elementi costitutivi essenziali. Quindi il suo interesse si sposta
di conseguenza sulla percezione della forma, analizzata attraverso
l’impiego di forme semplici ed elementari, così da togliere ogni
determinazione tematica derivante dal soggetto della descrizione
pittorica. In questo senso la pittura di Malevic è rigorosamente
astratta e in un certo senso concreta. Ciò con cui lui lavora sono
forme, esattamente come farebbe uno psicologo sperimentale della
gestalt. Con questo quadro l’autore cerca quindi di spingersi fino a ciò
che potremmo chiamare l’atomo della sensibilità, l’elemento minimo
della percezione di una forma sensibile che sia ancora riconoscibile
come tale. Malevic si spingerà ancora oltre con un atteggiamento
sperimentale chiedendosi se un qualcosa che si dichiara essere un
quadrato bianco su fondo bianco è ancora da considerarsi una forma
sensibile o no.
Ecco quindi che l’artista si comporta da sperimentatore esattamente
come Duschamp, che in quegli stessi anni si chiedeva se una giuria
artistica avrebbe accettato un orinatoio come opera d’arte oppure no. In
un certo senso possiamo dire che se Duschamp andava sperimentando sul
lato dell’ “artisticità”[1], e cioè su ciò che la società era disposta a
riconoscere come arte, Malevic a sua volta, sperimentava sul fronte
dell’esteticità, e cioè su ciò che la facoltà umana era capace di
riconoscere come forma sensibile.
Nel 1912, alla seconda mostra del Blaue Reiter è stato invitato da
Kandinsky dove presenta esempi del nuove stile: le figure di contadini,
costruite con masse geometriche dai colori evocanti l’espressionismo
tedesco. Prende parte alle mostre dell'"Unione della gioventù" e di "Der
blaue Reiter" a Monaco. Espone più di venti opere neoprimivitiste alla
mostra di "Coda d'asino", tenuta da Michail Larionov a Mosca. Incontra
il pittore e compositore Michail Matjushin (1861-1934). Nel primo numero
della rivista “Unione delle Gioventù” (nell’aprile 1912) viene
annunciata la traduzione del libro di Wilhelm Worringer, “Astrazione e
empatia” (Abstraktion und Einfühlung) (1908), che nel 1907 uscì come
tesi di laurea, che ha concepito l'astrazione come punto d’arrivo e
aveva grande influsso sul pensiero dell’epoca. Nel non publicato
manifesto dell’Unione al 23 ed il 24 marzo 1913 si sottolineava “la
necessità per il pittore di esprimersi soltanto attraverso il linguaggio
proprio della pittura...”[6].
Dal periodo cubo-futurista (1911), in cui il quadro risultava dalla
combinazione di moduli formali geometrici, nel 1913 giunse alla
formulazione della poetica del Suprematismo come l'identità di idea e
percezione, fenomenizzarsi dello spazio in un simbolo geometrico,
astrazione assoluta[7], per
rilevare le configurazioni formali delle opere, “con lo stesso rigore,
nelle antiche icone ucraine, con cercò più la vena genuina di un ethos
popolare ma radice semantica, il significato primario dei simboli e
segni espressivi".[8] K.
Malevich scrisse: "Con il termine suprematismo intendo esprimere la
supremazia della sensibilità pura nell'arte creativa. Per il
suprematista i fenomeni visivi del mondo oggettivi sono validi in sé,
senza altro significato; la cosa importante è sentire" [9].
A partire dal dicembre del 1913, Malevitch esponeva delle opere che
presentava sotto il titolo di Realismo transrazionale. Nel 1913 procede a
una definitiva rottura con il pretesto oggettuale. Malevitch considera
il 1913 l’anno di nascita del Suprematismo: “Il suprematismo è sorto nel
1913”[9]. Come spiega dopo:
“Menzionando la non-oggettività volevo soltanto indicare in maniera
evidente che le cose, gli oggeti, ecc. non sono trattati nel
suprematismo, nulla di più – la non-oggettività non è affatto in causa.
Il suprematismo è un preciso sistema mediante il quale si è svolto il
movimento del colore per il lungo cammino della cultura”[10].
