"Alzati! palpiterà
e si dilaterà il tuo cuore!"
OMELIA DI Papa GIOVANNI PAOLO II
6 gennaio 1979
1. “Alzati (Gerusalemme)... perché viene la tua luce, la gloria
del Signore brilla sopra di te”, grida il profeta Isaia (Is 60,1), nel
secolo VIII prima di Cristo, e noi ascoltiamo le sue parole oggi nel secolo XX
dopo Cristo e ammiriamo, veramente ammiriamo, la grande luce, che promana da
queste parole. Isaia attraverso i secoli si rivolge a Gerusalemme che doveva
diventare la città del Grande Unto, del Messia: “Cammineranno i popoli alla tua
luce, i re allo splendore del tuo sorgere... I tuoi figli vengono da lontano, le
tue figlie sono portate in braccio... Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e
proclamando le glorie del Signore” (Is 60,3-4.6). Abbiamo davanti agli
occhi questi tre – così dice la tradizione – Re Magi che vengono in
pellegrinaggio da lontano con i cammelli e portano con sé non soltanto oro e
incenso, ma anche mirra: i doni simbolici con i quali sono andati incontro al
Messia che era atteso anche oltre le frontiere di Israele. Non ci meravigliamo
dunque quando Isaia, in questo suo dialogo profetico con Gerusalemme condotto
attraverso i secoli, ad un certo punto dice: “palpiterà e si dilaterà il tuo
cuore” (Is 60,5). Parla alla città come se essa fosse un uomo vivente.
Pellegrinaggio a Betlemme.
2. “Palpiterà e si dilaterà il tuo cuore”. Nella notte di
Natale, trovandomi insieme con quanti partecipavano alla liturgia eucaristica di
mezzanotte qui in questa Basilica, chiesi a tutti di essere con il pensiero e
con il cuore più là che qua; più a Betlemme, sul luogo della nascita di Cristo,
in quella grotta-stalla nella quale “il Verbo si fece carne” (Gv 1,14). E
oggi chiedo a voi lo stesso. Perché lì, proprio lì, in quel luogo, a sud di
Gerusalemme, sono venuti dall’Oriente quegli strani pellegrini, i Re Magi. Hanno
attraversato Gerusalemme. Li conduceva una stella misteriosa, la stella, luce
esteriore che si spostava nel firmamento. Ma ancora di più li conduceva la fede,
luce interiore. Giunsero. Non li meravigliò quello che trovarono: né la povertà,
né la stalla, né il fatto che il Bambino giaceva in una mangiatoia. Arrivarono e
prostratisi “lo adorarono”. Poi aprirono i loro scrigni e offrirono in dono al
Bambino Gesù oro e incenso di cui proprio parla Isaia, ma gli offrirono anche
mirra. E dopo aver compiuto tutto ciò, fecero ritorno al loro paese.
Per questo pellegrinaggio a Betlemme, i Re Magi dall’Oriente
sono diventati l’inizio e il simbolo di tutti coloro che mediante la fede
raggiungono Gesù, il bambino avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia, il
Salvatore inchiodato alla croce. Colui che, crocifisso sotto Ponzio Pilato,
deposto dalla croce e sepolto in una tomba ai piedi del Calvario, il terzo
giorno risuscitò. Proprio questi uomini, i Re Magi, tre, come vuole la
tradizione, dall’Oriente sono divenuti l’inizio e la prefigurazione di quanti,
da oltre le frontiere del Popolo eletto della vecchia alleanza, hanno raggiunto
e sempre raggiungono il Cristo mediante la fede.
La sfida di Dio
3. “Palpiterà e si dilaterà il tuo cuore”, dice Isaia a
Gerusalemme. Infatti bisognava dilatare il cuore del Popolo di Dio per contenere
in esso i nuovi uomini, i nuovi popoli. Proprio questo grido del profeta è la
parola chiave dell’Epifania. Bisognava continuamente dilatare il cuore della
Chiesa, quando entravano in essa sempre nuovi uomini; quando, sulle orme dei
pastori e dei Re Magi, dall’Oriente arrivavano a Betlemme sempre nuovi popoli.
