Albrecht Dürer : "APOCALISSE CUM FIGURIS"
di Alessio Varisco
Tavole e schede
iconografiche
dell’“Apocalisse”
XILOGRAFICA DI
Albrecht Dürer
«Apocalisse
cum figuris»
Apocalisse di
Albrecht
Dürer, Norimberga
- 16 xilografie:
illustrazioni di un testo stampato sul retro in lingua tedesca e in latino, per
le due edizioni.
- Mediamente le dimensioni dei legni
delle tavole –che variano leggermente in grandezza per ciascuna
tavola- misurano circa 39 x 28 cm.
- La prima pubblicazione è risalente
al 1498; nel 1511 sono state rieditate -per una
nuova edizione in latino con il frontespizio che non figurava nella prima
edizione- con sole 15 xilografie.
- Le illustrazioni dell’Apocalisse
sono dunque 14, oltre al frontespizio ed alla prima tavola tratta dalla Vita di
San Giovanni,.
- Tranne il
frontespizio tutte le tavole sono segnate dal monogramma dell’artista
(una “D” inscritta in una “A” più grande).
Frontespizio
«Apocalipsis
cum figuris»
[scritto in caratteri gotici]
Foglio 483 x 322 mm
[La Vergine appare a San Giovanni con il bambino in braccio]
Descrizione della tavola
La tavola si presenta con un titolo
sotto cui è inciso un particolare perimetro che
ricorda vagamente uno scudo arrotondato in basso e con lo spigolo in alto a
sinistra non delimitato. Sulla destra è posta la Madonna che sta apparendo a San
Giovanni; l’illustrazione della Vergine è tipica dell’Apocalisse: con il capo
coronato e con un diadema di stelle sopra la corona, viene
mostrata di profilo con il bambino in braccio e una falce di luna che la
delimita in basso. Dalla sua figura si dipartono dei raggi di luce che occupano
quasi tutto lo spazio in alto della tavola. In basso il bordo è delimitato da
una frangia di nuvole: sulla sinistra scorgiamo l’Aquila, simbolo
dell’Evangelista. Al centro San Giovanni rappresentato in
atto di scrivere su di un libro, poggiati davanti a lui un calamaio e un
portapenne. Con la mano sinistra aperta San Giovanni sembra aprirsi al
colloquio con la Madonna. Il volto del santo è qui rappresentato con la barba,
assente invece nel resto delle tavole.
Tavola 1
Dalla Vita di San Giovanni: il martirio del Santo
Foglio 493 x 325 mm (legno 392 x 279
mm)
Descrizione della tavola
La prima tavola descrive San
Giovanni -in basso a destra- all’interno di un pentolone, a mani giunte dallo
sguardo sofferente rivolto a destra che fugge la vista dei suoi carnefici. In
primo piano uno degli aguzzini gli attizza il fuoco con un mantice mentre,
dietro al santo, un secondo persecutore versa olio bollente sul capo di San
Giovanni impiegando un recipiente dal lungo manico. Sotto ad un baldacchino
-sulla sinistra- è seduto in trono Domiziano, che assiste allo spettacolo con
aria fosca e truce, attorniato dai suoi assidui adepti e dalle sue guardie. In
primissimo piano a terra troviamo alcuni particolari: una spada, un pezzo di
legno e ai piedi del sovrano –acciambellato- un cagnolino, simile ad un
pechinese.
Un muro basso divide la scena del
martirio dal resto della tavola da, mentre dietro si scorge una folla corsa ad
assistere lo spettacolo e alcuni soldati in armatura. Un tronco
di albero sullo sfondo e lo scorcio di una città
rinascimentale del nord.
Tavola 2
Il
Figlio dell’uomo in mezzo ai sette candelabri
(Ap.
