giovedì 25 luglio 2019

Il complesso della Basilica Sant'Ambrogio di Milano: UN BESTIARIO SCOLPITO FRA MATTONI, di Alessio Varisco



Il complesso della Basilica Sant'Ambrogio di Milano
UN BESTIARIO SCOLPITO FRA MATTONI
di Alessio Varisco
 
 



Intrico di animali fra arbusti.
Guardo poco più oltre e scorgo un groviglio di rovi popolati da uccelli fantasiosi.
Un asino intento a suonare una cetra.
Più oltre un centauro con lancia e corna.
Leoni minacciosi dall’alto a fauci spalancate sembrano allontanare l’indesiderato visitatore.
Non siamo spettatori di un multisala, dubbiosi e dormicchianti a sprofondarci in poltrone madide di bacilli di mille bimbi carichi di germi che si rovesciano addosso –sconvenientemente- ciascuna cosa capita loro a tiro ed immancabilmente –starnutendo- finiscono col rovesciare al malaugurato spettatore della fila inferiore... Una scena d’avvero grottesca, molto reale, contemporanea.
Tutto è realmente –e plasticamente- dato e fatto. Tangibile. Concreto.
È la decorazione scultorea della Basilica di Sant’Ambrogio di Milano, un intrico di enigmi e storie quasi fatate, incredibili.
Tutto potrebbe esser possibile.
Tutto si manifesta con assoluta novità agli occhi dei giovani visitatori che accompagno. Come loro ogni volta mi stupisco di questo microcosmo che compone, ornando, l’ordine e la disciplinata crescita dell’organismo basilicale.
Avvicinandosi incuriositi può capitare di meravigliarsi. Spine di drago, fiere fameliche, aquile e grifoni. Un safari di bestie selvatiche. Di serpentiformi demoni. Animali cornuti che si affrontano.
Sui capitelli romanici, sull’ambone è un farsi di immagini mostruosi, guizzanti, svettanti, è un dimenarsi di animali irreali e concreti, ingorde o inoffensive.
Figure terrificante, mostri urlanti, docili quadrupedi in attesa ad attender i comandi da chissà chi… Nella pietra viva una serie di animali scolpiti, da abili mani oppure da ingenui tratti.
Estasiati, a tratti basiti –letteralmente senza fiato-, assistiamo silenziosi ad un tripudio di animali selvatici. Sembra sfuggire il “senso” di tutta questa narrazione.
E allora sorge spontanea una domanda: perché l’artista Medievale del Milletrecento ha scelto proprio questi animali? Che cosa provavano i visitatori di quel tempo visitando questa stessa basilica? Perché certamente il messaggio era indirizzato a loro… Ma che cosa significavano tutte quelle bestie fantasiose? Certamente i teologi di quel tempo influenzarono con le loro lezioni e prediche l’erezione di questa storia “infinita”.
Ma non è mero “gusto” decorativo.
Sicuramente ci si trova dinanzi ad una vera e propria “narrazione”, il cui linguaggio re-inventa una vera e propria lingua. Questa invenzione plastica vuole parlare con immagini, narrare scene e sensazioni che nascono dalla lettura della Bibbia.
Le cose superiori –come dice l’Apostolo delle Genti- sono raggiungibili mediante quelle visibili: difatti il mondo naturale sarebbe la copia inadeguata di un mondo fantastica.
«Ogni creatura del mondo funge per noi da specchio della nostra vita, della nostra morte, della nostra condizione ed è segno fedele della nostra sorte» questo scriveva Alano da Lilla proprio mentre venivano scolpiti i capitelli di Sant’Ambrogio.
I bestiari ebbero una grande diffusione durante il Medioevo proprio perché -in media res- pervenivano a dare un’esposizione simbolica della personificazione dei vizi umani, raffigurazione delle virtù e degli stessi insegnamenti morali, dogmatici e morali. Proprio per questo venivano posizionati in vista, in modo tale che l’osservatore potesse recepire il monito del contenuto del messaggio contenuto nelle decorazioni plastiche vere e proprie narrazioni per immagini, catechistiche e pedagogiche. Il messaggio scultoreo è omiletica, sensazionale rappresentazione delle paure dell’inconscio, dell’orror vacui, della fuga dalla realtà schiacciante.
Un lungo e nutrito itinerario zoologico che prende il via dai più frequenti simboli.
Iniziamo dal più inflazionato, presente nella gran parte delle chiese romaniche, il “leone” difficoltoso da leggersi, da interpretarsi. Nell’ambito della simbolica visiva possiamo considerare il simbolo visivo da leggersi “positivamente” o “negativamente”. Ciò rende difficoltosa la lettura dell’opera. Il simbolo è biunivoco. Rappresenta elementi che a seconda della narrazione possono anche avere significati antitetici. In modo particolare il simbolo “teriomorfo” –si rimanda all’analisi da noi condotta sull’illustrazione del Libro della Rivelazione-. L’incedere maestoso, una forza fisica considerevole, il ruggito terrificante ha sempre colpito l’uomo di ogni epoca. Nella Bibbia troviamo immagini che evocano leoni fuoriuscenti dagli abissi, che inghiottono –si pensi al salmista che invoca “salvami dalla bocca del leone”- o l’avvertimento di San Paolo “come un leone vi rugge intorno”. E queste le immagini negative del felino. Ma il leone vittorioso simboleggia addirittura il Dio vittorioso e glorioso, richiama addirittura alla figura di Cristo [come in figurazioni di epoche precedenti raffiguranti il pellicano].
Certamente all’osservatore moderno sembrerà inusuale questa “dualità” che invece permea la mentalità dell’uomo medievale.
Per questo non è una contraddizione interpretativa considerare l’aquila, rapace per antonomasia, simbolo come il “leone” di uno degli Evangelisti, presso tutte le civiltà la regina dei cieli. A livello biblico esprime la sapienza divina, la potenza del volo. L’aquila è l’attribuzione visiva di Giovanni Evangelista. Presso le antiche popolazioni il rapace rappresentava, fra tutti gli esseri viventi, colei che sola poteva fissare il sole e stagliarsi verso l’Infinito. In ambito cristiano l’aquila da il modello ai fedeli di volgere lo sguardo a “Dio che è il sole della Giustizia”.
Il “drago” inopinabilmente è l’emblema del male -sia in ambito ebraico che cristiano- riproduce, per antonomasia, le forze negative. Il drago dell’Apocalisse è la maturazione del serpente del Genesi, la sua evoluzione negativa. Il drago assume perciò la forza antagonista del bene. Il mostro da cui liberarsi. Ed è per questo che vogliamo pensare ad altri simboli, contrari a questo che cerca di usurpare l’opera del Messia.




Fonte :   scritti del prof. Alessio Varisco , Técne Art Studio , sito web www.alessiovarisco.it .
Fonte foto :  www.monumentale.it/sambrogio.html 








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