Suprematismo lui vede come “pittorico modello del cosmo, costruito sul
movimento di forme definite geometricamente”. La critica del concetto di
imitazione della natura, comportava il superamento delle forme
illusorie, in vista del raggiungimento del “nulla liberato”, del mondo
non oggettivo al di là del tempo e dello spazio sensoriale. Le radici
del suprematismo, la cui compiuta teorizzazione si deve unicamente a
Malevitch, affondano da una parte in una profonda rivendicazione di
autonomia rispetto al passato, caratteristica delle prime avanguardie, e
dall’altra nell’influenza decisiva di futurismo e cubismo.
Il primo "Quadrato nero" è stato realizzato nel 1913 e rappresenta la
prima opera suprematista: “La prima forma del suprematismo era il piano
del quadrato”[11], scrive K.
Malevitch. L'artista ha detto come commento al suo Quadrato nero: “Io mi
sono trasformato nello zero delle forme e sono uscito dallo zero nella
creazione, cioè nel suprematismo, il nuovo realismo della pittura, la
creazione non-oggettiva. Il suprematismo è l’inizio di una nuova
cultura: il selvaggio è vinto... Il quadrato non è una forma subconscia.
É la creazione della ragione intuitiva, il volto della nuova arte...
Nell’arte del suprematismo le forme vivranno, come tutte le forme vive
della natura.... Ogni forma è libera e individuale. Ogni forma è
mondo...”[12], “La superfice-piano è viva, è nata” [13].
Nella sua lettera a Matyushin K. Malevich scrisse: “Questo disegno
avrà un’importanza enorme per la pittura. Rappresenta un quadrato nero,
l'embrione di tutte le possibilità che nel loro sviluppo acquistano una
forza sorprendente. E' il progenitore del cubo e della sfera, e la sua
dissociazione apporterà un contributo culturale fondamentale alla
pittura….”[14].
Nel testo “Dal cubismo e dal futurismo al suprematismo. Il nuovo
realismo della pittura”, accompagnato da due illustrazioni suprematiste:
un cerchio su fondo quadrato e un quadrato su fondo bianco egli spiega:
“Il quadrato non è una forma subconscia. É la creazione della ragione
intuitiva. Il volto della nuova arte! Il quadrato è vivo infante reale”[15].
In realtà, questa composizione è, a tutti gli effetti, una delle opere
d’arte fondamentali del ‘900. “La sua decomposizione ha dato parecchi
piani che successivamente hanno cominciato ad adottare
un’organizzazione, ossia della costruzioni in rapporti diversi ... e a
scale diverse”[16].
Il pubblico venne messo a conoscenza del “Quadrato Nero” solo nel
dicembre 1915 quando venne esibito, assieme ad altre 38 (o 34 secondo
altre fonti) opere simili nella concezione, quadrati e cerchi rossi e
neri e loro semplici composizioni, in una mostra intitolata “0.10 Ultima
Mostra Futurista” nella galleria privata di Dobycina a San Pietroburgo.
Molti dei quadri presentati nel catalogo consistono in soggetti
“rappresentati in quattro dimensioni”. E fu così che lo espose per la
prima volta in un angolo della sala della mostra. In alto, come una
icona, perchè irradiasse di luce teologica la stanza. Il quadrato nero
doveva essere come un'icona senza cornice.
In occasione dell’“Ultima mostra futurista: 0.10” e stato pubblicato
il testo “Dal cubismo e dal futurismo al suprematismo. Il nuovo realismo
della pittura” che ha avuto tre edizioni, la terza era la più completa.