1, 12-16)
Foglio 490 x 323 mm (legno 393 x
281)
Descrizione della tavola
In alto campeggia -al centro tavola-
Gesù Cristo, adagiato tra le nubi -circolari come arcobaleni- che lo circondano
e che, Gli fanno da trono. Il Figlio dell’uomo è rappresentato con un volto
fiammeggiante, la testa circondata da raggi a forma di croce, la spada che si
diparte dalla sua bocca fino a lambire il libro che Egli tiene aperto con la
mano sinistra, reggendolo in modo da renderne possibile la lettura allo
spettatore. La mano destra è alzata al cielo e da essa
emana una corona di sette stelle. La tunica che lo veste è ampia, mossa, chiusa
in vita da una ricca cintura. Poggiati sulle nuvole, a destra, a sinistra e al
centro lo circondano sette candelabri molto alti, tutti lavorati in modo simile
ma anche diversi l’uno dall’altro. Le candele, sottili, sono tutte accese. San
Giovanni, a sinistra, è inginocchiato, visto di scorcio, il volto diretto ai
piedi del Figlio d’Uomo. Il mantello del santo è ampio, tutto a pieghe che
riprendono il motivo mosso e circolare delle nubi. Così pure i capelli sono
ricci, molto lavorati come il piedistallo dei sette candelabri; le mani sono
congiunte in atto di preghiera.
Tavola 3
Visione della Gloria di Dio e dell’Agnello
(Ap
4-5)
Foglio 490 x 323 mm (legno 393 x 281
mm)
Descrizione della tavola
La tavola è divisa in due scene: in
alto al centro San Giovanni poggia sulle nubi e contempla la visione del quarto
e quinto capitolo dell’Apocalisse. Un idilliaco paesaggio fluviale -in basso-
del nord. Il contrasto tra le due parti è fortissimo e tende a meglio rendere il
carattere di “visione” della parte alta della pagina.
In basso il paesaggio è placido. Ci
prospetta la natura boschiva e collinosa della
Germania; al centro un castello gotico; il cielo è terso. Sopra però è una
coltre di nubi e, dalle nubi, raggi infuocati e due teste d angeli che soffiano
vento.
I due terzi superiori della tavola
sono spalancati sulla visione celeste, delimitata ai lati dallo scorcio delle
due porte aperte e in alto da un arcobaleno infuocato, dalle cui fiamme altre
teste d’angelo soffiano. Al centro della scena Dio in trono
circondato da una mandorla di luce, sopra di lui i sette candelabri, ai quattro
lati i quattro viventi, sul suo grembo il libro dall’agnello (con sette
corna e sette occhi). Davanti al trono un angelo in volo addita il trono di Dio
al mondo. Tutt’attorno alla mandorla della Gloria di
Dio i ventiquattro vegliardi incoronati: quelli del primo cerchio offrono a Dio
la loro corona, gli altri suonano l’arpa.
San Giovanni si trova al centro
della tavola, è rivolto verso un vegliardo a sinistra e dai gesti
si intuisce che stanno parlando.
Tavola 4
Dai
sette sigilli: i quattro cavalieri
(Ap
6,1-8)
Foglio 493 x 325 mm (legno 393 x 278
mm)
Descrizione della tavola
La tavola
e la raffigurazione prospettica dell’ingresso dei quattro cavalieri,
all’apertura dei primi quattro sigilli.
In realtà ciò che appare a prima vista sono soltanto
tre cavalieri che irrompono prospetticamente nel quadro. Il più appariscente è
il cavaliere del terzo sigillo il cui forte cavallo occupa il centro della
tavola, sormontato dal cavaliere più forte e vigoroso, bardato come un signore
rinascimentale dai capelli ricci e dagli occhi senza pupilla
ne iride, come quelli di una statua equestre con la mano sinistra tiene
le redini del cavallo, con la destra levata in alto e indietro rispetto al dorso
tiene una bilancia che va a finire sul bordo estremo a sinistra della tavola,
lambita dai raggi che, da quella parte, piovono sulla scena Gli altri due
cavalieri, il secondo e il primo appaiono vieppiù in lontananza e così pure i
loro cavalli. Più importanti e visibili i particolari la
spada, alzata a seguire la diagonale della tavola, del secondo cavaliere la
freccia che sta per essere scoccata, orizzontalmente sull’arco del primo
cavaliere. Entrambi questi due cavalieri presentano copricapo di strana foggia.
