domenica 14 luglio 2019

La vera lettura dell'Icona Trinitaria di Andrej Rublev, di don Giovanni Picchio



LA VERA LETTURA DELL'ICONA TRINITARIA DI ANDREJ RUBLEV

 di don Giovanni Picchio 

  


La Santissima Trinità
dipinta da Andrej Rublev dal 1422 al 1427
con la benedizione del superiore del Monastero della SS. Trinità, beato Nikon.
Ora a Mosca nella Galleria di Stato “Tretjakov”.



Cari fratelli e sorelle, l’Icona che vi presento è del pittore monaco russo Andrea Rublev ( si legge Rubliòv) che la dipinse negli anni dal 1422 al 1427. D’ allora, questo capolavoro d’arte è di fede teologica, fu molto ammirato, lodato e studiato dagli esperti ma non fu mai correttamente e compiutamente letto così che per quasi 600 anni “ l’Icona delle Icone” fu quale un tesoro nascosto che giacque nell’attesa di venire alla luce. Le molte pubblicazioni editoriali che ancora tuttora si susseguono, sia in oriente che in occidente, tutte si rifanno all’episodio biblico dei tre viandanti che furono ospiti di Abramo alle querce di Mamre ( gen: 18 – 1 – 15 ) ritenuti una soprannaturale manifestazione della Santissima Trinità.
Il monaco russo inizialmente s’ispirò al noto episodio della genesi, ma l’Icona Trinitaria, che egli consegnò al suo abate che gliel’aveva ordinata: “ dipingi una Icona della Santissima Trinità”, e destinata ai posteri, non nacque da una visione veterotestamentaria bensì da una approfondita conoscenza del vangelo.
Il Mistero Trinitario, infatti, fu rivelato da Cristo. Prima di Lui l’umanità, di tale in superabile mistero non né sapeva nulla. Fu Gesù che portò a compimento la rivelazione divina, iniziata con il monoteismo dei patriarchi, proseguita con il messianismo dei profeti e da Lui conclusa con la proclamazione del “ Dio uno e Trino” del suo Vangelo.
“ Nell’Icona Trinitaria”, Andrei Rublev ( si legge Rubliòv) presenta il Vangelo in immagini e simboli. Il suo capolavoro, pertanto, è un’opera prettamente neotestamentaria che va letta alla luce del vangelo, l’unica lettura possibile.
Da queste premesse e logiche deduzioni nacque la vera lettura dell’Icona Trinitaria di Andrea Rublev, presentata ai fedeli a lode e gloria del vero Dio, Uno e Trino.

Il Padre è al centro
Il Figlio alla sua destra
Lo Spirito Santo alla sua sinistra.

E’ questa l’ indicazione che il monaco russo ha lasciato ai suoi contemporanei e ai posteri per una retta lettura di quello che da tutti è considerato un grande capolavoro; mediante numerose tracce disseminate nel dipinto. Molti di tali tracce già sono state da noi evidenziate e modestamente interpretate nella prima edizione, ma ve n’è ancora una, inoppugnabile, che riguarda il Figlio, per la quale dobbiamo ritornare al bel simbolo della natura divina da noi presentato nella prima edizione come “ Scettro Etereo” (Scettro, perché la natura degli esseri è sovrana Etereo perché la natura è invisibile). Se ben consideriamo tale segno vediamo che nella Spirito Santo copre l’intera persona, parimenti copre l’intera persona del Padre; Infatti ,il segno scende anche dopo l’impugnatura della mano e raggiunge i piedi, mentre nella persona del Figlio il segno scompare appena entra nella mano. Il significato è chiaro: la natura umana assunta dal Figlio di Maria Santissima oscura ai nostri occhi il segno della Sua natura divina.
Molti affermano che l’Angelo che si trova al centro rappresenta il Figlio. In tal caso si potrebbe insinuare il dubbio che l’artista monaco non sia stato fedele al Credo ortodosso in quanto lo Spirito Santo verrebbe a trovarsi in relazione (vedansi le ali che si toccano) proprio con il Figlio, contrariamente a quanto i fratelli ortodossi affermano e cioè che la Terza Persona della Santissima Trinità procede dal Padre ma non anche dal Figlio. Se poi la nostra lettura dell’Icona è corretta ecco che lo Spirito Santo è in relazione diretta con il Padre ( al centro ) nel quale si trova pure il Figlio e così il cerchio Trinitario si chiude.

 
O TRE IMMENSITA’ CHE FATE
UNA COSA SOLA.
Beata Mariàm, la piccola araba.
 


PRESENTA Mons. Gian Paolo Orsini
 
Il Piccolo Vocabolario Liturgico, posto in appendice al Nuovo Dizionario di Liturgia (Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 1995), definisce così l’Icona (= immagine): pittura di genere sacro, spesso portatile, eseguita su tavole di legno secondo una tecnica particolare tramandata da secoli in Oriente. La teologia dell’icona inizia dalla contemplazione del mistero dell’Incarnazione espresso dalla lettera di san Paolo ai Colossei (1, 15): «Cristo è l’icona del Dio invisibile» e finisce per divenire una teologia visiva, una teofania: «Quanto il vangelo ci esprime con la parola, l’icona lo proclama con i colori e ce lo rende presente».
Accostarsi ad una Icona vuol dire, quindi, mettersi all’ascolto di quanto essa suscita nella mente e, soprattutto, nel cuore, scaturendo nella preghiera.
Questo agile volumetto vuole aiutarci ad ascoltare quanto la famosa Icona della Trinità di Rublev da secoli ha da dire a quanti si mettono a contemplarla, presentando quanto ha suscitato nel diacono e che egli ha voluto condividere.
Siamo grati per questa sua fatica che dà la possibilità anche ai meno esperti di poter ammirare e gustare quella che prima di essere un’opera d’arte è un’opera d’amore.
Mons. Gian Paolo Orsini.