Le sue “costruzioni pittoriche” intendono fornire una nuova definizione
spaziale. L'autore cercava come individuare uno spazio di “figuratività
utilitaria”. Maturava il suo interesse per lo studio strutturale dello
spazio delle icone[17]. Nella
Autobiografia Malevitch scrisse: “...Nonostante l’educazione
naturalistica dei miei sentimenti nei confronti della natura, una forte
impressione produssero su di me le icone. In esse sentii qualcosa di
intimo e di straordinario. ... Intuii un legame tra l’arte contadina e
quella delle icone: l’iconografia è la forma più alta della cultura
artistica contadina. In essa trovai la parte spirituale dell’“epoca
contadina”... le icone rovesciarono tutte le mie teorie e mi condussero
al terzo stadio di sviluppo. ... i pittori d’icone, raggiunta una grande
maestria tecnica, riproducevano il contenuto in una verità
antianatomica, fuori della prospettiva spaziale e lineare. Il colore e
la forma erano da essi creati in base alla percezione puramente emotiva
del tema. Essi dipingevano al di fuori di ogni regola, sostenute dalle
opere classiche...”[18]
Questo definì un principio dell’arte più importante, che emerse dallo
studio delle icone: “La conoscenza dell’arte iconografica mi convinse
che non si trattava di studiare l’anatomia e la prospettiva, né di
riprodurre la natura nella sua verità, ma di sentire l’arte e il
realismo artistico.. ...capii che la realtà o il tema è ciò che bisogna
reincarnare nella forma ideale proveniente dal profondo dell’estetica.
Per questo tutto può essere bello nell’arte”[19].
La scoperta del vero significato dell’arte attraverso le icone rimane
anche fissata nel suo saggio autobiografico: “Attraverso l’arte
iconografica compresi l’arte impressionista dei contadini, che amavo
anche prima ma di cui non avevo chiarito tutto il significato, che mi si
era svelato dopo lo studio delle icone”[20]. Le due fonti stilistiche della sua formazione erano: la tradizione pittorica popolare e l’arte delle icone.
Il suprematismo, che nel contesto delle avanguardie russe intorno al
1920 si è confrontato con il costruttivismo, con reciproche influenze,
rappresenta una delle principali articolazioni dell'astrattismo degli
anni Dieci del Novecento, accanto a quella lirica di Kandinskij e a
quella neoplastica di De Stijl. “Il quadrato nero sullo sfondo bianco è
stato la prima forma di espressione della sensibilità non oggettiva:
quadrato = sensibilità, fondo bianco = il Nulla, ciò è fuori della
sensibilità ... I quadri dei suprematisti e le forme che sono derivate
si possono paragonare ai segni dell’uomo primitivo, che nel loro insieme
non volevano illustrare, bensì rappresentare la sensibilità del
“ritmo”. Il quadrato si muta per formare figure nuove, gli elementi
delle quali si compongono in una maniera o in un’altra, secondo le norme
della sensibilità ispiratrice”.[21].
Dall’intuizione di una pittura non-oggettiva, basata su elementi puri
(il quadrato è il simbolo ed è il primo vocabolo del nuovo alfabeto
plastico), fino alla vera pittura suprematista ed al “Quadrato nero su
fondo bianco” era occorso un lungo cammino analitico.
Scrive il manifesto “Dal Cubismo al Suprematismo. Il nuovo realismo
pittorico” (1916), pubblicato da Michail Matjushin, dove espose i
principi del suprematismo: la nuova arte del suprematismo rappresentava
un’altra tappa del pensiero.
Secondo lo stesso Malevich, “il suprematismo si divide in tre periodi
corrispondenti al numero dei quadrati neri, rossi e bianchi, il periodo
nero, il periodo colorato e quello bianco... I periodi sono stati
costruiti su una evoluzione pura del piano. A fondamento della loro
costruzione è stato posto questo basiliare principio economico: con un
solo piano tradurre la forza della statica o della quiete dinamica
apparente”[22]. E continua:
“Tutti i periodi sono passati sotto i segni convenzionali dei piani,
come per esprimere i piani dei futuri corpi volumetrico ed
effettivamente in periodo il suprematismo cresce nel tempo volumetrico
della nuova costruzione architettinica. Il tal modo il suprematismo si
pone in connessione con la Terra, ma in forza delle sue costruzioni
economiche modifica tutta l’architettura delle cose della Terra,
unendosi nel più ampio senso del termine allo spazio delle masse fuse
nel movimento del sistema planetario”[23].
Partendo da una base filosofica definisce l’assoluta necessità di
rinnovamento del mondo. Il saggio “Da Cézanne al Suprematismo” del 1921:
“Prima del Cubismo si riteneva interessante un oggetto in quanto tale, e
il contenuto della pittura era il processo di elaborazione del colore e
del disegno. Non si riusciva a rendere altrimenti il contenuto
pittorico se non trasferendo la forma dell’oggetto, in tal senso, era la
premessa anche per gli impressionisti.... Il pittore, il pittore
assoluto, deve porre in luce i valori pittorici. I cubisti, grazie alla
scomposizione, hanno superato l’oggettuale, e da quel momento ha avuto
inizio la pittura pura...”[24].
