La fumettazione dell'Apocalisse estense chiroxilografica, Modena 1467
di Alessio Varisco
Studiando i modelli
iconografici di raffigurazione dell’Apocalisse ci si accorge che vi è una comune
dipendenza da un proto-modello. Nel corso degli anni si è sempre ricercata
questa possibilità; nel 1956 Lamberto Donati analizza la possibilità di un
comune modello, chiroxilografico.
«Non è possibile
studiare le edizioni chiroxilografiche delle
Apocalissi astraendo dai codici dei quali esse sono la diretta discendenza. In
un mio rapido scritto teorico sul codice miniato [Per
ulteriori approfondimenti si veda:
L.
Donati, Protagonisti ed epigoni della
miniatura. Sansoni,
Firenze, 1954] ho
indicato l’Apocalisse come il più antico e più insigne esempio di grande
invenzione figurata dovuta alla miniatura e pervenutaci attraverso tre secoli,
per ultimo divulgata per mezzo della xilografia»
[L.
Donati,
Osservazioni
sull’Apocalisse.Firenze,
Olscki, 1956. 84]
Il Codice “Paris 403” è
di origine inglese ed è considerato un modello di
riferimento per l’Europa Basso Medioevale.
L’apertura dei primi quattro sigilli
Tav.
VI a (Ap 6,1-2)
Apertura del primo sigillo
Da sinistra:
«Apericio
primi sigilli eaque ante
diluvium facta sunt
pertinet.
-Unum de
quattuor animalibus.
M. -Veni
et vide idest
spiritualiter intellige
que ante diluvium
facta legisti.
- Equus
albus mater
ecclesia est.
-
Sessor huius
equi dominus est qui
sanctis suis eternitaliter
presidet».
La scena presenta una
tripartizione
[Intendo far notare che i primi tre cavalieri nella
presente illustrazione della Biblioteca Estense di Modena muovono i loro
destrieri al passo eccezion fatta per il quarto (il
chloros, “verdastro” alias Morte) che pare saltare
al galoppo. In quest’ultima anche l’Evangelista è in un’altra posizione, difatti
il cavallo proviene minaccioso da sinistra mentre
Giovanni è sulla destra della xilografia]:
da
sinistra si può osservare San Giovanni con lo sguardo rivolto verso il Primo
Vivente che sorregge la prima pergamena recante il testo del sigillo (indicato
“M”).
Sulla destra il cavallo
bianco ed il cavaliere che sorregge l’arco con la sinistra
mentre con la mano destra estrae una freccia dalla faretra.
Si noti l’andatura del
cavallo mollemente nobile (non arcigna né nevrile
come gli altri tre cavalli) e la fierezza gloriosa del cavaliere più serafico
(imberbe e ben curato), con una corona.
L’apertura dei primi quattro sigilli
Tav.
VI b (Ap 6,3-4)
Apertura del secondo sigillo
Da sinistra:
«Apericio
secundi sigilli ad
justos qui post diluvium
usque ad legem
fuerunt pertinet.
M. -Veni
et vide idest spiritualiter
intellige que a patriarchis
legisti
-
Tyrannus in martiribus
-
Dyabolus
-
Gladius magnus ad
aquas diluvii
vel sodomorum
subversionem pertinet.».
La scena presenta una
tripartizione:
occorre
subito notare che all’estrema sinistra è collocato un arricchimento della scena
con un albero retrostante l’Evangelista il quale riceve il secondo
sigillo-pergamena da un leone alato (singolare presentazione del secondo vivente
recante il messaggio “M”). Sulla destra il cavallo rosso fuoco, dagli occhi
nevrili, rivelanti la bellicosità suggerita da
un’incollatura obbligata dal freno del cavaliere che sembra frenare l’animale
con la sinistra mentre con la destra sorregge la
spada appoggiata alla spalla. Il cavaliere ha il busto flesso verso il vivente
per osservarlo, rispetto al cavaliere del primo sigillo sembra indossare abiti
da mercenario ed il suo volto non più giovane è incorniciato dai lunghi capelli
e la barba incolta. L’andatura del cavallo è un passo più allungato.
Si noti la differenza con il
precedente cavallo: il primo ha un’andatura al passo, come il secondo, ma mentre
nel primo il cavaliere monta un animale mansueto, il secondo
rosso-fuoco -la guerra- deve tenerlo a freno e si può ben vedere
dall’incollatura obbligata che forma un angolo acuto col margine destro [Il
primo ha un’incollatura libera, fluttuante ma non recalcitrante e perciò il
cavaliere può consentire la libertà senza mettere a repentaglio l’equilibrio e
cioè l’incolumità propria e dell’animale].
