INTERVISTA A FABRIZIO VALENZA , scrittore d'ispirazione cristiana
di Elisabetta Modena
1)
Fabrizio, in che modo ti
presenteresti ai nostri lettori, aprendo fin dall'inizio una finestra sul
tuo approccio cristiano alla scrittura?
Citando l'Apocalisse: “Come mi voltai per vedere
chi fosse colui che mi parlava, vidi sette candelabri d'oro e in mezzo ai
candelabri c'era uno simile a figlio di uomo, con un abito lungo fino ai
piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. I capelli della testa erano
candidi, simili a lana candida, come neve. Aveva gli occhi fiammeggianti
come fuoco, i piedi avevano l'aspetto del bronzo splendente purificato nel
crogiuolo. La voce era simile al fragore di grandi acque” (cap. 1, vv.
12-15).
Non ho manie di grandezza, ma credo
che un simile testo sia di per sé capace di rendere l'idea di ciò che
intendo per scrittura: aprire finestre di significato sulla realtà che ci
circonda e che ci attende, meglio se attraverso un linguaggio impregnato di
simbolismo.
Io sono un insegnante di Religione
Cattolica presso alcune scuole dell'infanzia di Verona, e sono sempre stato
convinto che il linguaggio fantastico in tutte le sue accezioni (ultimamente
per me è molto importante quella “horror”) sia una porta sul significato
profondo del mondo e della nostra condizione di esseri umani, sempre
bisognosi di qualcosa di ulteriore, che non sia il nostro semplice e puro
stare al mondo, trascinati come siamo da mille cose diverse verso mille
baratri differenti. C'è bisogno di un'ancora di salvezza. Può essere la
fede, indubbiamente (e faccio mia questa opzione), ma la fede si può
trasmettere anche attraverso la scrittura. È quello che tento di fare con i
miei romanzi.
2)
Di cosa parlano le tue storie?
Di esseri umani normali che si trovano in
situazioni di difficile approccio, perché rivelano aspetti problematici così
grossi, da apparire spesso insormontabili. Le storie sono molte e diverse
tra di loro, e io non mi soffermo su un genere più che su un altro. Fantasy,
horror, sentimentale, fantascienza. Va tutto bene, ma credo di poter
individuare un nucleo fondamentale di ciò che racconto nel confronto tra
l'uomo e la morte. In fin dei conti, è la prospettiva della morte che è
capace di tirar fuori dall'uomo ciò che egli è veramente. Inoltre, sono
convinto che la prospettiva della morte ponga l'essere umano di fronte alla
percezione di ciò che vi è al di là, ma che viene tenuto distante per paura.
3)
Come pensi sia possibile coniugare
la fantasy con il cristianesimo?
Qualcuno ha detto che la narrativa fantasy è
tutta di ascendenza cristiana, nel senso che deriverebbe dalla mistica
creatasi nell'incontro tra letteratura e mitologia cristiana. Non sono del
tutto d'accordo, ma credo che in buona parte sia vero. Il cristianesimo ha
dato origine a quella tipica e netta contrapposizione tra bene e male che è
alla base di ogni racconto fantastico della letteratura occidentale. Un modo
che ormai sta influenzando la narrazione di tutto il mondo.
Inoltre il cuore del cristianesimo,
cioè la presenza di Cristo, è capace di modificare il senso delle storie e
permette di inserire quel nocciolo di “differenza” in grado di trasformare
il corso degli eventi.
4)
E l'horror? Come mai hai deciso di
scrivere horror?
L'horror permette a uno scrittore di affrontare
le emozioni e i sentimenti più duri, perfino quelli considerati osceni,
utilizzando il filtro della narrazione. In altre parole, offre uno strumento
catartico utile a chi vive certe emozioni senza avere altrimenti la capacità
di chiamarle per nome. Contemporaneamente, l'horror offre al lettore uno
specchio della propria esistenza, indicando implicitamente al racconto il
limite da non oltrepassare. Che il racconto horror oltrepassi sempre quel
limite è necessario, proprio perché ci permette di capire fino dove non ci
si può spingere. Stephen King esprime molto bene questo concetto nel suo
saggio sulla narrazione horror, Danse macabre (Sperling Paperback –
saggi, trad. Edoardo Nesi, 2006).