Alla "Pubblica e popolare conferenza scientifica dei Suprematisti",
organizzata da Ivan Puni, legge Cubismo-Futurismo-Suprematismo.
Partecipa alla mostra "Magazin"; espone sessanta tele suprematiste alla
mostra del "Fante di quadri". Fonda la società "Supremus", con Olga
Rozanova, Ljubov Popova, Aleksandra Ekster, Ivan Kljun e Vera Pestel, e
pubblica una rivista con la stesso nome.
Analizzando retrospettivamente nel 1919 il primo stadio del
suprematismo, Malevitch individuava “un momento filosofico [cha passa]
attraverso il colore ... la massa di colore è trasformata in
superficie-piano”. La superficie-piano (colorata) verrà considerata come
un organismo sui generis e come definizione autonoma dello spazio.
Malevitch spiega il significato dell’acromatismo del suo quadro: “Il
nero e il bianco nel suprematismo servono da energia che rivela la
forma; questo riguarda solo i momenti della costruzione su tela dei
progetti del suprematismo volumetrico, mentre nell’azione reale,
tangibile non ha alcuna funzione, giacché esiste solo la relazione della
forma”[25]. Il suo
minimalismo dei mezzi pittorici si spiega così: “Il mistero è la
creazione del segno, il segno è l’aspetto reale del mistero, nel quale
si comprendono i sacramenti”[26].
“Il quadro nero ha determinato l’economia, che io ho introdotto come
quinta dimensione dell’arte. La questione economica è divenuta la mia
principale attività, dalla quale esamino tutte le creazioni del mondo
delle cose; questo è il mio lavoro principale... ”[27].
Malevisch scrisse: “Ho detto che il nero e il bianco, nel suprematismo,
servono da energia che rivela la forma; questo riguarda solo i momenti
della costruzione su tela dei progetti del suprematismo volumetrico,
mentre nell’azione reale, tangibili non ha alcuna funzione, giacché la
rivelazione della forma spetta alla luce; ma ormai nelle forme del
supermatismo reale rimangono solo il bianco e il nero e da loro deriva
tutta la gradazione di energia del materiale”[28].
Col dipinto Quadrato nero su fondo bianco Malevic diede il primo
progetto di riconoscimento di forme "assolute", libere da ogni
descrittivismo naturalistico, fino all'azzeramento radicalmente puro dei
monocromi ("Quadrato bianco su fondo bianco", 1919, Museum of Modern
Art, New York).
Il primo grande testo teorico con il quale ha iniziato la sua attività
filosofico-teorica era “Nuovi sistemi nell’arte”, scritto dopo la sua
ultima esperienza suprematista con i quadri “Bianco su bianco”
nell’estate del 1919. Trasferisce l’azione del pittore nella sfera della
teoria. “Postici davanti alla non-oggettivtà, dobbiamo costruire la
nuova forma pittorica, senza imitare le forme già pronte; in questo modo
sbocchiamo sulla strada immediata della creazione, tenuto contro del
fatto che in nessun posto del mondo pittorico nulla cresce al di fuori
di un sistema”[29].
Malevitch spiega le conclusioni della teoria pittorica, fondata sulla
necessità del “seme dell’infinito” che definisce il suo orizzonte
spirituale. La nuova arte del suprematismo rappresenta un tappa del
pensiero, “una delle prime apparizioni del pricipio dell’economia nelle
forme dell’arte”[30].
Il Suprematismo resta essenzialmente legato al nome del suo
iniziatore, anche se i riflessi della sua poetica andarono al di là dei
dipinti e modelli architettonici dell'artista. Nel clima formalista
dell'avanguardia russa, Malevic sosteneva che l'artista moderno doveva
guardare a un'arte finalmente liberata da fini pratici e di
rappresentazione e lavorare sulla base del riconoscimento della
"supremazia della sensibilità pura nelle arti figurative". La critica
del concetto di imitazione della natura, comportava il superamento delle
forme illusorie, in vista del raggiungimento del “nulla liberato”, del
mondo non-oggettivo al di là del tempo e dello spazio sensoriale.
