LA VERA LETTURA DELL'ICONA TRINITARIA DI ANDREJ RUBLEV
di
don Giovanni Picchio
La
Santissima Trinità
dipinta da
Andrej Rublev dal 1422 al 1427
con la
benedizione del superiore del Monastero della SS. Trinità, beato Nikon.
Ora a Mosca
nella Galleria di Stato “Tretjakov”.
Cari fratelli e sorelle, l’Icona che vi presento è
del pittore monaco russo Andrea Rublev ( si legge Rubliòv) che la dipinse negli
anni dal 1422 al 1427. D’ allora, questo capolavoro d’arte è di fede teologica,
fu molto ammirato, lodato e studiato dagli esperti ma non fu mai correttamente e
compiutamente letto così che per quasi 600 anni “ l’Icona delle Icone” fu quale
un tesoro nascosto che giacque nell’attesa di venire alla luce. Le molte
pubblicazioni editoriali che ancora tuttora si susseguono, sia in oriente che in
occidente, tutte si rifanno all’episodio biblico dei tre viandanti che furono
ospiti di Abramo alle querce di Mamre ( gen: 18 – 1 – 15 ) ritenuti una
soprannaturale manifestazione della Santissima Trinità.
Il monaco russo inizialmente s’ispirò al noto
episodio della genesi, ma l’Icona Trinitaria, che egli consegnò al suo abate che
gliel’aveva ordinata: “ dipingi una Icona della Santissima Trinità”, e destinata
ai posteri, non nacque da una visione veterotestamentaria bensì da una
approfondita conoscenza del vangelo.
Il Mistero Trinitario, infatti, fu rivelato da
Cristo. Prima di Lui l’umanità, di tale in superabile mistero non né sapeva
nulla. Fu Gesù che portò a compimento la rivelazione divina, iniziata con il
monoteismo dei patriarchi, proseguita con il messianismo dei profeti e da Lui
conclusa con la proclamazione del “ Dio uno e Trino” del suo Vangelo.
“ Nell’Icona Trinitaria”, Andrei Rublev ( si legge
Rubliòv) presenta il Vangelo in immagini e simboli. Il suo capolavoro, pertanto,
è un’opera prettamente neotestamentaria che va letta alla luce del vangelo,
l’unica lettura possibile.
Da queste premesse e logiche deduzioni nacque la
vera lettura dell’Icona Trinitaria di Andrea Rublev, presentata ai fedeli a lode
e gloria del vero Dio, Uno e Trino.
Il Padre è al centro
Il Figlio alla sua destra
Lo Spirito Santo alla sua sinistra.
E’ questa l’ indicazione che il monaco russo ha
lasciato ai suoi contemporanei e ai posteri per una retta lettura di quello che
da tutti è considerato un grande capolavoro; mediante numerose tracce
disseminate nel dipinto. Molti di tali tracce già sono state da noi evidenziate
e modestamente interpretate nella prima edizione, ma ve n’è ancora una,
inoppugnabile, che riguarda il Figlio, per la quale dobbiamo ritornare al bel
simbolo della natura divina da noi presentato nella prima edizione come “
Scettro Etereo” (Scettro, perché la natura degli esseri è sovrana Etereo perché
la natura è invisibile). Se ben consideriamo tale segno vediamo che nella
Spirito Santo copre l’intera persona, parimenti copre l’intera persona del
Padre; Infatti ,il segno scende anche dopo l’impugnatura della mano e raggiunge
i piedi, mentre nella persona del Figlio il segno scompare appena entra nella
mano. Il significato è chiaro: la natura umana assunta dal Figlio di Maria
Santissima oscura ai nostri occhi il segno della Sua natura divina.
Molti affermano che l’Angelo che si trova al centro
rappresenta il Figlio. In tal caso si potrebbe insinuare il dubbio che l’artista
monaco non sia stato fedele al Credo ortodosso in quanto lo Spirito Santo
verrebbe a trovarsi in relazione (vedansi le ali che si toccano) proprio con il
Figlio, contrariamente a quanto i fratelli ortodossi affermano e cioè che la
Terza Persona della Santissima Trinità procede dal Padre ma non anche dal
Figlio. Se poi la nostra lettura dell’Icona è corretta ecco che lo Spirito Santo
è in relazione diretta con il Padre ( al centro ) nel quale si trova pure il
Figlio e così il cerchio Trinitario si chiude.
O
TRE IMMENSITA’ CHE FATE
UNA
COSA SOLA.
Beata Mariàm, la piccola araba.
PRESENTA Mons. Gian Paolo Orsini
Il Piccolo Vocabolario Liturgico, posto in appendice
al Nuovo Dizionario di Liturgia (Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo,
1995), definisce così l’Icona (= immagine): pittura di genere sacro, spesso
portatile, eseguita su tavole di legno secondo una tecnica particolare
tramandata da secoli in Oriente. La teologia dell’icona inizia dalla
contemplazione del mistero dell’Incarnazione espresso dalla lettera di san Paolo
ai Colossei (1, 15): «Cristo è l’icona del Dio invisibile» e finisce per
divenire una teologia visiva, una teofania: «Quanto il vangelo ci esprime con la
parola, l’icona lo proclama con i colori e ce lo rende presente».
Accostarsi ad una Icona vuol dire, quindi, mettersi
all’ascolto di quanto essa suscita nella mente e, soprattutto, nel cuore,
scaturendo nella preghiera.
Questo agile volumetto vuole aiutarci ad
ascoltare quanto la famosa Icona della Trinità di Rublev da secoli ha da
dire a quanti si mettono a contemplarla, presentando quanto ha suscitato nel
diacono e che egli ha voluto condividere.