 
P R E F A Z I O N E

La vera lettura dell’Icona della SS. Trinità di Andrej Rublev,
presentata ai fedeli da don Giovanni Picchio.
 
Era questo il tema che mi accingevo a trattare. Ma subito mi avvidi che dovevo partire da più lontano, poiché il mistero della SS. Trinità richiede un duplice atto di fede: nell’unicità di Dio e nell’unità fra loro delle tre SS. Persone.
A questo punto mi chiesi allora: ma Dio è uno solo?
A me piace ragionare come un ateo onesto, per giungere alla fine a cantare con gioia la mia fede confermata dal pur labile raziocinio umano comprovante la preziosità e la bellezza della rivelazione divina.
E così feci un ulteriore passo indietro e iniziai dalla dimostrazione razionale che Dio esiste ed è uno solo.
E mentre scrivo, brilla nella mia memoria un’illuminante frase di sant’Agostino che mi conforta ed incoraggia. La trascrivo a comune beneficio con chi mi vorrà leggere:
 
«Chiunque crede pensa
e pensando crede…
La fede, se non è pensata, è nulla».
 
Dunque: ragione e fede, fede e ragione.
Dice bene Blaise Pascal:

«Due eccessi: escludere la ragione,
non ammettere che la ragione».
 
Io mi attengo alla saggezza del grande filosofo francese. Con la sola ragione non si spiega tutto; senza la ragione la fede “è nulla”.
Così sono nate queste poche pagine che assomigliano ad una catechesi divisa in tre parti:
 
I°    Preliminari (Dio esiste ed è uno solo, ma in tre persone)
II°   La SS. Trinità comunità d’amore
III°  L’Icona trinitaria di Andrej Rublev
 
Auguro a chi mi vorrà tenere compagnia, buona lettura; se al termine si troverà deluso, non mi voglia male!
Di Dio, uno e trino, ho scritto con gioia e retta intenzione. Ho detto quel poco che ho saputo dire; e ora, come Gesù ci ha insegnato, dico: «Sono un servo inutile» (Lc 17, 10).

 
 
I°   Preliminari (Dio esiste ed è uno solo, ma in tre persone)
 

ESORDIO:
UN RAPIDO SGUARDO ALL'ICONA
 
Ammirando la celebre Icona di A. Rublev non si può non ravvisare in essa un’opera di grande valore artistico e teologico.
Sublime è l’armonia dell’insieme,
la morbidezza delle forme,
la bellezza dei volti giovanili
e la perspicace indagine teologica dell’Autore.
Ritengo che soltanto un monaco, russo in particolare, potesse offrirci un tesoro di fede e d’arte quale quello che con avidità, mai del tutto sazia, abbiamo qui, in questo capolavoro, il gaudio di contemplare, sempre in devoto raccoglimento.

 
Dio esiste

Lo dice la Fede.
Lo insegna la Chiesa.
Lo conferma la retta ragione.
Lo grida il buonsenso.
Dio non può non esistere.
Lui solo ha in sé la ragione dell’essere.
È Lui la causa di tutte le cause.
Esistono gli orologi perché esistono gli orologiai.
Esiste l’universo creato perché esiste Dio Creatore.
Chi altri gli avrebbe dato l’esistenza?
Quale altra infinita Sapienza ed Onnipotenza?
Affermare che Dio non esiste è una tragica stoltezza: «Lo stolto pensa: Dio non esiste» (Sal 53, 2).
Dichiarare che l’universo si è fatto da sé è il più colossale degli assurdi e degli imbrogli.
L’universo è regolato da leggi sapienti e immutabili quali: il susseguirsi delle stagioni; la legge di gravità; di rivoluzione e di rotazione dei pianeti; le leggi della vita… Sono leggi presenti sul pianeta terra, e a distanza di miliardi di anni luce.
La legge presuppone il legislatore.
Chi è il legislatore dell’universo se non Dio solo?
Diciamo col salmista: «Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra! I cieli narrano la tua gloria e il firmamento annunzia l’opera delle tue mani» (Sal 8; 18).

Dio è uno solo
 
«Credo in un solo Dio».
È la nostra professione di fede domenicale. Ce l’insegna la Chiesa, la ragione lo conferma, noi lo crediamo.
Due o più divinità non possono coesistere. Si annullerebbero a vicenda, non possedendo l’una ciò che è proprio delle altre.
Esiste un Dio solo. Uno come una è la verità.
A Mosè, sul monte Sinai, Dio disse: «Io sono Colui che sono». Ossia: “Io esisto da me stesso, da tutta l’eternità, per sempre”. Dio solo ha in sé stesso la ragione dell’essere.

 
Dio è uno solo, ma non è solo: è Trinità di Persone

Il Padre è la 1ª Persona. Il Figlio è la 2ª Persona. Lo Spirito Santo è la 3ª Persona.

Le Tre Persone sono uguali perché ugualmente Dio;
sono distinte perché l’una non è l’altra essendo diverso l’Io e il Tu;
sono un unico Dio perché: una è la natura, uno l’operare, una la vita;
sono sempre unite. Dov’è una Persona vi sono pure le altre due in virtù dell’unica natura.
Non sono mai separate: non sarebbero più Dio.