In alto segue il loro andare un angelo ad ali spiegate che si libra tra le nubi.
Abbiamo gia detto, del cavaliere del quarto sigillo,
che egli si presenta a tutta prima in modo meno appariscente degli altri.
Staccato dal gruppo per l’andatura lenta del suo cavallo, è separato dai
compagni per tanti altri caratteri: vecchissimo, magro, nudo, se non si
considera un corto mantello svolazzante gettato su di una spalla, esso si trova
a sinistra della tavola. E la raffigurazione della morte e con entrambe le mani
impugna un tridente. La sua cavalcatura è magra,
vecchia come luì; si
trascina a fatica anche perché tra le sue zampe è sdraiato un vescovo. Morente,
egli sta per essere inghiottito da un mostro, all’estrema sinistra, l’Ade,
sul quale il cavallo sembra poggiare le zampe posteriori non visibili allo
spettatore. Davanti a lui, in primo piano, riversa a terra, una donna e alcuni
uomini calpestati da un altro uomo che dall’estrema destra tenta di fuggire
all’ira di Dio.
Tavola 5
Il
quinto e il sesto sigillo
(Ap
6, 9-16)
Foglio 493 x 326 mm (legno 391 x 280
mm)
Descrizione della tavola
Anche questa tavola, come la terza,
è divisa in due scene: il quinto e il sesto sigillo
appunto. Ma, a differenza dell’altra tavola, qui le due scene sono
tra di loro collegate dalla pioggia ad imbuto delle
stelle che dal punto centrale del primo piano della scena in alto, scende sullo
sfondo della scena che si svolge in basso. Inoltre il sole a sinistra e la luna
a destra, che dovrebbero appartenere per contenuto alla scena in basso, sono in
realtà separate da essa dalla frangia di nubi che
divide dallo spazio della tavola due triangoli laterali, simmetrici, i quali si
dipartono con il vertice nel punto di origine della pioggia di stelle e pongono
le loro basi ideali sui bordi sinistro e destro della tavola stessa.
Questo complesso di presenze
astronomiche unisce dunque visione celeste a visione terrestre e nello stesso
tempo rende la tavola particolarmente magmatica e fluida.
In alto si svolge la scena del
quinto sigillo. In piedi, dietro ad un altare, un angelo distribuisce le tuniche
bianche ai martiri; altri cinque angeli Io aiutano.
Uno di essi a sinistra aiuta ad alzarsi un martire
ancora ignudo. Davanti all’altare, a destra, altri martiri sono già
completamente vestiti, conversano tra loro e, inginocchiati, pregano. Sotto la
scena è all’opposto carica di terrore e crudele.
Colpite dalla pioggia di una miriade di stelle, le genti si
coprono il volto, urlano, tentano di fuggire, sono inghiottite dalla
terra. A sinistra, in primo piano una donna tenta invano di proteggere il
figlioletto; a destra un re, un papa, un vescovo e un monaco stanno morendo. Il
re sostiene tra le braccia la regina che ha il volto completamente nascosto da
un fazzoletto. Solo sullo sfondo un pellegrino sta bruciando e si aggrappa alla
terra.
Tavola 6
I
quattro angeli che trattengono i venti e l’unzione degli eletti
(Ap
7, 1-8)
Foglio 492 x 335 mm (legno 392 x 281
mm)
Descrizione della tavola
La scena, molto unitaria e compatta
anche se riunisce momenti diversi del racconto, si presenta come un quadro in
aperta campagna. A sinistra, arroccati su di un picco, attorno ad un maestoso e
idealizzato albero carico di frutti, i quattro angeli guardano al cielo e fanno
la guardia ai venti. Questi, come teste dalle guance
gonfie sibilano la loro furia, a stento trattenuta. In
cielo, al centro l’Angelo carico della croce, grida agli angeli di trattenere i
venti perché siano segnati gli eletti. Ciò fa supporre che l’albero sia
quello del paradiso terrestre, dal quale sull’uomo è caduto ogni male, da cui
solo la croce potrà salvarlo. Sullo sfondo montagne e campagne. A destra un
angelo attinge al sangue di Cristo contenuto nel calice per segnare gli eletti
con il segno della croce redentrice; davanti a lui la folla si accalca. In
ginocchio, a mani giunte, un uomo ha già ricevuto la croce sulla fronte
(autoritratto del Dürer, come afferma il Van
der Meer?).
