lunedì 15 luglio 2019

Concita Sambataro , la poesia che dialoga con il Creato



CONCITA SAMBATARO
la poesia che dialoga con il Creato
 


SALMO
 
Siano benedetti i cieli ,
e Colui che in essi dimora.
Sia Benedetta la terra;
terra del Dio che era e che é.
Porgi l’orecchio Dio di misericordia,
dona ai tuoi figli il caldo sole di speranza.
 
O vita di ogni vita,
o fonte di sapienza,
che il giorno lo dica alla notte,
che il passero lo canti all’aquila,
che il lupo lo riferisca all’agnello,
che la pace lo invochi alla guerra.
 
Eccolo il Dio del tutto,
il Dio dal forte braccio,
possente la sua forza,
lenta la sua ira.
Eccolo il Dio di carità,
che tutto copre con il suo manto di letizia;
 
Ti invocano i figli della terra o Padre,
come le crepe di terra arida invocano la pioggia!
Non distogliere da noi il Tuo sguardo!
 
O Dio che sei l’Amore e sei l’Amato,
il sommo re, ed il calpestato.
Effondi su di noi il tuo Spirito Divino,
affinché ciò che seminasti un dì nei nostri cuori,
porti germogli di vita e di saggezza,
e fiorisca, tra noi creature erranti,
che solo in Te confidiamo.
 
O mio Signore!
 
O mio Dio!








SOGNO

 

Verrà il giorno in cui,
il sole calando non toccherà più,
anonimi tetti grigi.
Calerà e non vedrà più uomini morti,
e bambini spaventati,
croci in mezzo alla via,
cadute giù, da alte colonne,
innalzate da chi non le capiva,
da chi dell’amore gratuito, ha dimenticato il sapore,
e non vede più il suo volto riflesso,
nel fratello che oggi calpesta.
Quando quel giorno verrà,
l’arcobaleno di tutte le razze,
formerà un grande cerchio di giochi:
e girando veloce agli occhi del cielo,
apparirà come un unico abbaglio di umanità.
 
 






MISTERO
 
Eccolo lo portano giù…..
Tremano le tue mani..
Il tuo respiro d’un tratto si ferma…
Sussulti…!
Non ha piú lacrime il tuo dolore
….muta lo accogli.
 
Eccolo!
 braccia pietose lo depongono caute,
sul tuo grembo di madre, trafitta.
Eccolo il tuo bambino,  é lì, immobile…, muto,… straziato.
E tu, smarrita, attonita, incredula,
vedi il suo sangue bagnare la terra.
      Lo abbracci, lo culli, pietosa madre,
la mansueta vittima, il sacrificio divino!
La  folla più intorno non corre,
il silenzio ora avvolge il tuo mistero.
 
  Ma ecco,  gli occhi benigni del cuore,
con balzo furtivo ti portano indietro,
e rivedi il tuo placido dono, succhiare sereno, e saziarsi di te.
E poi corre veloce il pensiero,
e tu madre ansante d’amore ,
Schiudi le braccia ed accogli, in te il cielo, che barcolla e poi inciampa
 e poi cade, e ti chiede, e ti dona ristoro.
..E poi anni, e poi mesi, e poi giorni,  e le ore perdute, fugaci!
 
Tutto si ferma ed arresta, in quel muto supplizio.
Risenti le urla beffarde che per sfregio lo hanno deriso,
E rivedi quei ciuffi di barba, stretti in pugno a dita malvagie,
ed infine le mani, quelle mani assassine, che impietose lo hanno inchiodato.
Senti ancora l’eco atroce dei colpi, e d’istinto lo stringi di più a te.
Si,madre,  il tuo dolore, e il suo dolore deriso,
il tuo sangue, e il suo sangue immolato,
il tuo amore, nel suo amore si è compiuto.
 
Madre sua, madre mia, madre nostra,
quale dono immane hai avuto1
Il tuo grembo Tabernacolo vivo, ed acceso,
plasmò le ossa del Verbo, che si fece creatura.
 