Siamo grati per questa sua fatica che dà la
possibilità anche ai meno esperti di poter ammirare e gustare quella che prima
di essere un’opera d’arte è un’opera d’amore.
Mons. Gian Paolo Orsini.
P R E F A Z I O N E
La vera lettura dell’Icona della SS. Trinità di
Andrej Rublev,
presentata
ai fedeli da don Giovanni Picchio.
Era questo il tema che mi accingevo a trattare. Ma
subito mi avvidi che dovevo partire da più lontano, poiché il mistero della SS.
Trinità richiede un duplice atto di fede: nell’unicità di Dio e nell’unità fra
loro delle tre SS. Persone.
A questo punto mi chiesi allora: ma Dio è uno solo?
A me piace ragionare come un ateo onesto, per
giungere alla fine a cantare con gioia la mia fede confermata dal pur labile
raziocinio umano comprovante la preziosità e la bellezza della rivelazione
divina.
E così feci un ulteriore passo indietro e iniziai
dalla dimostrazione razionale che Dio esiste ed è uno solo.
E mentre scrivo, brilla nella mia memoria
un’illuminante frase di sant’Agostino che mi conforta ed incoraggia. La
trascrivo a comune beneficio con chi mi vorrà leggere:
«Chiunque crede pensa
e pensando crede…
La fede, se non è pensata, è nulla».
Dunque: ragione e fede, fede e ragione.
Dice bene Blaise Pascal:
«Due eccessi: escludere la ragione,
non ammettere che la ragione».
Io mi attengo alla saggezza del grande filosofo
francese. Con la sola ragione non si spiega tutto; senza la ragione la fede “è
nulla”.
Così sono nate queste poche pagine che assomigliano
ad una catechesi divisa in tre parti:
I° Preliminari (Dio esiste ed è
uno solo, ma in tre persone)
II° La SS. Trinità comunità d’amore
III° L’Icona trinitaria di Andrej Rublev
Auguro a chi mi vorrà tenere compagnia, buona
lettura; se al termine si troverà deluso, non mi voglia male!
Di Dio, uno e trino, ho scritto con gioia e retta
intenzione. Ho detto quel poco che ho saputo dire; e ora, come Gesù ci ha
insegnato, dico: «Sono un servo inutile» (Lc 17, 10).
I° Preliminari (Dio esiste ed è uno
solo, ma in tre persone)
ESORDIO:
UN RAPIDO SGUARDO ALL'ICONA
Ammirando la celebre Icona di A. Rublev non si può
non ravvisare in essa un’opera di grande valore artistico e teologico.
Sublime è l’armonia dell’insieme,
la morbidezza delle forme,
la bellezza dei volti giovanili
e la perspicace indagine teologica dell’Autore.
Ritengo che soltanto un monaco, russo in
particolare, potesse offrirci un tesoro di fede e d’arte quale quello che con
avidità, mai del tutto sazia, abbiamo qui, in questo capolavoro, il gaudio di
contemplare, sempre in devoto raccoglimento.
Dio esiste
Lo dice la Fede.
Lo insegna la Chiesa.
Lo conferma la retta ragione.
Lo grida il buonsenso.
Dio non può non esistere.
Lui solo ha in sé la ragione dell’essere.
È Lui la causa di tutte le cause.
Esistono gli orologi perché esistono gli orologiai.
Esiste l’universo creato perché esiste Dio Creatore.
Chi altri gli avrebbe dato l’esistenza?
Quale altra infinita Sapienza ed Onnipotenza?
Affermare che Dio non esiste è una tragica
stoltezza: «Lo stolto pensa: Dio non esiste» (Sal 53, 2).
Dichiarare che l’universo si è fatto da sé è il più
colossale degli assurdi e degli imbrogli.
L’universo è regolato da leggi sapienti e immutabili
quali: il susseguirsi delle stagioni; la legge di gravità; di rivoluzione e di
rotazione dei pianeti; le leggi della vita… Sono leggi presenti sul pianeta
terra, e a distanza di miliardi di anni luce.
La legge presuppone il legislatore.
Chi è il legislatore dell’universo se non Dio solo?
Diciamo col salmista: «Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra! I cieli narrano la tua gloria e
il firmamento annunzia l’opera delle tue mani» (Sal 8; 18).
Dio è uno solo
«Credo in un solo Dio».
È la nostra professione di fede domenicale. Ce
l’insegna la Chiesa, la ragione lo conferma, noi lo crediamo.
Due o più divinità non possono coesistere. Si
annullerebbero a vicenda, non possedendo l’una ciò che è proprio delle altre.
Esiste un Dio solo. Uno come una è la verità.
A Mosè, sul monte Sinai, Dio disse: «Io sono Colui
che sono». Ossia: “Io esisto da me stesso, da tutta l’eternità, per sempre”. Dio
solo ha in sé stesso la ragione dell’essere.
Dio è uno solo, ma non è solo: è Trinità di
Persone
Il Padre è la 1ª Persona. Il Figlio è la 2ª Persona.
Lo Spirito Santo è la 3ª Persona.
Le Tre Persone sono uguali perché ugualmente
Dio;
sono distinte perché l’una non è l’altra
essendo diverso l’Io e il Tu;
sono un unico Dio perché: una è la natura,
uno l’operare, una la vita;
sono sempre unite. Dov’è una Persona vi sono
pure le altre due in virtù dell’unica natura.
Non sono mai separate: non sarebbero più Dio.
San Francesco d’Assisi definì quest’altissimo
mistero:
«Trinità perfetta, semplice unità».
Natura – Essenza - Sostanza
Sono termini equiparabili.
