LA MADONNA NERA. ENIGMA ?
di Alessio Varisco
"Nostra Signora di
Oropa",
una delle più celebri "Madonne nere" venerate in
Italia.
Oltre alla "Madonna bianca", quella del latte,
abbiamo quella "Nera". La storia dell'arte è madida di testimonianze artistiche,
a volte anche di elevato valore contenutistico e stilistico, che a livello
iconografico presentano una Madonna "bruna", una Vergine "nera". Le domande al
riguardo si accrescono, centuplicandosi in maniera esponenziale. Su questo
enigma, delle cosidette "Madonne nere" molto si è scritto all'Estero, minormente
in Italia. Caratteristica peculiare delle Madonne di pelle scura non é
certamente il dato notorietà-importanza del culto legato alla Madonna
scura, anzi non abbiamo Madonne nere "minori" di altre più note. Il culto alla
"Madonna Nera" di Czestochowa è un tipico esempio, richiamatoci anche da Papa
Giovanni Paolo PP II.
Ed in Italia ne esistono? E se si, i luoghi dedicati
alla Vergine Scura sono distribuiti equamente sulla superficie del nostro
territorio?
La risposta è affermativa per entrambi i quesiti in
quanto ne esistono molte, più di quanto si potrebbe pensare, e distribuite lungo
tutta
la Penisola e nelle
Isole, equamente fra Nord, Centro e Sud. Le maggiori "Madonne Nere" sono:
Maria Mater Gratiae Santissima
Vergine di Oropa a Biella,
il Sacro Monte di Santa Maria Assunta di
Serralunga di Crea,
Nostra Signora di Loreto a
Graglia (Biella),
la
Madonna Nera
di Groscavallo "Santuario di
Forno" Alpi Graie (Torino),
la
Madonna Nera
di Rivoli
(Torino),
la
Madonna Nera
di Sampeyre
(Cuneo),
la Madonna Nera
di Trana (Torino),
Nostra Signora di Celle a Trofarello (Torino),
la Madonna
del Sasso Malesco a Finero (Verbano);
in Lombardia:
la Madonna del Sacro
Monte a Varese,
la Madonna Nera
di Rogaro a Tremezzo (Como),
la Madonna
di Loreto a Chiavenna (Sondrio);
la
Madonna Nera
di Tresivio
(Sondrio);
in Veneto:
la
Beata Vergine Nicopeja -
Venezia,
la
Madonna Nera
di Pralongo
(Treviso);
in Friuli Venezia Giulia:
la
Beata Vergine di Castelmonte
a Cividale (Udine);
in Emilia Romagna:
la
Beata Vergine
di San Luca a Bologna (simbolo della città e
dell'affetto mariano dei bolognesi),
la Madonna Nera
di Carboniano a
Gemmano (Rimini);
in Liguria:
Nostra Signora delle Grazie a Sori (Genova);
in Toscana: Santa Maria Cortelandini detta "Santa
Maria Nera" a Lucca,
la Madonna
del Monserrato a Porto Azzurro–Fosso di Riale (Isola d'Elba);
nelle Marche:
la Madonna Nera
di Loreto – Ancona,
Beata Vergine della Tempesta - Tolentino (Macerata);
in Abruzzo:
la Madonna di Monte
Tranquillo a Pescasseroli (L'Aquila);
in Lazio: Maria Santissima di Valverde a Tarquinia
(Viterbo),
la Madonna Nera
della Civita di Itri (Latina),
Maria Santissima di Canneto "Santuario di Canneto"
in località Settefrati (Frosinone),
la Madonna Nera
della Chiesa Santa Lucia Vergine Maria a Fontechiari (Frosinone);
in Campania: Maria Santissima del Carmine a Napoli,
Maria Santissima
la Bruna a Puccianiello
(Caserta),
Santa Maria Assunta a Positano (Salerno);
in Puglia: Maria Santissima del Soccorso "Santuario
del Soccorso" San Severo (Foggia),
Maria Santissima Incoronata "Santuario
dell'Incoronata" (Foggia),
la Madonna Nera
di Rovereto a Terlizzi (Bari),
Maria Santissima di Carpignano Salentino (Lecce);
in Basilicata:
la Madonna del Sacro
Monte a Viggiano (Potenza);
in Calabria:
la Madonna Nera
dei Carbonari a Longobucco (Cosenza),
la Madonna
della Lettera a Palmi (Reggio Calabria),
Maria Santissima di
Patmos a Rosarno (Reggio Calabria),
la Madonna Nera
di Capocolonna di Crotone,
la Madonna Nera
di Seminara a Reggio Calabria;
in Sicilia:
la Madonna Nera
di Tindari a Messina;
in Sardegna: Madonna Nera di Cagliari.
