LA FEDE NELLE COSE CHE NON SI VEDONO
di Sant'Agostino
S. Agostino e la visione della Trinità
AUTORE: OTTAVIANO NELLI (1375-1444/50)
TIPO: Affresco-Pittura
LUOGO: Gubbio, Chiesa di Sant'Agostino
TIPO: Affresco-Pittura
LUOGO: Gubbio, Chiesa di Sant'Agostino
Niente di più certo dell’interiore visione dell’animo.
1. 1. Vi sono alcuni i
quali ritengono che la religione cristiana debba essere derisa piuttosto che
accettata, perché in essa, anziché mostrare cose che si vedono, si comanda agli
uomini la fede in cose che non si vedono. Dunque, per confutare coloro ai quali
sembra prudente rifiutarsi di credere ciò che non possono vedere, noi, benché
non siamo in grado di mostrare a occhi umani le realtà divine che crediamo,
tuttavia dimostriamo alle menti umane che si devono credere anche quelle cose
che non si vedono. E, in primo luogo, a coloro che la stoltezza ha reso così
schiavi degli occhi carnali che giudicano di non dover credere ciò che con
quelli non scorgono, va ricordato quante cose non solo credano ma anche
conoscano, che pure non possono vedere con tali occhi. Già nel nostro animo, che
è di natura invisibile, ce ne sono innumerevoli. Per non parlare di altro,
proprio la fede con la quale crediamo o il pensiero con il quale sappiamo di
credere o di non credere qualcosa, sono totalmente estranei agli sguardi di
codesti occhi; eppure che c’è di più manifesto, di più evidente, di più certo
dell’interiore visione dell’animo? Come dunque possiamo non credere ciò che non
vediamo con gli occhi del corpo, quando ci accorgiamo di credere o di non
credere pur non potendo giovarci degli occhi del corpo?
Nessuna disposizione dell’animo si può vedere con gli occhi del corpo.
1. 2. Ma, essi dicono,
queste cose che sono nell’animo, poiché le possiamo percepire con l’animo
stesso, non c’è bisogno di conoscerle mediante gli occhi del corpo; quelle,
invece, che ci proponete di credere, non le mostrate all’esterno in modo che le
conosciamo mediante gli occhi del corpo, né sono interiormente, nel nostro
animo, in modo che le vediamo con il pensiero. Questo è quanto dicono: come se
si ordinasse a qualcuno di credere nel caso in cui potesse vedere davanti a sé
l’oggetto del credere. Di certo, dunque, siamo tenuti a credere ad alcune realtà
temporali che non vediamo, per meritarci di vedere anche quelle eterne nelle
quali crediamo. Ma, chiunque tu sia , tu che non vuoi credere se non ciò che
vedi, ecco, tu vedi con gli occhi del corpo i corpi presenti e vedi con l’animo,
poiché sono nel tuo animo, le tue volontà e i tuoi pensieri del momento; ora
dimmi, ti prego, la buona disposizione del tuo amico verso di te con quali occhi
la vedi? Nessuna disposizione, infatti, si può vedere con gli occhi del corpo. O
vedi forse con il tuo animo anche ciò che avviene nell’animo altrui? Ma se non
lo vedi, come ricambi a tua volta la benevolenza dell’amico, dal momento che non
credi ciò che non sei in grado di vedere? O, per caso, stai per dire che vedi la
disposizione altrui dalle sue opere? Dunque, vedrai i fatti e sentirai le
parole, ma, circa la disposizione dell’amico, tu sarai costretto a credere ciò
che non si può né vedere né sentire. Quella disposizione, infatti, non è né un
colore né una forma che si imponga agli occhi, non è un suono o una melodia che
penetri negli orecchi, e non una tua disposizione, che sia percepita da un moto
del tuo cuore. Non ti resta, pertanto, che credere ciò che non è né visto, né
udito, né percepito dentro di te, affinché la tua vita non rimanga vuota, senza
alcuna amicizia, o l’amore che hai ricevuto non sia, a tua volta, da te
ricambiato. Dove è dunque quel che dicevi, e cioè che non devi credere se non
ciò che vedi, all’esterno con il corpo o, all’interno, con il cuore? Ecco, a
partire dal tuo cuore tu credi ad un cuore non tuo, e là dove non drizzi lo
sguardo della carne e della mente, ci destini la fede. Tu, con il tuo corpo,
scorgi il volto dell’amico, con il tuo animo discerni la tua fede: ma la fede
dell’amico tu non puoi amarla se, a tua volta, non hai in te quella fede con la
quale credi ciò che in lui non vedi. Sebbene l’uomo possa anche ingannare col
fingere benevolenza o col nascondere la malvagità o, se non ha intenzione di
nuocere, con l’aspettarsi da te qualche vantaggio, tuttavia egli simula perché
manca di amore.