Sono l’insieme dei caratteri fondamentali per i
quali una persona o cosa è ciò che è e non è altro.
Natura divina: ciò per cui Dio è Dio (e non è
altro).
Natura umana: ciò per cui l’uomo è uomo (e non è
altro).
La natura degli esseri è invisibile. Non cade sotto
i nostri sensi.
È immutabile. Dio soltanto la può cambiare perché
solo Lui ne è l’autore.
È quanto avvenne a Cana di Galilea dove Gesù, a un
festino di nozze, mutò l’acqua in vino, e rivelò così di essere Dio.
È il miracolo che si compie durante ogni santa Messa
al momento della consacrazione, quando il pane e il vino diventano Corpo e
Sangue di Cristo.
È la SS. Eucaristia per la quale Gesù è sempre con
noi: «Io sarò con voi fino alla fine del mondo».
Due eccessi:
escludere la ragione,
non ammettere che la ragione.
(Pascal)
II° La SS. Trinità comunità d’amore
IL MISTERO TRINITARIO NON E' UN ASSURDO
Un semplice esempio ci aiuta a comprendere. Lo
cogliamo dalla vita dei campi.
Una pianticella di trifoglio ha tre foglie. Fra loro
sono uguali e distinte; sono sempre unite. Hanno la stessa natura, vivono la
stessa vita della pianta. Formano un’unica pianticella pur essendo tre foglie.
Assieme sono come un’orma che la SS. Trinità – un Dio solo in tre Persone – ha
voluto lasciare di se stessa nel creato perché meglio La comprendessimo, di più
L’amassimo, a Lei ci elevassimo con fede.
Come la pianticella con tre foglie non è un assurdo,
così il mistero trinitario non è un assurdo. Parlando di esso non diciamo che
uno è uguale a tre, né che tre sia uguale a uno. Affermiamo semplicemente che
Dio è uno nella natura e trino nelle persone.
È un mistero, e tale rimane. Il mistero, infatti, è
una verità che trascende ogni intelligenza creata, sia essa di uomo o di angelo.
Mistero dunque che ci pone di fronte alla nostra
piccolezza, che supera il limite della nostra capacità di conoscenza, senza
umiliarci.
L’assurdo, invece, è contrario al buon senso, alla
ragione, alle regole della logica: accoglierlo è indegno delle creature
intelligenti.
«Questa è la felicità: cercare il vero sino al
vertice
oltre il quale non si può andare»
(S. Agostino)
IL MISTERO TRINITARIO E' VERITA' RIVELATA
Il mistero – come appena detto - è una verità che
trascende ogni conoscenza. Quello trinitario è il più alto della nostra fede. È
il fondamento del Credo cattolico. È il presupposto necessario per la lettura e
la comprensione del Vangelo.
Nessuna mente umana mai lo potrà circoscrivere e
sondarne la profondità: sta ad esso come il bicchiere all’oceano.
L’umanità non sarebbe mai pervenuta alla conoscenza
del Mistero Trinitario se Dio non si fosse ad essa rivelato inviando il suo
divino Figlio.
Prima della creazione di Adamo, Dio disse: «Facciamo
l’uomo a nostra immagine e somiglianza» (Gn 1,26).
«Facciamo»! Non fu un plurale maiestatico. Dio è
verità e non ricorse ad una finzione quasi avesse avuto bisogno di accrescere il
proprio prestigio.
Il verbo al plurale adombrava un mistero che solo
con la venuta di Cristo ci fu svelato: «Dio è uno solo, ma in Tre Persone uguali
e distinte che sono la SS. Trinità» (dal Catechismo di S. Pio X).
Dopo il Battesimo di Gesù sulle rive del fiume
Giordano, i cieli si aprirono. Lo Spirito Santo discese sotto forma di colomba e
si posò su Gesù. Venne dal cielo una voce che disse: «Questi è il Figlio mio
prediletto, nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 3,17). Era la voce del Padre.
Gesù era il Figlio che il Padre glorificava. La colomba era il simbolo dello
Spirito Santo: le Tre Persone della SS. Trinità.
All’apostolo Filippo, Gesù disse: «Chi ha visto me
ha visto il Padre. Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Se non
altro credilo per le opere che compio (Gv 14, 8-11).
A tutti gli apostoli: Battezzate tutte le genti nel
nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». (Mt 28,18).
La nostra fede ha un solido fondamento nella
parola immutabile ed eterna di Dio, Uno nella natura e Trino nelle Persone.
Raccolti al cospetto di questa sublime e dolcissima
verità, si può solo adorare, amare e gioire.
Gioire perché le Tre SS. Persone sono quasi la
nostra soprannaturale famiglia.
Il Padre per amore ci ha creati; il Figlio per amore
ci ha redenti dal peccato; lo Spirito Santo per amore si compiace di abitare in
noi come suoi cenacoli.
Alle Tre Auguste Divine Persone salga pertanto
giuliva la lode, l’onore, l’amore e la gloria dai nostri cuori prostrati in
perenne adorazione rendimento di grazie.
Il Padre
«È la 1ª Persona. Guardando in se stesso di sé si
compiace, delle sue perfezioni, e si ama. È questo amore divino che genera il
Figlio, la 2ª Persona della SS. Trinità». Lo genera uguale a se stesso e in se
stesso, da tutta l’eternità. «Mio Figlio sei tu, oggi ti ho generato». “L’oggi”
di Dio è l’eternità.
La nostra professione di fede nel Padre: «Credo in
un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le
cose visibili ed invisibili».
Il Figlio
Nella professione di fede diciamo: “Credo in Gesù
Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da
Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa
sostanza del Padre”.