Anche ora bisogna sempre dilatare questo cuore, a misura degli uomini e dei
popoli, a misura delle epoche e dei tempi. L’Epifania è la festa della vitalità
della Chiesa. La Chiesa vive la sua coscienza della missione di Dio, che si
attua per suo tramite. Il Concilio Vaticano II ci ha aiutato a renderci conto
che la “missione” è il nome proprio della Chiesa, e in un certo senso ne
costituisce la definizione. La Chiesa diventa se stessa quando compie la sua
missione. La Chiesa è se stessa, quando gli uomini – come i pastori e i Re Magi
dall’Oriente – raggiungono Gesù Cristo mediante la fede. Quando in Cristo Uomo e
per Cristo ritrovano Dio.
L’Epifania dunque è la grande festa della fede. Partecipano a
questa festa sia coloro che sono già arrivati alla fede, sia coloro che si
trovano sulla strada per arrivarci. Partecipano ringraziando per il dono della
fede, così come i Re Magi, colmi di gratitudine, si sono inginocchiati dinanzi
al Bambino. A questa festa partecipa la Chiesa, che ogni anno diventa più
consapevole della vastità della sua missione. A quanti uomini bisogna ancora
portare la fede! Quanti uomini bisogna riconquistare alla fede che essi hanno
perso, e ciò, a volte, è più difficile della prima conversione alla fede. Però
la Chiesa, consapevole di quel grande dono, del dono dell’Incarnazione di Dio,
non può fermarsi mai, non può mai stancarsi. Continuamente deve cercare
l’accesso a Betlemme per ogni uomo e per ogni epoca. L’Epifania è la festa della
sfida di Dio.
In questo giorno solenne sono venuti a Roma i rappresentanti
della popolazione e dell’arcidiocesi di Cracovia, per presentare un dono a Gesù
Bambino, dono che si esprime nell’ordinazione episcopale del nuovo Arcivescovo
di Cracovia. È un dono della fede, dell’amore e della speranza. Consentitemi di
parlare loro nella mia lingua materna.
Saluto ai polacchi
4. Anche tutti noi polacchi qui riuniti, figli della Chiesa di
Cristo, che da mille anni è radicata nelle nostre anime, celebriamo la festa
della manifestazione. La circostanza è insolita. Siamo venuti a Roma, ci
troviamo nella Basilica di San Pietro. Il primo Papa polacco nella storia della
Chiesa celebra il divino Sacrificio e consacra il Vescovo suo successore alla
Cattedra di San Stanislao a Cracovia. Ciò accade all’inizio dell’anno 1979, a
900 anni dal martirio dello stesso San Stanislao, il quale alle soglie del
millennio annunciò ai nostri padri Gesù Cristo, nato a Betlemme, crocifisso
“sotto Ponzio Pilato” e risorto dai morti. Con la parola di questa profezia, con
la forza del Vangelo li ha condotti alla fede, e lo stesso hanno fatto i Vescovi
e i sacerdoti della nostra patria nel corso dei secoli, e continuano a farlo
anche ora.
Penso, cari fratelli e sorelle, miei cari connazionali, penso
cari Vescovi e sacerdoti, che la nostra presenza qui oggi sia un atto di
ringraziamento particolare per la fede che ha illuminato tutti questi secoli
della nostra storia e che non cessa di illuminare il nostro tempo, il nostro
tempo non comune, in cui è particolarmente necessario diventare adulti nella
responsabilità della fede, del grande dono del Dio Incarnato, dell’Epifania. E
attraverso questo ringraziamento deve maturare il nuovo frutto di questo dono,
di questa Epifania, nelle anime delle generazioni future che verranno dopo di
noi. Attraverso il servizio di ciascuno di noi. Attraverso il tuo servizio,
Francesco, nuovo Metropolita di Cracovia.
Perciò diciamo insieme al profeta, insieme a Isaia: “Alzati,
Gerusalemme... la gloria di Dio si è riversata su di te... i popoli accorrono
alla tua luce...”. Alzati! Non sussulti, ma si allarghi il tuo cuore!