Nelle avversità si prova il vero amico.
1. 3. Ma, secondo quanto
dici, tu credi all’amico, del quale non puoi vedere il cuore, perché lo hai
sperimentato nelle tue situazioni difficili e hai conosciuto quale fosse la sua
disposizione d’animo verso di te in occasione dei pericoli in cui non ti ha
abbandonato. Forse dunque, a tuo parere, dobbiamo augurarci delle disgrazie per
avere la prova dell’amore degli amici verso di noi? E nessuno proverà la
felicità che proviene da amici fidatissimi, se non sarà stato infelice per le
avversità, ovvero non potrà mai godere dell’amore collaudato di un altro, se non
è stato tormentato dal proprio dolore o timore? E allora come si può desiderare,
e non piuttosto temere, quella felicità che si prova nell’avere veri amici,
quando solo l’infelicità può renderla certa? E tuttavia è indubbio che si può
avere un amico anche nelle prosperità, sebbene è nelle avversità che ne abbiamo
la prova più certa.
Crediamo al cuore degli amici anche prima di metterlo alla prova.
2. 3. Ma, comunque, per
metterlo alla prova, tu non ti affideresti alle tue verifiche, se non credessi.
Perciò, siccome tu lo fai per metterlo alla prova, tu credi prima di averne la
prova. Di certo infatti, se non dobbiamo credere alle cose non viste, dal
momento che crediamo ai cuori degli amici anche quando non ne abbiamo ancora
prove certe, e dal momento che, anche quando abbiamo prove - a prezzo dei nostri
mali - che sono buoni, anche allora, piuttosto che vedere, crediamo alla loro
benevolenza verso di noi, tutto ciò accade soltanto perché in noi è così grande
la fede che, in maniera del tutto conseguente, pensiamo di vedere, se si può
dire, con i suoi occhi ciò che crediamo. E dobbiamo appunto credere, proprio
perché non possiamo vedere.
Se scomparirà la fede, finirà del tutto l’amicizia.
2. 4. Se questa fede
fosse eliminata dalle vicende umane, chi non si avvede di quanto scompiglio si
determinerebbe in esse e di quale orrenda confusione ne seguirebbe? Se non devo
credere a ciò che non vedo, chi infatti sarà riamato da un altro, dal momento
che in se stesso l’amore è invisibile ? Pertanto finirà del tutto l’amicizia,
perché essa non consiste in altro che nell’amore reciproco. Quale amore infatti
si potrà ricevere da un altro, se non si crede affatto che sia stato dato? Con
la fine dell’amicizia poi non resteranno saldi nell’animo né i vincoli
matrimoniali né quelli di consanguineità né quelli di parentela, poiché anche in
essi vi è senz’altro un comune modo di sentire basato sull’amicizia. I coniugi
dunque non potranno amarsi a vicenda, quando, non potendo vedere l’amore come
tale, l’uno non crederà di essere amato dall’altro. Essi non desidereranno avere
figli, poiché non credono che saranno da essi ricambiati. E costoro, se nascono
e crescono, ameranno molto di meno i loro genitori, non vedendo nel loro cuore
l’amore verso di sé, dato che è invisibile; naturalmente, però, qualora il
credere le cose che non si vedono è segno di colpevole impudenza e non di
lodevole fede. Che dire poi degli altri vincoli familiari - tra fratelli, tra
sorelle, tra generi e suoceri, tra congiunti di qualsivoglia grado di
consanguineità e affinità - se l’amore è incerto e la volontà è sospetta, tanto
da parte dei genitori verso i figli quanto da parte dei figli verso i genitori,
e quindi finché la dovuta benevolenza non è ricambiata, perché non la si ritiene
dovuta quando, non vedendola, non si crede che vi sia nell’altro? D’altra parte,