Tavola 7
Le prime quattro trombe e l’aquila che annuncia le ultime tre
trombe
(Ap
8, 1-13)
Foglio 482 x 324 mm (legno 393 x 278
mm)
Descrizione della tavola
Questa tavola, che pure descrive,
come la tavola 3 e la tavola 5 due scene, quella celeste in alto e quella
terrestre in basso, presenta una grande unitarietà
tra le due parti grazie soprattutto ai due angeli che al centro, con le loro
lunghe trombe uniscono idealmente il vertice (capo di Dio) alla base (orizzonte
terrestre) di quel triangolo compositivo che sta,
sebbene a prima vista nascosto, al fondamento strutturale di questa tavola.
In alto, al centro,
dicevamo è Dio. Egli sta ancora distribuendo agli
ultimi due angeli la loro tromba. Gli altri l’hanno già ricevuta: i quattro anzi
stanno già dando fiato alla loro tromba. Davanti a Dio, sull’altare l’Angelo sta
offrendo l’incenso, la preghiera dei martiri. L’altare è visto frontalmente ed è
tutto lavorato e ricoperto da una tovaglia preziosa. Questa scena superiore è
separata anche qui dalle nubi che celano alla terra la visione celeste e anche
qui, come nella tavola 5, sole e luna rispettivamente
a sinistra e a destra sono in qualche modo separati dalla natura da due, qui più
piccoli, triangoli di nubi: quasi a dire che ora il normale ciclo del giorno e
della notte è sconvolto. L’aquila dei guai al centro si avventa sulla terra,
ultimo trait d’union tra cielo e
terra.
Sotto, la natura è sconvolta.
assente quasi la figura dell’uomo, tranne due
disperati naufraghi, piccoli anche se in primo piano. Si tratta di un paesaggio,
certo, la scena inferiore. Ma in realtà sarebbe
meglio dire di un estuario: in fondo vediamo il mare. E
il mare è pure stranamente circondato da scogliere alte come monti. Poi ci sono
villaggi e pure una città (in fondo, a sinistra il Van
der Meer riconosce
Wurzobourg). Questo paesaggio è
in preda alle fiamme e alla grandine della prima tromba a destra; a sinistra due
mani spingono in mare la massa incandescente della seconda tromba, le navi
precipitano a picco; sempre a sinistra la stella immensa della terza tromba cala
a picco dentro ad un pozzo quadrato; del sole e della luna colpiti per un terzo
dalla quarta tromba abbiamo già detto e ora aggiungiamo alla sinistra, mescolate
-al fuoco e alla grandine, la terza parte delle stelle.
Tavola 8
L’angelo della sesta tromba la liberazione dei quattro angeli
dell’Eufrate
(Ap
9, 13- 21)
Foglio 497 x 328 mm (legno 398 x
292)
Descrizione della tavola
A differenza delle tavole 3, 5 e 7
che presentano due scene divise quella celeste e quella terrena, raccordate poi
sapientemente da Dürer, questa tavola che pure vede in
alto il cielo e la visione di Dio e in basso la strage degli uomini, non
ha bisogno di raccordi strutturali. Sono quasi
scomparse infatti qui le nubi che separano i due
“regni”. Il motivo e chiaro sono gli stessi angeli di Dio ad irrompere sulla
terra e lo stesso esercito di Dio a sterminare gli uomini, tranne un “resto
Cielo e terra sono quindi qui intimamente uniti.