San Francesco d’Assisi definì quest’altissimo mistero:
«Trinità perfetta, semplice unità».

 
Natura – Essenza - Sostanza
 
Sono termini equiparabili.
Sono l’insieme dei caratteri fondamentali per i quali una persona o cosa è ciò che è e non è altro.
Natura divina: ciò per cui Dio è Dio (e non è altro).
Natura umana: ciò per cui l’uomo è uomo (e non è altro).
La natura degli esseri è invisibile. Non cade sotto i nostri sensi.
È immutabile. Dio soltanto la può cambiare perché solo Lui ne è l’autore.
È quanto avvenne a Cana di Galilea dove Gesù, a un festino di nozze, mutò l’acqua in vino, e rivelò così di essere Dio.
È il miracolo che si compie durante ogni santa Messa al momento della consacrazione, quando il pane e il vino diventano Corpo e Sangue di Cristo.
È la SS. Eucaristia per la quale Gesù è sempre con noi: «Io sarò con voi fino alla fine del mondo».
 
Due eccessi:
escludere la ragione,
non ammettere che la ragione.
(Pascal)


II°   La SS. Trinità comunità d’amore
 

IL MISTERO TRINITARIO NON E' UN ASSURDO
 
Un semplice esempio ci aiuta a comprendere. Lo cogliamo dalla vita dei campi.
Una pianticella di trifoglio ha tre foglie. Fra loro sono uguali e distinte; sono sempre unite. Hanno la stessa natura, vivono la stessa vita della pianta. Formano un’unica pianticella pur essendo tre foglie. Assieme sono come un’orma che la SS. Trinità – un Dio solo in tre Persone – ha voluto lasciare di se stessa nel creato perché meglio La comprendessimo, di più L’amassimo, a Lei ci elevassimo con fede.
 
Come la pianticella con tre foglie non è un assurdo, così il mistero trinitario non è un assurdo. Parlando di esso non diciamo che uno è uguale a tre, né che tre sia uguale a uno. Affermiamo semplicemente che Dio è uno nella natura e trino nelle persone.
È un mistero, e tale rimane. Il mistero, infatti, è una verità che trascende ogni intelligenza creata, sia essa di uomo o di angelo.
Mistero dunque che ci pone di fronte alla nostra piccolezza, che supera il limite della nostra capacità di conoscenza, senza umiliarci.
L’assurdo, invece, è contrario al buon senso, alla ragione, alle regole della logica: accoglierlo è indegno delle creature intelligenti.
 
«Questa è la felicità: cercare il vero sino al vertice
oltre il quale non si può andare»
(S. Agostino)
 

IL MISTERO TRINITARIO E' VERITA' RIVELATA
 
Il mistero – come appena detto - è una verità che trascende ogni conoscenza. Quello trinitario è il più alto della nostra fede. È il fondamento del Credo cattolico. È il presupposto necessario per la lettura e la comprensione del Vangelo.
Nessuna mente umana mai lo potrà circoscrivere e sondarne la profondità: sta ad esso come il bicchiere all’oceano.
L’umanità non sarebbe mai pervenuta alla conoscenza del Mistero Trinitario se Dio non si fosse ad essa rivelato inviando il suo divino Figlio.
Prima della creazione di Adamo, Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza» (Gn 1,26).
«Facciamo»! Non fu un plurale maiestatico. Dio è verità e non ricorse ad una finzione quasi avesse avuto bisogno di accrescere il proprio prestigio.
Il verbo al plurale adombrava un mistero che solo con la venuta di Cristo ci fu svelato: «Dio è uno solo, ma in Tre Persone uguali e distinte che sono la SS. Trinità» (dal Catechismo di S. Pio X).
 
Dopo il Battesimo di Gesù sulle rive del fiume Giordano, i cieli si aprirono. Lo Spirito Santo discese sotto forma di colomba e si posò su Gesù. Venne dal cielo una voce che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 3,17). Era la voce del Padre. Gesù era il Figlio che il Padre glorificava. La colomba era il simbolo dello Spirito Santo: le Tre Persone della SS. Trinità.
All’apostolo Filippo, Gesù disse: «Chi ha visto me ha visto il Padre. Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Se non altro credilo per le opere che compio (Gv 14, 8-11).
A tutti gli apostoli: Battezzate tutte le genti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». (Mt 28,18).
 
La nostra fede ha un solido fondamento nella parola immutabile ed eterna di Dio, Uno nella natura e Trino nelle Persone.
 
Raccolti al cospetto di questa sublime e dolcissima verità, si può solo adorare, amare e gioire.
Gioire perché le Tre SS. Persone sono quasi la nostra soprannaturale famiglia.
Il Padre per amore ci ha creati; il Figlio per amore ci ha redenti dal peccato; lo Spirito Santo per amore si compiace di abitare in noi come suoi cenacoli.
 
Alle Tre Auguste Divine Persone salga pertanto giuliva la lode, l’onore, l’amore e la gloria dai nostri cuori prostrati in perenne adorazione rendimento di grazie.

 
Il Padre
 
«È la 1ª Persona. Guardando in se stesso di sé si compiace, delle sue perfezioni, e si ama. È questo amore divino che genera il Figlio, la 2ª Persona della SS. Trinità». Lo genera uguale a se stesso e in se stesso, da tutta l’eternità. «Mio Figlio sei tu, oggi ti ho generato». “L’oggi” di Dio è l’eternità.
La nostra professione di fede nel Padre: «Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili».

