NUOVE
TENDENZE EDITORIALI DELLA NARRATIVA ITALIANA
di Elisabetta Modena
Il panorama editoriale di questi ultimi anni è segnato da alcune tendenze significative.
Ma facciamo un passo alla volta.
Intanto alcune considerazioni generali: dal Rapporto Aie emerge che si stampano più libri, ma che gli italiani
continuano a leggere poco. Come mai? Delle due l’una: o gli editori stampano brutti libri, che gli italiani di fatti
non leggono; o gli italiani sono proprio teste di rapa che leggono press’a poco niente, indipendentemente se un
libro è buono o no.
“Cresce il fatturato dei libri in Italia, ci informa
l’Associazione Italiana Editori (Aie): “3.670 i milioni di euro
guadagnati, oltre 59 mila titoli pubblicati di cui il 61,1% costituito da
novita’ per un totale di oltre 261,1 milioni di copie stampate. E allora? E
allora noi profani immaginiamo che finalmente,
gli italiani leggano di più. E invece,
no, anzi. Gli italiani in questi anni
leggono sempre meno”.
“Per la prima volta dopo otto anni- si legge nel
documento dell’Aie- la quantita’ di italiani che leggono mostra un segno
negativo con un calo del 21,2%”. Insomma, gli italiani che leggono sono sempre
gli stessi, ma evidentemente quelli i
lettori “forti” in Italia leggono quantità sempre maggiori di libri.
Secondo l’Aie infatti questo successo è imputabile a strategie di marketing,
“alle vendite nei supermercati, grandi magazzini e centri commerciali” e grazie
alle vendite via Internet (oltre 25% in più)”.
Pur essendo gli italiani sicuramente indietro sulla percentuale di libri letti in un anno rispetto agli europei,
secondo me gli italiani non leggono per il semplice fatto che gli editori buttano fuori (è proprio il caso di dire così)
libri il più delle volte mediocri. Io giro per i blog di letteratura da vario tempo, ebbene, sapete chi sta leggendo
i libri della cinquina del premio Strega? Quasi nessuno. E chi sta leggendo quelli della cinquina del Campiello?
Idem, quasi nessuno. Perché non interessano. E il bello è che è la gente stessa a dirlo: “Quelli lì non li leggo…
non ne vale la pena…”.
Vengono pubblicati perché gli editor delle case editrici vogliono un certo “prodotto” editoriale (da anni ormai il libro
non è più un “soggetto” editoriale, ma è diventato un “prodotto commeriale”), come fosse un pacchetto più o meno
preconfezionato secondo certe norme, e per preparalro possono contare sulle sovvenzioni comunali, regionali,
statali e pure europee, e dunque possono permettersi di far uscire sul mercato il prodotto che vuole “l’elite
culturale predominante”, non certo il grande pubblico.
Ora torniamo a noi. Le nuove tendenze editoriali della narrativa, dicevamo.
Per rendersi conto dei nomi che vanno per la maggiore nell’odierno panorama letterario italiano o per capire
quali strade stiano percorrendo i gusti degli italiani (ammesso sia proprio così), basta fare un salto nei siti di
letteratura. Ce ne sono vari, booksblog, oppure Letteratitudine di Massimo Maugeri, Narrabilando,
Vibrisselibri di Giulio Mozzi e così via; io ho trovato interessanti, oltre quelli che ho appena citato e molti altri
ancora che trovate elencati sul mio blog personale (http://www.elisabettam.splinder.com), questi due: il primo è il
celebre festival della letteratura appena conclusosi a Roma, con un ricco carnet di nomi illustri, l’altro è il sito
dei libri in arrivo su Wuz (l’ex-libri Alice, per chi non lo sapesse).
Ci tengo a sottolineare, prima di cominciare, che i nomi che riporterò di seguito, ciascuno
a seconda del genere letterario cui appartiene, sono soltanto ALCUNI dei tantissimi scrittori
presenti con le loro opere sulla scena odierna.
Cito quelli di mia conoscenza e quelli che ho trovato in questa mia breve, personale ricerca.
Ne ometterò sicuramente tanti altri, e pure molto importanti; non ne abbiate a male se non cito
alcuni dei vostri scrittori preferiti, d’altronde questo mio articolo è solo un tentativo di dare un’occhiata
alla narrativa di oggi, attraverso un occhio amatoriale.