se non è ingenua, è quanto meno odiosa questa cautela per la quale noi non
crediamo di essere amati per il fatto che non vediamo l’amore di chi ci ama, e
pertanto non ricambiamo a nostra volta coloro che non ci riteniamo in dovere di
ricambiare. Fino a tal punto perciò le cose umane sono sconvolte, non credendo
ciò che non vediamo, da essere distrutte fino alle fondamenta, se non crediamo a
nessuna volontà d’uomo, che di certo non possiamo vedere. Tralascio di dire
quante cose della pubblica opinione, della storia ovvero di luoghi in cui non
sono mai stati credano coloro che ci riprendono per il fatto che crediamo ciò
che non vediamo, e come essi non dicano " non crediamo perché non abbiamo visto
". Se dicessero ciò, infatti, sarebbero costretti a confessare di non avere
alcuna certezza sull’identità dei loro genitori, poiché, anche in questo caso,
hanno creduto a quanto altri gli raccontavano, senza peraltro essere capaci di
mostrarglielo perché era ormai passato; e, pur non conservando alcun ricordo del
tempo della loro nascita, tuttavia hanno dato il pieno consenso a coloro che in
seguito gliene hanno parlato. Se così non fosse, inevitabilmente si incorrerebbe
in un’irriguardosa mancanza di rispetto nei confronti dei genitori, nel momento
stesso in cui si cerca di evitare la temerità di credere in quelle cose che non
possiamo vedere.
La presenza di indizi chiari ci sprona a credere.
3. 4. Se, dunque, con il
non credere ciò che non possiamo vedere crollerà la stessa umana società, perché
verrebbe a mancare la concordia, quanto più è necessario prestare fede alle
realtà divine, sebbene siano realtà che non si vedono? Se non si prestasse loro
fede, non l’amicizia di un uomo qualsiasi ma la stessa suprema religione sarebbe
violata, in modo che ne consegue la somma infelicità.
3. 5. Ma, tu dirai, la
benevolenza di un amico nei miei confronti, malgrado non possa vederla, tuttavia
la posso ricercare attraverso molti indizi; voi, invece, non potete mostrare con
nessun indizio le cose che volete che crediamo pur senza averle viste. Intanto,
non è di poco conto che tu concedi che si debbano credere alcune cose, anche se
non si vedono, quando si è in presenza di chiari indizi; già questo, infatti, è
sufficiente per concludere che non ogni cosa che non si vede non deve essere
creduta. Ed è così completamente screditato quel presupposto per cui si dice che
non dobbiamo credere le cose che non vediamo. Però sbagliano di molto quelli che
ritengono che noi crediamo in Cristo senza nessun indizio su di Lui. Quali
indizi, infatti, sono più chiari delle cose che ora constatiamo che sono state
predette e si sono realizzate?. Voi, dunque, che escludete l’esistenza di indizi
perché dobbiate credere, relativamente a Cristo, quelle cose che non avete
viste, considerate quelle che vedete. La Chiesa stessa, con parole di materno
amore, vi conforta : " Io, che vedete con meraviglia fruttificare e crescere per
tutto il mondo
1, un tempo non fui
quale ora mi ravvisate". Ma, nel tuo seme saranno benedette tutte le genti
2. Quando Dio
benediceva Abramo, prometteva me: io infatti mi diffondo fra tutte le genti
nella benedizione di Cristo. Che Cristo è il seme di Abramo
3 lo attesta
l’ordine di successione delle generazioni. Per riassumere in breve, Abramo
generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò dodici figli, dai quali è
scaturito il popolo di Israele. Giacobbe stesso, anzi, ebbe il nome di Israele.