Il Padre, dunque, è Dio; e il Figlio è Dio, uguale
al Padre, come Lui eterno ed immutabile. La sola differenza fra il Padre e il
Figlio è che il Padre è colui che genera, mentre il Figlio è il generato.
Esempio: Il sole genera il raggio di sole uguale a
se stesso. Se il sole fosse eterno, eterno sarebbe pure il raggio di sole; se il
sole fosse Dio, pure il raggio di sole sarebbe Dio.
È solo un esempio. È imperfetto come tutti gli
esempi. Tuttavia ci aiuta a comprendere quel poco che è nei limiti
infinitesimali della nostra mente intorno al mistero Trinitario della vita
divina; di fronte alla quale la nostra vista intellettiva rimane abbagliata e
vede solo tenebra là dove è luce sfolgorante e indefettibile.
Lo Spirito Santo
«Dall’amore scambievole del Padre e del Figlio
procede lo Spirito santo. È la Persona Amore in quanto riceve l’amore del Padre
e lo riversa nel Figlio; riceve l’amore del Figlio e lo comunica al Padre. Lo
Spirito Santo è assolutamente uguale alle altre due Persone nella maestà divina.
L’amore infinito le compenetra».
Lo Spirito Santo è la terza Persona della SS.
Trinità. Fin dall’inizio della creazione la Bibbia parla di Lui: «Lo Spirito di
Dio aleggiava sulle acque» (Gn 1,2).
Il Nuovo Testamento ne fa espressa menzione ben 183
volte. Egli guida la storia universale. Dirige e assiste la Chiesa. È il divino
Ospite delle anime che l’amano.
Nella professione di fede dichiariamo di credere
nello Spirito Santo «che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal
Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo
dei profeti». Nella storia si è manifestato sotto i simboli di: colomba, fuoco,
vento.
“O Santissima Trinità,
Indivisibile, unico Dio,
Sii benedetto”
(S. Faustina Kowalska)
ORME DELLA SS. TRINITA' DIFFUSE NEL CREATO
Nel mondo ogni realtà, ogni processo di vita creata
è Uni-Trino.
la forza: forza di gravità - forza forte -
forza debole;
il sole: che arde - illumina - riscalda;
Uni-Trino il creato: cielo - terra - mare;
la terra: regno minerale - vegetale -
animale;
l’uomo: intelligenza - memoria - volontà;
il cristiano: corpo - anima - grazia;
la famiglia: padre - madre - figlio;
«O Signore nostro Dio, quanto è grande il tuo
nome su tutta la terra!»
(Sal 8).
III° L’Icona trinitaria di Andrej Rublev
PREMESSA
Il pittore scrive col pennello. Lo intinge nella
tavolozza dove gelosamente custodisce i suoi colori. Se è un bravo artista, con
essi ci offre un’opera pregevole davanti alla quale si può rimanere estasiati, e
onorati qualora egli appartenga a uno di noi, alla nostra comunità locale o
nazionale. La pittura,
infatti, è una delle cinque arti dette nobili:
Pittura, Scultura, Poesia, Architettura, Musica. Il loro linguaggio – esclusa la
poesia – è universale.
La lettura è immediata. È sufficiente qualche
semplice accorgimento:
tenere presente che il pittore bravo non sceglie i
colori a casaccio e non traccia nessuna pennellata senza un preciso intento.
Ogni pur minimo particolare è per lui importante come ogni singola nota di uno
spartito musicale.
Un dipinto è come una pergamena antica che reca
scritto un prezioso messaggio di lontani antenati. Scoprire quanto l’artista ha
voluto dire ai contemporanei e ai posteri, attraverso le sue immagini,
arricchisce la mente, affascina il cuore e dona gioia allo spirito.
«Non di solo pane vivrà l’uomo» (Lc 4, 4). E
l’Alighieri aggiunge: «Fatti foste per seguire virtute e conoscenza».
Con queste rapide premesse ci accingiamo ora
all’accurata lettura della rinomata Icona dell’artista russo risalente al
lontano 1422-1427, oggi ancora ammirata, lodata e studiata.
L’ICONA
Il Padre
È la prima Persona della SS. Trinità.
Gesù nel Vangelo parla di Lui ripetutamente:
innumerevoli sarebbero le citazioni.
Le preghiere della Chiesa sono tutte rivolte al
Padre. Lo stesso segno della santa croce inizia nel suo nome. Nell’Icona,
dunque, egli è giustamente collocato al centro. È in posizione preminente. È
assiso nei cieli il cui colore s’intravede negli angoli delle ali. L’aspetto è
maestoso. L’ampio mantello azzurro che gli scende morbido dalla spalla sinistra
ci rammenta la preghiera domenicale: «Padre nostro che sei nei cieli»*. La veste
rossa ci rimanda al «Deus caritas est» (Dio è amore) dell’apostolo
Giovanni.
Davanti a lui, sulla mensa - altare c’è la coppa -
calice col sangue dell’Agnello immolato: «Ecco l’Agnello di Dio che toglie il
peccato del mondo» (Gv 1, 29).
Giova tenere presente che Dio è spirito. Non ha
corpo. Le tre Persone che formano la SS. Trinità non sono distinte visivamente
come ci appaiono nell’Icona. Sono unite. Compenetrate l’una nell’altra, a
somiglianza dell’intelligenza, della memoria e della volontà nell’uomo.
«Filippo non credi che io sono nel Padre e il Padre
è in me? Se non altro credilo per le opere che compio» (Gv 14, 11).
Nell’Icona il Padre si contraddistingue inoltre per
quella fascia color oro che gli adorna il braccio. Delle tre SS. Persone solo
Lui ne è cinto. È un ulteriore accorgimento dell’autore per dirci che è Lui il
Padre.