4. My wszyscy zgromadzeni tutaj Polacy, synowie Kościoła
Chrystusowego, który od tysiąca lat zapuścil korzenie w naszych duszach, również
dzisiaj uczestniczymy w święcie Objawienia. Okoliczności są niezwykłe. Przybyliśmy
do Rzymu, znajdujemy się w Bazylice św. Piotra. Pierwszy w historii Kościoła
Papież - Syn NaroduPolskiego, sprawuje Najświętszą Ofiarę i udzieia konsekracji
biskupiej swemu następcy na Krakowskiej Stolicy Św. Stanisława. Dzieje się to u
samego początku roku 1979, kiedy dzieli nas 900 lat od męczeńskiej śmierci tegoż
Św. Stanisława, który u początkutysiąciecia głosił naszym praojcom Chrystusa
narodzonego w Betlejem, ukrzyżowanego “pod Pąckim Piłatem” i smartwychwstałego.
Słowem tego przepowiedania, mocą Ewangelii, doprowadził ich do wiary, podobnie
jak to czynili biskupi i kapłani na naszej OjczystejZiemi przez tyle stuleci. I
czynią również dzisiaj.
Myśę Drodzy Bracia i Siostry, moi umiłowani Rodacy; myślę,
Drodzy Bracia Biskupi i Kapłani, że nasza dzisiejsza tu obecność jest akiem
szczególnego dziękczynienia za wiarę, kióra oświeca te wszystkie stulencia
naszych dziejów i nie przesiaje oświecać naszych czasów, naszych niezwykłych
czasów, w których szczególnie musi dojrzewać odpowiedzialność za wiarę. Za
wielki dar Boga Wcielonego. Za Epifanię. A poprzez io dziękczynienie musi
dojrzewać nowe owocowanie tego Daru, tej Epifanii, w duszach pokoleń, kióre się
rodzą, które przyjdą po nas. Przez posługę każdego z nas. Przez twoją posługę
Franciszku, nowy Metropolito Krakowski.
Mówimy przeto wraz z Prorokiem, wraz z Izajaszem. Wstań
Jeruzalem... Chwała pańska wzeszła nad tobą... narody cbodzą w twej świaiłości...
Wstań! Niech zadrży twoje serce, niech się rozszerzy!
In questa luce
5. Alzati Gerusalemme! “Palpiterà e si dilaterà il tuo cuore”.
Raccolti insieme con coloro che sono venuti dall’Oriente, con i Re Magi,
ammirabili testimoni della fede in Dio incarnato, là presso la mangiatoia di
Betlemme, dove ci siamo diretti con il pensiero e con il cuore; ci ritroviamo di
nuovo qua in questa Basilica. Qui in modo particolare, nel corso dei secoli, si
è compiuta la profezia di Isaia.
Da qui si è diffusa la luce della fede per tanti uomini e per
tanti popoli. Di qua, attraverso Pietro e la sua Sede, è entrata e sempre entra
una moltitudine innumerevole in questa grande comunità del Popolo di Dio,
nell’unione della nuova alleanza, nei tabernacoli della nuova Gerusalemme.
E oggi che cosa di più può augurare il Successore di Pietro a
questa Basilica, a questa sua nuova Cattedra, se non che essa serva
all’Epifania? Che in essa e per essa gli uomini di tutti i tempi e del nostro
tempo, gli uomini provenienti dall’Oriente e dall’Occidente, dal Nord e dal Sud,
riescano ad arrivare a Betlemme, ad arrivare a Cristo mediante la fede.
Allora, dunque, ancora una volta prendo in prestito le parole di
Isaia per formulare gli auguri “Urbi et Orbi” e dire: “Alzati! palpiterà e si
dilaterà il tuo cuore!”.
Alzati! e semina la forza della tua fede! Cristo ti illumini
continuamente! Gli uomini e i popoli camminino in questa luce. Amen.
Fonte : www.vatican.va
ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONSIGNOR MACHARSKI e OMELIA del 6 Gennaio 1979.
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