Le più visitate -fra quelle menzionate- sono:
Loreto, Oropa, Crea, Foggia, Tindari, Viggiano.
Panorama meta-cultuale
Gli studiosi ritengono che un tempo regnasse la
religione primigenia della Grande Madre.
Con il passare degli anni e la tecnologizzazione le
divinità maschili spodestarono la religione matriarcale, sostituendola -in tempi
più prossimi- con una patriarcale. La "Grande Madre", questo l'appellativo
generale e comune a tutte le latitudini e longitudini, veniva chiamata Iside,
Ishtar o Gea o con altri nomi a seconda della zona. Caratteristica peculiare di
questa divinità, di fatto la dea Terra, è il suo duplice aspetto: uno
positivo -luminoso, in quanto apportatrice di fertilità, raccolto, abbondanza- e
l'altro negativo -oscuro, addirittura tremendo, di dea dell'infertilità, della
carestia, della distruzione-. L' ininterrotto della vita, un ciclo continuo ed
eterno, distinto da venuta al mondo, decesso, nuova nascita oppure divenire,
essere, morire, era rappresentato da questa divinità. Da questa poi il
fiorire di immagini, allegorie e simboli presenti anche in culture successive e
in ambienti moderni.
In Europa –come peraltro negli altri continenti- i
punti di culto della Grande Madre sono numerosissimi, qualcuno in
superficie, diversi sottoterra (nascosti, segreti, sotterranei, scavati o
semplicemente reimpiegati in anfratti a significare il "contenitore" che generò
la vita dell'uomo: l'utero della Madre). Questi luoghi sotterranei erano posti a
stretto attiguità con le fluenti cariche energetiche, si pensi alle forze
telluriche dell'entroterra.
Quelle che gli studiosi di storia dell'arte
definiscono le "Vergini Nere", che sono le Madonne Nere e cioè Vergini
dal volto scuro venerate in molti santuari in Borgogna, in Alvernia e in
Linguadoca deriverebbero dalla Grande Madre.
La domanda che viene da porci è la seguente:
quale mistero si cela dietro le loro forme e il
loro simbolismo?
È la domanda cui quest'analisi si offre di dare una
soluzione.
Certamente il culto mariano in Europa, e così anche
in Italia, ha perfettamente attecchito anche –e soprattutto- grazie ad una
presenza già avviata di culti alla "Madre". Il tema della "maternità" era già
dunque presente –ed in modo animato- nella cultura pagana pre-cristiana.
Ponendosi alla sequela di Maria si scopre, con
piacere, un lungo itinerario che conduce inesorabilmente alla ricerca di una
soluzione a questo mistero affascinante. Passando trasversalmente un passato
lontano, animato da popoli vari, con i propri culti e rituali: celti, galli,
romani, arabi, il percorso conduce attraverso il Medioevo, che si appare
insolitamente rutilante di colori, attraverso la sua storia, le saghe, le
leggende.
I personaggi che ci aiutano a comprendere tutto
questo -l'humus che permea questa storia di ricerca della Madre- rievoca il nome
di categorie che oggi vanno per la maggiore in trasmissioni televisive in
seconda serata e che vendono migliaia di best seller infrangendo ogni record
nelle vendite di libri: catari, pellegrini, santi, templari, eretici, streghe,
alchimisti, trovatori, dame dell'amor cortese.
La Madonna Nera
è collante di un fitto intreccio che abbraccia enigmaticamente la civiltà
europea e quella islamica.
Il viaggio parrebbe terminare ai giorni nostri, in
cui una crescente e militante teologia femminista si riallaccia (si pensi al "Woman's
in the Bible" pubblicato nei primi del Novecento), o almeno tenta di
riallacciarsi, alla religione primigenia della Grande Madre.
In Germania, negli Stati Uniti e in altri paesi
europei gruppi di donne recuperano antichi rituali legati alla figura della
Dea Terra, mettendosi insieme per farli rivivere e parlando a tale proposito
di 'religione del futuro', un culto che, tra l'altro, va di pari passo con il
movimento ecologico perché "come madre [
la Madonna Nera ]
può esigere che i suoi figli riflettano sul modo in cui essi trattano l'uno con
l'altro e si servono delle risorse concesse dalla vita".
