STORIA DI
UNA CHIAMATA
di Rosarita De Martino
Immagine creata da Giuseppe
D'Angelo.
DEDICA
A padre
Egidio mia guida spirituale,
ai
fratelli della prima ora
e ai nuovi
fratelli che, leggendo queste pagine,
faranno un
cammino di speranza insieme a me.
Con
amicizia Rosarita.
PRESENTAZIONE
Il libro
“Storia di una chiamata” di Rosarita De Martino, abbraccia uno spazio di tempo
che va dal fatidico ‘68 ai giorni nostri e si propone:
1.
di dire grazie al Signore per il dono della vita;
2.
di dire il secondo grazie ai fratelli che continuano ad essere gli
interlocutori visibili dell’Invisibile Dio;
3.
di scoprire la Presenza di Dio nella Creazione e negli avvenimenti della
vita quotidiana.
La sua
personale avventura di fede è “la storia d’Amore fra lei creatura e Lui, suo
Creatore.
L’abissale irraggiungibile differenza fra i due partner fa uscire la storia dal
ristretto ambito privato per farla spaziare nella gratuità del dono, poiché Rosarita vuole rivendicare per sé il “diritto
alla gioia” e il “diritto
alla speranza”.
Il
racconto si snoda in capitoli e sottolinea le tappe più significative del suo
iter spirituale, della sua faticosa ricerca di valori trascendenti che,
assimilati e vissuti, hanno plasmato la sua identità religiosa e umana.
Rosarita
candidamente confessa le sue conquiste, le sue cadute donando al lettore
emozioni di prima mano e facendolo partecipe di sentimenti dell’ anima che
spesso sfiorano la pura contemplazione.
Prof.
Aurelio Biondi
Introduzione
Il diario dei miei
60 anni
Il verde
cancello cigola sotto la pressione della mano del giovane padrone e già, il primo
spettacolo stupendo, si offre ai miei occhi e al mio cuore: là si può ammirare
l’Etna con il suo bianco cappuccio di neve candida.
Entrando e
continuando a camminare sul sentiero e di lato, vicino alla piccola rustica casetta, si
respira il profumo acre dei limoni che sembrano già dirmi : "prendici,
prendici! Ti abbiamo aspettato !”.
Ma io
continuo a camminare fino al rustico, diroccato pozzo e raggiungo il mio angolo
preferito da dove lo sguardo spazia sia verso il mare lontano, sia verso l'Etna
vicina e il cuore, inebriato di gioia, canta le sue lodi al Creatore qui nella
splendida campagna di San Giovanni di Montebello situata fra Giarre e S. Venerina.
Mi trovo
così già immersa nella "teologia della bellezza" e sto festeggiando (in modo insolito)
ma a me congeniale, i miei sessanta anni di vita, oggi in questa serena
mattinata autunnale del novembre del duemila.
Sono
tranquilla, divino
silenzio mi
circonda e i miei
fratelli
di oggi, scesi da poco
dalla
nostra
macchina, sanno
rispettare questa mia esigenza interiore perché comprendono che solo Dio può
spegnere "l’arsura
metafisica" che da
sempre impronta tutto il mio essere.
Godo della
solitudine più piena insieme alla compagnia a me più cara: quella dei fratelli
di oggi!
Che bellezza!
Che grazia!
Mi siedo
ora sulla scalinata dove il grande, immenso albero con i suoi quattro tronchi,
allarga l’intrigo di rami e di foglie per
"regalare"
l’ombra
amica.
Questo per me è
un momento di grazia e come tale lo vivo, trascrivendo impressioni, speranze e
propositi, in rapide pennellate visive.
E’ già
meravigliosa la sensazione di pace che vivo dentro di me perché, anche se il
mio corpo mostra già qualche segno del tempo, la mia mente limpida mi ricorda
che “la crescita
dell’uomo è data dalla conquista della giovinezza, anzi dal ritorno all’infanzia”
e una frase del vangelo si fa strada dentro di me "se non diventerete come
bambini non entrerete nel regno dei Cieli".
E
improvvisamente, sento dei passettini lievi lontani prima ma sempre più vicini e
ora vedo correre a perdifiato una graziosa bimbetta che indossa sì un grazioso
vestitino azzurro con sopra una maglietta anche azzurra, ma una delle due
treccine è quasi sciolta, e il nastrino che la tratteneva pende dal suo visino
colorito per la corsa. Senza riflettere la chiamo d’istinto, perché ho la
stupenda sensazione di averla già conosciuta in un ieri lontanissimo nello
spazio e nel tempo: “Rosarita, Rosarituccia
non correre così forte puoi cadere e farti male!”
ma neanche mi
vede, neanche mi sente perché continua libera e felice a correre nel grande
frutteto della campagna… di una nostra amica di famiglia: la cara
zia Francesca.
E con la memoria
giovane del mio giovane cuore rivedo i lunghi filari di alberi dalle larghe
accartocciate foglie che offrono i frutti più saporiti della mia infanzia: i
pomo-cachi alla vaniglia che hanno la consistenza delle mele ma il sapore
dei lodi.