L’apertura dei primi quattro sigilli
Tav.
VII a (Ap 6,5)
Apertura del terzo sigillo
Da sinistra:
«Apericio
trecij sigilli ad
legem et ad
eos qui sub lege
fuerunt pertinet.
M. -Veni
et vide idest
spiritualiter intellige
quod in libris
prophetarum legisti.
·
Sessor
huius dominus est
statera significat
equitatem judicii
legalis ut est illud
animam pro anima oculum
pro oculo dentem pro
dente.
·
Equus
ypocrisis est
·
homines
in quibus regnat
dyabolus sicut
prelatorum ecclesie.».
La scena presenta una
tripartizione:
all’estrema
sinistra non abbiamo l’albero inserito nella scena precedente. San Giovanni
volge l’indice della mano sinistra e la positura è eretta ma leggermente
inclinata e dirige lo sguardo al terzo vivente, un bovino alato che regge il
cartiglio “M”. Sul prato un grosso destriero fulvo, un bretone probabilmente,
dagli zoccoli poderosi avanza col cavaliere che lo monta il quale indossa una
tunica, la lancia adagiata sulla spalla destra e con due dita, pollice ed indice
della sinistra, regge l’ago della bilancia. Il cavaliere ha il busto rivolto al
proprio passo, lo sguardo fisso ed impenetrabile (si noti il cappello di gusto
orientale: la negatività è data dalla
extracomunitarietà dei caratteri esteriori).
L’apertura dei primi quattro sigilli
Tav.
VII b (Ap 6,7-8)
Apertura del quarto sigillo
Da sinistra:
«Sessor
huius dominus est
huic nomen mors juxta
illud. Ego occidam et
ego etc.
Hunc
qui contempserit infernus
absorbet.
M 1.
Infernus
*
Malum
exemplum doctorum.
*
Veni
et vide spiritualiter intellige
scriptoram legis.
M 2.
Apertio quarti
sigilli ad prophetas de
Christo prophetantes pertinet.
·
Per
ignem quem sessor
in manu gesta furor domini
designatur quo reprobi puniuntur»
[Occorre notare che lo schema della composizione
dei cartigli e della raffigurazione è contrario ai precedenti modelli di
raffigurazione delle scene e delle notazioni].
La scena presenta una
tetra-partizione: occorre subito notare che all’estrema sinistra è collocata la
bocca di una fiera da cui si scorgono i dannati, costretti alle pene eterne. Ci
precisa il cartiglio “M 1” che questo posto (singolare presentazione
dell’ingresso dal luogo dei dannati) è proprio l’Inferno. All’interno delle
fauci scorgiamo diversi personaggi fra cui un re (forse simbolo della morte
dell’Impero?) e il quarto cavaliere. Colui che lo
monta ha un vaso infuocato che sorregge con la mano destra che distanzia dal
busto a volere calibrare il lancio: è l’ira di Dio. San Giovanni è posto sulla
destra e sostiene il cartiglio “M 2”, ascolta il Vivente (un’aquila), rivolto
verso il destriero contratto dall’andatura e dallo sforzo. L’andatura del
cavallo è un salto al galoppo allungato.
Si noti la differenza con lo
schema di rappresentazione dei precedenti cavalli: i primi sono immagini
tripartite composte tutte da sinistra: l’Evangelista, il Vivente e il cavallo
montato dal cavaliere.
Qui si ha invece l’ingresso del cavaliere montante un animale
insanguato, al galoppo che balza dall’Inferno.
Abbaddòn
e le cavallette
Tav.
XIII a (Ap 9,7-11)
Come cavallette
Da sinistra:
«Angelus
Abadon idest
exterminans nomine rex
est locustarum et
significat dyabolum.
Per
funum doctrina
hereticorum per licustas
moltitudo eorum
intelligitur».
La scena presenta dalla
sinistra:
il
gruppo delle cavallette, di provenienza mosaica -le
cavallette/piaghe-, sono simbolo di sterminio; il loro fragore è simile ad una
mandria di cavalli. Qui l’illustrazione mostra questo particolare esercito
comandato da Abaddòn che incede su un cavallo dalla
testa d’uomo dinanzi ad altre bestie terrificanti con le ali.
Nella tavola è presente a
sinistra un gruppo di cinque cavalli alati dalla testa umana, ma l’ultimo
rappresentato in parte -solo la testa- fa intendere che molti altri seguono.
I massacratori dell’Eufrate
Tav.
