REAL CHIESA DI SAN LORENZO - Torino
Opera dell'architetto Guarino Guarini
di Alessio varisco
Il
visitatore della Chiesa di San Lorenzo della Real
Casa in Torino, opera architettonica di pregevole interesse progettata dal
sacerdote Teatino ed architetto di chiara fama Guarino Guarini, provenendo dalla
piazza Castello, non vede una vera e propria facciata
che possa evidenziare l’edificio religioso. È in effetti
un capolavoro un po’ “defilato”, se non conosciuto, e forse per questo
estremamente prezioso (ciò esalta ancor più
l’ideale, la filosofia, del sacerdote teatino che l’ha ideata, che riesce a
contenere fortemente le emozioni, ma sa creare forti ascese verso il Creatore:
monumentale la cupola svettante, unico distinguo che aiuta a comprendere che si
tratta di edificio sacro).
La costruzione si trova in pieno centro
storico, in Piazza Castello, una delle piazze
principali della città, fin dai tempi più antichi. L’unica facciata è quella del
Palazzo Madama, senza corrispondente palazzo. Il
teatro, “Regio”, e la chiesa, di San Lorenzo un tempo Santa Maria del Presepe
(già Madonna della Neve), appaiono esternamente
scabri, poco appariscenti, senza una e propria scenografica facciata. In realtà
il prospetto di una facciata per San Lorenzo venne
disegnato, ma mai realizzato per non corrompere l’omogeneità architettonica
della piazza.
La nostra chiesa è confinante alla cancellata
del Palazzo Reale. Addossato all’ingresso, che si perde fra il disegno degli
altri palazzi, una lapide commemorativa ricorda i
caduti di Russia, mentre la campana ogni giorno alle ore 17,15 batte 10
rintocchi.
Motivi
dedicazione della Real Chiesa a San
Lorenzo
Emanuele Filiberto,
duca di Savoia, e suo cugino Filippo II,
re di Spagna, combattono contro i francesi a Saint Quentin
nelle Fiandre nel 1557. Entrambi emettono voto
solenne di erigere, nei loro rispettivi paesi, una chiesa in onore del Santo,
ricordato nel giorno della eventuale vittoria; vincono il 10 agosto: festa di S.
Lorenzo.
In Madrid
Filippo II fa erigere l’Escorial,
con chiesa dedicata a s. Lorenzo, abbazia costruita a forma di graticola,
strumento del martirio del santo.
Emanuele Filiberto di Savoia
non aveva le disponibilità economiche
necessarie per erigere una Chiesa monumentale come quella del cugino. Nel
1562 entrava in Torino, cittadina di allora soli 4800 abitanti, ne fortificava
le mura e restaurava la cappella ducale
“Santa Maria ad Praesepe”,
dedicandola a s. Lorenzo, cappella che oggi precede l’ingresso nella
Real Chiesa.
Torino nel 1563 diviene la capitale della
Savoia. Nel 1578 trasferisce Emanuele Filiberto per la prima volta e
definitivamente, la Sindone da Chambery a Torino per
consentire il viaggio di numerosi pellegrini milanesi. Il Santo Telo diviene
meta anche di san Carlo Borromeo,
arcivescovo di Milano, venuto appositamente a piedi per adorare, come omaggio
per la fine della peste (1576).
Per l’evenienza la Sindone
viene posta sull’altare della cappella di s. Lorenzo. A tale adorazione
segue una Santa Messa solenne, presieduta dall’Arcivescovo. Il poeta Torquato
Tasso era presente e ne ha scritto una poesia
celebrativa, a ricordo della salvezza dalla peste per Milano e l’intera area
padana.
Alla morte di
Emanuele Filiberto, nel 1580, seguono anni di conflitti e di ampliamenti
territoriali del ducato sabaudo.
La prima pietra per edificare la nuova chiesa,
che vedeva la firma del Vitozzi e/o del
Castellamonte, avvenne solennemente –soltanto- nel
1634. La costruzione si arena: i lavori non fanno progressi, restano alle sole
fondamenta.
A Torino, in questi stessi anni, giungono i
padri Teatini, ordine sacerdotale -di formazione post-tridentina- votato allo
studio, alla catechesi, all’istruzione delle
scienze.
Guarino Guarini
, sacerdote teatino, appassionato artista e laureato in architettura, è
destinato nel 1666 a Torino al duca Carlo Emanuele II. Nato a Modena nel 1624,
entra a 15 anni nella congregazione dei preti di San
Gaetano, fondatore dell’ordine, insegna lettere e filosofia a Messina, viaggia
in vari paesi dell’Europa tra cui Lisbona e Parigi per seguire i cantieri dei
suoi progetti e studiare l’architettura antica. Nel 1666 riceve dal duca sabaudo
l’incarico di edificare una nuova chiesa dedicata a San Lorenzo. Il Guarini
morirà a 59 anni, nel 1683, a Milano.
L’inaugurazione della Chiesa avviene
maestosamente il 12 maggio 1680: poco più di 13 anni per costruire la complessa
struttura. Chiuso il lanternino, Guarino Guarini officia la prima Santa Messa
alla presenza della corte Sabauda (come documentato negli Archivi di Stato)
riunita interamente per celebrare l’edificazione del tempio dedicato al martire
Lorenzo. Per l’occasione viene intonato il Te
Deum di ringraziamento, messo in note, per
l’occasione, dal Maestro di Corte Giovan Battista
Carisio.