Nella mano sinistra Egli detiene una specie di
scettro etereo, pressoché invisibile: è il simbolo della natura o essenza o
sostanza divina. Pure le altre due SS. Persone detengono lo stesso emblema, ma
il Padre lo presenta quasi con ostentazione perché non passi inosservato: è
nel Padre che l’artista, giustamente, esprime l’unicità della natura divina e
l’unità di comunione delle Tre SS. Persone.
Pure il Figlio sorregge ritto innanzi a sé il
simbolo della natura divina ricevuta dal Padre che l’ha generato uguale a sé.
Nello Spirito Santo l’emblema è dolcemente appoggiato sul cuore. Lo Spirito è la
Persona - Amore. È in lui che avviene lo scambio dell’amore fra il Padre e il
Figlio dai quali Egli procede come il calore dal sole e dal raggio di sole.
Alla destra del Padre si trova il Figlio.
(Mc 16,19; At 7,56; Rm 8,24)
Nel salmo 109 di Davide, re e profeta, si legge: «Il
Signore (Dio Padre) ha detto al mio Signore (il Figlio Messia): siedi alla mia
destra – finché io ponga i tuoi nemici – a sgabello dei tuoi piedi». Il Figlio
dunque è assiso alla destra del Padre che lo contempla con infinita tenerezza.
«È il Figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 3, 17).
Comuni alle Tre SS. Persone sono le belle cuffie
copricapo, che adombrano la sapienza di Dio: «I miei pensieri non sono i vostri
pensieri; le vostre vie non sono le mie vie» (Is 55, 8).
Le bianche aureole sono un richiamo a considerare la
santità divina. Il Padre la riversa nel Figlio che genera, e nello Spirito che
da lui procede. È quanto il dotto Artista intende significare con la bianca
aureola del Padre più piccola delle altre.
La pienezza, unica e perfetta, della Santità Divina
è dunque nell’unione col Padre (figura centrale) della santità simbolicamente e
visivamente espressa nell’aureola del Figlio e dello Spirito Santo.
«Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo. I
cieli e la terra sono pieni della tua gloria».
Il bianco è pure il colore della gioia: Dio è gioia.
Dio è felice!
Senza alcun dubbio al centro del trittico c’è il
Padre che, per le maggiori dimensioni dell’aspetto esteriore, le grandi ali e
quanto appena detto, esprime in se stesso il sommo mistero nel mistero,
dell’unicità e unità di Dio in Tre Persone uguali e distinte che formano la SS.
Trinità.
Il tuo volto, Signore, io cerco:
non nascondermi il tuo volto.
(Sal 27, 8-9)
Padre nostro che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome.
L’ICONA
Il Figlio
È la seconda Persona della SS. Trinità.
Si identifica nella figura di sinistra.
È assiso su di un modesto scanno con lo sgabello
molto inclinato verso la terra, indicata dal sottostante tappeto verde, dove
Egli compie la missione redentrice. Per il Figlio è il tempo del combattimento
contro i nemici dell’uomo: il peccato e la morte. Per sconfiggerli il Figlio
di Dio venne fra noi, fu uno di noi; fu il Figlio dell’Uomo
prefigurato e predetto dai profeti.
Gesù medesimo più volte si attribuì l’espressione
Figlio dell’Uomo: «Affinché sappiate che il Figlio dell’Uomo ha il
potere in terra di rimettere i peccati...» (Mt 9, 6).
«Allora vedranno il Figlio dell’Uomo venire su
una nube con potenza e gloria grande» (Lc 21, 27).
Nell’icona l’espressione Figlio dell’Uomo -
vero uomo - è illustrata dal pittore mediante l’ombra che appanna il bel viso, e
dai piedi anneriti dalla polvere e dal fango delle strade dell’umanità che
percorrerà iniziando dalla Palestina.
L’ala del Figlio riposa dolcemente sulla
grande ala del Padre dal quale è generato.
Le ali dorate ci dicono che Dio è Purissimo
Spirito: l’oro, infatti, è il più puro dei metalli, il più luminoso.
La tunica è dello stesso colore del mantello
del Padre. Pure la tunica dello Spirito Santo è di colore azzurro. La dimora
della SS. Trinità sono i cieli dei cieli, il VII cielo di San Paolo,
l’impenetrabile dimora di Dio, che tuttavia non si identifica con nessuna delle
opere da Lui create.
L’azzurro è pure il simbolo della divinità, comune
alle tre SS. Persone.
Una lunga sopravveste ricopre tutta la
persona del Figlio, dalle spalle fino ai piedi. È di colore marrone - rosso, i
due colori della terra e della passione. Rappresenta la natura umana immiserita
e ferita dal peccato originale, assunta dal Verbo di Dio incarnato. Infatti essa
è un povero tessuto liso, qua e là trasparente, che lascia intravedere la
sottostante tunica azzurra, simbolo della divinità.
Così, con un fine accorgimento, il santo monaco ci
propone un alto concetto teologico su cui soffermarci: chi si accosta alla
persona di Cristo, e al suo Vangelo anche nel corso dei millenni, attraverso la
palese umanità del «Figlio dell’Uomo» può giungere alla conoscenza della
divinità e alla fede nel «Figlio di Dio» - la tunica azzurra – considerando: la
sublimità della sua dottrina: «Nessuno mai ha parlato come costui, con autorità»
(cfr. Mc 1, 22); la molteplicità dei miracoli: «I ciechi vedono, i sordi odono,
i lebbrosi sono mondati» (Mt 11, 5); la sovranità sulle leggi della natura: «Chi
è costui al quale obbediscono anche i venti e il mare?» (Mt 8, 27); il potere
esercitato sui demòni, che alla sua presenza tremavano e ad un suo
cenno fuggivano terrorizzati: «Anche i demòni gli
obbediscono» (Mc 1, 27).
