giovedì 25 luglio 2019

STORIA DI UNA CHIAMATA : Introduzione , di Rosarita De Martino



STORIA DI UNA CHIAMATA
 
di Rosarita De Martino
 

Immagine creata da Giuseppe D'Angelo.
 
 
DEDICA
A padre Egidio mia guida spirituale,
ai fratelli della prima ora
e ai nuovi fratelli che, leggendo queste pagine,
faranno un cammino di speranza insieme a me.
Con amicizia Rosarita.
 
 
PRESENTAZIONE
Il libro “Storia di una chiamata” di Rosarita De Martino, abbraccia uno spazio di tempo che va dal fatidico ‘68 ai giorni nostri e si propone:
1.    di dire grazie al Signore per il dono della vita;
2.    di dire il secondo grazie ai fratelli che continuano ad essere gli  interlocutori visibili dell’Invisibile Dio;
3.    di scoprire la Presenza di Dio nella Creazione e negli avvenimenti della vita quotidiana.
La sua personale avventura di fede è “la storia d’Amore fra lei creatura e Lui, suo Creatore.
L’abissale irraggiungibile  differenza fra i due partner fa uscire la storia dal ristretto ambito privato per farla spaziare nella gratuità del dono, poiché Rosarita vuole rivendicare per sé il “diritto alla gioia” e il “diritto alla speranza”.
Il racconto si snoda in capitoli e sottolinea le tappe più significative del suo iter spirituale, della sua faticosa ricerca di valori trascendenti che, assimilati e vissuti, hanno plasmato la sua identità religiosa e umana.
Rosarita candidamente confessa le sue conquiste, le sue cadute donando al lettore emozioni di prima mano e facendolo partecipe di sentimenti dell’ anima che spesso sfiorano la pura contemplazione.
Prof. Aurelio Biondi


 
Introduzione
 
Il diario dei miei 60 anni
 
 
 
