lunedì 15 luglio 2019

La poetica dell'Ave Maria, di Francesco di Ciaccia



LA POETICA DELL'AVE MARIA
di  Francesco Di Ciaccia
 
 
 
 
La devozione dell’Ave Maria ha avuto sviluppi anche in letteratura. Essa illustrava alla gente devota quanto fosse salutare invocare la Vergine Maria.
 
 
 
Questo genere di poesia trae spunto dalle parole con cui l’angelo Gabriele si rivolge alla Madonna per annunciarle il concepimento di Gesù. La tematica è dunque evangelica, ma la pratica della preghiera dell’Ave Maria (che è quella che ancora oggi conosciamo) deriva dalla diffusione che gli Ordini religiosi ne fecero nel sec. XIII. All’interno di questa devozione, detta appunto dell’Ave Maria, si sviluppa anche l’omonima poesia mariana.
Poesia e al contempo preghiera. Del resto, questo filone nasce e si diffonde nell’ambito della religiosità popolare. Tra i suoi promotori spicca il nome di Bonvesin da la Riva (1240 circa - 1315), milanese e terziario degli Umiliati.
La devozione dell’Ave Maria ebbe come centro propulsore Milano. Bonvesin da la Riva è così chiamato in riferimento, forse, alla riva di Porta Ticinese, dove egli abitò dal 1290. Benché autore di opere in latino, scrisse in volgare per la gente semplice. Il suo intento fu didascalico, e tuttavia egli ha una notevole importanza nella storia letteraria: fu il più geniale anticipatore di Dante. Scrisse infatti un Libro delle tre scritture, in cui tra l’altro tracciò la visione dell’inferno e del paradiso. In questo contesto morale e religioso si inscrivono le sue composizioni mariane, in poesia.
Vediamo due dei “miracoli” da lui narrati, che mettono in luce l’efficacia dell’invocazione alla Madonna.
Un pirata, malgrado la sua cattiva condotta, è devoto della Madonna ed è solito invocarla con l’Ave Maria. Una volta la sua nave è fracassata dalla tempesta, tutti annegano ma egli resta vivo: i pesci gli rosicchiano il corpo, l’acqua salata gli penetra fino alle ossa bruciandogli la carne, il dolore è orribile, egli vorrebbe morire ma, con la bocca riarsa che affiora dalle onde, invoca Maria. Ed ecco che gli passa vicino una barca su cui viaggiano alcuni fraticelli. Raccolto da costoro, il pirata si pente dei suoi peccati, e “santa Maria”, su un raggio di luna, scende ad accogliere in pace l’anima del convertito.
Un altro “miracolo” è quello di “frate Ave Maria”. Si tratta di un cavaliere che si fa monaco in tarda età. Non riesce ad imparare il latino delle preghiere ufficiali, ma solo l’Ave Maria: la ripete quasi ogni momento, tanto questa semplice invocazione gli scalda il cuore e gli solleva l’anima. Dopo non molto tempo, muore e viene sepolto: ed ecco che sulla tomba germoglia una pianta stupenda. Sui petali e sulle foglie, la pianta porta scritto l’Ave Maria in caratteri d’oro! I monaci, meravigliati, la colgono con devozione e scoprono che le radici sono nel cuore di “frate Ave Maria”.
Nelle composizioni a forma di “dialogo”, Bonvesin sviluppa in maniera più teologica l’idea della protezione di Maria. La Madonna arriva quasi ad esser felice che ci sia il peccatore, purché si converta e la invochi: il peccato umano infatti ha dato motivo all’incarnazione di Dio e perciò alla sua divina maternità (dialogo “del peccatore con la Vergine”). Persino di fronte alla rabbia di Satana che vorrebbe portare tutti all’inferno, la Madonna si mostra tranquilla al riguardo dei suoi fedeli. In un forte “contrasto” (che è il titolo della poesia) tra lei e Satana, ella assicura che nessun peccatore mancherà della sua difesa contro il demonio, se si pente e la invoca.
A dimostrazione della poetica dell’Ave Maria non si può trascurare un componimento che inizia ciascun verso con ciascuna parola della famosa preghiera, quale era all’epoca. Si tratta della Ave Maria commentata in versi.
L’autore è un ignoto del sec. XIV, ma certamente lombardo.


Ave Regina Virgo gloriosa
Maria fecisti tra Dio e l’omo paxe
gratia dando al mondo copioxa
plena alegrexa ave [= ha] l’universo
Dominus quando in Te desender volse [=volle]
tecum habitando per l’omo che avò perso
benedicta sie da l’alto Creatore
Tu sei colei per la cui bontade
in mulieribus hai trovato onore
et benedictus el to filhio [=figlio] caro
fructus che naque de ti [=da te] tanto gentile
ventris tui senza dolore amaro
Jesus ascexe al cello con lo Padre
Sancta incoronata ne l’eterna gloria
Maria de Dio Spoxa, figlia e madre
ora pro nobis o stella matutina.
Fa che per toa virtude el to valore
   Sempre nu siamo in la gratia divina.
 
 




Fonte : scritti e appunti del Prof. Francesco Di Ciaccia .



















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