Alle spalle del Figlio s’innalza una fantasiosa
solida costruzione a due piani. È il simbolo del cielo e della terra,
dell’universo creato dal Padre per mezzo del Figlio come affermiamo nel Credo:
«Per mezzo di lui tutte le cose sono state create». Il Figlio di Dio ci è così
proposto come “l’Architetto dell’universo”. Lo conferma la Parola di Dio.
Riferendosi alla Sapienza increata (il Figlio) essa afferma: «Quando (Dio)
gettava le fondamenta della terra, io ero al suo fianco come architetto» (Pr 8,
29-30).
Con assoluta certezza, pertanto, la figura a
sinistra di chi osserva l’Icona, è quella della seconda Persona divina, il
Figlio unigenito dell’eterno Padre. Ogni altra interpretazione o lettura del
sacro dipinto è arbitraria e rende inintelleggibile il dogma trinitario qui
nell’Icona ben espresso.
L’ICONA
Lo Spirito Santo
È la III Persona della SS. Trinità.
È alla sinistra del Padre. Come il Figlio, siede su
uno scanno con sgabello inclinato verso la terra, dove scenderà non appena la
fanciulla di Nazareth, «di nome Maria», avrà pronunciato il “Fiat” di adesione
al disegno del Padre per la redenzione dell’umanità. Il Figlio si incarnerà in
Lei «per opera dello Spirito Santo».
I suoi piedi sono simbolicamente scuri a
somiglianza di quelli del Figlio che percorreranno le strade della Palestina. Di
Lui abbiamo già detto che procede dal Padre e dal Figlio. Per lo scambio
dell’amore Egli piega l’ala destra fino a toccare quella del Padre nel
tipico gesto di chi riceve.
Lo Spirito Santo è la Persona Amore. Chi ama
attende. Chi ama spera: spera il padre del figlio prodigo; spera il buon pastore
che cerca la pecorella smarrita; spera la donna che ha smarrito la dramma che
ama; spera il pubblicano al tempio e il buon ladrone sul calvario; spera il
seminatore; sperava Israele nell’attesa del Messia promesso.
Il colore che esprime l’attesa e la speranza è il
verde, quello dei prati e dei campi a primavera. E verde è la sopravveste dello
Spirito Santo. Ma più che una sopravveste sembra un grembiale da lavoro. Chi ama
è sempre attivo.
I santi sono il capolavoro dello Spirito Santo.
Nella Chiesa sono sempre numerosi.
Nella professione di fede domenicale affermiamo di
credere nello Spirito Santo «che è Signore e dà la vita».
Alle spalle del Padre, dal lato dello Spirito Santo,
un ramo tutto contorto di quercia è il penoso simbolo della vita, non solo
vegetale, che ha Dio per autore.
Forse il santo monaco Rublev, nelle sue raccolte e
solitarie meditazioni, ha pensato al fiorente “albero della vita” del paradiso
terrestre, carico di succulenti frutti, trasformato dal peccato originale nello
squallido, contorto e sofferto ramo dai frutti amari da lui raffigurato.
«L’uomo si è ribellato a Dio, e la natura si è
ribellata all’uomo»
(San Padre Pio).
Ha così voluto accennare alle gravi conseguenze di
quella prima colpa, richiamandoci alla parabola del figlio prodigo. Infatti
nell’angolo a lato del ramo di quercia, come in filigrana si intravede la sagoma
di un cinghiale e la mano di un uomo entrambi avidi di cibarsi di quei
disgustosi frutti.
E il prodigo, agli estremi della sopravvivenza,
disse: «Io qui muoio di fame! Mi alzerò e andrò da mio padre.» (Lc 15, 17-18).
Quella fame fu davvero una benedizione del cielo!
Della tunica azzurra dello Spirito Santo già è
stato detto parlando del Figlio.
L’ICONA
I tre bei volti
I tre bei volti giovanili, perfettamente identici,
proclamano l’uguaglianza divina delle Tre SS. Persone assieme alla loro
indivisibile eternità per la quale in Dio non v’è né passato né futuro, né
mutazione alcuna.
Il volto del Padre, di colore rosa vivo, è un
ulteriore simbolo dell’amore divino. Nell’amore il Padre genera il Figlio e lo
invia sulla terra per la salvezza dell’umanità che ama. «Dio ha tanto amato il
mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3, 16).
Per amore del Padre e dell’umanità decaduta dallo
stato di grazia per il peccato originale, il Figlio scende dal cielo.
Le vampe che l’artista ha dipinto sul suo viso ci
rimandano alla parola di Gesù: «Sono venuto a portare il fuoco dell’amore sulla
terra, e come vorrei che fosse già acceso!» (Lc 17, 49). Quel fuoco portò il
Figlio a morire per noi sulla croce.
“Amatevi l’un l’altro come io vi ho amati”
Il volto dello Spirito Santo è rosa pallido: di
stupore? Forse così l’ha immaginato il santo monaco nei suoi silenziosi colloqui
con l’incomparabile disegno divino che coinvolse e avvolse il cielo e la terra
in un unico infinito arcobaleno d’amore, di redenzione e di pace.
Dio, mia casa.
(S. Agostino)
I tre bei volti femminili (?) esprimono la “grazia”
divina:
Dio è Luce - Santità - Grazia
“Se il mondo vedesse quanto è bella un’anima in
grazia di Dio,
si convertirebbe subito” (S. Pio da Pietrelcina).