 
Il Figlio
 
Nella professione di fede diciamo: “Credo in Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre”.
Il Padre, dunque, è Dio; e il Figlio è Dio, uguale al Padre, come Lui eterno ed immutabile. La sola differenza fra il Padre e il Figlio è che il Padre è colui che genera, mentre il Figlio è il generato.
Esempio: Il sole genera il raggio di sole uguale a se stesso. Se il sole fosse eterno, eterno sarebbe pure il raggio di sole; se il sole fosse Dio, pure il raggio di sole sarebbe Dio.
È solo un esempio. È imperfetto come tutti gli esempi. Tuttavia ci aiuta a comprendere quel poco che è nei limiti infinitesimali della nostra mente intorno al mistero Trinitario della vita divina; di fronte alla quale la nostra vista intellettiva rimane abbagliata e vede solo tenebra là dove è luce sfolgorante e indefettibile.

 
Lo Spirito Santo
 
«Dall’amore scambievole del Padre e del Figlio procede lo Spirito santo. È la Persona Amore in quanto riceve l’amore del Padre e lo riversa nel Figlio; riceve l’amore del Figlio e lo comunica al Padre. Lo Spirito Santo è assolutamente uguale alle altre due Persone nella maestà divina. L’amore infinito le compenetra».
Lo Spirito Santo è la terza Persona della SS. Trinità. Fin dall’inizio della creazione la Bibbia parla di Lui: «Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque» (Gn 1,2).
Il Nuovo Testamento ne fa espressa menzione ben 183 volte. Egli guida la storia universale. Dirige e assiste la Chiesa. È il divino Ospite delle anime che l’amano.
Nella professione di fede dichiariamo di credere nello Spirito Santo «che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti». Nella storia si è manifestato sotto i simboli di: colomba, fuoco, vento.
 
“O Santissima Trinità,
Indivisibile, unico Dio,
Sii benedetto”
(S. Faustina Kowalska)

 

ORME DELLA SS. TRINITA' DIFFUSE NEL CREATO
 

Nel mondo ogni realtà, ogni processo di vita creata è Uni-Trino.
la forza: forza di gravità - forza forte - forza debole;
il sole: che arde - illumina - riscalda;
Uni-Trino il creato: cielo - terra - mare;
la terra: regno minerale - vegetale - animale;
l’uomo: intelligenza - memoria - volontà;
il cristiano: corpo - anima - grazia;
la famiglia: padre - madre - figlio;
«O Signore nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!»
(Sal 8).




III°  L’Icona trinitaria di Andrej Rublev
 

PREMESSA

Il pittore scrive col pennello. Lo intinge nella tavolozza dove gelosamente custodisce i suoi colori. Se è un bravo artista, con essi ci offre un’opera pregevole davanti alla quale si può rimanere estasiati, e onorati qualora egli appartenga a uno di noi, alla nostra comunità locale o nazionale. La pittura,
infatti, è una delle cinque arti dette nobili: Pittura, Scultura, Poesia, Architettura, Musica. Il loro linguaggio – esclusa la poesia – è universale.
La lettura è immediata. È sufficiente qualche semplice accorgimento:
tenere presente che il pittore bravo non sceglie i colori a casaccio e non traccia nessuna pennellata senza un preciso intento. Ogni pur minimo particolare è per lui importante come ogni singola nota di uno spartito musicale.
Un dipinto è come una pergamena antica che reca scritto un prezioso messaggio di lontani antenati. Scoprire quanto l’artista ha voluto dire ai contemporanei e ai posteri, attraverso le sue immagini, arricchisce la mente, affascina il cuore e dona gioia allo spirito.
«Non di solo pane vivrà l’uomo» (Lc 4, 4). E l’Alighieri aggiunge: «Fatti foste per seguire virtute e conoscenza».
Con queste rapide premesse ci accingiamo ora all’accurata lettura della rinomata Icona dell’artista russo risalente al lontano 1422-1427, oggi ancora ammirata, lodata e studiata.

 

 
L’ICONA
Il Padre




 
È la prima Persona della SS. Trinità.
Gesù nel Vangelo parla di Lui ripetutamente: innumerevoli sarebbero le citazioni.
Le preghiere della Chiesa sono tutte rivolte al Padre. Lo stesso segno della santa croce inizia nel suo nome. Nell’Icona, dunque, egli è giustamente collocato al centro. È in posizione preminente. È assiso nei cieli il cui colore s’intravede negli angoli delle ali. L’aspetto è maestoso. L’ampio mantello azzurro che gli scende morbido dalla spalla sinistra ci rammenta la preghiera domenicale: «Padre nostro che sei nei cieli»*. La veste rossa ci rimanda al «Deus caritas est» (Dio è amore) dell’apostolo Giovanni.
Davanti a lui, sulla mensa - altare c’è la coppa - calice col sangue dell’Agnello immolato: «Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo» (Gv 1, 29).
 
Giova tenere presente che Dio è spirito. Non ha corpo. Le tre Persone che formano la SS. Trinità non sono distinte visivamente come ci appaiono nell’Icona. Sono unite. Compenetrate l’una nell’altra, a somiglianza dell’intelligenza, della memoria e della volontà nell’uomo.
 
«Filippo non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Se non altro credilo per le opere che compio» (Gv 14, 11).
 
Nell’Icona il Padre si contraddistingue inoltre per quella fascia color oro che gli adorna il braccio. Delle tre SS. Persone solo Lui ne è cinto. È un ulteriore accorgimento dell’autore per dirci che è Lui il Padre.
 