Particolare scomodo quest'ultimo perché riallaccia a
molte visioni e messaggi tollerati anche dalla Chiesa Cattolica. Dunque un
messaggio che vorrebbe dirci che anche Maria, Madre di Dio e nostra Madre
Celeste, ci richiami ad un rispetto della vita e delle risorse? Oppure che
questi gruppi attingano a fonti cattoliche senza rendersene conto? Oppure che vi
è una saggezza anche in questi culti sincretisti ed alquanto astrusi che fondano
anche sulla magia?
Fanatismi religiosi, nuove interpretazioni della
storia della Chiesa e nella stessa teologia cattolica il ruolo delle donne nei
Vangeli, la rievocazione del ruolo della Madre nel pontificato di Giovanni Paolo
PP II ed il suo avvicinarsi alla figura femminile in un giusto rapporto scevro
da ogni misoginia fanno dell'argomento una pagina di storia delle religioni
ancora da scrivere, in questo work in progress... Ed anche noi tentiamo di
contribuirvi fornendo utili elementi alla lettura del dato "pietà popolare
mariana" e "architettura mariana" per recuperare anche nei codici estetici
valori cultuali e ben lungi dall'essere meri elementi visivi o plastici.
Premessa: cristianesimo e sua opzione
preferenziale
La storia della Chiesa è ricca di singolarità e
peculiarità caratteristiche che ne hanno tracciato i segni dalla notte dei
tempi. Su tutti è da leggersi l'insegnamento paolino nella storia della
diffusione del cristianesimo. L'Apostolo delle Genti si è fatto promotore,
artefice e diffusore di quel comandamento cristico «andate e portate
la Buona Novella
». Così l'Evangelo ha raggiunto le varie regioni allora conosciute, ha
incontrato problematiche oggettive di scontro con gruppi oltranzisti pagani
(vedasi romani e loro persecuzioni ai danni dei christifideles) e di confronto
con altre culture o religioni.
Certamente il cristianesimo non nasce come eresia
ebraica, ma ha in sé contenuti profondi e soggiacenti principi di
un'altissima centralità del rispetto della persona, della tolleranza e
dell'amore caritatevole verso tutte le categorie. Ciò che appassiona chi
poco conosce dell'autentico messaggio predicato da Cristo è sicuramente la sua
"opzione preferenziale" verso le categorie degli esclusi: donne, bambini,
vecchi e malati. Tutti questi gruppi nella civiltà semitica del tempo in cui
nacque Gesù erano fortemente "schiacciati" da un imperante maschilismo
funzionalistico che fondava tutto sull'efficentismo. Si pensi che Gesù stesso
verrà ripreso –ed i Vangeli ne danno conferma- dai suoi coevi, ma non solo
farisei, persino dagli stessi discepoli (l'esempio della Samaritana, Marta e
Maria, tanti altri). La "femminilità" era divenuta sinonimo di "impurità" (vi
erano categorie addirittura doppiamente impure, si pensi alla già menzionata
samaritana che incontra Gesù al pozzo).
Il culto della Madre
Quando in Europa iniziò la cristianizzazione ed i
primi missionari cristiani scoprirono in Gallia un gruppo di Celti immersi nella
venerazione di una figura femminile nell'atto di dare alla luce un bambino
subito svelarono agli indigeni che, senza saperlo, stavano adorando un'immagine
della Madonna e che loro erano già cristiani. Su quel sito sacro venne costruita
una chiesa cristiana, e l'idolo pagano, trasferito al suo interno, si modificava
automaticamente in una raffigurazione di religione cristiana. Per questo motivo
alcune effigi mariane sarebbero precristiane e per darne una giustificazione i
teologi coniarono il termine "Prefigurazione della Vergine". Con questa
definizione si intende dunque la presenza di figurazioni mariane che, a
volte, precedevano la stessa nascita di Maria o che ad essa non erano legate
nell'atto di forgiarle dell'artista.
Sul nostro continente sono innumerevoli i siti in cui si praticava il culto della Grande Madre. La Dea viene rappresentata legata alla Terra e perciò i luoghi di culto si trovano quasi tutti in superficie ma, gran parte di esse, erano posti originariamente nel sottosuolo, dove la presenza delle correnti terrestri si fa maggiormente sentire. Qualche studioso azzarda anche ipotesi per le quali proprio dalla Grande Madre, la Dea Terra , deriverebbero probabilmente le celebri "Vergini Nere", le Madonne dal volto scuro venerate in tanti santuari presenti anche in Italia.
