"IMMORTALE ODIUM" di Rino
Cammilleri
Recensione di Elisabetta Modena
“Qualcuno ha riesumato un’antica società
segreta.
Qualcuno ha suggerito un piano grandioso.
Qualcuno ha indicato il modo per metterlo in
atto.
Il resto è andato avanti da solo”.
Questa la quarta di copertina.
E sull’aletta interna della copertina del libro
si legge:
“Roma, 13 Luglio 1881. Il
buio della notte è rischiarato dalle fiaccole che accompagnano la salma di Pio
IX dal Vaticano alla chiesa di San Lorenzo in Lucina. Ma piomba sul corteo
funebre una banda di fanatici anticlericali. Vogliono gettare la bara del Papa
nel Tevere. I reduci dell’assalto, a ricordo dell’impresa, si fregiano di una
medaglia con la scritta “Immortale odium et numquam sanabile vulnus”.
Tanti anni dopo, qualcuno
comincia ad ucciderli uno ad uno. Don Gaetano Alicante, ex poliziotto e
sacerdote sui generis, si mette in moto. Lo affianca il figlioccio don Nicola,
gracile e perennemente logorato dai suoi stessi pensieri.
Guidati su una pista
inattesa durante un rito di esorcismo a cui si trovano ad assistere, i due
presto si accorgono di avere a che fare con un nemico inafferrabile, potente,
mefistofelico.
Anche un commissario di
polizia, massone e scettico, sta indagando sugli omicidi. E c’è una società
segreta che si riunisce in un luogo misterioso nei pressi di Napoli. E’ in atto
un piano infernale che deve assolutamente essere fermato. Prima che sia troppo
tardi. Ambientato in un’epoca sconvolta da ideali violenti, delitti efferati e
passioni mai sopite, Immortale Odium prende le mosse da un fatto storico per
indagare gli aspetti più torbidi dell’animo umano e il lato oscuro del potere”.
Precisato il riassunto della
nuova fatica letteraria di Rino Cammilleri (da non confondere con Andrea
Camilleri creatore del fortunato commissario Montalbano; entrambi però sono
siciliani), mi accingo a proporre una mia riflessione sul libro.
Vi segnalo parimenti anche le
recensioni di Massimo Introvigne per il CESNUR (Centro Studi Nuove Religioni,
http://www.cesnur.org/2007/mi_07_21a.htm), quella ad opera di Stefano
Lorenzetto per il quotidiano Il Giornale (http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=181931),
ed infine la recensione apparsa sull’ultimo numero della rivista Il Timone (
Luglio 2007, n.65) per mano di Silvia
Scaranari.
La prima cosa che salta agli
occhi, anche dei lettori profani o digiuni di narrativa di matrice cattolica, è
che qui abbiamo per le mani un libro dalla trama avvincente, che trascina il
lettore fino all’ultima pagina. Lo stile è secco, preciso, sciolto, ironico al
punto giusto, che non si perde in inutili descrizioni, che mette a fuoco ogni
elemento nella sua giusta misura. Sembra di leggere un best-seller, solo che –
caspita – è un best-seller cristiano!
Tanto di cappello a Cammilleri
che con questa “operazione” letteraria (mi si passi il termine) contribuisce a
rompere il pregiudizio nella mente di tanti lettori secondo cui il romanzo
cristiano è qualcosa di prolisso, noioso e poco moderno.
La seconda cosa che fa amare
il libro è il suo contenuto storico. Davvero impressionante. Anzi, è proprio la
mole di fatti storici citati a dare spessore a questo romanzo e a conferirgli un
valore di “testimonianza” del clima di quell’epoca.
Vale la pena leggerlo anche
solo per farsi un’idea di cosa sia stata la massoneria, di quale smisurato odio
abbia covato nei confronti della Chiesa e dello Stato Pontificio.
L’unica pecca, a mio avviso, è
il fatto che in alcuni punti gli excursus storici prevalgano sulla trama e sui
personaggi: pur non diventando mai pesante la trattazione, tuttavia il lettore
ha l’impressione che in quei punti la penna sia scivolata di mano all’autore e
che questi si sia concesso alla vis polemica contro le birbonate dei massoni e
dei fanatici della setta dei Maccabei. Insomma, la storia eccede al racconto, se
così si può dire.
Per carità, sono indugi assai
godibili e dunque perdonabili: in questi casi si sente l’impronta apologetica
dello scrittore.
E veniamo ai personaggi. I tre
principali, Don Gaetano Alicante, don Nicola Esposito e il commissario Giorgio
Ribaudo, sono ben “costruiti”, benché questa sia una parola da bandire
nell’analisi letteraria perché offre l’idea fuorviante che un personaggio si
costruisca a tavolino. In realtà i personaggi veri nascono dalla penna e dal
cuore dello scrittore, che è tanto più meritevole di lode quanto più riesce ad
infondere vita propria ai suoi personaggi.
Infatti una delle cartine di
tornasole di un buon romanzo sono i dialoghi. Essi rappresentano uno degli
strumenti principe in mano allo scrittore per analizzare ed approfondire i suoi
personaggi, per delineare ambientazioni (memorabile la scena dell’esorcismo nel
capitolo nono).
Un bellissimo dialogo ad
esempio lo si trova già all’inizio, quando don Alicante (possibile simbolo della
vecchia generazione pre-unità d’Italia, quella che non ha mai provato troppe
simpatie per il Risorgimento) spiega ad un timido don Nicola (la nuova
generazione, quella del post-unità d’Italia) come mai non sia una cosa positiva
il fatto che il Papa non abbia un suo territorio dove stare sicuro.