La vecchia
contadina Francesca, ricca di anni e di fatiche, mi chiama con voce strascicata:
”Signurì, signurì lu vuliti u pumo-cachi?”.
Ma senza
aspettare la mia risposta positiva toglie fuori dalla tasca del lungo grembiulone, una
specie di lama e comincia a sbucciare delicatamente il pomo-cachi dividendolo in pezzi.
Io mi alzo
sulla punta dei piedini e porgo avida
le mie manine e sfiorando le sue, rugose e callose, provo un piacere speciale e
unico nell’assaporare il dolcissimo e profumatissimo cachi alla vaniglia dono
della campagna napoletana ricchezza di gioia della mia infanzia.
Poi
apposta lascio gocciolare dalla boccuccia qualche goccia appiccicosa del succo
pastoso e profumato del frutto.
Ma “la
zia”
scopre il mio gesto e svelta, usando le nocche del suo grembiulone, si affretta ad asciugarmi, nel timore che
io possa sporcare
il mio grazioso vestitino azzurro !
E ancora oggi
quanta dolcezza mi giunge dalla dolcezza di allora!
La
dolcezza di allora
supera i limiti dello
spazio e del tempo, perché sulla foglia caduta da poco ai miei piedi, una
coccinella mi osserva curiosa e un grosso uccello, bianco e nero, a volo
radente, mi lascia il suo saluto !
Ora la penna non
riesce a fermare sul foglio tanta bellezza, e perplessa mi chiedo perché tanti
uomini negano l’esistenza di... Dio?
Ecco
rifletto, voglio regalare questi momenti che sto vivendo oggi
ai più poveri dei poveri: i “poveri
di Dio”
quindi
a tutti coloro che non hanno il verde bastone della speranza a cui appoggiarsi
nel faticoso cammino della vita.
E, per la
prima volta, nasce in me una strana motivazione interiore, quella di
rendere
"eterni” tramite
il linguaggio scritto, le tappe più significative del mio "iter... spirituale"
fermando sulla carta "i particolari" di questo paesaggio unico nello
splendore della sua varietà!
Dinanzi a
me appaiono, come in un quadro, i tetti rossi delle case che, digradando verso
il mare, via via si rimpiccioliscono e formano come un
merletto rossiccio steso da delicata mano d'uomo.
Laggiù,
laggiù si delinea "il tremolar della marina"
e, meraviglia, si può anche
intravedere la costa calabra, la terra, della mia gioventù, della mia vita di…
studentessa!
Alla mia
sinistra si può ammirare la visione di Taormina e un po’ più in là quella di
Castelmola e poi, verso destra, si può abbracciare con lo sguardo, l’azzurra,
palpitante insenatura circolare del "mio" mare d’Agnone dove
ho gustato l’ospitalità di Giovanni, Maria, Gilda, Annamaria.
Dal lato
sinistro, nei digradanti terrazzamenti del terreno, occhieggia il vigneto che,
privo di uva, offre solo il colore rosso-giallo-bruno delle sue foglie autunnali
e un po’ più in là si vedono risplendere, di luce propria, gli ulivi argentati,
ora la voce modulata del vento porta l'eco di un canto lontano "E' mia sorella
viene con me, la lunga strada che porta a te...".
Riconosco la
bella intonata voce di Aurora mentre il rosso trattore "traballa" qui nelle
trazzere di Vizzini e la calda voce di padre Antonio risponde "E' mio fratello
viene con me".
"Che porta a Te"
cantiamo tutti.
La bionda
Paola sorride divertita guardando me che
oso
cantare pur essendo stonata.
Rosetta, dagli
occhi limpidi, seduta accanto mi sorride e il mio cuore canta e la lode sale verso il cielo azzurro
e…vicino.
Uno scossone
forte mi allontana dai miei pensieri, siamo arrivati e ad uno ad uno saltiamo
con agilità giù dal trattore per andare a raccogliere le pere nei lunghi filari.
Ma dove sono
ora? Ecco ci attende la cordata nella collina di Vizzini nel nostro primo
indimenticabile campo di lavoro del 70 !
Tutti camminiamo
in fila indiana, su per uno stretto, sdrucciolevole, sentiero di campagna, tutti siamo forniti
di scarponcini, indossiamo pantaloni e cappelli per proteggerci dal caldo sole
siculo.
Padre Antonio
sostiene, con vigorosa stretta, la lunga e robusta fune e vicino a lui una
giovane, snella, dinamica ragazza ha già allungato l’affusolata mano per
afferrare con slancio perfetto, un pezzo della lunga fune.
Eccola
indossa attillati pantaloni blu, una fiorata camicetta ed un cappello di paglia
dalla larga falda, la osservo attenta: il suo sguardo risplende di
luce, perché ha spalmato sul viso una crema speciale quella della
gioia!
La gioia della
giovinezza e quella ben più profonda di appartenere ad una comunità, di
esserne parte viva!