Viene definita anche l'operazione con la quale
la Grande Madre
pagana avrebbe preso il volto di Maria, colorato però in nero, come quello delle
sue prime raffigurazioni. Maria si sarebbe dunque rivestita della Dea Terra,
questa operazione è meglio nota come "sincretismo", la medesima per cui
agli dèi del voodoo di Haiti sono stati associate le immagine dei Santi
cattolici introdotte dai missionari. Le immagini delle Vergini Nere
contraddistinguerebbero dunque i luoghi particolarmente legati alla Grande
Madre, gli stessi su cui, da sempre, gli uomini costruiscono i loro edifici
sacri.
Ecco dunque spiegato il motivo per il quale nelle chiese di tutta Europa troviamo Vergini nere disseminate un po' ovunque in maniera casuale. Nel nostro paese ne troviamo a Cagliari, a Crea nel Monferrato, a Crotone, a Loreto, a Lucca, a Oropa, a Pescasseroli, a Rivoli, a Roma, a San Severo, a Tindari, a Venezia. Oltralpe nella vicina Francia sono addirittura novantasei le presenze di Madri "scure". Le più famose sono quelle della cattedrale gotica di Chartres, chiamate Notre-Dame-sous-Terre e Notre-Dame-du-Pilier.
Correlato a questo già insolito mistero, ad aggiungere preoccupazione e problemi a questo irrisolto "x-file", si aggiungerebbero alcuni sintomi che individui particolarmente sensibili, accostandosi alle cappelle in cui sono poste, sentirebbero uno strano senso di mancamento, di calore e spossatezza. Taluni studiosi di religioni antiche affermano che sono le correnti terrestri che, in questi luoghi, arrivano al massimo della loro potenza, e che percorrendo la colonna vertebrale dell'ospite, non di rado provochino in questi un improvviso "illuminamento mistico".
Per di più, all'interno del culto della Madonna
rivivrebbe -in modo concreto- il culto idolatra di Iside, che fu per due secoli
la "Santa Madre" del mondo antico. Iside
«che tutto vede e tutto può, stella del mare,
diadema della vita, donatrice di legge e redentrice»
era la donna venerata (culto ripetuto anche
in altre mitologie).
A livello visivo è rappresentata come una giovane
donna inghirlandata dal loto azzurro della luna crescente che tiene fra le
braccia il suo bimbo, il figlioletto Horus. Non poche statue di Iside furono
trasformate più tardi in immagini della Madonna.
In ambiente europeo anche nell'ambito celtico, i
Druidi –considerati sacerdoti pagani- onoravano la statua in legno di una donna,
rappresentante la fecondità.
La Dea
viene spesso indicata come la "divinita' dai mille nomi". È ora
Iside con Horus, Cerere, Epona, Amaterasu, Ishtar, Artemide, Diana, Demetra e
questi sono solo alcuni dei molti nomi con i quali Dea Myrionyme (la dea dai
mille nome appunto) e' conosciuta.
La stessa parola Myrionyme richiama alla
mente Myrion, il nome di "Maria",
la Vergine cristiana
dando origine così a strani e non del tutto irrazionali accostamenti.
Petra von Cronenburg, una studiosa tedesca
ricercatrice di esoterismo, ha pubblicato un recente studio tradotto
dall'Editore Arkeios "Madonna nere – Il mistero di un culto", in cui
viene presentato al pubblico un ricco esame del fenomeno. Eccetto la "caduta"
dell'autrice che inciampa di continuo nel banale ricordo del mito della 'Grande
Madre' e nei riti pagani della 'Madre Terra' spiega –invece con abilità-
un'iconografia che -seppure fra analogie con culture ancestrali-, sembrerebbe
ben lontano dal riferire le sue vere sorgenti.
Ma di che ci scandalizziamo? Del
resto,
la Liturgia non
applica da sempre alla Vergine Maria l'autocompiacimento della fidanzata del
"Cantico dei Cantici": "Nigra sum sed formosa – Sono bruna, ma bella"
[Ct 1, 5] ?
Prof. ALESSIO VARISCO
Designer - Magister Artium
Art Director Técne Art Studio
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