Tra questi dodici figli generò Giuda, da cui è derivato il nome dei Giudei, fra
i quali è nata la Vergine Maria, che partorì il Cristo
4. Ed ecco, in
Cristo, cioè nel seme di Abramo, vedete che sono benedette tutte le genti e ne
restate stupiti; eppure esitate ancora a credere in lui, nel quale piuttosto
avreste dovuto temere di non credere. Mettete in dubbio o rifiutate di credere
che una vergine abbia partorito, quando piuttosto dovreste credere che così si
addiceva a Dio di nascere come uomo? Sappiate, infatti, che anche questo fu
predetto mediante il profeta: Ecco una vergine concepirà e partorirà un
figlio, che chiameranno Emmanuele, che vuol dire " Dio è con noi "
5. Non metterete,
dunque, più in dubbio che una vergine possa partorire, se volete credere in un
Dio che nasce e, senza abbandonare il governo del mondo, viene tra gli uomini
nella carne, e che possa concedere alla madre la fecondità, senza toglierle
l’integrità verginale. Così bisognava che nascesse come uomo, pur restando
sempre Dio, perché nascendo sarebbe divenuto per noi Dio. Per questo il Profeta
dice di nuovo di Lui: Il tuo trono, Dio, dura per sempre; è scettro di
rettitudine lo scettro del tuo regno! Tu hai amato la giustizia e hai detestato
l’iniquità; per questo Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con olio di letizia, a
preferenza dei tuoi eguali
6. Questa è
l’unzione spirituale con la quale Dio unse Dio, cioè il Padre il Figlio: donde
sappiamo che Cristo prende il nome da crisma, che significa unzione. Io sono la
Chiesa, della quale si parla in quel medesimo salmo, preannunziando come già
avvenuto ciò che doveva avvenire: Stette la regina alla tua destra, in abiti
d’oro, ornata di vari colori
7, cioè nel segno
della sapienza, adornata dalla varietà delle lingue. Ivi mi si dice: Ascolta,
o figlia, e guarda, porgi l’orecchio, e dimentica il tuo popolo e la casa di tuo
padre, perché al re piacque la tua bellezza; poiché Egli è il Signore Dio tuo. A
Lui si prostreranno dinanzi le figlie di Tiro con doni, tutti i ricchi del
popolo supplicheranno il tuo volto. Tutta la gloria della figlia del re è
all’interno; la avvolge un vestito dalle frange d’oro dai vari colori. Le
vergini, al suo seguito, saranno condotte al re; a te saranno condotte le sue
compagne; saranno condotte in gioia ed esultanza, saranno condotte nel tempio
del re. Al posto dei tuoi padri ti sono nati i figli, li farai capi di tutta la
terra. Si ricorderanno del tuo nome, di generazione in generazione. Perciò i
popoli ti renderanno lode in eterno, nei secoli dei secoli
8.
Adempiute le profezie sulla Chiesa.
3. 6. Se non vedeste
questa regina, ormai anche feconda di prole regale; se colei, alla quale fu
detto: Ascolta, o figlia, e guarda, non vedesse realizzata la promessa un
tempo udita; se colei, alla quale fu detto: Dimentica il tuo popolo e la casa
di tuo padre, non avesse abbandonato le antiche consuetudini del mondo; se
colei alla quale fu detto: Al re piacque la tua bellezza, poiché egli è il
Signore Dio tuo, non riconoscesse ovunque che Cristo è Signore; se non
vedesse che le città levano preghiere a Cristo ed offrono doni a Lui, del quale
le fu detto: A lui si prostreranno dinanzi le figlie di Tiro con i doni;
se anche i ricchi non deponessero la loro superbia e non supplicassero l’aiuto
della Chiesa, a cui fu detto: Tutti i ricchi del popolo supplicheranno il tuo
volto; se non riconoscesse la figlia del re, al quale le fu comandato di
dire: Padre nostro, che sei nei cieli
9; e se colei della
quale fu detto: Tutta la gloria della figlia del re è all’interno, non si
rinnovasse di giorno in giorno nell’intimo
10 attraverso i suoi
santi, sebbene colpisca sfavillando anche gli occhi di gente estranea con la
fama dei suoi predicatori, che si esprimono in diverse lingue, paragonabili alle
frange dorate di un vestito dai vari colori; se, dopoché il suo buon profumo
l’ha resa famosa in ogni luogo, giovani vergini non venissero condotte a Cristo
per essere consacrate a Lui, del quale e al quale si dice: Le vergini, al suo
seguito saranno condotte al re, a te saranno condotte le sue compagne; e,
affinché non sembrasse che fossero condotte come prigioniere in un carcere,
dice: Saranno condotte in gioia ed esultanza, saranno condotte nel tempio del
re; se essa non desse alla luce figli, dai quali avere come dei padri, da
farli ovunque suoi reggitori, lei alla quale si dice: Al posto dei tuoi padri
ti sono nati i figli, li farai capi di tutta la terra; lei, madre, sovrana e
suddita insieme, che confida nelle loro preghiere, per cui fu aggiunto: Si
ricorderanno del tuo nome, di generazione in generazione; se, per la
predicazione di questi padri, nella quale il suo nome è stato ricordato senza
interruzione, moltitudini così grandi non si riunissero in essa e non rendessero
incessantemente lode, ciascuna nella sua lingua, alla gloria di colei alla quale
si dice: Perciò i popoli ti renderanno lode in eterno, nei secoli dei secoli
11.
