GERUSALEMME, VA IN PACE !
del Card. Carlo Maria Martini
Come incontrare Gerusalemme? Oggi
non è facile intraprendere un pellegrinaggio o anche solo un viaggio a
Gerusalemme. Il conflitto in corso e gli atti di terrorismo scoraggiano molti
che pure vorrebbero venire qui. Purtroppo le immagini trasmesse dai media
alimentano tale sentimento di paura. Eppure coloro che hanno avuto il coraggio
di venire a Gerusalemme hanno trovato una buona accoglienza, non hanno avuto
alcun incidente e hanno sperimentato il fascino che questa città sa
trasmettere.
Sono lieto di constatare che dopo
un lungo periodo di vuoto i pellegrinaggi sono ripresi e chi ha vissuto questa
esperienza quando torna a casa non si limita a dire: "Si può andare a
Gerusalemme", ma aggiunge: "Si deve andare a Gerusalemme". Perché per un
cristiano e per ogni cittadino di questo mondo Gerusalemme ha un'importanza
unica. È una città che non può essere semplicemente visitata. Gerusalemme chiede
di essere "incontrata". E la premessa per incontrare Gerusalemme sono un amore
sincero, un rispetto delicato che esigono un'attenzione e un coinvolgimento
particolari. Questo affetto è anche partecipazione alle sue sofferenze, alle sue
angosce, ai suoi dolori indicibili del passato remoto e prossimo e anche del
presente.
Bisogna dunque partire anzitutto
dal desiderio di amare Gerusalemme e soffrire con lei e perciò conoscerla nella
sua storia, nella sua letteratura, nella sua arte, nella sua musica, nelle sue
espressioni culturali e sociali, nei suoi problemi e nelle sue dolorosissime
vicende storiche.
Gerusalemme è stata una città
sempre molto amata e per questo molto contesa. Tale destino ha avuto inizio 3000
anni fa, quando la città non contava forse più di 2000 abitanti. La sua
esistenza come capitale pacifica, pur in mezzo a grandi travagli e sofferenze,
dura 400 anni. Dopo di ciò, tutto il resto della sua storia è un susseguirsi di
invasioni e di conquiste: Egiziani, Babilonesi, Persiani, Tolomei, Seleucidi,
Romani, arabi, cristiani d'Occidente, sultani egizi, turchi, sino agli eventi
recenti.
Come si esprime André Chouraqui
«durante tutta la sua storia Gerusalemme è la città martire, la grande
crocifissa». Quando si incontra Gerusalemme si incontrano le tracce e i simboli
vivi di questa storia che continua anche oggi. Scrive ancora Chouraqui «Gerusalemme
è centrale per Israele, centrale per la Chiesa universale, per la casa
dell'Islam e perché si erge all'incrocio in cui l'Asia incontra l'Africa e si
volge all'Occidente».
Ma ecco affacciarsi il tragico
dilemma che da sempre ha accompagnato la sua storia: città dell'incontro, del
dialogo o crogiolo di tensioni, di scontri come quelli cui assistiamo oggi? «Se
ci sarà pace a Gerusalemme, ci sarà pace in tutto il mondo». Perciò è necessario
venire a Gerusalemme con sentimenti di pace, come operatori di pace.
Questo richiede di mettere molto
in alto sulla scale dei valori il rispetto per l'altro, per la sua tradizione e
cultura, nella persuasione che v'è in lui la stessa dignità umana che c'è in me
e che egli gode degli stessi diritti e prerogative.
Ciò deve portare a sentire come
nostre le sofferenze dell'altro, di chi è diverso da noi. Da qui nasce la
speranza che vive in ciascuno di noi tutte le colte che si viene pellegrini a
Gerusalemme, la speranza che minareti e campanili diventino simboli di rispetto
e di accoglienza per tutti nella persuasione che tutti coloro che riconoscono
Dio si sentano sue creature e suoi figli ugualmente amati.
Chi abita a Gerusalemme sa che vi
sono qui, a livello di piccole iniziative, tanti sforzi, tentativi di dialogo,
di incontro, di comprensione, di riconciliazione, di perdono. Persone che spesso
lavorano nel silenzio e nel nascondimento che non hanno l'evidenza dei media che
pure meriterebbero. Sono coloro che hanno capito che la pace ha un prezzo e che
ciascuno deve cominciare a pagare la sua parte. Anche per chi viene a
Gerusalemme solo per pochi giorni può essere un'esperienza straordinaria
incontrare queste realtà, scoprire, conoscere e far conoscere il loro impegno
per la pace.
Incontrare Gerusalemme vuol dire
dunque incontrarla per amarla, per raccogliere pur nelle tensioni che sempre ha
vissuto e che vive ancora oggi, il suo appello a diventare operatori di pace.
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