PERCHE' LEGGERE UN TESTO POETICO
a cura del CIRPS
Siamo abituati a
considerare la poesia come un testo particolarmente complicato e difficile da
capire.
Già la poesia "classica" si
sottoponeva a particolari regole costrittive — una certa quantità di sillabe per
ogni verso (ossia una misura metrica), un certo numero di versi, uno schema di
rime e un buon numero di figure retoriche, come la metafora — che provocavano
sempre qualche contorsione e qualche complicazione anche nel discorso più votato
alla chiarezza.
La poesia moderna, invece, si è
sbarazzata delle regole fisse, dopo un secolo di versi liberi e di difformità
strofiche, eppure non per questo è diventata più semplice: i suoi rimandi al
significato si sono ingarbugliati, anzi, al punto che l’ambiguità (il dubbio su
"cosa vuol dire" il testo) è diventato uno dei suoi tratti costitutivi e forse
proprio il principale.
erché, allora,
dovremmo leggere la poesia in un’epoca in cui siamo riempiti di messaggi che
comunicano immediatamente qualcosa, sia essa un’informazione, una richiesta
d’aiuto, un invito all’acquisto?
A che scopo sprecare tempo e fatica invece di rilassarci e divertirci?
A che scopo sprecare tempo e fatica invece di rilassarci e divertirci?
Trovare una risposta non è semplice,
anche perché i fatti parlano da soli e mostrano che in un mondo di comunicazioni
"facili" e veloci la poesia non incontra più il favore dei lettori.
Né è valido sostenere che la poesia è antichissima ed è impossibile che il genere umano rinunci a una forma di espressione che ha utilizzato per così tanto tempo. Della persistenza della poesia non possiamo avere nessuna certezza. Quello che possiamo dire riguarda invece la qualità dei messaggi veloci che oggi sembrerebbero aver preso il posto della poesia (la poesia odierna non sono forse le canzoni, gli slogan, la pubblicità?); ebbene queste forme di espressione sono fin troppo rapide, tanto da sacrificare qualsiasi spessore e densità, puntano non a far pensare, ma a colpire nella durata minima del consumo immediato — e poi: sono messaggi-merce, ben legati all’interesse commerciale di una rendita manifesta.
Né è valido sostenere che la poesia è antichissima ed è impossibile che il genere umano rinunci a una forma di espressione che ha utilizzato per così tanto tempo. Della persistenza della poesia non possiamo avere nessuna certezza. Quello che possiamo dire riguarda invece la qualità dei messaggi veloci che oggi sembrerebbero aver preso il posto della poesia (la poesia odierna non sono forse le canzoni, gli slogan, la pubblicità?); ebbene queste forme di espressione sono fin troppo rapide, tanto da sacrificare qualsiasi spessore e densità, puntano non a far pensare, ma a colpire nella durata minima del consumo immediato — e poi: sono messaggi-merce, ben legati all’interesse commerciale di una rendita manifesta.
a poesia è più
complessa non già perché disinteressata — come vorrebbero i tanti fautori della
poesia "pura" — ma perché è un tipo di messaggio che tende a dare una visione,
nel suo linguaggio concentrato e sintetico, dell’io del poeta e del suo rapporto
con la società: e tra l’io e la società, e nell’io stesso (a sua volta diviso)
circola una grande disparità, pluralità e contraddittorietà di interessi.
La poesia è ambigua, allora, perché
ambiguo (enigmatico, paradossale, assurdo) è il mondo moderno in cui viviamo. Il
poeta potrebbe far finta di niente e dedicarsi ai temi tradizionali della
sfortuna sentimentale o del trascorrere del tempo; e molti poeti lo fanno: ma se
solo guarda con attenzione alla propria vita non può che trovare grande quantità
di confusione e controsensi e garbugli pressoché irrisolvibili. Per parlare di
quelli non potrà usare parole semplici.
Lo stesso vale per il lettore: se
vuole essere rassicurato e specchiarsi in una tranquilla identità forse gli
conviene rivolgersi alle immagini e alle narrazioni di consumo. La poesia può
invece servire a chi è insoddisfatto e vuole spingere più avanti l’osservazione
dei nodi problematici dell’immaginario personale e collettivo. Per questo le
immagini linguistiche della poesia funzionano precisamente come specchi
deformanti, distorcenti e stranianti del ritratto consueto che ci rimandano le
comunicazioni ufficiali.
La cosa migliore che possano fare è obbligare anche i lettori a spostarsi in un altrove, in uno spazio diverso, dove ancora possa emergere la spinta dell’utopia.
La cosa migliore che possano fare è obbligare anche i lettori a spostarsi in un altrove, in uno spazio diverso, dove ancora possa emergere la spinta dell’utopia.
erciò la poesia di
oggi si deve leggere come un percorso di ricerca di un senso che non è
prescritto in partenza.
È come quando si guarda un quadro e non si sa da che parte cominciare.
Ci si potrà rivolgere alla sonorità delle parole, e dare ascolto alla loro musica o alla loro asprezza. E si potrà anche seguire il ritmo della ricorrenza degli accenti o di determinate parole "ritornanti" o disposte in posizioni-chiave. Abbandonate le regole che prescrivevano la misura fissa, la poesia moderna si affida a ritmi molto vari che comprendono i cambiamenti di ritmo, la dissonanza, il contrasto.
a ci sono anche i sensi che le parole suggeriscono mediante le sfumature del significato (significati allusivi, analogie, echi tra parti anche lontane del discorso). Anche qui la poesia ha un ritmo: ora si accende di illuminazioni e sembra avere raggiunto la rivelazione assoluta, ora si spegne e si ripiega nella constatazione del fallimento, nella negazione di qualsiasi significato. C’è anche, infine, un ritmo delle idee che la poesia — sebbene il senso comune la ritenga priva di logica — spesso contiene e rielabora, anch’esse in forma concentrata e sintetica.
È come quando si guarda un quadro e non si sa da che parte cominciare.
Ci si potrà rivolgere alla sonorità delle parole, e dare ascolto alla loro musica o alla loro asprezza. E si potrà anche seguire il ritmo della ricorrenza degli accenti o di determinate parole "ritornanti" o disposte in posizioni-chiave. Abbandonate le regole che prescrivevano la misura fissa, la poesia moderna si affida a ritmi molto vari che comprendono i cambiamenti di ritmo, la dissonanza, il contrasto.
a ci sono anche i sensi che le parole suggeriscono mediante le sfumature del significato (significati allusivi, analogie, echi tra parti anche lontane del discorso). Anche qui la poesia ha un ritmo: ora si accende di illuminazioni e sembra avere raggiunto la rivelazione assoluta, ora si spegne e si ripiega nella constatazione del fallimento, nella negazione di qualsiasi significato. C’è anche, infine, un ritmo delle idee che la poesia — sebbene il senso comune la ritenga priva di logica — spesso contiene e rielabora, anch’esse in forma concentrata e sintetica.
Proprio in questo ritmo, in questa
ginnastica mentale, nel tentativo di raggiungere una comprensione che è sempre e
soltanto probabile è la ragione del fascino che la poesia
continua a mantenere e che spinge ancora molti a praticarla e ad ascoltarla,
malgrado le difficoltà e i tanti imperativi della ragione utilitaria che
vorrebbero dissuadere e distogliere dalle "licenze poetiche".
Fonte: http://www.cirps.it/risorse/poesia/intro/fsperche.htm , sezione sulla " Poesia di Ricerca " del sito del Centro Interuniversitario di Ricerca per lo Sviluppo Sostenibile ( www.cirps.it ) .
Nessun commento:
Posta un commento