Il trattato "Dio non è stato detronizzato" con il sottotitolo
“L’Arte. La Chiesa. La Fabbrica” (1920) risponde all’ideologia della
produzione conduce al cuore del problema della non-oggettività, è
indispensabile per conoscere i fondamenti filosofici e morali del
sistema maleviciano. Nel tempo totalmento ateo (per Russia sovietica)
scrive: “Comprensione di Dio o comprensione dell’Universo, in quanto
cosa perfetta, diventa il suo oggettivo principale ... Riconosciuto che
l’universo è perfetto, egli ha riconoscuto Dio e, nello stesso tempo, ha
riconoscuto che natura non pensa, che è lui solo che pensa, perché Dio,
in quanto grado assoluto della perfezione della natura”[31].
“L’autoproduzione suprema, nel trionfo del Dio della creazione
liberata, fu precipitata nell’infinito. Questo Dio, pensatore
perfettissimo, creò il mondo per mezzo del suo pensiero senza utilizzare
un solo istante il lavoro.... il suo cammino si dirige verso l’umanità,
e di là a Dio, compreso come la perfezione. Il suo pensiero è teso e la
prima parola sulle sue labbra è quella di “perfezione”....poiché la
perfezione è Dio, la sua prima parola sarà sempre Dio”[32].
Malevitch vede la non-oggettività come collegata con il divino: “E così
in definitiva, tutti i sensi e al di là è Dio, o più esattamente,
davanti a Dio si leva il limite di tutti i sensi e al di là è Dio nel
quale il senso non esiste ormai più. E così in definitiva, tutti i sensi
umani che non conducano al senso di Dio sono coronati di nonsenso.
Dunque Dio non è il senso ma il nonsenso. É il suo nonsenso che bisogna
vedere nell’assoluto, nel limite estremo, in quanto non-oggettivo”[33]. Quindi, il suo non-oggettivo, il suo Quadrato nero rappresenta l’Assoluto.
Le composizioni di Kazimir Malevitch, si arricchirono gradualmente
nella gamma cromatica, nelle forme (triangoli e frammenti di cerchi)
ripristinando addirittura qualche illusione di profondità, ritornando
infine alla purezza dei suoi ideali originari dipingendo “Quadrato
bianco su fondo bianco” (New York, Museum of Modern Art; fu esposto a
Mosca nel 1918), dove presenta forme "assolute", libere da ogni
descrittivismo naturalistico, che arriveranno all'azzeramento
radicalmente puro dei monocromi. Con questo quadro Malevitch portò
avanti il discorso pittorico aperto dal cubismo verso l'astrazione
assoluta e giunse ai limiti della pittura. “Il mio quadrato dipinto di
bianco mi ha dato la possibilità di studiarlo e il manifesto sulla “pura
azione”, scrive nell'Introduzione all’album di litografie “Suprematismo
- 34 disegni”, pubblicato nel 1920. E dopo continua: “il quadrato
bianco porta il mondo bianco (la struttura del mondo), affermando la
purezza della vita creativa dell’uomo”[33].
Lui spiega: “Il quadrato bianco, oltre che un movimento puramente
economico della forma di tutta la nuova struttura bianca del mondo, è
anche una spinta verso la fondazione puramente utilitaristica dell'“uomo
tutto”[35].
Con questa ultima opera del 1919 Kazimir Malevitch dichiarò conclusa
l’esperienza Suprematista e si dedicò principalmente all’insegnamento
(con i suoi allievi di Vitebsk, Malevich dà vita al gruppo suprematista
Unovis), alla scrittura, cominciando ad interessarsi anche di
architettura. Questa sua posizione trova una necessaria spiegazione nel
saggio scritto nel 1922 del Mondo senza oggetto. Nel 1922 partecipa alla
mosrta "Erste Russische Kunstausstellung in Berlin".
Nei primi anni del 1920 il governo sovietico aveva cominciato ad
assumere un atteggiamento negativo verso l'arte astratta, totalmente
inadatta come strumento di propaganda e aveva iniziato a sostenere il
"realismo socialista". Ma nonostante ciò era stato permesso a Malevich
di andare all'estero per esporre il suo lavoro.