Il verde cancello cigola sotto la pressione della mano del giovane padrone e già, il primo spettacolo stupendo, si offre ai miei occhi e al mio cuore: là si può ammirare l’Etna con il suo bianco cappuccio di neve candida.
Entrando e continuando a camminare sul sentiero e di lato, vicino alla piccola rustica casetta, si respira il profumo acre dei limoni che sembrano già dirmi : "prendici, prendici! Ti abbiamo aspettato !”.
Ma io continuo a camminare fino al rustico, diroccato pozzo e raggiungo il mio angolo preferito da dove lo sguardo spazia sia verso il mare lontano, sia verso l'Etna vicina e il cuore, inebriato di gioia, canta le sue lodi al Creatore qui nella splendida campagna di San Giovanni di Montebello situata fra Giarre e S. Venerina.
Mi trovo così già immersa nella "teologia della bellezza" e sto festeggiando (in modo insolito) ma a me congeniale, i miei sessanta anni di vita, oggi in questa serena mattinata autunnale del novembre del duemila.
Sono tranquilla, divino silenzio mi circonda e i miei fratelli di oggi, scesi da poco dalla nostra macchina, sanno rispettare questa mia esigenza interiore perché comprendono che solo Dio può spegnere "l’arsura metafisica" che da sempre impronta tutto il mio essere.
Godo della solitudine più piena insieme alla compagnia a me più cara: quella dei fratelli di oggi!
Che bellezza! Che grazia!
Mi siedo ora sulla scalinata dove il grande, immenso albero con i suoi quattro tronchi, allarga l’intrigo di rami e di foglie per "regalare" l’ombra amica.
Questo per me è un momento di grazia e come tale lo vivo, trascrivendo impressioni, speranze e propositi, in rapide pennellate visive.
E’ già meravigliosa la sensazione di pace che vivo dentro di me perché, anche se il mio corpo mostra già qualche segno del tempo, la mia mente limpida mi ricorda che “la crescita dell’uomo è data dalla conquista della giovinezza, anzi dal ritorno all’infanzia” e una frase del vangelo si fa strada dentro di me "se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei Cieli".
E improvvisamente, sento dei passettini lievi lontani prima ma sempre più vicini e ora vedo correre a perdifiato una graziosa bimbetta che indossa sì un grazioso vestitino azzurro con sopra una maglietta anche azzurra, ma una delle due treccine è quasi sciolta, e il nastrino che la tratteneva pende dal suo visino colorito per la corsa. Senza riflettere la chiamo d’istinto, perché ho la stupenda sensazione di averla già conosciuta in un ieri lontanissimo nello spazio e nel tempo: “Rosarita, Rosarituccia non correre così forte puoi cadere e farti male! ma neanche mi vede, neanche mi sente perché continua libera e felice a correre nel grande frutteto della campagna…  di una nostra amica di famiglia: la cara zia Francesca.
E con la memoria giovane del mio giovane cuore rivedo i lunghi filari di alberi dalle larghe accartocciate foglie che offrono i frutti più saporiti della mia infanzia: i pomo-cachi alla vaniglia che hanno la consistenza delle mele  ma il sapore dei lodi.
La vecchia contadina Francesca, ricca di anni e di fatiche, mi chiama con voce strascicata: ”Signurì, signurì lu vuliti u pumo-cachi?”.
Ma senza aspettare la mia risposta positiva toglie fuori dalla tasca del lungo grembiulone, una specie di lama e comincia a sbucciare delicatamente il pomo-cachi dividendolo in pezzi.
Io mi alzo sulla punta dei piedini e porgo avida le mie manine e sfiorando le sue, rugose e callose, provo un piacere speciale e unico nell’assaporare il dolcissimo e profumatissimo cachi alla vaniglia dono della campagna napoletana ricchezza di gioia della mia infanzia.
Poi apposta lascio gocciolare dalla boccuccia qualche goccia appiccicosa del succo pastoso e profumato del frutto.
Ma “la zia” scopre il mio gesto e svelta, usando le nocche del suo grembiulone, si affretta ad asciugarmi, nel timore che io possa sporcare il mio grazioso vestitino azzurro !
E ancora oggi quanta dolcezza mi giunge dalla dolcezza di allora!
La dolcezza di allora supera i limiti dello spazio e del tempo, perché sulla foglia caduta da poco ai miei piedi, una coccinella mi osserva curiosa e un grosso uccello, bianco e nero, a volo radente, mi lascia il suo saluto !
Ora la penna non riesce a fermare sul foglio tanta bellezza, e perplessa mi chiedo perché tanti uomini negano l’esistenza di... Dio?
Ecco rifletto, voglio regalare questi momenti che sto vivendo oggi ai più poveri dei poveri: i “poveri di Dio quindi a tutti coloro che non hanno il verde bastone della speranza a cui appoggiarsi nel faticoso cammino della vita.
E, per la prima volta, nasce in me una strana motivazione interiore, quella di rendere "eterni” tramite il linguaggio scritto, le tappe più significative del mio "iter... spirituale" fermando sulla carta "i particolari" di questo paesaggio unico nello splendore della sua varietà!
Dinanzi a me appaiono, come in un quadro, i tetti rossi delle case che, digradando verso il mare, via via si rimpiccioliscono e formano come un merletto rossiccio steso da delicata mano d'uomo.
Laggiù, laggiù si delinea "il tremolar della marina" e, meraviglia, si può anche intravedere la costa calabra, la terra, della mia gioventù, della mia vita di… studentessa!
Alla mia sinistra si può ammirare la visione di Taormina e un po’ più in là quella di Castelmola e poi, verso destra, si può abbracciare con lo sguardo, l’azzurra, palpitante insenatura circolare del "mio" mare d’Agnone dove ho gustato l’ospitalità di Giovanni, Maria, Gilda, Annamaria.
Dal lato sinistro, nei digradanti terrazzamenti del terreno, occhieggia il vigneto che, privo di uva, offre solo il colore rosso-giallo-bruno delle sue foglie autunnali e un po’ più in là si vedono risplendere, di luce propria, gli ulivi argentati, ora la voce modulata del vento porta l'eco di un canto lontano "E' mia sorella viene con me, la lunga strada che porta a te...".
Riconosco la bella intonata voce di Aurora mentre il rosso trattore "traballa" qui nelle trazzere di Vizzini e la calda voce di padre Antonio risponde "E' mio fratello viene con me".
"Che porta a Te" cantiamo tutti.
La bionda Paola sorride divertita guardando me che oso cantare pur essendo stonata. Rosetta, dagli occhi limpidi, seduta accanto mi sorride e il mio cuore canta e la lode sale verso il cielo azzurro e…vicino.
Uno scossone forte mi allontana dai miei pensieri, siamo arrivati e ad uno ad uno saltiamo con agilità giù dal trattore per andare a raccogliere le pere nei lunghi filari.
Ma dove sono ora? Ecco ci attende la cordata nella collina di Vizzini nel nostro primo indimenticabile campo di lavoro del 70 !
Tutti camminiamo in fila indiana, su per uno stretto, sdrucciolevole, sentiero di campagna, tutti siamo forniti di scarponcini, indossiamo pantaloni e cappelli per proteggerci dal caldo sole siculo.
Padre Antonio sostiene, con vigorosa stretta, la lunga e robusta fune e vicino a lui una giovane, snella, dinamica ragazza ha già allungato l’affusolata mano per afferrare con slancio perfetto, un pezzo della lunga fune.
Eccola indossa attillati pantaloni blu, una fiorata camicetta ed un cappello di paglia dalla larga falda, la osservo attenta: il suo sguardo risplende di luce, perché ha spalmato sul viso una crema speciale quella della gioia!
La gioia della giovinezza e quella ben più profonda di appartenere ad una comunità, di esserne parte viva!
Ma sì la riconosco è Rosarita, la Rosarita di allora!
E la cordata continua, continua e così tutti insieme saliamo e la calura del sole si fa sentire.
Finalmente siamo arrivati tenendoci per mano formiamo un cerchio e recitiamo il salmo:
Monti e mari e colline tutte benedite il Signore”.
“Noi siamo il popolo che Egli conduce, il gregge del suo pascolo”.
Il mio cuore si inebria di luce, di fede, di certezza di fede, perché Dio, il Signore della mia vita, si rende visibile a me nel volto dei miei fratelli.
Miracolo, sempre rinnovabile, nel mio vivere quotidiano !
Questa certezza di fede e di speranza è ancora il "perché" della mia vita anche se non ho avuto mai le "estasi" di Santa Teresa, la "folgorazione" di Paolo, "l’illuminazione" di Agostino, tuttavia ho gustato dei momenti di luce profonda che in un afflato ideale, voglio condividere con voi lettori, per una testimonianza di vita e di speranza....... per affrontare insieme le problematiche sociali, ecologiche, religiose, dei nostri giorni.
Sono una laica impegnata nell'insegnamento e candidamente confesso che mi sono innamorata del mio Signore, del mio Dio che mi ha sempre cercata, sia nelle strade del mondo, sia in quelle della chiesa in un crescendo di libertà e d’amore.
Così sotto i miei stessi occhi sta prendendo vita questo libro che costituisce "il documento" della mia storia d’amore fra me creatura e Lui  mio Creatore.
Proprio perché la mia è una storia così speciale per l’abissale differenza esistenziale fra i due partner, è degna di essere raccontata e di essere "condivisa"...
Giro lo sguardo nel mio cielo siculo e penso al libro di Andrè Frossard e piano ripeto “Dio esiste io l’ho incontrato”  e la frase mi entra dentro e poi si espande fuori di me.
Ora guardo le farfalle gialle che si posano sulle violacciocche e ora sulla larga foglia merlettata due coccinelle si rincorrono.
Lassù l’Etna immensa ride di bianca bellezza, indossando il suo velo da sposa e il sole inonda di luce la campagna e tutte le creature animate innalzano il loro grazie a Dio e le pietre laviche (creature inanimate) mandano bagliori di fuoco.
Ora sento un lieve scalpiccio intorno a me e una voce nota mi chiama, mi giro e incrocio lo sguardo interrogativo di Padre Egidio e mormoro piano: "Dio esiste io l'ho incontrato". "Noi l'abbiamo incontrato" corregge e complice mi regala uno dei suoi sorrisi.
Il nostro messaggio si propaga fino al mare vicino che sembra trascolorare di gioia sotto il cielo di Mongibello e gli uccelli fanno una corona nel cielo di Dio e noi ci incamminiamo verso l'uscita: Francesca e Antonella sono già in macchina.
 