Le cose che vedete sono state predette molto tempo prima e si sono compiute con tanta chiarezza. Altrettanto sarà per le cose future.
4. 6. Se queste cose non
si rivelassero così evidenti che gli occhi dei nemici non trovano in quale parte
volgersi per evitare di essere colpiti da tale evidenza e di essere da essa
costretti ad ammetterle manifestamente; allora forse a buon diritto potreste
dire che non vi vengono mostrati indizi di sorta, visti i quali possiate credere
anche quelle cose che non vedete. Ma se queste cose che vedete sono state
predette molto tempo prima e si sono compiute con tanta chiarezza; se la verità
stessa vi si mostra sia con i suoi effetti antecedenti sia con quelli che ne
sono seguiti, perché crediate quello che non vedete, o resti dell’infedeltà,
vergognatevi per le cose che vedete.
4. 7. Guardate me, vi
dice la Chiesa; guardateme, che vedete, ancorché non vogliate vedere. Coloro,
infatti, che in quei tempi, in terra di Giudea, furono fedeli, appresero
direttamente, come realtà presenti, la meravigliosa nascita da una vergine, la
passione, la resurrezione, l’ascensione di Cristo, e tutte le cose divine da Lui
dette e fatte. Tutto ciò voi non l’avete visto; è per questo che vi rifiutate di
credere. Guardate dunque queste cose, prestate attenzione a queste cose, pensate
a queste cose che vedete, che non vi sono narrate come fatti del passato, che
non vi sono preannunziate come eventi del futuro, ma vi sono mostrate come
realtà del presente. Vi pare una cosa vana o insignificante, e ritenete che non
sia un miracolo divino o che lo sia ma di poco conto che, nel nome di un
crocifisso, accorre tutto il genere umano? Non avete visto ciò che fu predetto e
si è avverato della nascita umana di Cristo: Ecco una vergine concepirà e
darà alla luce un figlio
12; ma vedete
compiuto ciò che la parola di Dio predisse ad Abramo: Nel tuo seme saranno
benedette tutte le genti
13. Non avete visto
ciò che fu predetto dei miracoli di Cristo: Venite e vedete le opere del
Signore, che ha compiuto prodigi sulla terra
14, ma vedete ciò
che fu predetto: Il Signore mi disse: Tu sei mio figlio; io oggi ti ho
generato: chiedimi e ti darò le genti in eredità, e i confini della terra come
tuo possesso
15. Non avete visto
ciò che fu predetto e si è avverato della passione di Cristo: Hanno
trapassato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa; essi mi
hanno osservato e guardato; si sono divise le mie vesti e hanno tirato a sorte
sulla mia tunica
16, ma vedete ciò
che nello stesso Salmo fu predetto, e che ora appare avverato: Si
ricorderanno del Signore e a Lui ritorneranno tutti i confini della terra e lo
adoreranno, prostrati davanti a Lui, tutte le stirpi dei popoli, poiché del
Signore è il regno ed Egli dominerà sulle genti
17. Non avete visto
ciò che fu predetto e si è avverato della resurrezione di Cristo, secondo quanto
il Salmo gli fa dire anzitutto riguardo al suo traditore e poi ai suoi
persecutori: Uscivano fuori e tutti insieme sparlavano di uno solo; tutti i
miei nemici contro di me mormoravano, contro di me meditavano il mio male; una
parola iniqua contro di me hanno fatto circolare
18. Ove, per far
vedere che nulla valse loro uccidere chi sarebbe risorto, continuò dicendo:
Chi dorme non potrà forse rialzarsi?