Saltando l’illustrazione della
quinta tromba, Dürer passa dunque a descrivere la sesta In alto al centro sopra
l’altare, Dio in gloria ha gia raccolto le trombe
suonate in precedenza. Dai quattro lati dell’altare, quattro volti lanciano la
loro voce per reclamare la liberazione dei quattro angeli dell’Eufrate. A
sinistra un angelo contempla ciò che sta avvenendo, a destra il sesto angelo dà
fiato alla sua tromba, vestito con abiti liturgici Appena più in basso, sotto il
trono, spazzando con il loro arrivo le nubi, compaiono i cavalieri celesti che
cavalcano le loro bestie favolose: cavalli con code di serpente e teste di leone
che alitano fuoco, fumo e zolfo. L’entrata di questa
cavalleria ricorda i tre cavalieri dei primi tre sigilli.
Scendiamo ancora: in basso la
terra è solo un lontano ricordo, nello sfondo
inesplicabilmente sereno di un villaggio tra montagne e fiume I quattro angeli
dell’Eufrate, grandi e terribili, le spade sguainate e alzate sulle loro teste,
colpiscono gli uomini, i quali gia sono in gran parte riversi al suolo in un
ammasso di cadaveri e morenti. I due angeli in secondo piano stanno in questo
momento scegliendo la loro vittima a sinistra uno sta per decapitare la donna
che tiene per i capelli, a destra l’altro si avventa su di un vecchio borghese
In primo piano a sinistra il terzo angelo, con due mani brandisce la spada
contro un cavaliere riverso sul suo cavallo; il quarto a destra sta agguantando
un pontefice che riverso a terra aspetta urlando il colpo della spada gia alzata
su di lui. Poco dietro al pontefice un cardinale è già stato ucciso e un re è
morente.
Tavola 9
L’Angelo Forte porge a San Giovanni il libro da divorare
(Ap
10, 1-11)
Foglio 494 x 33l mm (legno 394 x 283
mm)
Descrizione della tavola
Rispetto alle precedenti
illustrazioni rappresenta una pausa: questo d’altronde ben risponde allo stesso
ritmo del Libro dell’Apocalisse che nell’apparizione dell’Angelo
Forte vede un momento di riflessione che prepara al suono della settima tromba.
Una pausa, dicevo, nella tavola, che si presenta
rispetto alle precedenti meno complessa, meno dinamica, tutta incentrata com’è
su due soli personaggi l’angelo e San Giovanni.
La scena si svolge all’aperto, in un
paesaggio marino (dal momento che sul mare — come dice il testo — poggia il
piede destro dell’Angelo) che e pero molto poco
marino e molto fluviale e boschivo stando alle rocce in primo piano e agli
alberi che fanno, vigorosi, da quinta sulla destra. Se si fa eccezione
dell’altare in alto a sinistra circondato da un sintetico arcobaleno, da nuvole
appena accennate e da alcuni angioletti bambini, tutta la scena si svolge su di
un unico piano di realtà, e anche questa e una differenza con le tavole
precedenti Un terzo personaggio, quasi mimetizzato
dalle nuvole del cielo e dalle fronde degli alberi, si trova in alto, più a
destra un angelo la voce del cielo che comanda a San Giovanni di prendere il
libro dalle mani dell’angelo.
Veniamo ora ai due personaggi
principali. L’Angelo campeggia al centro della tavola, curiosamente privo di
corpo, di lui è visibile la mano destra che indicando l’altare celeste, giura su
Dio che il tempo definitivo è giunto. Poi, al centro, la testa circondata da un
nimbo e dai raggi di luce quindi le due gambe, colonne la cui parte superiore e
fiamma, infine la mano destra che tende a San Giovanni il libro San Giovanni lo
prende con tutte e due le mani e sta per divorarlo partendo dal margine
inferiore, Il suo volto è teso, angosciato. Egli si trova sulla destra della
tavola, inginocchiato. Davanti a lui un altro libro, con gli strumenti dello
scrivano. La sua veste tutta a pieghe nervose si lega bene agli anfratti del
terreno su cui si trova in questo momento.