Nella mano sinistra Egli detiene una specie di scettro etereo, pressoché invisibile: è il simbolo della natura o essenza o sostanza divina. Pure le altre due SS. Persone detengono lo stesso emblema, ma il Padre lo presenta quasi con ostentazione perché non passi inosservato: è nel Padre che l’artista, giustamente, esprime l’unicità della natura divina e l’unità di comunione delle Tre SS. Persone.
Pure il Figlio sorregge ritto innanzi a sé il simbolo della natura divina ricevuta dal Padre che l’ha generato uguale a sé. Nello Spirito Santo l’emblema è dolcemente appoggiato sul cuore. Lo Spirito è la Persona - Amore. È in lui che avviene lo scambio dell’amore fra il Padre e il Figlio dai quali Egli procede come il calore dal sole e dal raggio di sole.
 
Alla destra del Padre si trova il Figlio.
(Mc 16,19; At 7,56; Rm 8,24)
Nel salmo 109 di Davide, re e profeta, si legge: «Il Signore (Dio Padre) ha detto al mio Signore (il Figlio Messia): siedi alla mia destra – finché io ponga i tuoi nemici – a sgabello dei tuoi piedi». Il Figlio dunque è assiso alla destra del Padre che lo contempla con infinita tenerezza. «È il Figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 3, 17).
 
Comuni alle Tre SS. Persone sono le belle cuffie copricapo, che adombrano la sapienza di Dio: «I miei pensieri non sono i vostri pensieri; le vostre vie non sono le mie vie» (Is 55, 8).
Le bianche aureole sono un richiamo a considerare la santità divina. Il Padre la riversa nel Figlio che genera, e nello Spirito che da lui procede. È quanto il dotto Artista intende significare con la bianca aureola del Padre più piccola delle altre.
La pienezza, unica e perfetta, della Santità Divina è dunque nell’unione col Padre (figura centrale) della santità simbolicamente e visivamente espressa nell’aureola del Figlio e dello Spirito Santo.
«Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria».
Il bianco è pure il colore della gioia: Dio è gioia. Dio è felice!
 
Senza alcun dubbio al centro del trittico c’è il Padre che, per le maggiori dimensioni dell’aspetto esteriore, le grandi ali e quanto appena detto, esprime in se stesso il sommo mistero nel mistero, dell’unicità e unità di Dio in Tre Persone uguali e distinte che formano la SS. Trinità.
 
 
Il tuo volto, Signore, io cerco:
non nascondermi il tuo volto.
(Sal 27, 8-9)
 
Padre nostro che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome.

 
L’ICONA
Il Figlio



 

È la seconda Persona della SS. Trinità.
Si identifica nella figura di sinistra.
È assiso su di un modesto scanno con lo sgabello molto inclinato verso la terra, indicata dal sottostante tappeto verde, dove Egli compie la missione redentrice. Per il Figlio è il tempo del combattimento contro i nemici dell’uomo: il peccato e la morte. Per sconfiggerli il Figlio di Dio venne fra noi, fu uno di noi; fu il Figlio dell’Uomo prefigurato e predetto dai profeti.
Gesù medesimo più volte si attribuì l’espressione Figlio dell’Uomo: «Affinché sappiate che il Figlio dell’Uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati...» (Mt 9, 6).
«Allora vedranno il Figlio dell’Uomo venire su una nube con potenza e gloria grande» (Lc 21, 27).
 
Nell’icona l’espressione Figlio dell’Uomo - vero uomo - è illustrata dal pittore mediante l’ombra che appanna il bel viso, e dai piedi anneriti dalla polvere e dal fango delle strade dell’umanità che percorrerà iniziando dalla Palestina.
 
L’ala del Figlio riposa dolcemente sulla grande ala del Padre dal quale è generato.
 
Le ali dorate ci dicono che Dio è Purissimo Spirito: l’oro, infatti, è il più puro dei metalli, il più luminoso.
 
La tunica è dello stesso colore del mantello del Padre. Pure la tunica dello Spirito Santo è di colore azzurro. La dimora della SS. Trinità sono i cieli dei cieli, il VII cielo di San Paolo, l’impenetrabile dimora di Dio, che tuttavia non si identifica con nessuna delle opere da Lui create.
L’azzurro è pure il simbolo della divinità, comune alle tre SS. Persone.
 
Una lunga sopravveste ricopre tutta la persona del Figlio, dalle spalle fino ai piedi. È di colore marrone - rosso, i due colori della terra e della passione. Rappresenta la natura umana immiserita e ferita dal peccato originale, assunta dal Verbo di Dio incarnato. Infatti essa è un povero tessuto liso, qua e là trasparente, che lascia intravedere la sottostante tunica azzurra, simbolo della divinità.
 
Così, con un fine accorgimento, il santo monaco ci propone un alto concetto teologico su cui soffermarci: chi si accosta alla persona di Cristo, e al suo Vangelo anche nel corso dei millenni, attraverso la palese umanità del «Figlio dell’Uomo» può giungere alla conoscenza della divinità e alla fede nel «Figlio di Dio» - la tunica azzurra – considerando: la sublimità della sua dottrina: «Nessuno mai ha parlato come costui, con autorità» (cfr. Mc 1, 22); la molteplicità dei miracoli: «I ciechi vedono, i sordi odono, i lebbrosi sono mondati» (Mt 11, 5); la sovranità sulle leggi della natura: «Chi è costui al quale obbediscono anche i venti e il mare?» (Mt 8, 27); il potere esercitato sui demòni, che alla sua presenza tremavano e ad un suo
cenno fuggivano terrorizzati: «Anche i demòni gli obbediscono» (Mc 1, 27).
Alle spalle del Figlio s’innalza una fantasiosa solida costruzione a due piani. È il simbolo del cielo e della terra, dell’universo creato dal Padre per mezzo del Figlio come affermiamo nel Credo: «Per mezzo di lui tutte le cose sono state create». Il Figlio di Dio ci è così proposto come “l’Architetto dell’universo”. Lo conferma la Parola di Dio. Riferendosi alla Sapienza increata (il Figlio) essa afferma: «Quando (Dio) gettava le fondamenta della terra, io ero al suo fianco come architetto» (Pr 8, 29-30).
 
