FRANCESCO DI CANDIA
poesia per un'anima semplice
LA CROCE
Per quanto da te , lontano
Pensando,ingenuamente,
di poterTi prescindere
per quanto distante
il mio cuore
da ciò che mi hai insegnato..
non posso evitar di riflettere.
E la mente, allora,
discerne l’oggettivo reale,
il quotidiano,
planando con il soffio dei tuoi insegnamenti
su un tempo
che forse,
anche a Te
di questo vissuto, presente
creerebbe disagio.
Circondato da paladini
Di una Fede..al contrario
Guerreggianti fieramente
L’un contro l’altro,
obiettivo finale,
il tuo simbolo,
tatuale epitaffio dell’anima
dolente per gli uni
meschino e offensivo per gli altri:
La Croce.
Testimone del tuo sacrificio
Orrendo strumento di morte,lontano,
elevato a messaggio d’amore…
Mi chiedo: Sarà tutto vero?
Non è che, al pari delle stelle del cielo,
splendenti nel infinito firmamento,
costante visione di beltà a noi donata,
ci siamo fin troppo abituati e,
l’abbiamo abbattuta
Noi tutti…
Per primi?
La croce del sangue..donato
Abbiamo staccato
Dal muro di pietra,
di cuori impietriti
e, l’orribil Saraceno
è solo un vile e debole appiglio,
che serve a lavare le nostre coscienze.
Il nemico non è chi professa una Fede
Usando un mezzo diverso dal nostro;
il male lo abbiamo nell’intimo.
E quella Croce,
portiamola dentro di noi
prima di ordire assurde crociate
e poi…solo poi,
Riappendiamola
al muro.
IL MAESTRO DI VIOLINO
Suadenti
melodie
Inondarono
piacevolmente le mie orecchie
E, seppur distanti
I miei sensi
uditivi
Non poterono fare
a meno di
Emozionarsi
A quelle note, di
passione.
Provenivano da una
vecchia chiesa
…entrai.
Il maestro era li
L’altare
Il pulpito
Al leggio i suoi
fogli appoggiati,
suonava con
graziosa maestria.
Fra l’odore acre
dei ceri
E il silenzio
della preghiera
Sembrava che anche
gli Angeli del cielo
Ascoltassero il
canto melodioso del suo violino.
Una pia donna
recitava il rosario
Mentre, un po’ più
distante
Un uomo riccamente
vestito
In
ginocchio….piangeva,
piangeva e
implorava quel Dio
a lungo tenuto in
disparte
perché salvasse la
sua unica bambina.
Sull’altare due
giovani ragazzi
Fra una risatina e
l’altra
Imparavano a
servir Messa
E in tutto questo
Il Maestro
suonava.
Un suono che
assomigliava ad una preghiera
Per se
E per gli altri.
Estraniato da
tutto e da tutti
L’anima al cielo
Regalava le sue
note
Che entravano nei
cuori…direttamente.
Mi avvicinai
Preso e
incuriosito sempre piu da quella figura
Sedendomi dal
Maestro poco distante.
Ne osservavo i
lineamenti,
le rughe
profondamente scavate
il viso canuto
i bianchi e radi
capelli.
Guardavo le magre
dita
volare sulle corde
del violino
guardavo i suoi
occhi
e lui guardava i
miei.
Una lacrima gli
scese sulle guance ,
arrossate dal
freddo,
piangeva per me…
le sue note mi
entrarono dentro.
Il mio sguardo
cercava risposte
In quegli occhi
Piangenti…
Poi il Maestro
smise di suonare
Ripose il vecchio
violino
Nella lacera
custodia
E se ne andò..
Lasciandomi solo.
Nei giorni a
seguire
Tornai in quella
chiesa
Cercando invano il
Maestro..
Mai più potei
ascoltare quelle note
E fissare il suo
sguardo
Mai più ebbi modo
di ascoltare il Maestro
Suonare per me
Piangere per me…
Mai più da quel
giorno
Dio…mi parlò.
AQUILONI
Volano, ad un passo
dalle nuvole
splendenti nei loro
variegati colori,
e nelle multiformi
figure.
Una mano decisa
ne regola il volo
mutandogli altezza
a seconda del vento.
Un bimbo,
stupito
ne osserva le gesta
la testa all’insù
sognandone uno.
Un vecchio,
sapiente,
ne spiega i trucchi
alla sua sempre
dolce compagna.
Due innamorati,
osservandone il
volteggio,
ne fanno metafora
del loro amore,
che vola nel cielo
sorretto però
da un filo, sottile,
anche se resistente
e che per stare
lassù
ha bisogno di un
soffio….d’amore.
Anch’io li ho visti
lassù;
è come se osservino
noi,
dall’alto,
creature terrene.
Quel filo che unisce
la terra
col cielo
non si deve spezzare
e il vento
non deve cessare
di alitare sul
mondo.
Gli aquiloni questo
lo sanno
…e non se ne
andranno.
Note biografiche
Francesco Di Candia è
nato a Barletta in provincia di Bari 46 anni fa. Si diploma in elettronica
industriale e poi vince un concorso pubblico che lo condurrà lontano dalla
famiglia. Per due anni vive a Caserta nella splendida Reggia Vanvitelliana,
poi si trasferisce in Romagna, precisamente a Forlì dove vive attualmente.
Sposato da 21 anni con due figli, ha sempre coltivato due grandi
passioni: la letteratura greca presocratica e l'arte bonsai.
Ha partecipato a vari master
bonsai approfondendo la disciplina. Contemporaneamente si è sempre dedicato
agli studi di letteratura accompagnandoli con la scrittura. Scrive
poesie fin da quando era adolescente, si suole umilmente definire così :
"...se dovessi dare
una definizione del mio modo di scrivere penso che mi identificherei come un
semplice che scrive per gente di animo semplice, come lo sono io...".
Fonte :
si ringrazia l'Autore Francesco Di Candia che ha gentilmente inviato la
documentazione per questo articolo alla Redazione di ARTCUREL .
Nessun commento:
Posta un commento