Tavola 10
La donna e il drago
(Ap
12,1-6)
Foglio 492x33l mm (legno 390 x 279
mm)
Descrizione della tavola
La tavola, che rappresenta uno dei
capitoli centrali e più discussi del libro, ha la particolarità - non avere
reali punti di riferimento strutturali, né veri e propri piani, né punti di
maggior o minor salto, se si fa eccezione per la figura in alto, di Dio Padre al
quale —non presente nel testo— viene lato da Dürer un particolare risalto. Egli
si trova infatti al centro e a capo della tavola, su
di uno
terso, in
atto di benedire. È Lui, a mio parere il punto fermo e l’unico vero protagonista
della scena Questa e dunque estremamente fluida e
sfuggente In basso abbiamo solo un accenno di terreno e di acque; al centro la
Donna e il Drago più che fronteggiarsi se ne stanno l’una di fianco all’altro e
sembrano ignorarsi In alto a destra il terzo delle stelle trasforma il cielo in
un pirotecnico scenario a sinistra il figlio maschio rapito su di un mantello da
due angeli bambini e sorvegliati da un terzo angelo, si confonde in realtà tra
le nubi.
Alla Donna sono gia state date le
ali la sua figura e calma, serena, statica La rabbia
del Drago ripugnante con le sue sette teste di differenti animali e la sua coda
che guizza fino al cielo come una stella filante, è in realtà una rabbia
impotente. Così pure il flusso d’acqua che esce da una delle sue
bocche non illude nessuno mai riuscirà a travolgere
la Donna che posa sulla falce di luna, come su di una barchetta fatata.
Tavola 11
Michele e i suoi angeli combattono il drago
(Ap
12, 7-8)
Foglio 492 x 330 mm (legno 393 x 282
mm)
Descrizione della tavola
Questa tavola, come la tavola 3, è
nettamente divisa in due parti, delle quali la prima in alto che rappresenta la
lotta tra la potenza di Dio e le potenze infernali comprende i due terzi del
foglio; alla seconda parte in basso, un paesaggio di sogno, (tra colline,
montagne, fiume un villaggio) e invece concesso meno di un terzo dello spazio.
Non è l’unico squilibrio voluto, nel tempo in cui la parte superiore
-lavoratissima, ricca di contrasti, di particolari e di tensione- la parte
sottostante e disegnata con tratto nitido, con assenze di chiaro-scuro.
Se capovolgiamo questa
tavola non fatichiamo a leggere questo paesaggio come
un gioco di nuvole in cielo sopra ad un cupo groviglio. E
chiaro l’intento di Dürer: quella scena che avviene in
alto, non è in realtà un evento celeste, ma una calata degli angeli nel regno
delle tenebre, degli inferi. Guardando la lotta tra l’arcangelo Michele e i suoi
tre angeli e il drago ripensiamo alla tavola 8. Qui
gli angeli sono più terribili e più severi. Il loro sguardo è teso, cupo. Al
centro, ad ali spiegate, lievemente spostato però verso sinistra l’Arcangelo
Michele come un direttore d’orchestra vibra la sua lancia in una gola del drago.
Questa lancia è strutturalmente importante: è il primo piano della scena.
Importanti sono pure l’arco dell’angelo a destra e la testa del drago che
sospesa nel vuoto sta per ricevere la freccia: essa infatti
si trova sull’angolo di base di un ideale triangolo. Gli altri angoli sono la
gola del mostro trafitto dalla lancia di Michele e la mano dell’Arcangelo
stesso.
Sullo
sfondo, l’uno a sinistra, l’altro a destra, gli altri due angeli armati di spada
e scudo. A denotare la disfatta del
drago, il dissolvimento del suo corpo: di lui ora non rimangono che teste
sparse, facili da domare, perché indipendenti le une dalle altre, resto di un
mostro lacerato.
Tavola 12
La bestia che sale dal mare e quella che sale dalla terra
(Ap
13-14)
Foglio 493 x 328 mm (legno 392 x 280
mm)
Descrizione della tavola
Con un’operazione per lui non
insolita, Dürer ci presenta, unendoli in un’unica tavola, due momenti diversi
dell’Apocalisse. Non basta ognuno di questi momenti e in realtà sintesi operata
con molta libertà su diversi passi dell’Apocalisse che ci parlano di ciò che
avviene in cielo per sconfiggere le bestie, e di ciò che avviene sulla terra
ad opera di quest’ultime.