Con assoluta certezza, pertanto, la figura a sinistra di chi osserva l’Icona, è quella della seconda Persona divina, il Figlio unigenito dell’eterno Padre. Ogni altra interpretazione o lettura del sacro dipinto è arbitraria e rende inintelleggibile il dogma trinitario qui nell’Icona ben espresso.



L’ICONA
Lo Spirito Santo





È la III Persona della SS. Trinità.
È alla sinistra del Padre. Come il Figlio, siede su uno scanno con sgabello inclinato verso la terra, dove scenderà non appena la fanciulla di Nazareth, «di nome Maria», avrà pronunciato il “Fiat” di adesione al disegno del Padre per la redenzione dell’umanità. Il Figlio si incarnerà in Lei «per opera dello Spirito Santo».
 
I suoi piedi sono simbolicamente scuri a somiglianza di quelli del Figlio che percorreranno le strade della Palestina. Di Lui abbiamo già detto che procede dal Padre e dal Figlio. Per lo scambio dell’amore Egli piega l’ala destra fino a toccare quella del Padre nel tipico gesto di chi riceve.
 
Lo Spirito Santo è la Persona Amore. Chi ama attende. Chi ama spera: spera il padre del figlio prodigo; spera il buon pastore che cerca la pecorella smarrita; spera la donna che ha smarrito la dramma che ama; spera il pubblicano al tempio e il buon ladrone sul calvario; spera il seminatore; sperava Israele nell’attesa del Messia promesso.
 
Il colore che esprime l’attesa e la speranza è il verde, quello dei prati e dei campi a primavera. E verde è la sopravveste dello Spirito Santo. Ma più che una sopravveste sembra un grembiale da lavoro. Chi ama è sempre attivo.
I santi sono il capolavoro dello Spirito Santo. Nella Chiesa sono sempre numerosi.
Nella professione di fede domenicale affermiamo di credere nello Spirito Santo «che è Signore e dà la vita».
 
Alle spalle del Padre, dal lato dello Spirito Santo, un ramo tutto contorto di quercia è il penoso simbolo della vita, non solo vegetale, che ha Dio per autore.
Forse il santo monaco Rublev, nelle sue raccolte e solitarie meditazioni, ha pensato al fiorente “albero della vita” del paradiso terrestre, carico di succulenti frutti, trasformato dal peccato originale nello squallido, contorto e sofferto ramo dai frutti amari da lui raffigurato.
 
«L’uomo si è ribellato a Dio, e la natura si è ribellata all’uomo»
(San Padre Pio).
 
Ha così voluto accennare alle gravi conseguenze di quella prima colpa, richiamandoci alla parabola del figlio prodigo. Infatti nell’angolo a lato del ramo di quercia, come in filigrana si intravede la sagoma di un cinghiale e la mano di un uomo entrambi avidi di cibarsi di quei disgustosi frutti.
E il prodigo, agli estremi della sopravvivenza, disse: «Io qui muoio di fame! Mi alzerò e andrò da mio padre.» (Lc 15, 17-18). Quella fame fu davvero una benedizione del cielo!
 
Della tunica azzurra dello Spirito Santo già è stato detto parlando del Figlio.


L’ICONA
I tre bei volti



I tre bei volti giovanili, perfettamente identici, proclamano l’uguaglianza divina delle Tre SS. Persone assieme alla loro indivisibile eternità per la quale in Dio non v’è né passato né futuro, né mutazione alcuna.
 
Il volto del Padre, di colore rosa vivo, è un ulteriore simbolo dell’amore divino. Nell’amore il Padre genera il Figlio e lo invia sulla terra per la salvezza dell’umanità che ama. «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3, 16).
 
Per amore del Padre e dell’umanità decaduta dallo stato di grazia per il peccato originale, il Figlio scende dal cielo.
Le vampe che l’artista ha dipinto sul suo viso ci rimandano alla parola di Gesù: «Sono venuto a portare il fuoco dell’amore sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso!» (Lc 17, 49). Quel fuoco portò il Figlio a morire per noi sulla croce.
Amatevi l’un l’altro come io vi ho amati”
 
Il volto dello Spirito Santo è rosa pallido: di stupore? Forse così l’ha immaginato il santo monaco nei suoi silenziosi colloqui con l’incomparabile disegno divino che coinvolse e avvolse il cielo e la terra in un unico infinito arcobaleno d’amore, di redenzione e di pace.
 
Dio, mia casa.
(S. Agostino)



I tre bei volti femminili (?) esprimono la “grazia” divina:
Dio è Luce - Santità - Grazia
 
“Se il mondo vedesse quanto è bella un’anima in grazia di Dio,
si convertirebbe subito” (S. Pio da Pietrelcina).
 
