LA TRINITA' DI MASACCIO: IPOTESI DI LETTURA TEOLOGICA
di Rosa Morelli
Masaccio ,
Trinità, 1426-28 c., affresco, Santa Maria Novella, Firenze.
La Trinità di Masaccio, in Santa Maria Novella a
Firenze, si offre agli occhi dell'orante che, nel silenzio della bella chiesa
fiorentina, nel gioco di luci e di ombre che la pervade, sosta per una
preghiera, una supplica, in un dialogo misterioso e raccolto con il Dio dei
cristiani. Il suo mostrarsi, nell'imponete architettura realizzata dalla
prospettiva rinascimentale nel dipinto, è avvolto da un senso di sospensione che
ne aumenta il fascino artistico mentre arricchisce quanto l'opera vuole
raccontare: l'amore del Dio trinitario, amore frontale, di donazione, di
offerta: <<Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico figlio>> (Gv 3, 16).
Nell'Umanesimo italiano, universale al punto da
valicare i confini del mondo allora conosciuto, quest'opera è un punto fermo che
svela l'autentico spirito della Rinascita, e ne denuncia la sua dialettica.
1. La dialettica dell'Umanesimo
Il contesto in cui Masaccio dipinge
rivoluzionando i canoni pittorici, è quell’ampio e complesso momento
storico-artistico-culturale che va sotto il nome di: Umanesimo-Rinascimento.
La questione storica sull’Umanesimo è ampia e
complessa e di non facile esplicazione. Come tutti i grandi momenti della storia
individuale e comunitaria, l’Umanesimo non nasce all’improvviso. Il cuore da cui
tutto parte è certamente da ritrovarsi all’interno della letteratura e
dell’arte. Petrarca viene indicato dagli storici come il primo umanista: la sua
ricerca filologica dei testi, la sua biblioteca che si arricchisce di
manoscritti antichi, fanno di lui il primo indagatore di quello stile che aveva
anticipato lo stile didascalico del Medio Evo[1].
a) La filologia
Sulle orme di Petrarca, la ricerca dei codici si
trasforma in indagine sul testo che viene accostato sine glossa e
dà origine a quella nuova scienza che è la filologia. Il ritorno alle origini si
mostra allora come l’abbandono delle tradizioni –che adulterano il
significato originale- e la riscoperta della tradizione: ancora viva,
ancora in grado di parlare all’uomo nella sua storia[2].
b)L’arte
Con la filologia, l’arte opera la più notevole
rivoluzione del periodo.
Il latino e il greco è anche riscoperta dell’arte
latina e greca. Giotto nel suo viaggio a Roma, ripropone la monumentalità
dell’arte romana in pittura. Questa riproposta apre la strada ad una concezione
nuova in cui i corpi si espandono come blocchi, portando nella pesantezza delle
figure la materia e la storia. Vengono così messe tra parentesi le lievi figure
dell’iconografia bizantina e la storia fa irruzione nell’opera pittorica che da
Giotto prenderà un nuovo avvio e che nei Masaccio nei Raffaello nei Michelangelo
troverà i suoi interpreti[3].
Sganciata dalla soprannatura dell’iconografia
bizantina[4],
l’arte rompe la struttura piramidale delle scienze, di tradizione aristotelica,
ed afferma la sua autonomia dalle scienze teoretiche: teologia e filosofia,
matematica e fisica. Questo terremoto nella struttura piramidale delle scienze
invade tutti i campi dello scibile ed apre le porte alla rivoluzione scientifica
del Rinascimento.
c)L’antropologia
Da un punto di vista antropologico, l’uomo
celebra la sua dignità che gli viene dall’esser creato da Dio capace di
autodeterminarsi, a differenza delle altre creature[5].
L’immagine dell’uomo dell’Umanesimo non è quindi quella di colui che dialoga con
Dio ma quella di un individuo creato da Dio, aperto all’infinito ma che, con i
piedi ben piantati sulla terra, dalla terra è stato tratto e sulla terra
realizza la sua missione.