La tavola è come molte precedenti
divisa in due parti. A queste due parti è stato
concesso lo stesso spazio. Nella metà superiore del legno, tra le solite nubi
che separano il piano divino da quello umano, vediamo campeggiare una figura del
‘Figlio
d uomo’ di Ap
14,14? Sembra di si anche se in realtà è munito di
una falce, non di una spada ed è pronto a gettarla sulla terra (Ap
14,16). Egli è circondato da tre angeli, sulla sinistra uno di
essi, in preghiera: non ci riesce bene di ritrovano
in alcun versetto preciso dell’Apocalisse. Sulla destra l’angelo con la falce
di Ap 14,17, sotto di lui
un altro armato di spada e caricato della croce molto simile a quella della
sesta tavola (Ap 7,2) ma in realtà simbolo della
imminente battaglia tra bene e male. Nella metà inferiore è il regno della
storia. A destra, dal mare sale la bestia cui il dragone ha conferito forza e
potenza: una delle sue teste, quella all’estrema destra, è tutta ripiegata
all’indietro «come ferita a morte»
(Ap 13,3). Davanti a lei i suoi
adoratori, folla multiforme che, a prima vista, si confonde in un unico gruppo
con la folla che vien dietro, quella che adora la
seconda bestia. Sulla sinistra essa sale dalla terra, meno appariscente
ma forse ancor più grossolana e ripugnante della prima. Sopra di lei, dalle
nubi, scende una pioggia di fuoco che sembra sangue: è uno dei suoi prodigi.
Pochi i particolari paesaggistici un accenno di
alberi all’estrema sinistra, una barchetta all’estrema destra, e alcune zolle
erbose in primissimo piano. Brevi particolari per indicare che le bestie salgono
l’una dalla terra, l’altra dal mare, e che il Drago ha i suoi adoratori in
questa storia terrena.
Tavola 13
Gli adoratori dell’Agnello
(Ap
14,1-5)
Foglio 492 x 326 mm — Legno 392 x
280 mm
Descrizione della tavola
Tavola,
fra tutte quelle dell’illustrazione dell’Apocalisse di
Dürer,
la più densa e affollata. Tutta
la scena si svolge in cielo, nel regno dei beati, più precisamente degli eletti,
dei martiri. Della terra soltanto un ricordo, in basso all’estremità inferiore
della tavola un paesaggio ampio, appena delineato e in primo piano il poggio sul
quale sta, inginocchiato San Giovanni, intermediario qui tra cielo e terra.
Tutta la scena è dominata dalla
gloria dell’Agnello, in alto al centro della tavola. La gloria irradia luce
anche i quattro viventi, ai quattro lati, emanano luce. Nella gloria l’Agnello
tiene il vessillo della croce, dal suo petto sgorga il sangue che un vegliardo
alla sua destra raccoglie nel calice. L’agnello sta sopra ad una montagnola
estremamente stilizzata. Tutto
attorno a Lui i ventiquattro vegliardi; sotto di Lui una folla sterminata.
Sono i martiri che, con le loro palme, trasformano la parte centrale della sena
in un giardino. Tra di essi, di spalle, è uno, molto
simile a San Giovanni, immediatamente dietro all’altro San Giovanni, quello che
già prima abbiamo visto inginocchiato, al centro, in basso, sulla roccia. In
preghiera egli dialoga con uno dei vegliardi.
In preghiera anche alcuni angeli:
tra questi due, l’uno a destra ed l’altro a sinistra,
appena sopra alla frangia di nubi che delimita brevemente lo spazio celeste,
sono ideali sentinelle della visione divina.