5)
Non credi che ci sia la
possibilità che l'horror porti i lettori a vedere le cose della vita in
maniera estrema o pericolosamente negativa?
Questa è una vecchia diatriba tra gli autori
horror o, più in generale, di thriller e certi critici. Come se un romanzo
fosse in grado di spingere qualcuno a uccidere o a guastarsi la vita. Sono
intimamente convinto che un lettore possa modificare la sua visione della
realtà in seguito a un romanzo soltanto se dentro di sé ha già avviato il
processo per il cambiamento. È verissimo che una narrazione possa incidere
sulla vita delle persone, ma per farlo c'è sempre bisogno che il lettore sia
già predisposto. Non basta una predisposizione di tipo, diciamo così,
ambientale, cioè essere immersi in un determinato clima: occorre molto di
più, essersi già modificati interiormente in modo tale da volersi
ricostruire. Nell'arco della storia ci sono stati molti libri ritenuti
pericolosi per il loro contenuto, e quando questo accadeva, la ragione era
che il libro non faceva altro che far ragionare su cambiamenti già posti in
atto nella società in seno alla quale rischiavano di avere una forza
dirompente. Allo stesso modo, è capitato spesso di ricondurre delitti o
fatti negativi all'influenza di questo libro o di quel film. Accuse assurde,
dettate solo dalla volontà di non vedere la reale radice dei problemi.
6)
Quanto di ciò che scrivi parte
dalla tua spiritualità e quanto, invece, nasce da storie che prendono vita
in maniera autonoma? Ovvero: c'è una “morale” nei tuoi romanzi?
No, nei miei scritti non c'è morale. Trovo
assurdo dover imporre una morale dall'alto. Le mie storie nascono dalla
realtà e cercano di rappresentarla nel miglior modo possibile. Ciò non
significa che scriva da “neorealista”, ma che il mio desiderio è quello di
mostrare come vanno le cose nel mondo (anche se, ovviamente, con il mio
sguardo, che utilizza sempre un bel paio di occhiali cristiani). Sono
convinto che già i fatti siano di per sé sufficienti ad aprire finestre di
senso e significato nel lettore.
Poi è ovvio che, essendo io l'autore
delle mie storie e trattandosi di un autore che ha un credo ben determinato,
le vicende che si dipanano secondo l'impulso dei suoi protagonisti
contengano anche parte della mia spiritualità, e che essa – in un modo o
nell'altro – finisca nel novero delle motivazioni della storia.
7)
Quali sono i progetti ai quali
stai attualmente lavorando?
Ho appena terminato un romanzo a forti tinte
soprannaturali, Tu sarai l'inizio, che ha per protagonista un
archeologo che si deve scontrare (manco a farlo apposta...) con la morte
della moglie. Un tremendo incidente stradale che innesca in lui meccanismi
psicologici al limite della follia, che lo portano in contatto con ciò che
di divino si nasconde nella sua vita quotidiana. Uscirà verso fine anno.
Inoltre sto correggendo in questi
mesi altri due romanzi che vedranno la luce quest'anno. Commento d'autore,
horror che uscirà a metà marzo per Linee Infinite, e Geshwa Olers. Il
cammino di un mago, terzo volume della mia saga fantasy Storia di
Geshwa Olers, pubblicata da Domino Edizioni.
Fonte :
Note biografiche Elisabetta Modena :
www.artcurel.it/ARTCUREL/ARTE/LETTERATURA/ElisabettaModenaBio.htm .
Per leggere alcuni scritti di Elisabetta Modena si
può consultare la sua Rubrica su ARTCUREL :
"Leggere la Nuova Narrativa Cristiana",
oppure i Blog :
www.elisabettam.splinder.com ; http://biblogit.splinder.com ;
www.lulu.com/groups/italianiscrittoricristiani
. E-mail:
francescotex@interfree.it .
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