LA NARRATIVA “CRISTIANA”
Grazie Gesù di Magdi Cristiano Allam (Mondadori), Adesso viene la notte di Ferruccio Parazzoli (Mondadori),
Conversione di Rodolfo Doni e la ristampa di Servo inutile (Polistampa), In terra sconsacrata, perché
l’immaginario è ancora cristiano, di Alessandro Zaccuri (Bompiani) sono libri usciti proprio in questi mesi che
testimoniano la lenta, costante presenza della letteratura religiosa nella produzione editoriale odierna
(ampiamente considerata nelle sue varie forme, da quelle più esperienziali come Doni e Allam, a quella più
intellettuale come Parazzoli o Zaccuri che ora, dopo Il Signor figlio uscito l’anno scorso per Mondadori,
si avventua nell’analisi poetica).
Esce anche Il
grande diario (Rizzoli, pp. 562, euro 22) di
Giovannino Guareschi, con la prefazione di
Giampaolo Pansa. Si tratta di un "giornale di bordo" del lager: vicende senza
fantasia, senza invenzione. È un testo a lungo dato per perduto, che Giovannino
Guareschi elaborò al suo ritorno dalla prigionia. Il libro riunisce anche
testimonianze inedite sui campi di concentramento tedeschi, che l'autore stesso
raccolse subito dopo la fine della guerra dalla viva voce dei sopravvissuti. E
sarà l'evento letterario del centenario guareschiano, sarà il libro più
importante nell'opera di Guareschi, completando così il Diario clandestino.
IL ROMANZO STORICO
Non va più la narrativa degli anni novanta, il cannibalismo" o presunto "pulp", il "tondellismo”. Sta acquistando
peso il romanzo storico, anche epistolare, la cui riscoperta, però, parte da lontano (secondo qualcuno da Il nome
della rosa di Umberto Eco che ha dimostrato come questo genere fosse ancora apprezzato dal pubblico).
Attualmente i libri di Ernesto Ferrero vendono bene, ad esempio il suo N. Io e Napoleone, così come quelli di
Giuseppe Genna, i cui testi sono però più biografie romanzate che romanzi storici in senso stretto, come il suo
ultimo Hitler, e Alessandro Barbero, il cui romanzo Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle gentiluomo (Mondadori)
ha vinto lo Strega nel 1996, è stato tradotto in sette lingue, come a dire che il romanzo storico tiene sempre bene,
basta pensare anche a Dacia Maraini con La lunga vita di Marianna Ucria).
Anche Giovanni D’Alessandro nei tre romanzi finora pubblicati ha dato prova di grande versatilità, diversificandosi
tanto per registri narrativi quanto per soggetti: prima le vicende di uno scultore abruzzese del Settecento: Se
un Dio pietoso (Donzelli, 1996); poi I fuochi dei kelt (Mondadori, 2004), novello De bello gallico raccontato dalla
parte dei celti; infine l’amore passionale tra una vedova di Sulmona e un soldato austriaco dopo l’8 settembre
1943: La puttana del tedesco (Rizzoli, 2007). Ed ora è appena uscito per la collana di narrativa le Vele della
San Paolo il suo libro di racconti: Il guardiano dei giardini del cielo. C’è anche Massimo Carlotto: il suo nuovo
libro Cristiani di Allah (aprile 2008, Edizioni E/O) è un noir mediterraneo ambientato in un’Algeri del 1541,
affascinante, sensuale e selvaggia, magistralmente ricostruita nella sua vivacità cosmopolita.
Ma è interessante anche guardare i finalisti ai maggiori premi letterari italiani: nella cinquina fortunata, appena
uscita, del Campiello ecco che non mancano rimanzi storici: Cinzia Tani con Sole e ombra (Mondadori),
ambientatonella guerra civile spagnola del 1936, mentre Valerio Massimo Manfredi con L’armata perduta è
finalista al Bancarella.