 
 
L’ICONA
Il dialogo Trinitario
 
La persona del Padre è rivolta verso lo Spirito Santo. Solo il volto e gli occhi sono per il Figlio. Lo contempla “compiaciuto”, con sguardo materno. «Dio è padre e madre» (Giovanni Paolo I).
Il Padre parla al Figlio nello Spirito che, assorto, lo ascolta col capo lievemente inclinato; mentre un suo affettuoso sguardo raggiunge il Figlio dal quale è attentamente osservato.
La scena esprime una ieratica pace.
Le Tre SS. Persone sono riprese in una statica quiete, in uno statico riposo. Ma i visi sono avvolti da un velo di mestizia… Le labbra sono chiuse. Il dialogo è tutto interiore, spirituale. Solo gli occhi, come purissime perle, ricevono ed emettono intensi fasci di luce e di soprannaturale calore.
 
L’iniziativa del dialogo parte dal Padre. Suo è il sublime disegno d’amore misericordioso per il perdono e la redenzione dei figli di Adamo. Gesù dirà: «Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui (il Padre) che mi ha mandato» (Gv 6, 38).
 
Il provvidenziale disegno – espresso visivamente dal pittore con le due dita divaricate del Padre presso la coppa al centro della mensa – comprende l’incarnazione del Figlio mediante l’assunzione della natura umana e la sua dolorosa passione e morte sul Calvario.
Per il compimento di questo altissimo progetto d’amore, di donazione e di dolore, comune alle Tre SS. Persone, lo Spirito Santo scenderà appena prima del Figlio – si noti la posizione del piede destro portato fin sull’orlo dello sgabello – e l’assisterà fino all’epilogo sulla Croce.
 
Il Figlio manifesta al Padre la propria adesione portando la mano destra – con le due dita divaricate in direzione della coppa sulla mensa – sotto la mano sinistra, sfiorando l’emblema dell’essenza divina. Il significato delle due dita divaricate è chiaro: il Figlio assumerà la natura umana, secondo la volontà del Padre (“Nel Figlio le due nature sono unite senza confusione”, Giovanni Paolo II), e acconsente al dramma della dolorosa passione e morte in croce.
 
Al Getsemani Gesù pregherà dicendo: «Padre, se vuoi allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22, 42).
 
L’assenso dello Spirito Santo è indicato invece dalla mano destra con le dita ricurve portata fin vicino alla coppa del sacrificio.
 
Il dolore di partecipazione del Padre al cruento sacrificio del Figlio è espresso attraverso il colore rosso cupo della sua veste, lo stesso colore del sangue dell’Agnello immolato.
 
Creando l’uomo, Dio si creò il proprio inferno!”.
 
Le due nature del Figlio:
la divina e l’umana
 
La natura divina la ricevette direttamente ed eternamente dal Padre.
 
Quella umana l’ebbe dalla Madre sua, la SS. Vergine Maria che verginalmente lo concepì «per opera dello Spirito Santo» (Lc 1, 35-36).
 
Il profeta Isaia aveva predetto «Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio» (Is 7, 14).
 
«Lo chiamerai Gesù» disse l’Arcangelo che portò l’annuncio a Maria. E aggiunse: «Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo (...) e il suo regno non avrà fine» (Lc 1, 32-33).
 
 
Due nature, una sola persona
 
Le madri non danno ai loro figli né il loro spirito (l’anima spirituale), né la loro personalità, che sono opera di Dio.
«Gesù ha avuto dalla santa Vergine quel corpo santo, dotato di un’anima intelligente con cui il Verbo, uscito da Dio, formò una sola persona, mediante la sua nascita nella carne».
«Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre» (Gv 16, 28).
 
Se Gesù fosse stato soltanto un uomo, non avrebbe redento l’umanità. Gli strazianti patimenti della passione non sarebbero stati sufficienti ad estinguere la colpa di Adamo, di gravità pressoché infinita, in quanto fu offesa fatta a Dio, infinita Maestà, Santità e Giustizia.
 
Se Gesù fosse stato unicamente Dio non avrebbe potuto né patire, né morire, né meritare per noi.
 
Gesù patì e morì in quanto uomo. Come Persona divina conferì ai suoi patimenti e alla sua morte un valore infinito. Scontò così la colpa originale, e per ogni altro peccato dell’umanità meritò il perdono del Padre. Vinse la morte con la sua gloriosa risurrezione. Dischiuse le porte del Regno dei cieli per i Giusti dell’Antico Testamento e per quanti vi vorranno entrare fino alla consumazione dei secoli.
 
Ora il Figlio di Dio e di Maria Santissima è in cielo assiso alla destra del Padre; e in terra nella SS.ma Eucaristia: Dio con noi.
 
Adoriamo e ringraziamo!
 
 
UN VOLTO NASCOSTO
di chi sarà?
 
Su un lembo del mantello azzurro che avvolge il ginocchio del Padre (figura centrale) è dipinto il volto sofferente di un uomo con turbante.
Il suo intenso sguardo si posa sul sangue dell’Agnello immolato raccolto nella coppa - calice al centro della mensa.
Ritengo che il pio artista abbia ritratto se stesso e abbia voluto dirci il suo dolore per la straziante passione di nostro Signore.

La nostra lettura dell’Icona Trinitaria di Andrej Rublev è terminata.
Qualche dettaglio è stato volutamente omesso per non prolungare il discorso; qualche altro forse è rimasto nascosto o non compiutamente illustrato.

