PIETRO LISTA
Nasce nel 1941 a Castiglion del Lago
(Perugia), frequenta l'Accademia di Belle Arti a Napoli. Nel 1964 inizia la sua
attività espositiva in Italia e all'estero. Nel 1968 partecipa alla mostra
curata da Germano Celant Arte povera + Azione Povera , (Amalfi 1968). Nello
stesso anno costituisce il Gruppo Teatrale Artaud, e pubblica il manifesto "Il
Verbo sorge dal sonno come un fiore". In questi stessi anni realizza numerosi
films d'artista e happenings. Nel 1970 apre la galleria Taide a Salerno, e fonda
la rivista Taide - Materiali minimi. Negli anni Ottanta inizia a dedicarsi alla
scultura e alla ceramica. Nel 1983 fonda a Paestum il MMMAC Museo dei Materiali
Minimi di Arte Contemporanea 'Marcello Rumma'. Nello stesso anno tiene
un'esposizione personale alla galleria Trans-Forum a Parigi e partecipa alla
mostra collettiva "Pole Position" alla Galerie K di Tokyo. Attualmente è in
corso una sua mostra personale alla Galeria d'art 33 di Barcellona. BIBLIOGRAFIA
R. D'Andria, Il MMMAC di Paestum, Il frammento e la cornice, Salerno 1980 A.
Bonito Oliva, Pietro Lista, Paestum -Salerno 1998 Paladino Paestum, a cura di
Pietro Lista, Paestum 1999 Pietro Lista, "Interni", catalogo della mostra,
Galeria d'art 33, Barcellona testo di Gillo Dorfles. Barcellona 2000.
“LISTA D’ATTESA” di Achille
Bonito Oliva
“Nel fare-spazio parla e si
cela al tempo stesso un accadere. Questo aspetto del fare-spazio ci sfugge
facilmente e quando viene considerato è sempre difficile da determinare,
soprattutto fin tanto che predomina lo spazio tecnico-fisico, come quello a cui
deve venir ricondotta anticipatamente ogni caratterizzazione dello spaziale” (M.
Heidegger, L’arte e lo spazio, 1969).
Nell’arte non esiste uno
spazio fisico e rigidamente preordinato. Semmai un luogo conformato nei termini
di campo, frutto di relazioni mobili funzionali alla conformazione
dell’immagine. Nella pittura di Pietro Lista lo spazio è una superficie
virtuale in cui non esistono centro e periferia. Le figure portano soltanto lo
scheletro della conformazione, la struttura elementare del proprio apparire.
L’apparizione presuppone appunto
l’accadere, l’evento epifanico di un’immagine, prodotto di uno
spazio-temporalità assolutamente consustanziale. Prima dell’arte non esiste una
misura o un territorio precostituito. Il processo creativo innesca un
procedimento di fondazione sincronico in cui l’immagine diventa figura o
sottofondo spaziale, sogno o materia.
L’artista salernitano parte ed
approda ad un linguaggio ridotto ad alfabeto elementare, giocato prevalentemente
sul bianco e nero, trasgredito dalla presenza isolata e rara di altri colori. La
riduzione dello scheletro comporta un’essenzialità con un’implicita perdita di
peso e di leggerezza. Tali qualità spostano la fissità dell’opera sul piano
dell’evento, sull’accadimento di un’apparizione veloce e profonda che sembra
collocare l’immagine sul versante di uno spazio mentale e nello stesso tempo
fisico. In Lista non esiste precisione dello spazio, perché non esiste immagine
precostituita o ideologia dell’abitare. L’arte si afferma contro ogni dogma o
preveggenza. L’immagine-figura o segno geometrico, accade nella potenzialità di
una posizione dislocata in una sorta di vuoto consistente, confermato come
supporto soltanto nel punto fermo dell’evento visivo. Fuori da ogni legge
gravitazionale, le figure si stagliano liberamente nello spazio, realizzate
secondo uno standard manuale che ne evidenzia la struttura essenziale. Fatte
attraverso il filtro di una modularità universale e primaria, esse comunicano la
propria natura di linguaggio a temperatura notturna.
Notturna è la febbrilità onirica
delle figure che utilizzano la bianca potenzialità della superficie per
imprimere la propria impronta che ricalca l’elementarità apotropaica e magica
del linguaggio primitivo, l’asimmetria accompagnata e rinforzata dall’ironia
liberatoria degli accostamenti. L’arte diventa la fondazione di un territorio
mobile che si forma e deforma continuamente secondo gli accostamenti di
figurazione ed astrazione organica e geometrica, sostanza notturna del segno e
quella diurna sottostante e sovrastante. Il bianco della superficie diventa la
fonte di luce che illumina a giorno l’accadimento dell’immagine, il punto fermo
al neon che stabilisce la visione. Volutamente piatta è la visione di queste
figure, come un trascorrere di ombre cinesi che seguono un ordine di scorrimento
aderente pienamente all’impianto bidimensionale dello spazio. L’immagine diventa
un tatuaggio sulla pelle della pittura, un geroglifico che non vuole scalfire
nulla ma aderire a sé stesso, trovare un punto di contatto, anzi, una possibile
collocazione e coabitazione.