Guarini, uomo di profonda cultura scientifica e
teologica, mistico e sperimentatore, matematico,
astronomo e instancabile ricercatore, concepiva l’architettura quale arte che
può meglio delle altre esprimere la tensione
religiosa verso il divino. La figura dell’architetto era per Guarini
una guida che, mediante la tecnica costruttiva,
poteva rappresentare il mezzo per creare
stupore e suscitare meraviglia.
Costruzione degna di un
grande genio per l’arditezza del disegno di luce, quasi una trama ed un
ordito finissimo, una merlettatura. Purtroppo nel corso del secondo conflitto
mondiale una bomba sventra il Palazzo situato a fianco della chiesa, oggi sede
della Regione Piemonte; malgrado le fortissime
vibrazioni, la struttura non ha subito danni e ciò riprova la genialità e la
padronanza nella strutturazione architettonica.
Guarino
Guarini ci ha lasciato diversi suoi simboli -grazie alla sua
architettura- che possiamo chiamare –non a torto-
“architettura costruita con la luce”.
L’elemento “luce”, in Guarini, è simbolo e come si sa la simbolica presenta un
elemento che rimanda ad altro: in questo caso rinvia direttamente
all’ Assoluto. Anche nella chiesa di S. Lorenzo, come
in molte sue celeberrime opere, si trova, infatti, nella “costruzione
geometrica” architettonica (si può ricordare la “divina matematica” che con
proporzioni auree rimanda a qualcosa
che trascende l’uomo, che è “meta-phisica”, dal
greco antico “oltre la fisica”), un viaggio simbolico verticale di salita –quasi
un’impennata- verso la luce, strutturato per livelli
(questo “percorso” –occorrerebbe ricordare un ritorno in ambito teologico alle
letture di grossi autori come San Bonaventura da Bagnoregio
e ad i suoi “Itinerarium” e San Tommaso- nella vita umana corrisponde a quote
di crescita spirituale che l’uomo, impegnato nella ricerca interiore, se vuole,
può raggiungere ).
Partendo dal basso si percepisce uno
spazio-chiesa centrale scuro, non ha finestre ed è l’unica parte affrescata: è
la celebrazione della vita mortale, dell’umanità tutta. Al livello delle
quattro loggette a serliana
incontriamo la prima luce; parrebbero correlate metaforicamente ai quattro
elementi della Natura: acqua, aria, terra
e fuoco (se noi
ci innalziamo da terra rintracciamo la prima luce
quando rispettiamo le leggi naturali ed i nostri rapporti interpersonali).
Salendo con lo sguardo, al tamburo, notiamo che la cupola si fa sempre più
lucente: ci si muove verso la luce del Soprannaturale,
dell’ Assoluto, è Dio che ci si fa incontro. La figura geometrica
dell’ottagono imposta la struttura architettonica della chiesa: guardando la
cupola vediamo una struttura di archi incrociati che
formano un fiore di luce a otto petali. Il numero otto è simbolico: nella
tradizione cristiana molto diffuso per i battisteri, indica il giorno perfetto,
il giorno della vittoria e del
ritorno di Cristo, il giorno senza
fine, dopo i nostri giorni ciclati sul sette, la
settimana, verrà l’ottavo giorno
in cui Gesù, glorioso, giungerà su di un cangiante destriero (hyppos
leukos) e verrà per il “Giudizio di Dio sulla
storia”. Altri finestroni a
serliana, sui quattro pennacchi raffigurano,
in affresco, gli evangelisti che mostrano un carteggio con l’inizio di ciascun
Vangelo ed i simboli loro caratteristici: Marco il leone, Luca il bue, Matteo
l’angelo, Giovanni l’aquila. Facendo attenzione, molte
ornamenti e sculture rappresentano angeli (sono più di quattrocento) le cui
facce sono una diversa dall’altra e che raggiungono l'apice in cerchio nelle
mensole del tamburo: preavvertono esultanti la luminosità dell’Assoluto. A
quota 50 metri, il punto più elevato della struttura, nel lanternino al centro
della cupola di luce, Guarini ha raffigurato lo
Spirito Santo; in corrispondenza sul pavimento vi è una stella a otto punte che
riprende i motivi della sovrastante struttura finemente “cesellata”, segno
mirabile della maestria tecnica e dello splendore matematico applicato alle
strutture architettoniche guariniane.
La Real Chiesa fu
tutta affrescata per ordine del re Carlo Felice nel 1827 dai fratelli
Fea di Casale e restaurata nel 1998 in occasione
dell’ostensione della Sindone. Gli affreschi del presbiterio opera di don
Domenico Guidoboni sono del 1700, non sono perciò
dipinti coevi del progettista ed un occhio attento salta
all’occhio questa differenziazione.
FONTE : Prof. ALESSIO VARISCO , Designer - Magister Artium , Art Director Técne Art Studio , http://www.alessiovarisco.it
fonte foto : www.iii.rmit.edu.au/~sean/333/guarino2.jpg ; www.iii.rmit.edu.au/~sean/333/guarino4.jpg ; www.usc.edu/dept/architecture/slide/ghirardo/CD2/064-CD2.jpg
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