L’ICONA
Il dialogo Trinitario
La persona del Padre è rivolta verso lo Spirito
Santo. Solo il volto e gli occhi sono per il Figlio. Lo contempla “compiaciuto”,
con sguardo materno. «Dio è padre e madre» (Giovanni Paolo I).
Il Padre parla al Figlio nello Spirito che, assorto,
lo ascolta col capo lievemente inclinato; mentre un suo affettuoso sguardo
raggiunge il Figlio dal quale è attentamente osservato.
La scena esprime una ieratica pace.
Le Tre SS. Persone sono riprese in una statica
quiete, in uno statico riposo. Ma i visi sono avvolti da un velo di mestizia… Le
labbra sono chiuse. Il dialogo è tutto interiore, spirituale. Solo gli occhi,
come purissime perle, ricevono ed emettono intensi fasci di luce e di
soprannaturale calore.
L’iniziativa del dialogo parte dal Padre. Suo
è il sublime disegno d’amore misericordioso per il perdono e la redenzione dei
figli di Adamo. Gesù dirà: «Sono disceso dal cielo non per fare la mia
volontà, ma la volontà di colui (il Padre) che mi ha mandato» (Gv 6, 38).
Il provvidenziale disegno – espresso visivamente dal
pittore con le due dita divaricate del Padre presso la coppa al centro della
mensa – comprende l’incarnazione del Figlio mediante l’assunzione della natura
umana e la sua dolorosa passione e morte sul Calvario.
Per il compimento di questo altissimo progetto
d’amore, di donazione e di dolore, comune alle Tre SS. Persone, lo Spirito Santo
scenderà appena prima del Figlio – si noti la posizione del piede destro portato
fin sull’orlo dello sgabello – e l’assisterà fino all’epilogo sulla Croce.
Il Figlio manifesta al Padre la propria adesione
portando la mano destra – con le due dita divaricate in direzione della coppa
sulla mensa – sotto la mano sinistra, sfiorando l’emblema dell’essenza divina.
Il significato delle due dita divaricate è chiaro: il Figlio assumerà la natura
umana, secondo la volontà del Padre (“Nel Figlio le due nature sono unite senza
confusione”, Giovanni Paolo II), e acconsente al dramma della dolorosa
passione e morte in croce.
Al Getsemani Gesù pregherà dicendo: «Padre, se vuoi
allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà»
(Lc 22, 42).
L’assenso dello Spirito Santo è indicato invece
dalla mano destra con le dita ricurve portata fin vicino alla coppa del
sacrificio.
Il dolore di partecipazione del Padre al cruento
sacrificio del Figlio è espresso attraverso il colore rosso cupo della sua
veste, lo stesso colore del sangue dell’Agnello immolato.
“Creando l’uomo, Dio si creò il proprio
inferno!”.
Le due nature del Figlio:
la divina e l’umana
La natura divina la ricevette direttamente ed
eternamente dal Padre.
Quella umana l’ebbe dalla Madre sua, la SS. Vergine
Maria che verginalmente lo concepì «per opera dello Spirito Santo» (Lc 1,
35-36).
Il profeta Isaia aveva predetto «Ecco: la vergine
concepirà e partorirà un figlio» (Is 7, 14).
«Lo chiamerai Gesù» disse l’Arcangelo che portò
l’annuncio a Maria. E aggiunse: «Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo
(...) e il suo regno non avrà fine» (Lc 1, 32-33).
Due nature, una sola persona
Le madri non danno ai loro figli né il loro spirito
(l’anima spirituale), né la loro personalità, che sono opera di Dio.
«Gesù ha avuto dalla santa Vergine quel corpo santo,
dotato di un’anima intelligente con cui il Verbo, uscito da Dio, formò una sola
persona, mediante la sua nascita nella carne».
«Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora
lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre» (Gv 16, 28).
Se Gesù fosse stato soltanto un uomo, non avrebbe
redento l’umanità. Gli strazianti patimenti della passione non sarebbero stati
sufficienti ad estinguere la colpa di Adamo, di gravità pressoché infinita, in
quanto fu offesa fatta a Dio, infinita Maestà, Santità e Giustizia.
Se Gesù fosse stato unicamente Dio non avrebbe
potuto né patire, né morire, né meritare per noi.
Gesù patì e morì in quanto uomo. Come Persona divina
conferì ai suoi patimenti e alla sua morte un valore infinito. Scontò così la
colpa originale, e per ogni altro peccato dell’umanità meritò il perdono del
Padre. Vinse la morte con la sua gloriosa risurrezione. Dischiuse le porte del
Regno dei cieli per i Giusti dell’Antico Testamento e per quanti vi vorranno
entrare fino alla consumazione dei secoli.
Ora il Figlio di Dio e di Maria Santissima è in
cielo assiso alla destra del Padre; e in terra nella SS.ma Eucaristia: Dio con
noi.
Adoriamo e ringraziamo!
UN VOLTO NASCOSTO
di chi sarà?
Su un lembo del mantello azzurro che avvolge il
ginocchio del Padre (figura centrale) è dipinto il volto sofferente di un uomo
con turbante.
Il suo intenso sguardo si posa sul sangue
dell’Agnello immolato raccolto nella coppa - calice al centro della mensa.
Ritengo che il pio artista abbia ritratto se stesso
e abbia voluto dirci il suo dolore per la straziante passione di nostro Signore.
La nostra lettura dell’Icona Trinitaria di Andrej
Rublev è terminata.
Qualche dettaglio è stato volutamente omesso per non
prolungare il discorso; qualche altro forse è rimasto nascosto o non
compiutamente illustrato.