Nel marzo 1927 lascia la Russia per tenere una mostra personale a
Varsavia e poi a Berlino, dove avrà un proprio spazio espositivo alla
Große Berliner Kunstausstellung (da maggio a settembre). Partecipava
alla "Erste Russische Kunstausstellung in Berlin". Una versione
modificata dell'esposizione della Galleria Tret'jakov apre a Kiev.
Durante la permanenza in Germania conosce alcune delle personalità più
incisive del secolo, fra cui Jean Arp, Kurt Schwitters, Naum Gabo e Le
Corbusier. Su invito di Gropius, visita il Bauhaus, che per l'occasione
pubblica il volume "L'arte non oggettiva". Partecipa alla
"Sowjetmalerei exhibition" a Berlino e alla "Russische Kunst von heute" a
Vienna.
Il banchetto in onore di visita Melevich, Varsavia 1927
Intuendo il pericolo, lasciò a Berlino gran parte delle sue opere
eseguite tra il 1900 e il 1925, oltre a numerosi scritti. Tra gli
appunti e le note lasciati a Berlino insieme alle sue opere vi era anche
il manoscritto del fondamentale saggio "Il suprematismo o il mondo
senza oggetto", pubblicato nella serie dei Bauhausbücher nello stesso
1927 (Die gegenstandslose Welt, ripubblicato con più cura a Colonia nel
1962). Non a caso nel corso del viaggio compiuto in Polonia e in
Germania nel 1927 al seguito della grande mostra che rivela per la prima
volta la sua opera al mondo e consente la publicazione nello stesso
anno e direttamente in tedesco del testo “Il mondo come assenza di
oggetti” Malevitch suscita un profondo interesse.
E' dovuto rientrare il 5 giugno senza i suoi quadri, avendoli affidati, assieme alle tavole esplicative e alle note teoriche, all'architetto tedesco Hugo Häring (parte della collezione prenderà, più tardi, la via dello Stedelijk Museum di Amsterdam).
Pubblica articoli in "Nuova generazione", un mensile di Charkov. Ritorna alla pittura da cavalletto alla vigilia della sua stabilita esposizione personale alla Galleria Tret'jakov di Mosca. Ridipinge i quadri del "primo ciclo contadino" (datandoli 1908-1912) e del periodo impressionista (datandoli 1903-1906). Insegna all'Istituto d'arte di Kyiev (dal 1928 fino al 1930), perché in Russia è stato perseguito come mistico e formalista. La sua ultima mostra personale si è svolta a Kyjiv nel 1930.
E' dovuto rientrare il 5 giugno senza i suoi quadri, avendoli affidati, assieme alle tavole esplicative e alle note teoriche, all'architetto tedesco Hugo Häring (parte della collezione prenderà, più tardi, la via dello Stedelijk Museum di Amsterdam).
Pubblica articoli in "Nuova generazione", un mensile di Charkov. Ritorna alla pittura da cavalletto alla vigilia della sua stabilita esposizione personale alla Galleria Tret'jakov di Mosca. Ridipinge i quadri del "primo ciclo contadino" (datandoli 1908-1912) e del periodo impressionista (datandoli 1903-1906). Insegna all'Istituto d'arte di Kyiev (dal 1928 fino al 1930), perché in Russia è stato perseguito come mistico e formalista. La sua ultima mostra personale si è svolta a Kyjiv nel 1930.
A causa dei suoi rapporti con gli artisti tedeschi e del nuovo corso
del regime sovietico, Malevitch nel 1930 viene arrestato, condannato per
la mancanza d’amore per l’arte sovietica e contatti con nemici
dell'Unione Sovietico imprigionato (per la seconda volta: la prima volta
nel 1927). Molti modelli, disegni e appunti sono stati distrutti.
Rilasciato, comincia di colpo a realizzare opere di carattere
“stranamente” figurativo.
L’autoritratto di Malevitch, dipinto negli ultimi anni della sua
vita, lo raffigura nella veste di un riformatore che sembra indicarci
una nuova via, un nuovo mondo, una nuova religione. Considerato un
profeta, il suo funerale fu un evento orchestrato dai suoi discepoli
come un vero e proprio rituale.