“LA CASTA”, “LA DERIVA”, ECC: IL MARKETING DELLA DENUNCIA SOCIALE
“Il professore Marrone, in un interessante articolo
de “La Stampa”, lo chiama “il marketing dell’indignazione”. Si tratta del
successo di quei libri come La Casta di Gian
Antonio Stella, a cui sono seguiti la
casta dei sindacati,
dei magistrati,
dei giornalisti,
della sanità, che vanno a fare i conti in tasca alla classe di coloro da cui, in
qualche modo, dipende la nostra vita. Lui lo chiama “marketing”, perchè
ovviamente si tratta di pubblicazioni pianificate dalle case editrici.
Moltissimi le leggono e le apprezzano. Eppure…alla fine della lettura di quelli
che Marrone chiama “libri del vento”, cosa resta? Tuttavia…il marketing
dell’indignazione non deve affatto esser giudicato negativamente…Vale la pena
semmai segnalare il fenomeno, editoriale più che politico, commerciale appunto,
più che etico, come riprova di una forte trasformazione in senso emozionale e
istintivo dell’opinione pubblica e del dibattito sociale”.
I CHICK-LIT: I BEST-SELLER PER SINGLE
“I testi “imprescindibili” da leggere se si
verificano le seguenti condizioni:
a) Siete donne
b) Siete single (facoltativo)
c) Siete maschi, odiate la chick lit ma volete sapere che cavolo ci trovano le vostre fidanzate/sorelle/amiche
b) Siete single (facoltativo)
c) Siete maschi, odiate la chick lit ma volete sapere che cavolo ci trovano le vostre fidanzate/sorelle/amiche
“Allora, abbiamo parlato della
Kinsella, Bridget Jones di
Helen Fielding ormai è un “luogo comune” (anche
se la sua “alter ego” Olivia Joules non sembra aver riscosso la stessa
simpatia), e, dribblando il bel Diario di una tata e il toccante P.s.
I love you di Cecilia Ahern, best seller che
vale la pena di leggere, non posso che consigliarvi
India Knight. Edita da Feltrinelli ( vi suggerisco sia il celeberrimo
La mia vita in un piatto che Single senza pace) si tratta di una
scrittrice apprezzata anche dalla critica, da non perdere, o Il diavolo veste
Prada di Lauren Weisberger. E le italiane?
Voi che adorate la sempreverde best seller Federica
Bosco ( edita da Newton Compton) provate anche a leggere le “vecchie”
Margherita Oggero e
Carmen Covito. Non ne rimarrete deluse.”
Nello slang statunitense,
chick è un termine informale per "ragazza"; lit è l’abbreviazione di
literature (letteratura). Pur presentando alcuni elementi in comune con
il tradizionale romanzo rosa, il romanzo chick-lit tende a essere
umoristico e post-femminista nella sua rappresentazione della vita e dei
rapporti sentimentali. Lo stile della narrazione è irriverente e ironico, specie
per quanto riguarda gli argomenti sessuali, ma si parla anche di shopping,
estetiste, vestiti. Il rosa si trasforma dunque in narrativa di consumo che
parla di consumi alle giovani donne.
http://www.sanpaolo.org/letture/0703let/0703le84.htm
IL FANTASY E IL MED-FANTASY
Sta letteralmente fiorendo in maniera esponenziale il fantasy (Licia Troisi, Andrea D’Angelo, Francesco Falconi)
ed il Med-fantasy (Fabrizio Valenza, Antonia Romagnoli).
“Oggi più che mai si sente parlare del "made in
Italy", come un elemento che contraddistingue il nostro belpaese in tutto il
mondo. Purtroppo non è così per la letteratura fantasy…si dipanano due filoni
principali: quello che viene definito sword and sorcery, ormai delineantesi
sempre più sul tradizionale gioco di ruolo Dungeons &
Dragons che pur è nato in conseguenza di esso, e l'heroic fantasy, al
quale appartengono opere come Il Signore degli Anelli.
Sono definizioni tagliate con l'accetta, ma servono a indicare velocemente
l'idea. I romanzi fantasy italiani di maggior successo si muovono esattamente
nei solchi preparati all'estero. Questa situazione di ricchezza narrativa
fantastica è tipica grosso modo di tutto il mediterraneo ed è un fatto spesso
legato alla religione. L'immaginario spirituale e sacro ha riversato nell'arte e
nella letteratura una quantità incredibile di declinazioni per tutto ciò che
veniva percepito come non facente parte in senso stretto della realtà
quotidiana.