Si capisce che don Nicola,
incline alle idee di quel periodo secondo cui il potere temporale del Papa
sarebbe invece solo un ostacolo alla purezza spirituale della Chiesa (libera
Chiesa in libero Stato), non veda di cattivo occhio la perdita di Roma da
parte del Papa.
La cosiddetta Questione romana
così, lungi dall’essere risolta (bisognerà aspettare il 1929, ma si ha
l’impressione che non manchi molto a quella data), si delinea con nettezza nel
romanzo, e polarizza gli schieramenti tra quelli che pensano sia stato un bene
che il potere temporale sia stato scisso da quello spirituale, e quelli che
pensano che un Papa senza regno diverrà facile preda delle potenze straniere.
Altrettanto giusta la scelta
dell’autore di non precisare il periodo storico. Così il tempo della narrazione
diventa anche un tempo di meditazione, per riflettere su cosa sia successo in
quel periodo storico.
Nel finale non poteva mancare
lo scontro tra i due “super-poteri”: la Chiesa e la massoneria, rappresentati
dai rispettivi personaggi (non sveliamo troppi particolari…): la fine,
agghiacciante, è ben pensata e – secondo me – ben riuscita.
In particolare la figura
enigmatica dell’alto esponente della massoneria fa riflettere. Nel delineare la
strategia a medio e lungo termine da questi perseguita per distruggere la
Chiesa, “il vecchio” capo massone getta squarci abissali sulla mente umana e su
quanto essa possa essere attratta e guidata solo dalla lusinga del potere.
A questo punto Cammilleri è
stato bravo a tirare le fila della narrazione, e a concludere mostrando tra le
righe come il piano stesso del massimo esponente della massoneria non fosse poi
così tanto inscalfibile come egli stesso riteneva.
Costui, ad esempio, cita in un
dialogo con l’avversario don Carlo Pascale (maestro spirituale di don Alicante)
il libro di Pinocchio, in quanto sarebbe un libro massonico; in effetti tutti
sanno che Collodi era un mazziniano incline a quell’ambiente. Ma nonostante il
probabile intento massonico, noi lettori sappiamo che Pinocchio è uno dei più
bei libri di redenzione cristiana. Allora, come la mettiamo?
Qui mi faccio aiutare dal
Card. Biffi che, in una famosa conversazione di qualche anno fa (http://chiesa.espresso.repubblica.it/dettaglio.jsp?id=7256),
ha spiegato come Collodi, quando scrisse Pinocchio nel 1881, fosse rimasto
deluso dall’ambiente rivoluzionario; lungi dal pensare ad un possibile
avvicinamento alla fede cattolica, può essere semplicemente accaduto che
l’ispirazione dello scrittore abbia superato le sue stesse categorie mentali.
Così lo scrittore ha creato un’opera viva in sé, con una sua struttura, un suo
ampio respiro, anche non ricondicibile a quello che a prima vista egli voleva
farle dire.
Allora, propongo io, è come se
Cammilleri volesse farci riflettere sul fatto che è Dio che opera sopra tutto e
tutti, e che Lui (solo Lui), è capace persino di utilizzare il male e
trasformarlo in bene. I massonici hanno creduto (e magari tuttora ne sono
convinti) che le loro trame siano potenti e vittoriose, ma non conoscono le armi
altrettanto potenti e vittoriose del loro “antagonista”, di Dio.
“Quante volte devo dirtelo
che ormai nulla ha più importanza? Quello che ho detto avverrà, puoi giurarci
sul tuo Dio. Se non oggi, domani. O dopodomani. Ma nessuno può farci più niente”
afferma con forza alla fine “il vecchio” al prete che ha davanti a sé.
Questa frase del vecchio
massone fa venire i brividi perché è pari pari a quella che si legge sul retro
della copertina: “Il resto è andato avanti da solo”.
Ma il santo prete gli obbietta
placidamente: “Fossi in te penserei alla mia anima”.
“No, io tornerò nel Tutto.
O nel Nulla, se preferisci chiamarlo così”.
E’ sempre l’eterna lotta fra
l’incredulità e la fede.
Non vi svelo la fine, ma è
chiaro il messaggio di Cammilleri: la massoneria, che ha creduto di poter
indebolire la Chiesa con la presa di Roma, l’ha resa invece più forte. I Papi da
Pio IX in avanti sono stati un esempio di santità. Come a dire che la massoneria
non bisogna tanto combatterla apertamente (perché allora sì che si perderebbe),
ma la si vince armati della Parola di Dio.
C’è d’esempio San Massimiliano
Kolbe, giovane studente a Roma proprio in quegli anni il quale, impressionato
dalle violente manifestazioni massoniche in città, chiese al superiore il
permesso di andare ad annunciare a questi anticlericali il Vangelo per
convertirli. Permesso negato. Gli fu detto di pregare. E lui che fece? Fondò la
Milizia dell’Immacolata (che riavvicinerà migliaia di persone nel mondo alla
Chiesa a a Maria ), rinnovando con ardore la sua consacrazione all’Immacolata
per avere l’aiuto più potente di tutti.
Elisabetta Modena
Fonte :
"Immortale Odium" di Rino Cammilleri , edito
da Rizzoli, Milano 2007, pp. 398.
Note biografiche sull'Autrice Elisabetta Modena :
www.artcurel.it/ARTCUREL/ARTE/LETTERATURA/ElisabettaModenaBio.htm .
Per leggere alcuni scritti di Elisabetta Modena si
può consultare la sua Rubrica su ARTCUREL :
"Leggere la Nuova Narrativa Cristiana",
oppure i Blog :
www.elisabettam.splinder.com ;
http://biblogit.splinder.com .
E-mail:
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