Una concezione secolare, una vocazione altissima
e nobile ma, al contempo, malata di solitudine. L’uomo dell’Umanesimo è l’uomo
che può compiere grandi imprese ma è anche segnato da una insanabile solitudine
che ben viene profetizzata dalle figure di Donatello e di Masaccio.
d)La filosofia e la teologia
La filosofia è in questo periodo oscillante tra
un nuovo aristotelismo ed un neoplatonismo[6].
In larga parte i filosofi preferiscono Platone ad Aristotele, e non è una
contraddizione perché il platonismo dell’epoca è quello di Plotino e Proclo: un
platonismo cristianizzato; e cristiana è la filosofia dell’Umanesimo, sia pur di
un cristianesimo laico e non monastico; perché l’ascesa verso la realizzazione
del fine ultimo, che pur trova nella storia le sue premesse di realizzazione, è
maggiormente presente nelle corde di Platone che non nel fisico Aristotele.
Neo-platonici saranno: Valla, Ficino, Cusano; Michelangelo, Donatello.
La teologia non mostra elementi di grande novità.
Si attarda nelle dispute scolastiche dimenticando il contatto vivo e nutriente
dell’Aquinate con la Parola. Decadente, la Scolastica di questo periodo non
orienterà più la riflessione teologica: ripetitiva e lontana dalle ansie degli
uomini del tempo –di cui non riesce a percepire l’inquietudine- perderà terreno
lasciando spazio ad una teologia meno sistematica ma più esistenziale.
Sarà Sant’Agostino il teologo degli
umanisti, perché il suo cor inquietus lo fa sentire più aderente alle ansie del
tempo rispetto a San Tommaso, la cui teologia scade, nelle mani dei suoi non
molto fedeli discepoli, in quaestiones dialettiche nelle quali non arde più il
fuoco del Dio Vivo.
e)Lo studio delle humanae litterae e il testo
biblico
Lo studio delle Scritture riceve grande impulso
in questo quadro di generale rinascita. Le lingue della grande tradizione
culturale dell’Occidente, sotto l’influsso della filologia e del richiamo alla
Tradizione sine glossa, vengono studiate con competenza e profondità.
San Girolamo viene proposto come il modello da
seguire ed imitare e l’uomo di cultura è tale solo se conosce le tre lingue
della tradizione: greco, latino, ebraico. Figura di spicco, con Pico della
Mirandola, sarà Erasmo da Rotterdham: il vir trilinguis.
Lo studio sul testo biblico sarà un aspetto di
quella nuova scienza che è la filologia, che nell'analisi testuale, scoprirà le
coordinate di quella storia, vero
cardine interpretativo della sensibilità culturale dell'Occidente. Una storia
come primato del mondano, secolarizzata, che ha desiderio del cielo ma vive come
in esilio da questo stesso cielo. E' storia di uomini, dignitosi, silenziosi e
muti che le sculture di Donatello raccontano e i quadri di Masaccio ci rimandano
come memoria della nostra identità, non per chiudere definitivamente l'accesso
al cielo ma per denunciarne la perdita ed invocarne l'avvento.
2. La
Trinità di Masaccio
Masaccio nel
dipingere la Trinità
non ha inteso, sulla scia
dell'arte delle icone, offrire un trattato teologico in immagini. Come sempre
accadrà nell'occidente, la sua teologia è 'inconsapevole' e per ciò stesso
impegna il teologo a scoprire, dietro l'apparenza mondana dell'arte occidentale,
quelle correnti nascoste che parlando dell'uomo, -e Masaccio è il <<pittore
della volontà umana>> (D. Oijetti)-, parlando di Dio (Bultmann).
Dietro lo schermo dell'ottimistica
celebrazione dell'humanitas, l'artista, ed il teologo con lui, rivela la
nostalgia di un in più, il desiderio di un'eccedenza che apra la storia ad un
significato più pieno e più vero: più bello; scopre al centro il mistero
trinitario, l'umanità orante e mediatrice della Madre e dei santi; scopre
l'umanità orante ma lontana, dignitosa ma sottoposta ad un esilio che essa ha
voluto darsi, della nobile borghesia del suo e di tutti i tempi. La scena si
dispone con la grande croce retta dalla figura del Padre sui cui bracci si
distende, quasi dilatandosi, il corpo del Figlio; tra i due è sospesa la
colomba, creando un rimando simbolico col battesimo che lega questi alla Croce.