Se la stesura di queste pagine vi ha condotti ad una
migliore conoscenza dell’arte decorativa del monaco russo, e soprattutto se
questa nostra fatica è stata di vostro arricchimento spirituale e teologico,
ringraziamo uniti il Padre onnipotente, il Figlio suo unigenito e lo Spirito
Amore, «Trinità perfetta e semplice Unità», che con presenza discreta hanno
invisibilmente guidato la redazione di questa nostra gioiosa e devota fatica.
Grazie!
«Al Padre, al Figlio, a lo Spirito Santo,
cominciò, “gloria!”, tutto ‘l paradiso,
sì che m’inebriava il dolce canto.
Ciò ch’io vedeva mi sembiava un riso
de l’universo; per che mia ebbrezza
intrava per l’udire e per lo viso».
(Dante Alighieri, Paradiso, C. XXVII)
Note
Un’autorevole riproduzione dell’Icona di A. Rublev
si qualifica per un falso e per un clamoroso errore teologico.
· Il falso: la piccola ala della figura di
sinistra è stata dipinta sotto la grande ala della figura centrale. È un
assurdo! Nell’originale non è così.
· L’errore teologico: l’ala della figura di
destra è distaccata dall’icona centrale. Le due Persone Trinitarie a cui si
riferiscono risultano così disgiunte. Il dogma della Trinità nell’unità di Dio
non è più dimostrabile.
· La lettura del dipinto è stata fatta su un’Icona
ritenuta conforme o vicina all’originale.
· La riproduzione fotografica della stessa,
riportata in copertina, evidenzia poco l’ombra sul volto del Figlio e le rosse
vampe di fuoco sulle gote da noi descritte, e il rosso della sopravveste, in
alcune riproduzioni, quasi non appare.
· Per la lettura si consiglia l’utilizzo di una
lente d’ingrandimento per scoprire anche i minimi particolari.
APPENDICE
Preghiere
Te lodiamo, Trinità
Te lodiamo, Trinità,
nostro Dio, t’adoriamo.
Padre dell’umanità,
la tua gloria proclamiamo.
Te lodiamo Trinità,
per l’immensa tua bontà.
Tutto il mondo annuncia te:
tu lo hai fatto come un segno.
Ogni uomo porta in sé
il sigillo del tuo regno.
Noi crediamo solo in te,
nostro Padre e Creatore.
Noi speriamo solo in te,
Gesù Cristo, Salvatore.
Infinita carità,
santo Spirito d’amore,
luce, pace e verità,
regna sempre nel mio cuore.
O Dio, prega tu stesso in me!
(Invocazione russa)
Supplica allo Spirito Santo
Vieni Spirito Santo:
vieni dono del Padre,
vieni dolce ospite dell’anima.
Vieni!
Vieni fiamma ardente:
accendi nei cuori il fuoco del tuo amore,
ravviva la languida fede,
suscita desideri di cielo.
Vieni!
Vieni Spirito di fortezza:
confermaci nella verità,
fortificaci nel bene,
respingi da noi gli assalti del male.
Vieni!
Vieni Spirito Santificatore:
fa’ che ardiamo dell’amore
e della carità di Cristo,
rivestici di quelli che furono
i suoi sentimenti e le sue virtù,
colmaci dei tuoi santi doni,
edificaci in tempio degno della SS. Trinità.
Vieni!
Vieni Spirito Consolatore:
nella fatica riposo,
nel pianto conforto,
nell’angoscia consolazione,
rifugio sicuro, gaudio di cielo.
Vieni Divino Nocchiero della santa Chiesa:
nel dubbio illuminaci,
nella solitudine rincuoraci,
nella battaglia difendici,
liberaci dal Maligno,
ridesta in noi la sopita speranza,
guidaci al porto dell’eterna gloria.
Vieni!
Vieni Spirito Santo:
“se la porta del mio cuore
fosse un giorno chiusa,
abbattila ed entra”.
Vieni!
Vieni Spirito Santo:
vieni col Padre onnipotente
e col Figlio unigenito.
A voi Trinità beata,
la lode, l’onore, la gloria
e ogni benedizione,
ieri, oggi e sempre.
Amen
«Spirito santo ispiratemi,
Amore di Dio consumatemi,
Nella vera via conducetemi.
Maria Madre di Dio guardatemi,
Con Gesù beneditemi,
Da ogni male e da ogni illusione,
Da ogni pericolo preservatemi».
«Il mondo va male
perché i cristiani
da tanto tempo
non pregano più
lo Spirito Santo».
(Mariam Baouardy, 1846-1878)
Preghiere dell’Angelo ai pastorelli di Fatima.
«Mio Dio, io credo, adoro, spero e Ti amo.
Ti chiedo perdono
per quelli che non credono,
non adorano, non sperano e non Ti amano».
«Santissima Trinità,
Padre e Figlio e Spirito Santo,
Vi adoro profondamente e Vi offro
il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità
di nostro Signore Gesù Cristo,
presente in tutti i Tabernacoli della terra,
in riparazione degli oltraggi, sacrilegi ed
indifferenze
con cui Egli stesso è offeso.
E per i meriti infiniti del Suo Sacratissimo Cuore
e per intercessione del Cuore Immacolato di Maria,
Vi chiedo la conversione dei poveri peccatori»
Fonte :
la Redazione di Artcurel ringrazia l'Autore don Giovanni Picchio ed i suoi
collaboratori, don Gianpaolo Orsini (per la redazione grafica) e Antonino Burgio
(scrittura al computer), per l'invio della documentazione per la pubblicazione
dell'articolo "La vera lettura dell'icona trinitaria di Andrej Rublev".
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