Oppure ancora, situazioni di svantaggio culturale e sociale, come spesso si sono verificate nei paesi mediterranei una volta che il testimone della civiltà è passato ad altre aree del mondo, sono state reinterpretate tramite l'immaginifico quali orchi, folletti, gnomi e giganti, oppure diavoli e creature degli inferi.
Un vero e proprio "caso letterario" su tutti è costituito dal Cunto de li cunti, di Giambattista Basile. Si tratta di una raccolta di fiabe e novelle a sfondo fantastico dell'inizio del 1600, scritte per l'intrattenimento di gente matura e nient'affatto infantile. Queste fiabe furono poi "adottate" da Perrault e portate in Francia, dove, rimaneggiate, divennero le note fiabe che hanno allietato l'infanzia di tutti noi. Cenerentola, Il gatto con gli stivali, La bella addormentata nel bosco e molte altre nascono tutte da quest'opera assolutamente italiana. Ma quanti di noi sanno che Cenerentola è italiana? E, soprattutto, quanti di noi sanno che quelle fiabe non erano per nulla - in principio - indirizzate ai bambini ma ad ascoltatori scafati in grado di coglierne i doppi sensi? Eppure, uno dei problemi maggiori degli Italiani verso la letteratura fantastica in genere è che la credono letteratura per bambini!
Altri esempi di simile trasformazione "tramite l'estero" sono le opere di Shakespeare, tratte spesso e volentieri dalla novellistica italiana del 1500. Insomma, che dire? Dobbiamo per forza imitare gli stranieri?
Perché, piuttosto, non trarre spunto dal modo in cui autori come Dante, Ariosto e Tasso hanno utilizzato il materiale fantastico già presente in Italia? Perché non lasciarsi ispirare dalla nostra terra così ricca di castelli, grotte, vulcani, "giardini di Armida" tali e quali quello descritto nella Gerusalemme Liberata? Che cosa ci impedisce di fare riferimento alla nostra storia e parlare dei saraceni, o delle battaglie tra la cristianità e il paganesimo in chiave fantasy? Non abbiamo avuto uomini che hanno vinto l'imperatore antagonista o respinto le orde degli Unni corroborati dall'intervento di un segno ultraterreno? Non sappiamo, forse, cosa voglia dire evocare le anime dei cari per andare a combattere streghe e stregoni prima che sia troppo tardi per la fertilità dei campi? O forse ci sono pochi castelli italiani abitati da fantasmi agitati?
Quante necropoli etrusche, romane, longobarde o cristiane ci sono disseminate nelle campagne del Nord Italia? Quante creature fantastiche si nascondono nelle grotte del Piemonte o del Friuli e quali strani esseri infuocati si rifugiano nell'Etna o nei Campi Flegrei?
Non a caso la cosiddetta letteratura gotica, nata nel nord Europa nel Settecento e antesignana della letteratura fantastica horror, ambienta i suoi primi romanzi proprio in Italia, costellata da un mondo visibile fatto di castelli, monasteri e frati dannati, da giardini incantati in cui è possibile ritrovare la porta d'accesso verso una realtà parallela.
Oppure ancora, situazioni di svantaggio culturale e sociale, come spesso si sono verificate nei paesi mediterranei una volta che il testimone della civiltà è passato ad altre aree del mondo, sono state reinterpretate tramite l'immaginifico quali orchi, folletti, gnomi e giganti, oppure diavoli e creature degli inferi.
Un vero e proprio "caso letterario" su tutti è costituito dal Cunto de li cunti, di Giambattista Basile. Si tratta di una raccolta di fiabe e novelle a sfondo fantastico dell'inizio del 1600, scritte per l'intrattenimento di gente matura e nient'affatto infantile. Queste fiabe furono poi "adottate" da Perrault e portate in Francia, dove, rimaneggiate, divennero le note fiabe che hanno allietato l'infanzia di tutti noi. Cenerentola, Il gatto con gli stivali, La bella addormentata nel bosco e molte altre nascono tutte da quest'opera assolutamente italiana. Ma quanti di noi sanno che Cenerentola è italiana? E, soprattutto, quanti di noi sanno che quelle fiabe non erano per nulla - in principio - indirizzate ai bambini ma ad ascoltatori scafati in grado di coglierne i doppi sensi? Eppure, uno dei problemi maggiori degli Italiani verso la letteratura fantastica in genere è che la credono letteratura per bambini!