Ai piedi della Croce le figure di Maria a sinistra (dell'osservatore) e di
Giovanni diventano, in questa lettura teologica, le immagini della Chiesa posta
tra il già ed il non-ancora; al livello più in basso, stanno i Donatori, vestiti
con gli abiti del tempo, a sottolineare che la storia degli uomini incrocia
sempre il mistero trinitario. Ancor più in basso, vi è dipinto uno scheletro che
sembra fare memoria di quanto Montaigne, nel contesto dell'Umanesimo, in
opposizione all'ottimismo di Pico della Mirandola, elabora sul mistero
dell'esistenza.
a. La Croce: storia trinitaria
L'affresco è inserito in una volta a botte la
cui fattura è tanto perfetta da far apparire il muro forato. La struttura e
l'impianto prospettico, rinviano alla cupola di Santa Maria del Fiore, con cui
Brunelleschi esprime l'oggi della storia tra le arcate gotiche di Arnolfo
di Cambio. In tal maniera la Croce, come storia trinitaria, viene a situarsi
nell'oggi di sempre. Questa storia, antica, ma autentica e verace, sempre
presente è storia dell'amore del Padre, della consegna del suo unico
Figlio, forte come la morte, tenace come gli inferi (Ct 8, 6) che trova il suo
inizio nel Principio (Gen 1, 1) ed attraversa tutta la storia dell'Alleanza:
<<Il mio Diletto aveva una vigna...>>( Is 5, 1). Il padrone della vigna, per il
paradosso dell'amore, nella totale dimenticanza di sé, si espone alla solitudine
dell'abbandono, nell'Incarnazione del Figlio per la salvezza degli uomini, fino
a ritrarsi nell'ora delle tenebre: consegna che rivela sub
contrario lo spessore della sua gloria (Mc 14, 4b; Gv 14, 30-31).
Il Figlio che pende dalla Croce ha oramai
emesso l'ultimo respiro e tutto si compone in un silenzio misto di timore,
adorazione, dolore. Irradiato dallo Spirito, divinamente consegnato dal Padre,
lui, il Suo Diletto si è consegnato nelle mani dei peccatori e vive in questo
supremo momento il supremo abbraccio trinitario: <<E chianto il capo,
consegnò lo Spirito>> (Gv 19, 30).
Lo Spirito, nell'affresco sotto forma di
colomba, conduce la storia trinitaria verso il suo limite estremo che nel sabato
Santo compie il passaggio nella terra dei peccatori, di coloro che sono
morti, per ridare la sorgività della vita, trasformando la morte in vita eterna.
Questo primo livello permette di passare al
secondo livello di lettura, in cui l'uomo, di fronte al Mistero, nelle figura
dei Donatori, rimanda alla storia dell'amore e del tradimento dell'umanità,
dell'amore sempre fedele nell'immagine della Croce.
Accanto a questa umanità lontana ed infedele,
vivendo le stesse angosce ma trasformandole in offerta, è la figura dell'umanità
fragile ma fedele di Maria e Giovanni.
Al terzo livello di lettura la Trinità
di Masaccio, che ha raccontato la storia della fedeltà del Dio cristiano,
l'abisso del cuore dell'uomo e l'affidamento senza riserve -Maria e Giovanni-
all'amore, affidamento che rende però solidali i Santi di Dio con i lontani,
prende ad annunciare la novità dischiusa a Pasqua e nella Croce si dischiude la
gioia del nuovo inizio -la Colomba che aleggaiava sulle acque e che ora riposa
sul Figlio- l'aldilà ritrovato nel Risorto, vivente in mezzo a noi, l'assoluta
accoglienza del Padre verso tutti, quel Padre addolorato ed interrogante che
Masaccio ha dipinto, che aspetta che il figlio lontano ritorni per fargli
indossare i calzari, la veste nunziale, l'anello al dito, per far festa e
mangiare perché colui che era lontano è ritrovato, che era morto, ora è tornato
in vita.
