CHRISTIAN FICTION
: UN ORIZZONTE NUOVO PER LA LETTERATURA ?
di Elisabetta Modena
Parlare di christian fiction in
Italia è quanto meno prematuro. Ci sono degli esempi, sì, e anche recenti (i
libri di Rino Cammilleri tanto per citare un nome conosciuto), ma il campo
rimane pressoché vasto ed inesplorato.
Il mercato editoriale
contemporaneo scommette su altri cavalli di razza, salvo vedere quanto
effettivamente si dimostreranno vincenti nel prossimo futuro.
Non per questo noi cattolici ci
abbattiamo; anzi, ci rimbocchiamo le maniche e proponiamo – con i nostri mezzi –
la christian fiction, forti della bellezza e dell’autenticità di questi romanzi.
Intanto bisogna capirsi sulla
terminologia: per christian fiction s’intende il romanzo cristiano. Meglio: un
romanzo che nasca da un immaginario cristiano, in cui trama e contenuto
non sono difformi dall’insegnamento di duemila anni di storia del cristianesimo.
Perché scrivere cristiano?
È utile al giorno d’oggi?
C’è gente disposta a leggere
libri simili o prevarrebbe nell’opinione pubblica l’etichetta ed il sospetto?
Io (e noi del biblog) crediamo
che gli italiani (almeno una parte di loro) stiano aspettando libri simili, e
che non finora non li stanno leggendo solo perché non sono facilmente reperibili
(un discorso a parte sarebbe da fare sulle trame dei romanzi di christian
fiction, secondo me occorrerebbe sdoganarle dalla classica impostazione, di
chestertoniana memoria, del prete-poliziotto che indaga su di un misfatto.
Purtroppo Cammilleri, O’Brien, ecc. non si distaccano da questo modello).
Come ho scritto
nell’introduzione al mio libro, “La punta di diamante”: “Il genere, si può dire,
l’abbiamo inventato noi: da Dante, a Manzoni, a Bacchelli, agli scrittori
cristiani del Novecento (anche a livello europeo), gli elementi in gioco sono
sempre due: la creazione letteraria e l’ispirazione cristiana. Riproporre il
romanzo cristiano è quanto mai attuale. Non solo per rispetto di un pubblico che
ha desiderio di immergersi in questo tipo di letture, ma anche per rispetto
verso le nostre radici cristiane che affondano in duemila anni di storia”.
A mio avviso il libro è ancora
il veicolo più potente per la trasmissione delle idee, sia sul breve che sul
lungo periodo. Addirittura nei secoli. Dio stesso si è affidato alla parola
scritta. Per questo la narrativa cristiana, che oggi è in ombra, è uno strumento
culturale chiave per la nuova evangelizzazione. Narrativa significa
testimonianza, trasmissione di valori. L’impatto che la pagina letteraria offre
al lettore è potente, stimolante, evocativo. Come nei primi secoli di diffusione
del cristianesimo si sono avute forme alternative di testi a quelle tradizionali
(in fondo i vangeli altro non sono che racconti; le lettere apostoliche sono
testimonianze, le prime apologie e gli scritti dei primi secoli sono un
tentativo di inventarsi un nuovo modo di comunicare più diretto, semplice,
immediato rispetto ai saggi filosofici con cui si trasmetteva la cultura
filosofica dell’epoca),
allo stesso modo oggi è urgente scrivere un pò meno saggi e
tornare a concepire storie cristiane.
Questo è il punto:
il cristianesimo prima di tutto è un fatto, una storia, un
annuncio. Non è cultura. E l’annuncio si fa raccontando. Cioè facendo
letteratura.
Bisogna diffondere nel popolo
dei cristiani e più in generale nella gente l’idea che si può e si deve tornare
a “leggere cristiano”.
Oggi il normale lettore nemmeno
è sfiorato dall’idea che si possano leggere storie pulite, autentiche, ispirate
ai valori della tradizione cristiana (la sacralità della vita, la responsabilità
sociale, la fedeltà coniugale, la fede, l’amicizia, la patria…). Ora leggiamo
storie in cui la violenza la fa da padrona, il sesso, l’adulterio, e così via.
Ma se si è arrivati a questo, anche noi cristiani siamo complici di un simile
abbandono della nostra cultura di riferimento.
Citerei Guareschi come ultimo
rappresentante di quella tradizione. Dopo i suoi libri sono venuti altri
romanzi cristiani (ultra-famosi negli anni ottanta Il cavallo rosso e Il quinto
evangelo), ma non è stato più lo stesso successo. Forse perché questi romanzi,
il cui contenuto intellettuale è notevole, non sono riusciti a dialogare in
profondità con il lettore contemporaneo (Il cavallo rosso ha all’attivo
tantissime traduzioni in altre lingue e continue ristampe, ma di fatto se si
domanda ad un normale lettore se conosce questo libro, la risposta è no; mentre
se gli si chiede se conosce don Camillo e Peppone la risposta è sì. Sicuramente
hanno contribuito i film, ma i film sono venuti su un terreno sufficientemente
irrigato).
Infatti noi ci proponiamo di
scrivere in modo da essere compresi. Non vogliamo scrivere storie
autoreferenziali, trabordanti di cultura, di psicologismo, di intimismo, di
intellettualismo, ecc. Vogliamo riprendere in mano gli strumenti dello
scrittore e ricominciare da capo: fantasia, immaginazione, trama, personaggi,
ambientazione. Semplicità e chiarezza unite alla profondità della tecnica
narrativa. Autenticità e non mero realismo fine a se stesso (come i vari autori
di best-seller che per descrivere le cose minuziosamente poi sviluppano dei
personaggi che sono dei manichini).
Speriamo di riuscirci.
Ai lettori l’ardua sentenza.
Elisabetta
Modena
Fonte :
Note biografiche sull'Autrice Elisabetta Modena :
www.artcurel.it/ARTCUREL/ARTE/LETTERATURA/ElisabettaModenaBio.htm .
Per leggere alcuni scritti di Elisabetta Modena si
può consultare la sua Rubrica su ARTCUREL :
"Leggere la Nuova Narrativa Cristiana",
oppure i Blog :
www.elisabettam.splinder.com ; http://biblogit.splinder.com ;
www.lulu.com/groups/italianiscrittoricristiani
. E-mail:
francescotex@interfree.it .
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