LA POETICA DELL'AVE MARIA
di
Francesco Di Ciaccia
La devozione dell’Ave Maria ha avuto
sviluppi anche in letteratura. Essa illustrava alla gente devota quanto fosse
salutare invocare la Vergine Maria.
Questo genere di poesia trae spunto dalle parole con
cui l’angelo Gabriele si rivolge alla Madonna per annunciarle il concepimento di
Gesù. La tematica è dunque evangelica, ma la pratica della preghiera dell’Ave
Maria (che è quella che ancora oggi conosciamo) deriva dalla diffusione che gli
Ordini religiosi ne fecero nel sec. XIII. All’interno di questa devozione, detta
appunto dell’Ave Maria, si sviluppa anche l’omonima poesia mariana.
Poesia e al contempo preghiera. Del resto, questo
filone nasce e si diffonde nell’ambito della religiosità popolare. Tra i suoi
promotori spicca il nome di Bonvesin da la Riva (1240 circa - 1315), milanese e
terziario degli Umiliati.
La devozione dell’Ave Maria ebbe come centro
propulsore Milano. Bonvesin da la Riva è così chiamato in riferimento, forse,
alla riva di Porta Ticinese, dove egli abitò dal 1290. Benché autore di opere in
latino, scrisse in volgare per la gente semplice. Il suo intento fu didascalico,
e tuttavia egli ha una notevole importanza nella storia letteraria: fu il più
geniale anticipatore di Dante. Scrisse infatti un Libro delle tre scritture,
in cui tra l’altro tracciò la visione dell’inferno e del paradiso. In questo
contesto morale e religioso si inscrivono le sue composizioni mariane, in
poesia.
Vediamo due dei “miracoli” da lui narrati, che
mettono in luce l’efficacia dell’invocazione alla Madonna.
Un pirata, malgrado la sua cattiva condotta, è
devoto della Madonna ed è solito invocarla con l’Ave Maria. Una volta la sua
nave è fracassata dalla tempesta, tutti annegano ma egli resta vivo: i pesci gli
rosicchiano il corpo, l’acqua salata gli penetra fino alle ossa bruciandogli la
carne, il dolore è orribile, egli vorrebbe morire ma, con la bocca riarsa che
affiora dalle onde, invoca Maria. Ed ecco che gli passa vicino una barca su cui
viaggiano alcuni fraticelli. Raccolto da costoro, il pirata si pente dei suoi
peccati, e “santa Maria”, su un raggio di luna, scende ad accogliere in pace
l’anima del convertito.
Un altro “miracolo” è quello di “frate Ave Maria”.
Si tratta di un cavaliere che si fa monaco in tarda età. Non riesce ad imparare
il latino delle preghiere ufficiali, ma solo l’Ave Maria: la ripete quasi ogni
momento, tanto questa semplice invocazione gli scalda il cuore e gli solleva
l’anima. Dopo non molto tempo, muore e viene sepolto: ed ecco che sulla tomba
germoglia una pianta stupenda. Sui petali e sulle foglie, la pianta porta
scritto l’Ave Maria in caratteri d’oro! I monaci, meravigliati, la colgono con
devozione e scoprono che le radici sono nel cuore di “frate Ave Maria”.
Nelle composizioni a forma di “dialogo”, Bonvesin
sviluppa in maniera più teologica l’idea della protezione di Maria. La Madonna
arriva quasi ad esser felice che ci sia il peccatore, purché si converta e la
invochi: il peccato umano infatti ha dato motivo all’incarnazione di Dio e
perciò alla sua divina maternità (dialogo “del peccatore con la Vergine”).
Persino di fronte alla rabbia di Satana che vorrebbe portare tutti all’inferno,
la Madonna si mostra tranquilla al riguardo dei suoi fedeli. In un forte
“contrasto” (che è il titolo della poesia) tra lei e Satana, ella assicura che
nessun peccatore mancherà della sua difesa contro il demonio, se si pente e la
invoca.
A dimostrazione della poetica dell’Ave Maria non si
può trascurare un componimento che inizia ciascun verso con ciascuna parola
della famosa preghiera, quale era all’epoca. Si tratta della Ave Maria
commentata in versi.
L’autore è un ignoto del sec. XIV, ma certamente
lombardo.
Ave Regina Virgo gloriosa
Maria fecisti tra Dio e l’omo paxe
gratia dando al mondo copioxa
plena alegrexa ave [= ha] l’universo
Dominus quando in Te desender volse
[=volle]
tecum habitando per l’omo che avò
perso
benedicta sie da l’alto Creatore
Tu sei colei per la cui bontade
in mulieribus hai trovato onore
et benedictus el to filhio [=figlio]
caro
fructus che naque de ti [=da te] tanto
gentile
ventris tui senza dolore amaro
Jesus ascexe al cello con lo Padre
Sancta incoronata ne l’eterna gloria
Maria de Dio Spoxa, figlia e madre
ora pro nobis o stella matutina.
Fa che per toa virtude el to valore
Sempre nu siamo in la gratia
divina.
Fonte : scritti e
appunti del Prof. Francesco Di Ciaccia .
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