mercoledì 17 luglio 2019

LUCIANO FABRO



LUCIANO  FABRO



               


 


 


Sopra, Luciano Fabro, Piedi, 1968-71; Sotto, Luciano Fabro, Iconografie, 1975 .
 
 
    C'era una lotta tra Dio e la natura: Dio con la terra ha fatto qualcosa di diverso dalla terra: l'uomo. Perciò se la pietra diventa fiore non contiamo che sia pietra, né che sia fiore, è altro: scultura.
Ecco Apollo e Dafne di Bernini: Apollo rincorre Dafne ma dove la raggiunge lei è già corteccia, eppure Dafne che va mutandosi in alloro ha gettato un ramo tra le gambe di Apollo. E' una rappresentazione sublime della voglia dell'artista (Apollo) sulla natura (Dafne) che non accetta di essergli sottomessa e piuttosto si trasforma, ma a questo punto germoglia sulla concupiscenza di Apollo. Gli sguardi dei due, aptico quello di Dafne, di meraviglia quello di Apollo, oltre all'eccetera ci danno il quadro di quello che gli antichi chiamavano ispirazione.



Gian Lorenzo Bernini, Apollo e Dafne, 1622-1625, marmo, Roma, GalleriaBorghese 
(foto tratta dal libro Leggere l'arte, di M.C. Prette e A. De Giorgis, Giunti Editore, 1999, Firenze).


Non far scoprire in sé uno stato di natura e simulare di coincidere col proprio artificio, vien detto comunemente ipocrisia, mentre l'arte è l'artificio che coincide con lo stato di natura.







Luciano Fabro, 1978, brano e foto tratto da  ARTENATURA, Edizioni La Biennale di Venezia, a cura di Achille Bonito Oliva.









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