19 E poco dopo,
avendo predetto, mediante la stessa profezia, del suo stesso traditore ciò che
sta scritto anche nel Vangelo
20: Chi mangiava
il mio pane, alzò sopra di me il calcagno
21, cioè, mi
calpestò, subito aggiunse: Ma tu, o Signore, abbi pietà di me e resuscitami,
e io li ripagherò
22. Ciò si è
avverato: Cristo dormì e si risvegliò, ossia resuscitò; egli che, nella medesima
profezia ma in un altro Salmo, dice: Io ho dormito e ho preso sonno; e mi
sono levato su, poiché il Signore mi sosterrà
23. È vero, tutto
ciò voi non lo avete visto, ma vedete la sua Chiesa, della quale fu detto in
modo simile e si è avverato: O Signore mio Dio, a te le genti verranno
dall’estremità della terra e diranno: " In verità i nostri padri
adorarono gli idoli menzogneri, che però non sono di nessuna utilità "
24. Di certo ciò voi
lo constatate, sia che lo vogliate sia che non lo vogliate, e, se ancora pensate
che gli idoli siano o siano stati di qualche utilità, nondimeno di certo avete
sentito che innumerevoli popoli, dopo aver abbandonato, rifiutato o distrutto
simili vanità, dicono: In verità i nostri padri adorarono gli idoli
menzogneri, che però non sono di nessuna utilità: se l’uomo può fabbricarsi i
suoi dèi, ecco, essi non sono dèi
25. E poiché fu
detto: A te le genti verranno dall’estremità della terra, non crediate
che le genti predette sarebbero venute in un qualche luogo di Dio: capite, se vi
riesce, che al Dio dei cristiani, che è sommo e vero Dio, le schiere dei popoli
non vengono camminando ma credendo. La stessa cosa infatti fu così predetta da
un altro profeta: Il Signore prevarrà su di loro e sterminerà tutti gli dèi
dei popoli della terra; e tutte le isole della terra Lo adoreranno, ciascuna nel
suo luogo
26. Come quello
dice: A te verranno tutte le genti, questo dice: Lo adoreranno,
ciascuna nel suo luogo. Dunque, verranno a Lui senza lasciare il loro luogo,
perché chi crede in Lui lo troverà nel proprio cuore. Non avete visto ciò che fu
predetto e si è avverato dell’ascensione di Cristo: Innalzati, o Dio, sopra i
cieli, ma vedete ciò che viene subito dopo: e su tutta la terra sia la
tua gloria
27. Tutto quel che,
riguardo a Cristo, è avvenuto ed è passato, voi non lo avete visto, ma queste
cose, che sono presenti nella sua Chiesa, non potete dire di non vederle. Le une
e le altre noi ve le mostriamo come preannunciate, ma non possiamo presentarvele
come avvenute e che è possibile vedere, perché non siamo capaci di riportare
dinanzi agli occhi le cose passate.
Tanto le cose passate che quelle presenti e future le sentiamo o le leggiamo preannunciate prima che accadano.
5. 8. Ma, come per gli
indizi che si vedono crediamo nelle volontà degli amici che non si vedono, così
la Chiesa, che ora si vede, di tutte quelle cose che non si vedono ma che sono
mostrate in quegli scritti in cui essa stessa è preannunciata, è segno di quelle
passate, profezia di quelle future. Perché tanto delle cose passate, che ormai
non si possono più vedere, quanto delle cose presenti, che non si possono vedere
tutte, non si poteva vedere nulla quando furono preannunciate. Allorché, dunque,
le cose preannunziate cominciarono ad accadere, da quelle già accadute a queste
che stanno accadendo, tutte le cose predette riguardo a Cristo e alla Chiesa si
sono susseguite in una serie ordinata. A questa serie appartengono quelle sul
giorno del giudizio, sulla resurrezione dei morti, sull’eterna dannazione degli
empi con il diavolo e sull’eterna ricompensa dei giusti con Cristo, cose che,
anch’esse preannunciate, accadranno. Perché, dunque, non dovremmo credere le
cose passate e quelle future che non vediamo, quando abbiamo come testimoni
delle une e delle altre le cose presenti che vediamo e quando, nei libri dei
profeti, tanto quelle passate che quelle presenti e future le sentiamo o le
leggiamo preannunciate prima che accadano ? A meno che per caso gli infedeli non
ritengano che siano state scritte dai cristiani in modo che queste cose, che
essi già credevano, avessero un peso maggiore in fatto di autorità, col ritenere
che fossero state promesse prima che accadessero.