Ma sì la
riconosco è Rosarita, la Rosarita di allora!
E la cordata
continua, continua e così tutti insieme saliamo e la calura del sole si fa
sentire.
Finalmente
siamo arrivati tenendoci per mano formiamo un cerchio e recitiamo il salmo:
“Monti
e mari e colline tutte benedite il Signore”.
“Noi siamo il popolo che Egli
conduce, il gregge del suo pascolo”.
Il mio cuore si
inebria di luce, di fede, di certezza di fede, perché Dio, il Signore della mia
vita, si rende visibile a me nel volto dei miei fratelli.
Miracolo, sempre
rinnovabile, nel mio vivere quotidiano !
Questa
certezza di fede e di speranza è ancora il
"perché"
della mia vita anche se non ho
avuto mai le "estasi"
di Santa Teresa, la "folgorazione" di Paolo,
"l’illuminazione"
di Agostino, tuttavia ho gustato
dei momenti di luce profonda che in un afflato ideale, voglio condividere con
voi lettori, per una testimonianza di vita e di speranza....... per affrontare
insieme le problematiche sociali, ecologiche, religiose, dei nostri giorni.
Sono una laica
impegnata nell'insegnamento e candidamente confesso che mi sono innamorata del
mio Signore, del mio Dio che mi ha sempre cercata,
sia nelle strade del mondo, sia in quelle della chiesa in un crescendo di
libertà e d’amore.
Così sotto
i miei stessi occhi sta prendendo vita questo libro che costituisce "il documento"
della mia storia d’amore fra me creatura e
Lui mio Creatore.
Proprio perché
la mia è
una storia così speciale per l’abissale differenza esistenziale fra i due
partner, è degna di essere raccontata e di essere "condivisa"...
Giro lo
sguardo nel mio cielo siculo e penso al libro di Andrè Frossard e piano ripeto “Dio
esiste io l’ho incontrato”
e la frase mi entra dentro e poi si espande fuori di me.
Ora guardo le
farfalle gialle che si posano sulle violacciocche e ora sulla larga foglia
merlettata due coccinelle si rincorrono.
Lassù l’Etna immensa ride di bianca
bellezza, indossando il suo velo da sposa e il sole inonda di luce la campagna e
tutte le creature animate innalzano il loro grazie a Dio e le pietre laviche
(creature inanimate) mandano bagliori di fuoco.
Ora sento un
lieve scalpiccio intorno a me e una voce nota mi chiama, mi giro e incrocio lo
sguardo interrogativo di Padre Egidio e mormoro piano: "Dio esiste io l'ho
incontrato". "Noi l'abbiamo incontrato" corregge e complice mi regala uno dei
suoi sorrisi.
Il
nostro messaggio si propaga fino al mare vicino che sembra trascolorare di gioia
sotto il cielo di Mongibello e gli uccelli fanno una corona nel cielo di Dio e
noi ci incamminiamo verso l'uscita: Francesca e Antonella sono già in macchina.
CHIAMATA
L'auto,
colma
di giovani
promesse,
sale verso
Gambanie
alta sul
monte
splendida
sul lago.
E' festa
nel magico
25 Aprile
del '68
e parole
nuove
corrono
tra noi
già
attenti
al vento
nuovo
della
storia.
Scendiamo
in fretta
liberi e
ridenti.
Il passo è
lieve
cadenzato
e lento
ma il
cuore corre.
Eccola:
la
Pineta appare
IMMENSA
quale
improvvisata
stupenda
<<CATTEDRALE>>
che ha per
volta il CIELO
e intorno
intorno
le verdi
<<guglie>>
svettanti
al vento.
Nell'incanto della natura
la pineta
accoglie e
ampia
degli
uccelli il canto.
Mi
fermo... ascolto
e padre
Antonio
giovane
con noi,
parla
le parole
- vita
arrivano
fino a me
di attese
nuove fremente.
Il lago
tremulo
in palpiti
d'argento,
rispecchia
i pini
e i nostri
giovani
volti
attenti.
Ci alziamo
insieme
liberi e
ridenti.
Siamo già
una
comunità.
Nel
tramonto d'oro
il canto
sale
dalla
terra al cielo
e pace
azzurra
scende nel
mio cuore.
Ti
riconosco come Dio d'Amore
e
liberamente
MI
CONSEGNO A TE.
Catania, 25-04-2002
* Continua...> vai
al
1° Capitolo
"Nell'arte è l'uomo che loda Dio, nella Natura , invece, è Dio che loda se
stesso!" Rosarita De Martino
FONTE : scritti
autobiografici di Rosarita De Martino , il Diario "Storia di una Chiamata" dell'incontro di Rosarita con
Dio sarà pubblicato a capitoli su ARTCUREL.
Chi
è interessato può inviare un commento a Rosarita De Martino al seguente
indirizzo e-mail (Maria):
lilumar@alice.it
Per chi vuole approfondire sulle
poesie di Rosarita De Martino , può visitare i siti :
Nessun commento:
Posta un commento