La teologia della visione, sposando il
linguaggio dell'arte, coniugandolo strettamente al linguaggio teologico, dice
che la teologia, ripercorrendo i sentieri tracciati dal dogma, non finirà mai di
stupirsi delle meraviglie del Dio cristiano. Di queste meraviglie vorrà
raccontare ed, umile e silenziosa, nutrendosi della Parola, si accosterà al
pensiero dei Padri e della grande teologia dell'Occidente, incontrerà gli
artisti di tutti i tempi e con loro canterà la Bellezza che non muore del Dio di
Gesù Cristo.
Rosa Morelli
(docente di teologia dogmatica presso la PFTIM, ISSR
<<San R. Bellarmino>>, Capua)
Cava de' Tirreni, luglio 2008.
[1] Il
dibattito sull’Umanesimo ha visto molte autorevoli voci intervenire nel
merito di una questione indicibilmente complessa. Il suo rapporto col
Medioevo, la novità,vera o presunta, rispetto al tempo che lo precede, la
radicalità della differenza o la sostanziale continuità hanno animato e
animano la discussine. Tra i saggi più rappresentativi cf. : GARIN E. ,
L’Umanesimo italiano, Laterza, Bari 1965; ID. , Rinascitee
Rivoluzioni. Movimenti culturali dal XIV al XVIII secolo, Laterza, Bari
1975; ID. , La cultura del Rinascimento. Profilo storico, Laterza,
Bari 1971; ID. , Medioevo e Rinascimento, Laterza, Bari 1971;
HUIZINGA, L’autunno del Medioevo, Sansoni, Firenze 1966: è questo un
saggio che, se pur datato, resta una pietra miliare negli sturdi
sull’Umanesimo.
[2] E’
Lorenzo Valla all’origine della scoperta della filologia: cf. VALLA L. ,
Elegantie, in Opera omnia, Tomus prior, Bottega d’Erasmo, Torino
1962.
[3]Cf. ,
ARGAN G. C. , Storia dell’arte italiana, II, Sansoni, Firenze 1977;
MORELLI ROSA , Teologia delle icone e la Trinità di Masaccio. Ipotesi di
lettura per una teologia della visione, Segno, Tavanacco (Ud.) 2008: a
tale testo si rimanda per una più ampia trattazione sul tema e per la
bibliografia; ID. , Il mistero di Cristo in Giotto Caravaggio Velazquez.
Ipotesi per una teologia della visione, Segno, Tavagnacco (Ud) 2008.
[4] Cf.
BECKWITH J. , L’arte di Costantinopoli. Introduzione all’arte bizantina (
330-1453), Einaudi, Torino 1967.
[5] Su
questo cf. : PICO DELLA MIRANDOLA, De homini digitate, Heptalus, De ente
et uno e scritti vari, a cura di GARIN E. , Vallecchi, Firenze 1942. La
celebrazione dell’uomo divino artefice non prescinde dall’atto creatore di
Dio ma tale atto è solo il momento iniziale di un percorso che vede l’uomo
impegnato in un’ascesi in cui non si manifesta la presenza della Grazia: su
questa particolarità dell’antropologia umanista cf. pure: MORELLI R. ,
Teologia delle icone…, cit. , 44-48.
[6] Cf. :
CASSIRER E. , Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento, La
Nuova Italia, Firenze 1967; COLOMBERO C. , Uomo e natura nella filosofia del
Rinascimento, Loescher, Torino 1976; CUSANO N. , Oper filosofiche, a
cura di FEDERICI VESCOVINI, UTET, TORINO 1972.
Fonte : Relazione
della Professoressa Teologa Rosa Morelli presentata al Raduno Internazionale
Triennale SS. Trinità di Cava: Mostra/Convegno di Arte, Cultura e Religione sul
tema " Dio è Amore, Amore è Arte " svoltosi il 14-16 luglio 2008.
E-mail della Prof. Rosa
Morelli : morelli.rosa2003@libero.it
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