Altri esempi di simile trasformazione "tramite l'estero" sono le opere di Shakespeare, tratte spesso e volentieri dalla novellistica italiana del 1500. Insomma, che dire? Dobbiamo per forza imitare gli stranieri?
Perché, piuttosto, non trarre spunto dal modo in cui autori come Dante, Ariosto e Tasso hanno utilizzato il materiale fantastico già presente in Italia? Perché non lasciarsi ispirare dalla nostra terra così ricca di castelli, grotte, vulcani, "giardini di Armida" tali e quali quello descritto nella Gerusalemme Liberata? Che cosa ci impedisce di fare riferimento alla nostra storia e parlare dei saraceni, o delle battaglie tra la cristianità e il paganesimo in chiave fantasy? Non abbiamo avuto uomini che hanno vinto l'imperatore antagonista o respinto le orde degli Unni corroborati dall'intervento di un segno ultraterreno? Non sappiamo, forse, cosa voglia dire evocare le anime dei cari per andare a combattere streghe e stregoni prima che sia troppo tardi per la fertilità dei campi? O forse ci sono pochi castelli italiani abitati da fantasmi agitati?
Quante necropoli etrusche, romane, longobarde o cristiane ci sono disseminate nelle campagne del Nord Italia? Quante creature fantastiche si nascondono nelle grotte del Piemonte o del Friuli e quali strani esseri infuocati si rifugiano nell'Etna o nei Campi Flegrei?
Non a caso la cosiddetta letteratura gotica, nata nel nord Europa nel Settecento e antesignana della letteratura fantastica horror, ambienta i suoi primi romanzi proprio in Italia, costellata da un mondo visibile fatto di castelli, monasteri e frati dannati, da giardini incantati in cui è possibile ritrovare la porta d'accesso verso una realtà parallela.
Molte sono le figure fantasy nordiche che hanno una
loro origine in Italia o un'accezione del tutto italiana. Gnomi, fate, folletti,
orchi; tutti esseri diffusi nella mitologia e nelle leggende della nostra
penisola, spesso corredate da storie ricche di fascino e di originalità. Perché,
dunque, se l'originalità italiana può dare originalità nuova al fantasy,
ricorrere ai soliti cliché stranieri?
Abbiamo quindi a che fare con un fantasy nuovo,
tutto italiano o, forse, mediterraneo. Sta ora agli scrittori italiani, dare
vita e corpo al med(iterraneo)-fantasy.
IL MAINSTREAM
Mattia Signorini con Lontano da ogni cosa (Salani, 2007) ci fa riflettere sulla realtà dei giovani d’oggi.
Non sappiamo se sia proprio così quale la descrive lui, ma è interessante lo spaccato che lui traccia, a metà
tra la narrazione oggettiva e la vena introspettiva. Ovviamente ci sono altre forme narrative di questa “corrente
principale” (lett. mainstream) della narrativa per le giovani generazioni, da Federico Moccia a scrittori minori
(nel senso che non sono famosi, ma ciò non toglie che non siano affatto minori) che scrivono sul web e che si
dilettano a raccontare la vita dei loro più o meno coetanei.
L’ INTRAMONTABILE BUON LIBRO GIALLO
Il giallo tiene sempre banco, c’è uno stuolo di libri gialli in Italia; dalla Sellerio sia con Andrea Camilleri sia con
Carofiglio, che ha puntato in questi ultimi anni molto proprio sul giallo e sulla sua capacità di attrarre lettori.
Ma anche Carlo Lucarelli con L’ottava vibrazione (e tutti i suoi libri precedenti), Walter Binaghi alla sua terza
prova (Devoti a Babele) e Salvo Toscano che pubblica con la Dario Flaccovio, specializzata in romanzi gialli di
autori italiani.
C’è anche Antonio Scurati, vincitore del Premio Campiello con Il sopravvissuto (Bompiani, 2005),
Giancarlo Liviano D'Arcangelo con Andai, dentro la notte illuminata (peQuod Edizioni), libro molto suggestivo,
sugli aspiranti suicidi, o l’exploit di Paolo Roversi La mano sinistra del diavolo (Mursia, 2007).
