giovedì 25 luglio 2019

PELLEGRINI CRISTIANI A GERUSALEMME, di Padre Felice Artuso



PELLEGRINI CRISTIANI A GERUSALEMME
di Padre Felice Artuso 
                           
 
 

 I cristiani di origine giudaica e gentile seguono il Signore, che li guida verso la patria eterna. Nei momenti più propizi si recano privatamente a Gerusalemme, che amano come i profeti e i giusti d’Israele. Procedono in modo anonimo e senza farsi notare, perché lo Stato romano non li riconosce come un’entità religiosa autonoma. Visitano i luoghi della passione, morte, sepoltura e apparizione di Gesù. Rinnovano la loro fede in lui che purifica, santifica e unisce a sé. Ritornano quindi alle loro abitazioni, contenti di quello che hanno visto, osservato, toccato e baciato.
L’imperatore Adriano non approva questi pellegrinaggi clandestini e decide di stroncarli, ordinando di erigere sul Golgota un’immagine di Venere e di innalzare sul sepolcro di Gesù una statua di Giove. Impone che le due celebri divinità romane siano anche lì conosciute, onorate e invocate. Nonostante il divieto dell’imperatore, il vescovo di Gerusalemme e i suoi collaboratori accompagnano in segreto i pellegrini sui vari luoghi del passaggio di Gesù. Mentre li guidano da un posto all’altro, chiedono a loro di rimanere fedeli al suo straordinario insegnamento.
All’inizio del quarto secolo cessa il divieto dei riti anticristiani. L’imperatore Costantino I concede ai cristiani la libertà e stabilisce che in Israele siano edificati dei santuari commemorativi su Gesù. Affida la direzione dei lavori a sua madre, Elena, che attua il progetto del figlio. Costruiti gli edifici di culto, la chiesa locale incrementa le celebrazioni liturgiche, le processioni e i pellegrinaggi. I cristiani d'ogni rango sociale, favoriti dalle efficienti reti stradali dell’impero romano e dalle crescenti flotte marittime, lasciano le loro abitazioni e si dirigono in Terra Santa.

 Accompagnati da guide preparate, i pellegrini gioiscono vedere i luoghi santificati da Gesù e dai suoi primi discepoli. Visitano con entusiasmo la Galilea, la Samaria, la Giudea e qualche altra località. Durante il viaggio si sottopongono a volontarie penitenze. Alcuni portano sulle spalle una pesante croce e procedono sotto il cocente sole. Si espongono a logoranti fatiche, per purificarsi, approfondire i contenuti della propria fede e darne una convincente testimonianza. Sostano prevalentemente nelle basiliche di Gerusalemme, ornate di marmi, di gemme, di ori e di fiori. Adempiono i loro voti e devozioni con vibrante emozione. Aprono il loro cuore al Signore, lo invocano e si affidano a lui. Riflettono anche su qualche sua parola e sugli impegni della vocazione battesimale. Guardano e baciano i luoghi, che egli ha consacrato con il suo passaggio. Prendono inoltre qualche appunto per conservare il ricordo delle loro impressioni. Ritornano poi nel paese d’origine, soddisfatti di non aver faticato invano. Nel IV secolo dei pellegrini europei attraversano il mare Mediterraneo su una nave e arrivano a Gerusalemme. Uno di loro su una lastra marmorea del Santo Sepolcro incide una barca a remi con l’albero rovesciato. Alludendo al salmo 122,1, con un colore rosso scrive sotto l’intaglio: “Domine, ivimus” (Signore, siamo venuti) . Abbiamo adempiuto il nostro desiderio di incontrarti nei segni che tu ci hai lasciato, per fortificare la nostra speranza in te, senza la quale la nostra vita non ha promettenti prospettive.