I Giudei nelle Scritture sono nostri sostenitori, nei cuori nemici, nei libri testimoni.
6. 9. Se hanno questo
sospetto, esaminino attentamente i libri dei Giudei, nostri nemici. Vi
leggeranno tutte le cose che abbiamo ricordato e troveranno che sono state
preannunciate riguardo a Cristo, nel quale crediamo, e alla Chiesa, che vediamo
dall’inizio faticoso della fede fino alla beatitudine sempiterna del regno. Ma,
quando leggono, non si meraviglino se coloro che detengono questi libri non
comprendono tali cose a causa delle tenebre dell’inimicizia. Che essi non
avrebbero capito, infatti, era stato predetto dagli stessi profeti; e dunque era
necessario che questo, come tutto il resto, si avverasse e che, secondo un
segreto ma giusto giudizio di Dio, subissero la pena che avevano meritato. È
vero, colui che crocifissero e al quale diedero fiele e aceto, benché pendesse
dal legno, per coloro che avrebbe condotto dalle tenebre alla luce avrebbe detto
al Padre: Perdona loro, perché non sanno quello che fanno
28; tuttavia per gli
altri che, per più occulte ragioni, avrebbe abbandonato per bocca del profeta
tanto tempo prima predisse: Hanno messo fiele nel mio cibo e quando avevo
sete mi hanno fatto bere aceto. La loro mensa divenga per essi una trappola,
come ricompensa e come motivo di scandalo. Si offuschino i loro occhi,
affinché non vedano, e piegato per sempre sia il loro dorso
29. Così, benché i
loro occhi siano offuscati, vanno in tutte le parti del mondo con le più
illustri testimonianze della nostra causa, di modo che, per mezzo loro, sono
confermate queste cose nelle quali invece essi sono smentiti. Ciò fu fatto per
evitare che fossero distrutti e che della stessa setta non restasse nulla; ma
essa fu dispersa per il mondo, affinché, portando le profezie della grazia a noi
riservata, ci fosse dovunque di aiuto per convincere più fermamente gli
infedeli. E ciò stesso che dico, sentite come è stato annunciato dal profeta:
Non li uccidere - dice - perché non abbiano un giorno a dimenticare la
tua legge; disperdili con la tua potenza
30. Dunque non
furono uccisi in quanto non dimenticarono quelle cose che presso di loro si
leggevano e si udivano. Se infatti, anche senza comprenderle, dimenticassero
completamente le Sacre Scritture, verrebbero uccisi nello stesso rito giudaico,
perché, non conoscendo nulla delle leggi e dei profeti, i Giudei non sarebbero
stati di nessun giovamento. Costoro, dunque, non furono uccisi ma dispersi,
affinché, pur non avendo la fede che li salverebbe, tuttavia conservassero la
memoria dalla quale ci proviene l’aiuto: nelle Scritture sono sostenitori, nei
cuori sono nostri nemici, nei libri testimoni.
La Chiesa si è diffusa mirabilmente in tutto il mondo.