La lista è lunga, ognuno la alimenti con le sue opere preferite.
LA LETTERATURA COME IMPEGNO CIVILE
“ma il valore aggiunto di questa
generazione, anche per gli scrittori più corrosivi, è un altissimo bisogno di
etica, bisogno a cui il nostro paese, dove tutto è sacrificato alla logica del
risultato, non riesce a rispondere”. (Editore Alberto Castelvecchi
intervistato da Maurizio Cotrona per Bomba Carta)
Come quella di Mario Desiati,
editor e capo-redattore della prestigiosa rivista della Mondadori Nuovi
Argomenti.
Nel 2006 è uscito, nella collana "Strade blu"
di Mondadori, il suo bel romanzo Vita precaria e amore eterno, con il
quale ha vinto il Premio per l’impegno e la letteratura civile "Paolo Volponi".
Alcuni critici lo definiscono “pasoliniano:
http://www.sanpaolo.org/letture/0805let/0805le74.htm”.
Oppure
Marco
Missiroli che è un giovane autore con alle spalle
due libri: Senza coda, pubblicato da Fanucci nel 2005, e Il buio
addosso, edito da Guanda nel 2007. Con il primo ha vinto il Premio Campiello
opera prima 2006. Nato a Rimini nel 1981, ha frequentato la famigerata Scuola
Holden, sulla quale ha rilasciato parole poco lusinghiere :http://www.sanpaolo.org/letture/0710let/0710le10.htm.
Mentre Ernesto Aloia (I racconti
pubblicati da Minimum Fax: Chi si ricorda di Peter Szoke? E
Sacra fame dell’oro; poi nel 2007 per Rizzoli il romanzo: I compagni del
fuoco) e Massimo Maugeri (Destini
Incrociati) descrivono l’inquitudine e le derive della New Economy.
Ornela Vorpsi invece ci trasporta nel mondo in
cui ha vissuto, l’Albania, denunciando la spietatezza del regime comunista e la
fatica del vicere. Il paese dove non si muore mai (Einaudi, 2005) le ha
fatto vincere ben cinque premi importanti (tra cui il Grinzane Cavour opera
prima e il Viareggio culture europee), poi il secondo libro è stato Vetri
rosa (Nottetempo, 2006), più autobiografico, e l’ultimo La mano che non
mordi (Einaudi, 2008).
LA LETTERATURA Al FEMMINILE
Le donne ci regalano romanzi in cui sembra che non
esista l’amore fedele, quello che dura tutta una vita, quasi che fossero alla
ricerca di una identità perduta: da Milena Angus
(Mal di pietre, Nottetempo), a Ilaria Bernardini,
autrice di Non è niente, Baldini Castoldi Dalai 2005) e di una raccolta
di racconti (La fine dell’amore, Isbn, 2006). Oppure la finalista al
Campiello Benedetta Cibrario con
Rossovermiglio (Feltrinelli), storia sull’infelicità di un amore combinato
della Torino degli anni trenta, e Chiara Gamberale,
pure lei finalista al Campiello, che con La zona cieca (Bompiani) narra
delle contorte pieghe dell’amore malato.
GENERE ESOTERICO-DIETROLOGICO
Si rifà al romanzo gotico. Dal Codice da Vinci in
poi sono fioriti questo genere di romanzi. Sono soprattutto stranieri.
IL ROMANZO TRA AUTOBIOGRAFIA E FICTION
Sei grandi autori italiani a confronto su un tema che li accomuna: raccontare storie affascinanti pescando nella propria storia personale, nei ricordi, nella quotidianità.
Paola Mastrocola, torinese, con La gallina volante ha vinto il Premio Italo Calvino per l’inedito 1999, il Premio Selezione Campiello 2000 e il Premio Rapallo Carige per la Donna Scrittrice 2001. Con Palline di pane è stata finalista al Premio Strega 2001.
Iaia Caputo
è nata a Napoli. Dopo molti anni a Milano ora vive in Liguria. Giornalista e
scrittrice, si occupa di libri per "Flair" e "Diario". Ha pubblicato tra l'altro
Mai devi
dire, un
saggio-inchiesta sull’incesto e il romanzo
Dimmi ancora una parola.
