S. Maria in Trastevere :
l'incontro con don Tonino Bello
di Rosarita De Martino
...E guardo e riguardo la terrazza fiorita della
mia nuova e bella casa e canto il mio grazie al Signore, oggi, nel maggio del’94.
Dall’angolo estremo del giardinetto posso
contemplare l’Etna, che mi è diventata cara e familiare; finalmente, sazia di
gioia, rientro per continuare il lavoro iniziato ieri.
Sto terminando di ordinare la nuova libreria:
sono rimasti fuori solo gli scatoli che contengono i libri a me più cari e,
prima fra tutti, la “Divina Commedia”, ricordo della mia vita spensierata di
studentessa in Calabria e “I Promessi Sposi”, che io ho avuto fra le mani già
quando frequentavo la quinta elementare. Li tiro fuori con commozione e vedo la
pagina un po’ strappata dell’incontro dell’Innominato con il cardinale Federico
e rivedo l’artefice di tale scempio, mia sorella Rinuccia, la quale, toccata nel
suo credo politico di allora, ha voluto ricambiarmi il favore perché io le avevo
strappato il suo libro preferito: “I sette fratelli Cervi” vendetta fascista
contro i partigiani.
Ma quel tempo di lotte politiche è lontano
lontano. Oggi gli ideali politici si sono molto accorciati e dalla poesia stiamo
passando alla prosa..
Improvvisamente una busta fa capolino, la guardo
interdetta, la apro curiosa e vi trovo un piccolo libro dal titolo “Alla
finestra la speranza” e nell’aprire la busta sento un improvviso tuffo al cuore,
leggo la dedica:
<<La
speranza ti sia compagna di vita. Don Tonino Bello>>
.
Mi fermo e una busta colorata, più piccola della
prima, mi scivola fra le mani, la apro ed ecco una tovaglietta di lino frangiata
con su ricamato “CEB ‘89”.
E mi rivedo gioiosa, scattante, follemente
innamorata di Te Signore e, miracolo di fede, dopo anni respiro ancora un noto
profumo di pace.
La guardo e il volto ansioso mi guarda.
Ora in ordinata fila sto entrando, insieme alla
mia comunità di Catania, nella chiesa di Santa Maria in Trastevere per la veglia
di preghiera che chiude, in splendida bellezza, il nostro convegno dei gruppi
ecclesiali qui a Roma, nella città eterna di fede, di cultura, di arte.
Io sono inginocchiata sul sacco di iuta proprio
accanto alla colonna in silenziosa preghiera ed ecco un sottofondo musicale
accompagna la nostra veglia della pace guidata da un vescovo, da lui in persona,
da Tonino Bello.
Ed eccolo, entra, non ha nulla di vescovile
addosso, nulla di significativo del suo ruolo, ha solo un sorriso radioso,
comunicativo, fraterno e, proprio nella sala del convegno, stamattina me ne ha
regalato uno insieme alla dedica del suo libro.
Arriva fino all’altare in un turbinio di pace, ma
il silenzio del momento è rotto da un brusio sempre più forte ed ecco,
trattenuto a malapena dal servizio d’ordine, un uomo vacillante, di età
indefinita, che pur conserva ancora i segni di un’antica bellezza, entra
lasciando dietro di sé un puzzo di vino.
“Ma è un barbone” - qualcuno mormora. “E’ un
ubriacone” – altri dicono fra i denti.
Ma l’uomo deciso si lamenta: “Ho fame!” e avanza
verso l’altare, dove spiccano le ceste di pane azzimo preparate per fare la
veglia.
I due ragazzi non sanno più come trattenerlo ed
ecco don Tonino Bello, che in silenzio ha assistito alla scena, si alza
sollecito, scende dall’altare, gli va incontro con le braccia spalancate,
sorridendo sereno e fa cenno ai ragazzi del servizio d’ordine di allontanarsi,
lo abbraccia, lo prende per mano e lo guida fino all’altare e amabilmente lo
invita:
“Vieni fratello al posto d’onore, ti
aspettavamo, mangia alla nostra mensa della gioia”
.
E così dicendo gli dona un pane e un sorriso
luminoso e l’uomo si ritrova accolto e, nuovo miracolo, non è più un lurido
barbone, è diventato un uomo, anzi un fratello in Cristo!
Stringendo il pane profumato di amicizia fra le
mani, l’uomo ridiscende con passo sicuro i gradini dell’altare e sereno si avvia
all’uscita, mi passa quasi vicino e intravedo una ricca chioma arruffata, ma i
suoi vestiti emanano un profumo di gioia.
Lo seguo con lo sguardo, s’immetterà per le vie
di Roma, ma forse è Gesù che è venuto a trovarci e tutti noi, escluso don
Tonino, non l’abbiamo riconosciuto?
Nella chiesa regna un silenzio perfetto:
“Possiamo continuare la nostra veglia della pace” annunzia don Tonino e inizia
la Messa.
Ora i responsabili delle varie CEB salgono
l’altare per distribuire il pane quotidiano che diventa il pane
dell’uguaglianza, il pane dell’allegria, il pane dell’amicizia, il pane della
Tua Parola, il pane dell’Agape fraterna, il pane del lavoro, il pane
dell’abitazione per tutti, il pane della serenità e della pace, il pane del
perdono.
Piera si sta avvicinando per distribuire la
tovaglietta della CEB, io la guardo con riverenza, perché tra poco, su questa
liturgica tovaglia, Tonino Bello vi poggerà il pane azzimo. Padre Antonio così
prega:
“Se
ci sediamo alla mensa con il Padre dobbiamo ascoltare il suo pressante invito a
spezzare il pane con ogni uomo, a invocare insieme al povero, al disadattato, al
drogato, a chi si sente solo, a chi è senza lavoro, a chi è sottoposto a
ingiustizie il pane quotidiano”.
Ma perché la musica da melodiosa diventa
stranamente ritmica?
Toc – toc – toc, ma no è solo il mio cuore che,
impazzito di gioia, pulsa in modo frenetico.
Ed eccolo si avvicina, è piccolo di statura,
eppure come Francesco sa abbracciare il mondo.
Ora i nostri sguardi si incrociano in uno slancio
di fede e di fraternità. Alzo gli occhi e sul mio petto ansante sussulta la
targhetta con il mio nome: Rosarita – Catania.
Non so il motivo profondo del suo gesto, ma si
avvicina, si ferma, mi fissa e sussurra con voce calda e decisa:
“Il Signore ti ha colmato di gioia, non
essere avara, non tenerla solo per te, regalala al mondo che ne ha tanto bisogno”
e sulle mie mani aperte, coperte dal liturgico tovagliolo vi poggia il pane
azzimo, che è la nostra Comunione.
Silenzio divino mi circonda intatto, ma dura
poco, perché un assordante vocio infrange la mia quiete, un televisore a tutto
volume commenta una partita, mi pare, perché dai balconi vicini sento urla di
protesta e … sono tornata alla realtà della mia città...
(Dal libro “STORIA DI
UNA CHIAMATA” di Rosarita De Martino)
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