Gregorio di Nissa
L'UOMO , SIGNORE DELLA CREAZIONE
" E' così che l’insieme degli esseri raggiunge la sua
perfezione. Il cielo e la terra e ogni sostanza situata fra loro furono
compiuti; ciascuna cosa accolse la bellezza che le è propria: il cielo, lo
splendore degli astri; il mare e l’aria, gli animali che vi nuotano e vi volano;
la terra, la diversità delle piante e degli animali, di tutti quegli esseri,
insomma, che ricevono insieme la loro vitalità dalla volontà divina e che la
terra mise al mondo nel medesimo istante. La terra, che aveva fatto germogliare
nello stesso tempo fiori e frutti, si riempiva di splendore. I prati si
ricoprivano di tutto quanto vi cresce. Le rocce e le cime delle montagne, i
versanti delle colline e le pianure, tutte le valli si ornavano di erba fresca e
della magnifica varietà degli alberi: quest’ultimi spuntavano appena dal suolo,
che già avevano raggiunto la loro perfetta bellezza.
Naturalmente, tutte le cose erano nella gioia. Gli animali dei
campi, condotti alla vita grazie al comando di Dio, saltavano nei boschi a
frotte, divisi a seconda delle diverse razze. Ovunque le ombre boscose
riecheggiavano del canto armonioso degli uccelli. Si può anche immaginare lo
spettacolo che si offriva agli sguardi di fronte a un mare ancora calmo e
tranquillo in tutte le sue onde. I porti e i rifugi che si erano spontaneamente
scavati lungo le coste secondo il volere divino, univano il mare al continente.
I placidi movimenti delle onde rispondevano a quelle vicine, facendo lievemente
increspare la superficie dei flutti sotto l’effetto di dolci e benefiche aurette.
Tutta la ricchezza della creazione, sulla terra e sul mare, era pronta; ma colui
al quale essa è donata, non ancora era là.
Quel grande e prezioso essere che è l’uomo non aveva ancora
trovato posto nella creazione. Non era infatti giusto che il capo facesse la sua
apparizione prima dei suoi sudditi; soltanto dopo la preparazione del suo regno,
allorché il Creatore dell’universo aveva, per così dire, allestito il trono di
colui che doveva regnare, doveva logicamente essere rivelato il re.
Ecco qui la terra, le isole, il mare e, al di sopra di questi, a
guisa di un tetto, la volta del cielo. Ricchezze d’ogni specie erano state
riposte in questi palazzi: per «ricchezze» intendo riferirmi a tutta la
creazione, a tutto ciò che la terra produce e fa germogliare, a tutto il mondo
sensibile, vivente e animato, così come anche (se si deve contare fra queste
ricchezze quelle sostanze che la bellezza rende preziose agli occhi degli
uomini, come l’oro, l’argento e queste pietre tanto ambite) a tutti quei beni
che Dio pone in abbondanza nel seno della terra come in cantine reali.
Unicamente allora Iddio fa apparire l’uomo in questo mondo,
affinché egli sia, delle meraviglie dell’universo, il contemplatore e la guida.
Il Signore vuole che il loro godimento, infatti, doni all’uomo l’intelligenza di
colui che gliele ha fornite, in maniera che la grandiosa bellezza di ciò che
egli vede lo ponga sulle tracce della potenza ineffabile e inesprimibile del
Creatore.
Ecco perché l’uomo è condotto per ultimo nella creazione. Non
che costui venga relegato con disprezzo all’ultimo posto, ma perché, fin dalla
sua nascita, comprendesse di essere il sovrano di quel suo regno. Un buon
padrone di casa, d’altronde, non introduce il suo invitato che dopo i
preparativi del pranzo, allorché egli abbia messo tutto a posto come si deve e
adeguatamente decorato la casa, il divano e la tavola. Soltanto allora, pronta
la cena, fa sedere il suo convitato. Allo stesso modo, colui il quale, nella sua
immensa ricchezza, è l’anfitrione della nostra natura adorna dapprima la dimora
di bellezze d’ogni genere, allestendo questo grande e vario festino. A questo
punto egli introduce l’uomo per rivelargli non il possesso di beni che questi
non ancora detiene, bensì il godimento di quanto a lui si offre. Ecco perché,
nel creare la nostra natura, Iddio getta un duplice fondamento all’unione del
divino con il terrestre, affinché, attraverso l’uno e l’altro carattere, l’uomo
godesse doppiamente sia di Dio, grazie alla sua natura divina, sia dei valori
terreni, in virtù di quella sua sensibilità che appartiene alla loro stessa
dimensione."
Gregorio di Nissa, La formazione dell’uomo, 1-2
Fonte : www.vatican.va
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