Se la stesura di queste pagine vi ha condotti ad una migliore conoscenza dell’arte decorativa del monaco russo, e soprattutto se questa nostra fatica è stata di vostro arricchimento spirituale e teologico, ringraziamo uniti il Padre onnipotente, il Figlio suo unigenito e lo Spirito Amore, «Trinità perfetta e semplice Unità», che con presenza discreta hanno invisibilmente guidato la redazione di questa nostra gioiosa e devota fatica.
Grazie!

«Al Padre, al Figlio, a lo Spirito Santo,
cominciò, “gloria!”, tutto ‘l paradiso,
sì che m’inebriava il dolce canto.
 
Ciò ch’io vedeva mi sembiava un riso
de l’universo; per che mia ebbrezza
intrava per l’udire e per lo viso».
 
(Dante Alighieri, Paradiso, C. XXVII)
 

 

 
Note
 
Un’autorevole riproduzione dell’Icona di A. Rublev si qualifica per un falso e per un clamoroso errore teologico.
· Il falso: la piccola ala della figura di sinistra è stata dipinta sotto la grande ala della figura centrale. È un assurdo! Nell’originale non è così.
· L’errore teologico: l’ala della figura di destra è distaccata dall’icona centrale. Le due Persone Trinitarie a cui si riferiscono risultano così disgiunte. Il dogma della Trinità nell’unità di Dio non è più dimostrabile.
· La lettura del dipinto è stata fatta su un’Icona ritenuta conforme o vicina all’originale.
· La riproduzione fotografica della stessa, riportata in copertina, evidenzia poco l’ombra sul volto del Figlio e le rosse vampe di fuoco sulle gote da noi descritte, e il rosso della sopravveste, in alcune riproduzioni, quasi non appare.
· Per la lettura si consiglia l’utilizzo di una lente d’ingrandimento per scoprire anche i minimi particolari.
 
 

 
 
APPENDICE

Preghiere
 
Te lodiamo, Trinità
 
Te lodiamo, Trinità,
nostro Dio, t’adoriamo.
Padre dell’umanità,
la tua gloria proclamiamo.
 
Te lodiamo Trinità,
per l’immensa tua bontà.
 
Tutto il mondo annuncia te:
tu lo hai fatto come un segno.
Ogni uomo porta in sé
il sigillo del tuo regno.
 
Noi crediamo solo in te,
nostro Padre e Creatore.
Noi speriamo solo in te,
Gesù Cristo, Salvatore.
 
Infinita carità,
santo Spirito d’amore,
luce, pace e verità,
regna sempre nel mio cuore.
 
O Dio, prega tu stesso in me!
(Invocazione russa)
 
 
 
Supplica allo Spirito Santo
 
Vieni Spirito Santo:
vieni dono del Padre,
vieni dolce ospite dell’anima.
Vieni!

Vieni fiamma ardente:
accendi nei cuori il fuoco del tuo amore,
ravviva la languida fede,
suscita desideri di cielo.
Vieni!

Vieni Spirito di fortezza:
confermaci nella verità,
fortificaci nel bene,
respingi da noi gli assalti del male.
Vieni!

Vieni Spirito Santificatore:
fa’ che ardiamo dell’amore
e della carità di Cristo,
rivestici di quelli che furono
i suoi sentimenti e le sue virtù,
colmaci dei tuoi santi doni,
edificaci in tempio degno della SS. Trinità.
Vieni!

Vieni Spirito Consolatore:
nella fatica riposo,
nel pianto conforto,
nell’angoscia consolazione,
rifugio sicuro, gaudio di cielo.
Vieni Divino Nocchiero della santa Chiesa:
nel dubbio illuminaci,
nella solitudine rincuoraci,
nella battaglia difendici,
liberaci dal Maligno,
ridesta in noi la sopita speranza,
guidaci al porto dell’eterna gloria.
Vieni!

Vieni Spirito Santo:
“se la porta del mio cuore
fosse un giorno chiusa,
abbattila ed entra”.
Vieni!

Vieni Spirito Santo:
vieni col Padre onnipotente
e col Figlio unigenito.
A voi Trinità beata,
la lode, l’onore, la gloria
e ogni benedizione,
ieri, oggi e sempre.
Amen
 
 
«Spirito santo ispiratemi,
Amore di Dio consumatemi,
Nella vera via conducetemi.
Maria Madre di Dio guardatemi,
Con Gesù beneditemi,
Da ogni male e da ogni illusione,
Da ogni pericolo preservatemi».
 
 
«Il mondo va male
perché i cristiani
da tanto tempo
non pregano più
lo Spirito Santo».
(Mariam Baouardy, 1846-1878)


 
Preghiere dell’Angelo ai pastorelli di Fatima.
 
«Mio Dio, io credo, adoro, spero e Ti amo.
Ti chiedo perdono
per quelli che non credono,
non adorano, non sperano e non Ti amano».
 
«Santissima Trinità,
Padre e Figlio e Spirito Santo,
Vi adoro profondamente e Vi offro
il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità
di nostro Signore Gesù Cristo,
presente in tutti i Tabernacoli della terra,
in riparazione degli oltraggi, sacrilegi ed indifferenze
con cui Egli stesso è offeso.
E per i meriti infiniti del Suo Sacratissimo Cuore
e per intercessione del Cuore Immacolato di Maria,
Vi chiedo la conversione dei poveri peccatori»
 

 












Fonte : la Redazione di Artcurel ringrazia l'Autore don Giovanni Picchio ed i suoi collaboratori, don Gianpaolo Orsini (per la redazione grafica) e Antonino Burgio (scrittura al computer), per l'invio della documentazione per la pubblicazione dell'articolo "La vera lettura dell'icona trinitaria di Andrej Rublev".





























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