 Qualche pellegrino protrae la permanenza nei paraggi della Città santa, per partecipare alle celebrazioni liturgiche della chiesa madre e ampliare la meditazione sugli ultimi insegnamenti di Gesù. San Girolamo precisa nell'elogio funebre della monaca romana, santa Paola, che si era stabilita a Betlemme: «Fece il giro di tutti quei luoghi con tale ardore e impegno, che se non fosse stato che non le restavano altri luoghi da visitare, non ce l'avrebbe fatta a staccarsi dai primi. Davanti alla Croce si buttò a terra, e vi adorò il Signore; era come se ve lo vedesse appeso. Entrata poi nel sepolcro delle Resurrezione, continuava a baciare la pietra che l'angelo aveva rimosso dall'apertura della tomba, e sul punto esatto in cui era stato deposto il corpo del Signore vi passava sopra le labbra per la fede che sentiva, come un’assetata di fronte all’acqua sospirata» .
Le comunità locali incrementano le loro strutture, per accogliere il crescente aumento dei pellegrini, aristocratici e popolani. Procurano ai viandanti alloggio, acqua, nutrimento e assistenza sanitaria. Esponendosi a diversi rischi, li difendono dagli agguati del brigantaggio e da altri pericoli.
Le nuove amministrazioni politiche limitano l’afflusso dei pellegrini e mutano gradualmente gli insediamenti urbani. Nel 614 i Persiani di Cosroe II occupano Gerusalemme e saccheggiano sia il Calvario sia il Santo Sepolcro. Nel 638 i musulmani, guidati dal Califfo Omar, sconfiggono i Persiani, s’impadroniscono della Città Santa, vi avviano una pacifica intesa con i cristiani ed evitano di ostacolare i pellegrini, perché sono una cospicua risorsa economica. Poi cambiano strategia e passano a iniziative aggressive. Assalgono le chiese e i monasteri restaurati. Massacrano i laici, i preti, i monaci e i pellegrini.

 Nel 1009 il califfo, Tariqu al-Hakim dei Fatimiti d'Egitto, assolutizza la professione di fede musulmana. Perseguita i cristiani e gli ebrei, che rifiutano di passare all’islam. Per identificarli, li obbliga di indossare un vestito distinto dagli altri e costringe i cristiani di appendere al collo una croce di legno. Vieta i pellegrinaggi in Palestina e proibisce le celebrazioni liturgiche. Autorizza la demolizione delle chiese in quel territorio e a Gerusalemme è persino distrutta la basilica, che ingloba il Calvario e la rotonda del Santo Sepolcro. Gli europei non tollerano il nuovo corso politico. Organizzano le guerre episodiche e stagionali, per ridare la libertà ai cristiani, ridotti una presenza, sempre più esigua. Nel 1020 rioccupano il territorio, preso dai mussulmani. Nel 1042 iniziano i lavori di ricostruzione della basilica gerosolimitana, centro dell’amore di Dio per l’umanità e simbolo delle realtà celesti . Spinti dalla propaganda orale e dalla brama di prepararsi all’accesso del Paradiso, molti cristiani riprendono il pellegrinaggio verso Gerusalemme. Per farsi riconoscere, indossano la caratteristica divisa dei pellegrini e prima di partire si sottopongono a un rito di penitenza. Arrivati sulle sponde della terra desiderata, trovano i religiosi dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro come pure i Templari e gli Ospedalieri di san Giovanni, dediti all’accompagnamento e alla difesa dei viandanti. Di sosta in sosta ascoltano le letture, che evocano un passaggio o un insegnamento di Gesù. All’ascolto alternano tratti di silenzio, di preghiera e di canto. Dopo aver pellegrinato nei luoghi della rivelazione di Dio, ritornano entusiasti in patria, portando con sé dei ricordini, ossia indumenti locali, medaglie, statuette, oggetti devozionali, bottiglie d’acqua, anfore, vasetti di terra e altro .

Nel 1187 il Califfo Saladino vince gli europei, riprende la Terra Santa e impone leggi anticristiane. Nel nome di Dio ordina di decapitare i Templari e gli Ospedalieri catturati. Permette di distruggere le croci dei luoghi sacri e di trasformare le chiese in moschee. Vieta ai cristiani il culto pubblico e addossa a loro alte tasse. Per garantirsi un conveniente tenore di vita, molti cristiani emigrano nei paesi accoglienti, altri rinnegano Gesù Cristo e passano all’islam. Chi rimane sotto governo del Califfo e persevera nella fede cristiana, conosce lo sfruttamento, la povertà, la perdita dei diritti civili e l’emarginazione. Gli resta solo la modesta difesa dei vescovi, dei presbiteri e degli abati locali . Durante un armistizio tra cristiani e musulmani i Francescani si recano a Gerusalemme e fondano la prima comunità, cui seguono le altre del Medioriente. Favoriti dalla diplomazia, nel 1342 ottengono l’erezione canonica della Custodia della Terra Santa e il permesso di promuovere il culto dei luoghi sacri.
I pellegrinaggi a Gerusalemme diventano tuttavia pressoché ardui e rari. I Francescani trovano una soluzione a questo problema, Erigono in Europa delle cappelle commemorative sulle soste della vita, della passione, della morte, della sepoltura e delle apparizioni di Gesù. Agli edifici conferiscono talora una struttura architettonica simile a quelli della Palestina, Ornano anche le cappelle con sculture e pitture, che rispecchiano la pietà barocca, i drammi liturgici della Settimana Santa e gli spettacolari teatri sacri .