Laura Bosio,
nata a Vercelli, vive a lavora a Milano. È autrice dei romanzi
I dimenticati,
(Premio Bagutta Opera prima),
Annunciazione
(Premio Moravia),
Le ali ai piedi,
Teresina. Storie di un’anima.
Recentissimo.
Andrea Vitali è
nato nel 1956 a Bellano, sulla riva orientale del lago di Como, dove esercita la
professione di medico di base. Ha pubblicato tra l'altro
Il
meccanico Landru,
L'ombra di Marinetti
(Premio Piero Chiara),
Una finestra vistalago
(Premio Grinzane Cavour 2004, sezione narrativa), La
signorina Tecla Manzi
(Premio Dessì),
La figlia del podestà
(Premio Bancarella 2006),
Olive comprese e
Il
segreto di Ortelia.
Ed è appena uscito La modista.
Maria Di Lorenzo
ha dato buona prova di sé con La sera si fa sera (Edizioni Tracce, 2004),
in cui la voce narrante di una madre anziana racconta il suo passato e i suoi
errori alla figlia lontana, si capisce che si è allontanata di casa
volontariamente, e le dice di non dare spazio dentro di sé al rancore ma al
perdono.
Paolo Giordano
è nato a Torino nel 1982. È laureato in fisica teorica e lavora presso
l'Università. Il suo romanzo d’esordio
La solitudine dei numeri primi (Mondadori, 2008) è stato
il caso letterario in Italia nel corso dell’ultimo anno. Narra la storia di
Alice e Mattia, due adolescenti che frequentano la stessa scuola. Entrambi
feriti, segnati da dolorosi episodi dell'infanzia; incapaci di aprirsi al mondo,
diventano immediatamente e intensamente amici. Simili e vicini, come due numeri
primi, ma irrimediabilmente separati, incapaci di toccarsi davvero. Un romanzo
che alterna momenti di durezza e spietata tensione a scene rarefatte e di
trattenuta emozione, di sconsolata tenerezza e di tenace speranza.
LA NUOVA FANTASCIENZA O ROMANZO D’ANTICIPAZIONE
È un genere poco premiato dalle case editrici, che
preferiscono pubblicare romanzi di autori stranieri. In più adesso si parla di
romanzi d’anticipazione perché, invece di dipingere scenari spaziali o che hanno
a che fare con robots & co., gli scrittori di oggi tendono a intessere trame più
psicologiche, d’impatto sociologico, come il libro di
Giovanni Dalla Valle B@bilon Apocalypse (Aliberti, 1997). Eppure
qualcosa si muove anche in casa nostra: il defunto
Luciano Nardelli, Guido Pagliarino sono
delle auctoritas in materia. Buoni successi sono stati quelli di
Annarita Pietrino: Ragnatela dimensionale,
Pierfrancesco Prosperi con Il tunnel (Aliberti,
1992), Domenico Volpi, Anche i robot hanno un
cuore (Salani, 1993), oppure i libri della Delosbook, tra cui quello di
Andrea Coco: Operazione Arca di Noè; o
Fabio Nardini Quantica (Cult-Up Edizioni,
2006), una silloge di sei racconti alcuni già editi sul web (su Delos e altre
riviste di fantascienza), mentre gli ultimi tre sono inediti. Comunque per la
fantascienza è meglio consultare siti specializzati, tra cui appunto il famoso
Delos Store e
http://www.fantascienza.com/delos/
IL TRAGICO-COMICO-GROTTESCO
Leonardo Colombati
è il famoso autore di Perceber (Sironi, 2005), osannato dalla critica
quando è apparso, un’assurda e fantasmagorica miscela di elementi diversissimi
tra loro, anche allegorici, in cui si mescolano passato, presente e futuro;
Colombati è stato finalista con questo volume al premio Viareggio. Nel 2007 è
uscito Rio per Rizzoli, ma non ha ottenuto lo stesso successo.
Premi letterari italiani (per conoscenza)
In
Italia la
prima esplosione di premi avvenne durante il
regime fascista
nel tentativo di rinnovare e "bonificare", seguendo le direttive di
Benito Mussolini
e
Giuseppe Bottai,
la cultura italiana.