L’arte dunque non è abitare ma
coabitare, sistema di convivenza tra segni diversi che, attraverso la
modularità, hanno in comune l’essenzialità e la leggerezza, la qualità dunque di
una veloce mobilitazione e dislocazione. Lo standard manuale che riproduce
l’immagine permette alla pittura di Lista il paradosso di una comunicazione
veloce, quasi elettronica, in sintonia con quella quotidiana dei mass media,
poggiante anch’essa sulla modularità. La differenza consiste nel fatto che nella
comunicazione computerizzata esiste un’omogeneità dei linguaggi e dei segni. Nel
processo creativo dell’arte invece è possibile una trasmissione del disomogeneo,
la comunicazione di segni diversi seppure strutturati secondo uno standard
manuale, giocato sulla semplicità e la ridondanza. La ridondanza diventa il
sintomo di un atteggiamento ironico che prende le distanze dal linguaggio, ma
nello stesso tempo vuole produrre oltre che informazione anche comunicazione. Il
pathos della distanza nicciana abita l’universo coreografico di Lista che riduce
la presa soggettiva per favorire quello dello scambio col sociale. Senza più
simulare ottimismo o sicurezza, senza cosmetico cromatismo o ostentazione
tecnica. “Gli spazi profani sono in ogni caso tali in quanto riferiti a spazi
sacri che stanno sullo sfondo” dice ancora Heidegger. Questo presuppone appunto
un’idea sacrale dell’arte, un preconcetto favorevole come ideologia artistica.
Invece Lista non conosce e non vuole condizione di artista. Artista nomade e
transfuga, egli cerca e trova solo nell’arte la garanzia di felice precarietà,
l’eliminazione di ogni recinto o territorio privilegiato. Affida
all’accadimento, alla fondazione di una superficie benefica ed egualitaria la
possibilità di creare immagine. Laddove esiste immagine, epifania della figura,
esiste spazio e dunque arte. Artista laico, non riconosce all’arte nessuno
statuto garantito che ne segnali la differenza rispetto alla vita. Perché essa
fa parte della vita, anche se ad un livello diverso e particolare. Il linguaggio
serve ad evocare una diversa realtà, a spingere la vita verso una paradossale
condizione di impossibilità, dove non esiste sopraffazione ma coesistenza,
coabitazione in uno spazio di nuove possibilità. Qui non sono garantite le
relazioni in quanto aperte ad un flusso tra centro e periferia, bianco e nero,
groviglio e figure, segni antropomorfici e geometrici. Forte è la relazione con
la musica, fatta di suono, pausa e ritmo. Come sullo spartito la pittura dispone
i propri segni bidimensionali per andare oltre, per incontrare la contemplazione
ed il riconoscimento vivificante del pubblico. Fonica e concreta, questa pittura
si dispone per essere suonata dallo sguardo sociale che ha bisogno di codici per
mettersi in azione.
Lista predispone i suoi codici
riconducibili, utilizza la superbia pittorica come una partitura in cui pieno e
vuoto, rumore e silenzio coesistono sullo stesso piano e con la stessa presenza.
Lo standard manuale diventa lo strumento che rimanda allo stesso autore, così
come l’identità del pubblico alla stessa orchestra.
“Fare spazio è libera donazione
dei luoghi” dice ancora Heidegger: libero è il dono della partitura pittorica
come quello dell’ascolto della visione. Come non esiste predisposizione
predestinata di spazio, così non esiste imposizione delle figure. Esse segnalano
un diverso modello, rispetto al reale, di affermarsi e darsi al sociale. Il
modello è quello di un’esistenza legata alla probabilità della relazione e non
alla sopraffazione di una solitaria affermazione di sé. Relazione tra le diverse
figure che accadono nello spazio dell’arte contemporanea che non chiede
preventivi riconoscimenti ma l’incontro progressivo con la sensibilità sociale.
Solo da questo corto circuito, quello di una relazione anche conflittuale, nasce
e si realizza la socievole natura dell’arte occidentale, alla complessità del
segno e alla ricchezza del colore. Qui invece adotta il corpo dell’arte,
riportato allo scheletro della propria apparenza e alla elementarità del suo
vocabolario. Qui l’arte ricomincia da capo, fonde la propria detrazione sulla
coscienza del suo evolversi, e, per questo, azzera la sua abilità nell’apparire.
Ora appare la possibilità di uno spazio di coabitazione come possibilità, dono
dell’artista che non aspetta ricompensa, semmai scambio tra la propria
esperienza creativa e quella contemplativa del pubblico, senza reciproche
difficoltà. Sintonizzarsi sulle lunghezze d’onda dell’arte significa riconoscere
la realtà di una diversa attitudine del fare.
Fare per Lista significa
pensare, realizzare e fondare la propria cosmologia di immagini.
Dimostrare questa possibilità nell’ambito dei codici, riportati al loro
riconoscimento primario, attraverso una leggerezza esecutiva ed un nomadismo di
rimandi che ne facilita la lettura. Leggere l’arte è come ascoltare la musica,
riferirsi ad una fonte di ascolto in una libertà spaziale e temporale che ne
evidenzia l’attenzione. Il quadro non ha recinti,
soltanto l’estensione fino ai bordi delle sue possibili relazioni interne. Come
la vita fino ai bordi della morte. E la contemplazione dell’opera trova una
premonizione nel nome dell’artista, Lista, diventa appunto una lista d’attesa
per il pubblico che aspetta l’epifania, l’apparizione dell’immagine. Per
trentennale sodalizio con l’artista, posso affermare che l’attesa talvolta
riserva un posto per il volo.Fonte : mostra antologica su Pietro Lista a Cava de' Tirreni 8/27 maggio 2004 ,
ufficio stampa : Log-In +39 (0)89344895 Rif.: Joseph Capuano +39 3283766855 loginonline@libero.it
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