UN MONZESE SUL "CAMINO" DI SANTIAGO
MICHELE BUCCELLA
Ha percorso un migliaio di
chilometri nell'anno santo compostelliano 2010.
di Alessio Varisco
E’ un’emozione grande poter scrivere di una
avventura; lo è maggiormente pensando all’entusiasmo che smuove un qualsiasi
uomo di oggi a farsi pellegrino. E’in questo contesto che, in una piacevole,
lunga conversazione, “raccolgo” il pensiero, le impressioni , qui di seguito
sintetizzati, del Cav. del Santo Sepolcro di Gerusalemme Michele BUCCELLA,
Pellegrino Jacopeo dal 24 giugno al 29 luglio 2010, abruzzese di Montebello
di Bertona in provincia di Pescara, monzese d’adozione dal 1975.
Nel medioevo il pellegrinaggio non rappresentava ed
ancor oggi non rappresenta, non deve rappresentare, una “moda” – come
erroneamente si potrebbe pensare - , bensì l’esigenza – unica – di farsi
prossimi a Dio. Parliamo dunque di pellegrinaggio volontario, da distinguere dal
pellegrinaggio penitenziale che veniva imposto, allora, dal confessore al
peccatore come penitenza.
Compiere un pellegrinaggio, che non è un qualsiasi
cammino da escursionisti, è praticare un atto di “devozione”, non esteriore,
che richiede, oltre ad una grande determinazione, una buona dose di sacrificio e
di abnegazione; nel distacco della quotidianità, spinge “l’homo viator” alla
ricerca di se stessi con riflessioni, emozioni, sensazioni, sul passato, sul
presente e sul futuro, in un silenzio “tonificante”, “rigeneratore” che
“impegna” la mente ed il cuore.
La letteratura “pellegrina” è ricca di numerose
testimonianze che hanno spinto miliardi di cristiani ad andare verso il luogo
ove, così come vuole la tradizione, avvenne la sepoltura delle spoglie mortali
di San Giacomo: Compostela, Campus Estrella, ovvero campo delle stelle. Si
racconta, infatti, che nell’813 l’eremita Pelayo vedeva concentrarsi strane
luci, che sembravano stelle cadenti, sopra un campo di cui anche gli animali ne
erano attratti. Ed è proprio qui ove venne individuata la “tomba” dell’Apostolo
che cristianizzò, per primo, la penisola Iberica ovvero Santiago.
E così nel giugno del 2010 il Colonnello Michele
Buccella – classe 1941 - con alle “spalle” 47 anni di servizio nella Guardia di
Finanza, dopo un non breve periodo al suo paese natale accanto alla mamma
gravemente ammalata, assicuratale una preghiera, rientra a Monza e il 24
dello stesso mese, benché non avesse eseguito un vero e proprio allenamento,
“armato” di pesante zaino, con smisurato entusiasmo e seriamente preoccupato
per il genitore, intraprende a piedi – devotionis causa - da solo e
senza conoscere alcuna lingua straniera, il “Camino de Santiago” -
camino francese - da Saint Jean Pied de Port - grazioso paese sui Pirenei a
ridosso del confine con la Spagna - per raggiungere il quale: aereo Malpensa /
Parigi; scalo; prosecuzione per Biarritz; pulman per Bayonne e poi per Saint
Jean Pied de Port. Detto “camino” oggi è considerato dall’UNESCO Patrimonio
dell’Umanità.
In particolare il “pellegrino” Buccella, seguendo le
indicazioni (sagoma gialla di pellegrino e freccia gialla), superando ogni
difficoltà, percorre oltre 800 Km. in 30 tappe, accompagnato per lo più
dal cinguettio degli uccelli e dalla propria ombra in un incantevole itinerario
tutta “natura”, con pernotto in ostelli o in fortuiti locali passando, fra
l’altro, a Roncesvalles, Pamplona, Puente la Reina, Estella, Logrono, Burgos,
Leon, Astorga, Ponferrada, O’ Cebreiro, Triacastella sino ad arrivare,
domenica 25 luglio (festa di San Giacomo), con tanta adrenalina addosso,
a SANTIAGO DE COMPOSTELA; dopo l’ “abbraccio” al Santo, la visita alla
splendida basilica e la partecipazione alla santa messa, officiata alle ore 12
anche per le intenzioni dei pellegrini, durante la quale è stato usato il
Botafumeiro, un turibolo gigantesco innalzato con una fune da diverse persone
esperte e fatto oscillare da un lato all’altro lungo tutto il transetto della
basilica, si reca presso l’Ufficio accoglienza dei pellegrini ove, dopo i
riscontri sulla scorta della “credenziale”, riceve l’attestato dell’avvenuto
pellegrinaggio: la “COMPOSTELA”.
E’ con gioia, quindi, che proprio Domenica 25 luglio
2010 – festa di San Giacomo - prosegue il Buccella, era a Santiago ove ha
potuto assistere con una moltitudine di pellegrini , provenienti da ogni parte
del mondo, ai grandiosi festeggiamenti per onorare il Santo Confessore della
fede e testimone di Cristo, essendo questo anche l’Anno Santo Compostellano,
indetto tutte le volte che questa data cade di domenica; a risentirci pertanto
al prossimo appuntamento nel 2021…
Il successivo giorno 26, il pellegrino Buccella,
seguendo una antica tradizione, da Santiago riprende il “camino” in un percorso
davvero magico di rara bellezza e, in ulteriori tre tappe, percorre altri
120 km., passando per Negreira, Olveiroa, Muxia sino ad arrivare
il 29 luglio a FINSTERRAE , (uno dei due punti più occidentali della
Spagna, l’altro è il capo Tourinan presso Muxia), ovvero la fine delle terre,
forse un anticipo della “Gerusalemme Celeste” dinanzi all’immensità dell’oceano;
una suggestione che ha sempre affascinato gli uomini che credevano quel luogo il
limite fra il nostro mondo e la patria dei cieli.
In chiusura, l’amico Michele tiene a precisare che
il magnifico “Camino di Santiago”, portato a termine con piacevole
determinazione senza eccessivi disagi, ha indubbiamente contribuito, fra
l’altro, a rinvigorire quei sentimenti profondi, nobili: quali la solidarietà,
l’amicizia, la stima, il reciproco rispetto, la condivisione della “fatica” e
quant’altro, in un percorso ove riassapori - nelle lunghe ore di silenzio,
lontano da radio, televisione, quotidiani - una visione più “gioiosa” della vita
e del prossimo col quale, quotidianamente, ci confrontiamo.
E’ dunque una esperienza che merita essere
“vissuta”, in tutto il suo fascino !
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