Monastero Janua Coeli
Sr. Maria Teresa della Croce,
O.Carm.
DIO CI CHIAMA
Maria nel suo quotidiano fiat
Maria per la sua
intima partecipazione alla storia della salvezza, riunisce e riverbera le
esigenze supreme della fede. E quando è fatta oggetto della predicazione e della
venerazione da parte dei credenti, adempie al suo mandato, di chiamare gli
uomini al Figlio suo, al suo sacrificio e all’amore del Padre.
Ecco perché
nella sua opera apostolica la Chiesa giustamente guarda a colei che ha generato
il Cristo, perché è lei il modello di quell’amore materno da cui devono essere
animati tutti quelli che nella missione apostolica della Chiesa cooperano alla
rigenerazione degli uomini, a far sì che il Figlio di Dio nasca e cresca anche
nel cuore dei fedeli per mezzo della Chiesa
(cfr LG 65).
Benché sia necessario distinguere il
fatto ontologico da quello biologico, vale a dire la figliolanza divina dal
concepimento della natura umana, la comunità cristiana ha sempre visto i
privilegi mariani nella prospettiva del loro profondo significato, quali segni
dell’identità divina di Gesù.
Nel corso dei secoli per il fatto
che i messaggi fossero veicolati dagli avvenimenti storici si arrivati a
preferire il significato quasi che avesse più valore se sganciato
dall’accadimento storico. Quindi il dogma come formula di fede ha spesso avuto
la precedenza sul senso globale che lo faceva scaturire. La riflessione
conciliare ha ridato volto all’esperienza di Maria. Non bisogna infatti
dimenticare che l’integrità di questa creatura speciale trova risposta nella sua
oblatività senza riserve, per cui il proclamare la sua verginità non equivale a
fuga o ripulsa da ciò che è fisiologico, ma piuttosto al ritrovarsi custode di
un mistero che ne sconvolge l’esistenza.
La reale e perfetta unità con il
Verbo incarnato che la fa chiamare a pieno titolo:
Theotokos, (a partire dalla questione dello
“scambio degli attributi” è possibile dire di Maria, madre dell’uomo Gesù, che
è la Dei Genetrix o la theotokos, alla lettera: colei che partorisce Dio. Cfr C.
MILITELLO) non è semplicemente una unità fisica necessaria e temporale, ma tocca
la globalità della sua persona, per sempre.
Essere “madre di Dio” è per lei il
compito suo proprio nella storia salvifica, non un momento appena.
«La maternità di Maria è una maternità
consentita, in un senso più completo di quanto possa esserlo una maternità umana
ordinaria. Non soltanto Maria ha voluto diventare madre, ma questa volontà è
stata richiesta espressamente per la venuta e la missione di suo figlio, e di
conseguenza per il piano di salvezza che doveva compiersi tramite suo.
Nell’annunciazione quindi Maria ha cooperato, col suo consenso, all’incarnazione
redentrice. È con lei che Dio ha stretto l’alleanza per il compimento di questo
mistero» (J. Galot).
sr teresa della + o.carm.
Fonte :
Monastero Janua Coeli -
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