7. 10. Del resto, anche
se riguardo a Cristo e alla Chiesa non vi fossero state tante testimonianze
precedenti, chi non dovrebbe sentirsi spinto a credere che la divina chiarezza
all’improvviso ha cominciato a risplendere per il genere umano quando vediamo
che, abbandonati i falsi dèi e distrutte dappertutto le loro statue, demoliti i
templi o destinati ad altri usi ed estirpati tanti vani riti dalla ben radicata
consuetudine umana, un solo vero Dio è invocato da tutti? E tutto ciò è accaduto
per mezzo di un uomo deriso dagli uomini, catturato, legato, flagellato,
schiaffeggiato, vituperato, crocefisso, ucciso. Per diffondere il suo
insegnamento scelse come discepoli uomini semplici e senza esperienza, pescatori
e pubblicani: essi annunziarono la sua resurrezione e ascensione, affermando di
averla vista, e, riempiti di Spirito Santo, fecero risuonare questo messaggio in
tutte le lingue, pur senza averle imparate. E tra quanti li ascoltarono alcuni
credettero, altri non credettero, opponendosi ferocemente alla loro
predicazione. In tal modo, in presenza di credenti capaci di lottare per la
verità fino alla morte, non contraccambiando con i mali ma sopportandoli, e di
vincere non con l’uccidere ma con il morire, il mondo si è talmente mutato in
questa religione, i cuori dei mortali, uomini e donne, piccoli e grandi, dotti e
ignoranti, sapienti e stolti, potenti e deboli, nobili e non nobili, di rango
elevato e umili, si sono così ben convertiti a questo Vangelo e la Chiesa si è
diffusa tra tutte le genti ed è cresciuta in modo tale che contro la stessa fede
cattolica, non spunta nessuna setta perversa, nessun genere di errore che sia
così ostile alla verità cristiana da non aspirare e ambire a gloriarsi del nome
di Cristo. Di certo, non si consentirebbe a tale errore di diffondersi sulla
terra, se la stessa opposizione non servisse da stimolo per la sana disciplina.
Quel crocifisso come avrebbe potuto realizzare cose così grandi, se non fosse
Dio fattosi uomo? E tutto ciò, anche se non avesse predetto mediante i Profeti
nessuna di queste cose future. Ma, dal momento che un così grande mistero di
amore è stato preceduto dai suoi profeti e araldi, dalle cui voci divine fu
preannunciato ed è avvenuto così come è stato preannunciato, chi sarebbe così
folle da dire che gli Apostoli hanno mentito su Cristo, quando ne annunciarono
la venuta così come era stata predetta dai profeti, i quali non tacquero neppure
gli eventi che sarebbero veramente accaduti riguardo agli Apostoli? Di essi
infatti avevano detto: Non vi è idioma e non vi è discorso in cui non si
senta la loro voce; in tutta la terra si sparge il loro strepito e sino ai
confini del mondo le loro parole
31. Ciò di certo lo
vediamo avverato in tutto il mondo, anche se non abbiamo ancora visto Cristo in
carne. Chi pertanto, a meno che non sia accecato da una strana pazzia o non sia
duro e inflessibile per una singolare caparbietà, si rifiuterà di credere alle
Sacre Scritture, che predissero la fede di tutto il mondo?
Esortazione ad alimentare e accrescere la fede.
8. 11. Quanto a voi, o
carissimi, questa fede che avete o che avete cominciato ad avere da poco, si
alimenti e cresca in voi. Come infatti sono accaduti gli eventi temporali
predetti tanto tempo prima, così accadranno anche le promesse sempiterne. Non vi
ingannino né i vani pagani né i falsi Giudei né gli ingannevoli eretici e
neppure, all’interno stesso della Chiesa cattolica, i cattivi cristiani, che
sono nemici tanto più nocivi quanto più intimi. Perché neppure su questo punto,
per non lasciare i deboli nel turbamento, la profezia divina tacque, laddove,
nel Cantico dei Cantici, lo sposo parlando alla sposa, cioè Cristo
Signore alla Chiesa, dice: Come un giglio in mezzo alle spine, così la mia
amata in mezzo alle figlie
32. Non disse in
mezzo alle estranee, ma in mezzo alle figlie: chi ha orecchi per
intendere, intenda
33. E, quando la
rete gettata in mare e piena di pesci di ogni genere, come dice il santo
Vangelo, viene tratta a riva, cioè alla fine del mondo, essa si separi dai pesci
cattivi col cuore non con il corpo, cioè cambiando i cattivi costumi e non
rompendo le sante reti. In modo che i giusti, che ora sembrano mescolati con i
reprobi, non ricevano una pena ma una vita eterna, quando sulla spiaggia
comincerà la separazione
34.
Fonte : http://www.sant-agostino.it
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