Tavola 14
La caduta di Babilonia
(Ap
17-20)
Foglio 493 x 326 mm (legno 393 x 279
mm)
Descrizione della tavola
Tavola molto complessa: unitaria
nella struttura essa illustra diversi momenti dell’Apocalisse riassunti qui in
un racconto dalla trama variegata ed avvincente. La Caduta di Babilonia è da
Dürer presagita soltanto: questo toglie al disegno i toni
altamente tragici del testo e li sostituisce con un generale clima di
narrazione fantastica.
Il particolare più
vistoso della tavola è quello della prostituta,
fanciulla riccamente adorna che alza al cielo la sua coppa finemente modellata.
Essa è calma e composta; siede su di una bestia le cui sette teste dai lunghi
colli e la cui coda la avvolgono come cespuglio e si mimetizzano con le fiamme
che ardono dietro di lei. La prostituta sembra non notare tutto ciò; quasi una
bambola senza anima. Davanti a lei, in primo piano sulla
sinistra della tavola, la folla degli adoratori: ricchi mercanti, principi,
guerrieri e anche, all’estremità del foglio, un frate.
Lo sfondo è un largo estuario: le
onde del mare a sinistra si trasformano in nubi e tra le nubi avanza l’esercito
di Ap 19; la vendetta sta
per arrivare. Più al centro l’angelo di
Ap 18,21 è pronto a gettare in mare la sua mola: è
il particolare più drammatico del quadro. Ad ali spiegate un altro angelo
giunge, a braccia aperte, come a comprendere tutta la storia. E, probabilmente,
l’angelo di Ap 18,1 che
proclama la caduta di Babilonia. Alla sua destra la città già arde e il fumo
dell’incendio sale fino al cielo confondendosi con le nubi. Le montagne
delineate sullo sfondo e alcune navi smorzano però, con la loro sola presenza,
il clima di tragedia: a chi guarda con occhio distratto, essa sembra più una
città in festa che onora il Santo patrono con i fuochi d’artificio.
Tavola 15
L’Angelo incatena Satana e San Giovanni ammira la Gerusalemme
celeste
(Ap
20,1-3; 21,10)
Foglio 490 x 336 mm (legno 393 x 28l
mm)
Descrizione della tavola
La tavola che
conclude il ciclo di xilografie di Dürer sull’Apocalisse, lo fa con una
semplicità e una libertà rispetto al testo che ha dello sconcertante e molto ci
dice della forte personalità dell’autore. Ciò che egli interpreta fedelmente è
però il senso generale: quell’atmosfera di
liberazione, di pace e di serenità che sono il vero messaggio degli ultimi
capitoli dell’Apocalisse. Per il resto, estrema libertà.
Solo due i momenti che Dürer sceglie, tra i tanti, per illustrare la densissima
narrazione del Libro. Uno di essi, la scena in
primo piano che rappresenta l’angelo nell’atto di chiudere nell’abisso Satana
per mille anni, assume qui una portata ben più ampia; è la definitiva vittoria
sul male. Tale significato è desunto dal fatto che siamo di fronte alla tavola
conclusiva del racconto; dietro alla scena è già chiara la città celeste in
tutto il suo candore.
Con la rappresentazione di questa
città è un’altra libertà interpretativa del Dürer: forse ben conscio
dell’impossibilità di tradurre in immagine la profetica visione
di Ap 21, l’artista ci
presenta una città della sua terra, con torri e mura; dietro di essa una catena
di montagne; sopra un volo d’uccelli.
L’Angelo, sulla destra in alto, su
di un poggio, col braccio teso, indica la città a San Giovanni. Protesa
sull’abisso una pianta, dietro il gruppo alcuni alberi.
Anche in primo piano Dürer non rinuncia alla vegetazione, come non
rinuncia ad un lago tra le montagne sullo sfondo, ad indicare forse che la
Gerusalemme celeste è la stessa realtà terrena, questo mondo e questa storia
dell’uomo, rinnovate dal sacrificio di Cristo.
Fonte : scritti dell'artista prof. Alessio Varisco , Técne Art Studio .
Prof. ALESSIO VARISCO
Designer - Magister Artium
Art Director Técne Art Studio
http://www.alessiovarisco.it
Fonte immagini : http://www.in-f-or.it/arte/apocdurer/index.html
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