 Nel Medioevo è molto diffusa la pietà cristocentrica e in varie zone d’Europa s’inizia a riprodurre la struttura architettonica della chiesa del Santo Sepolcro, per facilitare la devozione dei cristiani, che non possono andare a Gerusalemme, impediti dagli impegni quotidiani, dalle risorse finanziarie e dal libero spostamento. Per quanto ci riguarda, il francescano, Bernardino Caimi, scaduto l’incarico di custode della Terra Santa, ritorna in Italia. Con i migliori architetti e artisti locali progetta di costruire su un’altura di Varallo Sesia (VC) un modellino originale di Gerusalemme. Ottenuti i permessi dalle autorità, nel 1486 incomincia i lavori, che saranno completati nell’arco di due secoli. Pertanto il suo iniziale progetto sarà trasformato in un percorso di devota preghiera, Le cappelle con affreschi di grandezza naturale e con le statue di legno o di terracotta sono un autentico capolavoro di cultura, di arte, di costumi e di pietà medioevale. Le immagini policrome suscitano un sentimento di ammirazione e invitano a implorare la misericordia del Signore. Migliaia di persone d'ogni ceto sociale salgono in processione sulla verdeggiante altura. Sostano a ogni cappella e meditano i misteri principali della nostra fede. Ritornano quindi alle loro case intimamente trasformate. San Carlo Borromeo, illustre pellegrino e promotore del culto alla Passione del Signore, si reca sul Sacro Monte nel 1578 e nel 1584. Commemorando il IV centenario della sua morte, anche Giovanni Paolo II il 3 novembre 1984 visita il Sacro Monte di Varallo.
Il francescano p. Tommaso da Firenze imita il confratello Bernardino Caimi. Per irrobustire la fede dei cristiani nel 1500-1515 erige il Sacro Monte di San Vivaldo in Valdelsa (FI). Le cappelle, da lui ordinate, evocano la passione del Signore e si conservano pressoché inalterate.

Per attuare gli orientamenti del concilio di Trento (1545-1563) i cattolici europei edificano i Calvari sui loro monti. Mossi dalla spiritualità francescana, creano dei percorsi devozionali, che conducono a un santuario, dedicato alla passione del Signore. Ai lati del tragitto erigono dei sacelli, che evocano il suo ultimo cammino. Molti pellegrini da soli o in gruppo, mentre si avvicinano al Calvario prescelto, meditano gli episodi della passione di Gesù, rinnovano la fede sul suo dominio universale e gli chiedono di essere liberati dai loro peccati.
Negli ultimi due secoli riprendono i pellegrinaggi a Gerusalemme, grazie ai confortevoli e rapidi trasporti. I cristiani scelgono l’andata in Terra Santa, per vedere i luoghi della residenza e del passaggio di Gesù come anche per approfondire i tradizionali aspetti della chiesa madre. Negli anni recenti i pellegrinaggi sono diminuiti per le guerriglie, i frequenti attentati e la diminuzione della fede nel Signore. I cristiani del continente europeo e americano non hanno un grande desiderio di visitare i luoghi di Gesù. Non bramano prendere un contatto con la Terra Santa e in particolare osservare la roccia dove Gesù fu crocefisso e i resti del suo letto funebre. Restano estranei alla convinzione di ricavarne un profitto spirituale. Preferiscono dirigersi su mete turistiche e piacevoli. I cristiani asiatici invece non temono il rischio di qualche imprevisto. Appena possono, accedono a Gerusalemme,
Il nostro pellegrinaggio terreno, denso di oscurità e di luci, d’insicurezze e di certezze, termina con la morte. Non siamo soli nel nostro lungimirante cammino, ma accompagnati dal Risorto. Papa Francesco c’invita a sentirci pellegrini, che rialzano chi è caduto, ne condividono la debolezza, promuovono la pace nel mondo e perseverano nella direzione intrapresa .




 
 
 


Fonte : scritti e appunti di Padre Felice Artuso (religioso Passionista)






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