CHIAMATA
L'auto, colma
di giovani promesse,
sale verso Gambanie
alta sul monte
splendida sul lago.
E' festa nel magico
25 Aprile del '68
e parole nuove
corrono tra noi
già attenti
al vento nuovo
della storia.
Scendiamo in fretta
liberi e ridenti.
Il passo è lieve
cadenzato e lento
ma il cuore corre.
Eccola:
la Pineta appare
    IMMENSA
quale improvvisata
stupenda <<CATTEDRALE>>
che ha per volta il CIELO
e intorno intorno
le verdi <<guglie>>
svettanti al vento.
Nell'incanto della natura
la pineta
accoglie e ampia
degli uccelli il canto.
Mi fermo... ascolto
e padre Antonio
giovane con noi,
parla
le parole - vita
arrivano fino a me
di attese nuove fremente.
Il lago tremulo
in palpiti d'argento,
rispecchia i pini
e i nostri giovani
volti attenti.
Ci alziamo insieme
liberi e ridenti.
Siamo già
una comunità.
Nel tramonto d'oro
il canto sale
dalla terra al cielo
e pace azzurra
scende nel mio cuore.
Ti riconosco come Dio d'Amore
e liberamente
MI CONSEGNO A TE.
 
Catania, 25-04-2002
 






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"Nell'arte è l'uomo che loda Dio, nella Natura , invece, è Dio che loda se stesso!" Rosarita De Martino

FONTE : scritti autobiografici di Rosarita De Martino , il Diario "Storia di una Chiamata" dell'incontro di Rosarita con Dio sarà pubblicato a capitoli su ARTCUREL. 
Chi è interessato può inviare un commento a Rosarita De Martino al seguente indirizzo e-mail (Maria): lilumar@alice.it
Per chi vuole approfondire sulle poesie di Rosarita De Martino , può visitare i siti :






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