 
O  Maria dell’attesa la madre!
silenziosa hai contato  le ore.
Al mattino il sepolcro suo é vuoto!
È risorto il tuo mistero d’amore!
 
Tu ti volti….sorridi….una voce…..!,
o Maria , delle madri la Madre,
……. ti chiama Mamma, chi ti ha creata!








E NASCI ANCORA
(dedicata alla carissima Rosarita)
 
Vorrei lodarti Signore
nei giorni di festa,
portare il tuo nome
fra gli uomini senza sorriso,
ogni giorno scrutarti,
vegliarti, adorarti.
O Dio che nasci ancora
e il mondo tace.
Custodisci per sempre in me
un amore grande e semplice
che possa non stancarsi nel cammino,
ma accrescersi e portare
nuovi frutti
e concedimi, se vuoi,
Signore della vita
di scorgere il tuo viso
nei miei fratelli,
e di servirti ed amarti sempre
come nel primo giorno
in cui ci siamo detti
“si”.








MI PERDO NELL'INFINITO
 
Tu non sei il mio Dio,
io mi perdo in te,
ma non mi appartieni,
non sei mio,
non cammini lungo i miei sentieri
non giustifichi ogni mia azione
solo perché è mia.
Scopro ogni giorno che non Ti posseggo.
Eppure Ti sento in me
più mio di me stessa.
 







FUI... SONO
 
Fui tue braccia,
fui tua voce,
fui, e non sono.
Lieve il tempo ha corroso in me,
i tuoi frutti. Passata è la brezza soave,
il vento sibila impetuoso, spalanca porte,
rende tremula la candela.
 
Fui tabernacolo divino,
fui e non sono,
portando in me i segni di una gioia misteriosa.
Ho rivisto, ho riletto, ho rivissuto,
gli attimi più preziosi di un amore,
che cerco in me,
lo so sei ancora lì.
Aspetti.
Aspetti, che ciò che fui,
rifiorisca in ciò che sono.








MANI DI VITA
 
Chinati sul mondo
O Creatore,
e guarda ciò
che le tue mani hanno plasmato,
inonda di letizia chi è sperduto,
ed avvolgi con il tuo sguardo
amorevole ed onnisciente
ciò che un sol tuo soffio lieve,
può ridurre in polvere.








SILENZIO D'AMORE
 
Signore, fammi gustare
pienamente il tuo silenzio.
Tu che mi cerchi nel silenzio,
Tu che mi scruti nel silenzio,
Tu che ascolti nel silenzio,
Tu che mi ami nel silenzio,
Fa, che io Ti trovi,
e liberamente
mi abbandoni a Te.
 










Note biografiche
a cura di Concita Sambataro 


Il mio nome è Concita Sambataro.
Fin da piccola ho sempre amato la poesia, ed ho cominciato a scriverne di mie,  in effetti quando ho imparato a scrivere, letteralmente!
Mi sono diplomata, e dopo qualche anno dal diploma, ho iniziato l’avventura universitaria, con l’intento non ancora perseguito di laurearmi in lettere.
Ho partecipato al concorso “Santa Rita da Cascia” vincendo con le poesie inviate, inoltre ho due pubblicazioni in antologia.
Amo la natura, in cui percepisco Dio, che in essa ci fa conoscere la sua immensa grandezza e perfezione, potrei fissare la perfezione di un fiore per ore, e pregare Dio per questo dono.
Ho frequentato vari gruppi ecclesiali della mia città, cercando sempre Dio nella comunità dei fratelli. Da qualche anno, ne frequento assiduamente due: l’MGD (movimento Giovanile Domenicano) e la comunità delle “Ancillae Domini”.
Della mia poesia posso dire che è un dialogo a volte, ma soprattutto, è una ricerca,  un bisogno di trovare quel Dio, che come tessitore esperto tesse la trama della mia vita.
                                                                                        Pace a voi.





Fonte :  si ringrazia l'Autrice Concita Sambataro che ha gentilmente inviato la documentazione per questo articolo alla Redazione di ARTCUREL .
Concita Sambataro , e-mail: nefelex@jumpy.it 


















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