Il "Quadrato nero" sarà esposto il giorno della sua morte il 15
maggio 1935, perché lo aveva voluto vicino nel suo estremo saluto, nella
sua camera come segno più importante della sua vita.
Malevich sul letto di morte con "Il quadrato nero" sul sfondo.
Il funerale suprematista
La funzione funebre, Leningrado, maggio del 1935
(la macchina che porta il suo corpo adornata con la sua emblematica opera quadrato nero)
(la macchina che porta il suo corpo adornata con la sua emblematica opera quadrato nero)
La sua bara suprematista
La tomba con le sue ceneri trasterite a Nemcinivka (vicino Mosca)
É stato sepolto vicino Mosca sotto il sua albero preferito. Adesso la
sua tomba è distrutta e là stanno facendo cantieri di edifici.
La sua vita e la sua arte sono state per lungo tempo avvolte nel
mistero (viene conosciuto soprattutto per le 70 opere presentate in una
mostra del 1927) e non tutti i suoi scritti sono stati interpretati e
tradotti e non tutte le sue opere catalogate. Malevitch è uno dei più
importanti precursori dell’arte astratta, ma è stato, per più di metà
del secolo, un artista sconosciuto, nonostante sia considerato come uno
dei pilastri dell’arte moderna come anche Picasso, Duchamp, Mondrian e
Kandinsky.
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Bibliografia:
1. ARGAN, G. C., L’arte moderna 1770 /1970, Milano 1981
2. FINIZIO, L. P., L’astrattismo costruttivo. Suprematismo e Costruttivismo Roma –Bari 1990.
3. GRAY, C., I pionieri dell’arte in Russia, Milano 1964
4. L'arte moderna. Antologia critica. Razionalità e fantasia dell'arte astratta, Milano 1975.
5. MALEVITCH, K., Il Suprematismo come modello non rappresentazione,
1920 in Antologia critica. Razionalità e fantasia dell’arte astratta.
(a cura di F. Russoli), Milano 1967.
6. MALEVIC, K. S., Scritti (a cura di Andrei B. Nakov), Milano 1977.
7. VERONESI, G., (a cura di), L’arte moderna. Vol. VI: Razionalità e fantasia dell’arte astratta, Milano 1977.
8. WILLET, J., L'avanguardia europea. Anni Venti a Mosca ed a Weimar, Roma 1983
9. WILLIAMS, R. C., Artists in Revolution: Portraits of the Russian Avant-Garde 1905-1925, Bloomington 197
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[1] K. S. Malevic, Scritti (a cura di Andrei B. Nakov), Milano 1977, P. 365-366.
[2] Idem, p. 370.
[3] Ibid., p. 210
[4] K. Malevitch, Il
Suprematismo come modello non rappresentazione, 1920 in Antologia
critica. Razionalità e fantasia dell’arte asrtatta. (a cura di F.
Russoli) Milano 1967, p. 18.
[5] Idem., p. 15
[6] Idem., p. 58
[7] G. C. Argan. L’arte moderna 1770 -1970, Milano1981, p. 397
[8] Idem.
[11] Idem, P. 192
[12] K. S. Malevic, Scritti (a cura di Andrei B. Nakov), Milano 1977, p. 188-340
[13] Idem, p. 188.
[14] Idem, p. 114,
[15] Idem, p.188.
[16] Idem, p.340
[17] Idem, p. 126
[18] Idem, p. 373.
[19] Idem, p. 377.
[20] Idem, p. 373.[21] K. Malevitch, Manifesto del Suprematismo in Micheli De M. Le avangurdie artistiche del 900, Milano 1966, p. 18
[22] Idem, p. 195
[23] Idem., p.197
[24] K. S. Malevic, Scritti, Milano 1977, p. 228
[25]
[26] Idem, p. 347.
[27] Idem , p. 228.
[28] Idem, p. 198
[29] Idem., p.197
[30] Idem, p. 260
[31] Idem, p. 246.
[32] Idem.
[33] Idem, p. 284
[34] Idem, p. 288.
[35] Idem, p. 198
[36] Idem., p. 198
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Fonte : scritti e appunti della dott.ssa Yaryna Moroz Sarno, e-mail: yarynamorozsarno@gmail.com .
Sito web: https://yarynamorozsarno.blogspot.com
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