XIV a (Ap 9,17-20)
Angeli sterminatori
Da sinistra:
«Caude
equorum similes
serpentibus habentes
capita philosophorum doctrina
designat. capita
equorum ernt
tamquam capita leonum
et de ore eorum
procedebat ignis
fumus et
sulphur. Et
occisa est tercia pars
hominum de ipso fumo igne
et sulphure per
terciam partem
hominum multitudo
martirum significatur».
La scena presenta nella
parte centrale:
il
gruppo di cavalieri i quali montano mostruosi destrieri le cui code sono
serpenti e le teste crani di leone coronati che sputano fumo e fiamme. Un
esercito-killer: i cavalieri hanno il busto corazzato e hanno lo sguardo
coperto.
L’andatura del cavallo è un
passo più allungato.
Sulla destra:
un
gruppetto dei sei uomini ammassati a terra, agonizzanti.
Il Giudizio Finale
Tav.
XXXIX b (Ap 19,11-16)
Ingresso di Gesù, vero giudice e re
Cartiglio:
«Et
vidi celum apetrum
et ecce equus
albus et qui
sidebat super eum
vocabatur fidelis
et iusticia
iudicat et
pugnat Oculi
autem eius
velut flamma
ignis et in capite
eius dyademata multa
habens nomen
scriptum quod
nemo novit
nisi ipse.
Et vestitus
erat veste aspersa sanguine et
vocatur nomen
eius Verbum Domini
et exercitus qui
sunt in procedebat
gladius ex utraque parte
acutus et
ipse calcavit
torcular vivi furoris
dei omnipotentis
et habet in vestimento
et in femore suo scriptum
rex regnum
dominus dominacium».
La scena presenta una
tripartizione:
a
sinistra San Giovanni totalmente eretto con la destra estesa indica con l’indice
il lungo testo del cartiglio.
Centralmente:
il
Cristo armato di spada a doppio taglio che nel tino pigia il vino: è l’ira di
Dio.
Da destra:
viene
incontro un’altra figura di Gesù: in bocca ha una spada a doppio taglio, lo
scettro nella mano destra, indossa un manto chiazzato di sangue e monta un
cavallo bianco che procede al galoppo destro sul fiume di sangue proveniente dal
tino.
Il Giudizio Finale
Tav.
XL b (Ap 19,19)
Combattimento tra l’esercito di Cristo e l’esercito
della Bestia
Cartiglio:
«Et
vidi bestiam et
reges terre et exercitus
eius congregatos ad
faciendum prelium cum
illo qui sedebat in
equo et eum
exercitu eius».
La scena presenta una
tripartizione:
sulla
sinistra San Giovanni distoglie lo sguardo della scena indicando con l’indice
sinistro la terra. Mentre al centro il conflitto di Gesù Cristo,
vessillato dal mantello chiazzato di sangue, che con
la destra sostiene la spada a doppio taglio e con la sinistra lo scudo crociato,
in groppa a un cavallo che avanza con altri destrieri
dell’esercito cristico, sue milizie, contro la
Bestia armata di scudo con stella ad otto punte e qualche fedele del male.
Il Giudizio Finale
Tav.
LXI a (Ap 19,20-21)
Vittoria di Cristo sul falso profeta e sulla Bestia
Cartiglio:
«Et
apprehensa est bestia et
pseudopropheta cum
illa qui fecit
signa coram
populo quibus
seduxit eos
et acceperunt
caracterem bestie et qui
adoraverunt ymaginem una
missi sunt
hii duo in stagnum
ignis ardentis
sulphure et
ceteri occisi
sunt gladio sedentis
super equum qui procedit
de ore ipsius et
omnes aves
aves saturate sunt
in carnibus eorum».
La scena presenta una
tripartizione:
dal
lato sinistro avanza il Cristo. Il Risorto procede trionfante con la spada a
doppio taglio appoggiata sulla spalla destra e lo scudo crociato nella mano
sinistra. Indossa un mantello chiazzato di sangue e precede i suoi armati di
lance e vestiti con corazze. Il cavallo avanza con sontuoso passo insieme agli
altri destrieri dell’esercito messianico.
Al centro della tavola:
tre
uomini indicano il castigo che è destinato ai seguaci della Bestia: gli uccelli
in picchiata se ne cibano e poi vengono ingurgitati dalla bocca dell’Inferno
pronta ad accogliere i fedeli del falso profeta e della Bestia.
Fonte : scritti del prof. Alessio Varisco , Designer-Magister Artium, Art Director Técne Art Studio , sito web www.alessiovarisco.it .
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