Durante il
Ventennio fascista
furono fondati due dei premi letterari più noti, il
premio Bagutta
e il
premio Viareggio.
Nel dopoguerra fu istituito il
premio Strega,
1947, al quale
fece seguito, nel
1952, il
premio Bancarella
e nel
1962 il
premio Campiello
(sono premi che vengono dati nei mesi estivi).
Durante il boom economico i premi letterari si
moltiplicarono e oggi, accanto a premi ormai consacrati per anzianità e
prestigio, esistono numerosissimi riconoscimenti, molti a carattere locale, nati
per dare rilevanza alla cultura a al valore turistico del luogo.
Vi sono inoltre anche premi dedicati espressamente a
opere prime o inedite o a temi e
generi letterari
particolari come il famoso premio dedicato al
giallo dal
MystFest di
Cattolica, o
il
Premio Andersen
- Baia delle Favole fondato nel
1967 e
organizzato dal comune di
Sestri Levante
che premia le
fiabe e le
favole
"ispirate alla propria terra" (entro il 10 marzo di solito), o il "Bancarellino"
e il "Grinzante Junior", istituito nel
2000 in
seguito al successo della
letteratura per
l'infanzia. Vi sono premi letterari in lingua Siciliana, come
il Premio Letterario
Internazionale Siracusa "Trofeo Papiro d'oro e Decadramma d'argento".
Non mancano i premi dedicati alla memoria di famosi scrittori e intellettuali,
come i premi intitolati a
Diego Valeri e
al poeta
Dario Bellezza,
istituiti da amici degli autori scomparsi o da enti locali o da circoli
Rotary. Il
premio "Stephen Dedalus"
si occupa anche di letteratura e nuove tecnologie.
Una particolarità dei nuovi premi è anche la
moltiplicazione delle categorie e l'articolazione degli stessi, come avviene per
il premio Viareggio-Rèpaci, in sottosezioni che nascono dalle sezioni classiche,
cioè quelle di poesia, prosa e saggistica.
Il fiorire in
Italia delle
scuole creative
sulla scia di quelle americane e della comparsa dei cosiddetti "Cannibali" hanno
fatto aumentare quei premi o quelle sezioni rivolte espressamente ai giovani.
Questa moda è stata consacrata nel
1995 dal
premio Campiello
che ha istituito il "Campiello Giovani" che non è
una sottosezione, ma un vero concorso a parte dedicato ai giovani che
frequentano gli ultimi tre anni delle scuole superiori.
Moltiplicandosi i premi sono cambiate anche le
tipologie della giuria e i metodi di selezione e di voto.
Spesso viene adottato dalle giurie un sistema misto
che prevede un voto tecnico, riservato agli esperti, e un voto popolare.
La soluzione che ha adottato il
Premio Grinzane Cavour
è originale. Vengono individuate dalla giuria tecnica sei opere, tre italiane e
tre straniere, e una giuria formata da centoquarantatré studenti delle scuole
medie superiori sceglie i due vincitori. Analogamente, il vincitore del
premio del Giovedì
"Marisa Rusconi" viene scelto da una giuria di circa 150 persone tre
due autori selezionati dalla giuria di addetti ai lavori che conta circa 20
componenti.
Un premio che in Italia sta a sé, rimanendo anche
fuori da ogni polemica (come succede agli altri premi) è il
premio Feltrinelli
che non si basa mai sull'estemporaneità di un libro o di un personaggio, ma
premia chi ha dedicato l'intera vita alla cultura.
Infine, ultimo ma non meno importante, il Premio
Italo Calvino (scadenza entro metà ottobre) che è
destinato alla narrativa degli esordienti (bisogna non aver mai pubblicato
alcunché per parteciparvi).
Elisabetta
Modena
Fonte :
Note biografiche sull'Autrice Elisabetta Modena :
www.artcurel.it/ARTCUREL/ARTE/LETTERATURA/ElisabettaModenaBio.htm .
Per leggere alcuni scritti di Elisabetta Modena si
può consultare la sua Rubrica su ARTCUREL :
"Leggere la Nuova Narrativa Cristiana",
oppure i Blog :
www.elisabettam.splinder.com ; http://biblogit.splinder.com ;
www.lulu.com/groups/italianiscrittoricristiani
. E-mail:
francescotex@interfree.it .
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