RINASCIMENTO PROSSIMO VENTURO
di Antonia Chimenti
Quello dell’avvento di
un nuovo Rinascimento è un auspicio, un desiderio segreto, un sogno,
fino ad ora non apertamente confessato, ma implicito nella mia scelta di
orientare studi e ricerche pluridecennali verso un’epoca storica così ricca di
fermenti, di movimento e di opere, di audace
riscoperta dei valori dell’humanitas perenne, nella sua
visione del mondo e nelle sue realizzazioni.
Un Rinascimento, quello di oggi, possibilmente emendato dalla sua nera
propensione alla violenza sanguinaria e vòlto a realizzare uno stile di vita
individuale e sociale nei quali
l’armonioso connubio di anima e corpo, spiritualità e affettività siano
pienamente realizzati, in un pianeta che, contrariamente a quello del secolo
XVI, ormai non ha più segreti.
L’eloquente messaggio di Michelangelo che nella sua Creazione
di Adamo, nella volta della Cappella Sistina,
rappresenta quell’atto primigenio, creatore di vita, della vita dell’anima, che
fa di una creatura di terra e fango il riflesso mirabile della bellezza di Dio,
non dovrebbe essere circoscritto ad
un’epoca storica, ma continuare a vivere
nell’anelito di chi, ripercorrendo a ritroso il cammino percorso dall’umanità,
si trova a confrontare quello slancio d’amore, che nella creazione aveva
realizzato un sogno di Dio, al travaglio di un’epoca, come quella odierna, che
si trova a dover affrontare serie
minacce rivolte alla stessa sopravvivenza della specie.
Minacce costituite da guerre, carestie, povertà,
inquinamento. ma anche da più contorte e tossiche manipolazioni, che minano
alla base i valori morali ai quali si dovrebbe
improntare la vita individuale e relazionale.
Il baluardo da contrapporre implica l’impegno di menti e
cuori che nella lucida visione della realtà non esitino a sanare e correggere
mali fisici, morali e ambientali con una determinazione perseverante.
Il titanico modello michelangiolesco, che traduce in
corpi perfetti e nella solennità dei gesti la divinità delle origini
dell’essere umano, dovrebbe aprire anche oggi la via che permetta ad un’umanità
indebolita, triste, confusa, a tratti artificialmente e superficialmente
euforica, l’accesso alla pienezza della vita, da accogliere e salvaguardare nelle varie fasi
dell’esistenza, dalla nascita alla morte, nella salute e nella malattia, in un
costante richiamo ai valori di bontà e giustizia, alla mitezza, al superamento
di pulsioni emotive negative, che minano le
relazioni interpersonali.
Resa spiritualmente e mentalmente forte dalla
contemplazione della bellezza, che nelle forme corporee e nell’universo creato
rivela il mistero delle divine origini, l’umanità dovrebbe anche umilmente
accogliere, accettare e contraccambiare quello slancio d’amore che si attuò
nel generare il nuovo Adamo, Gesù Cristo, sceso sulla
terra per volontà del Padre a instaurarvi il Suo Regno di pace e di
perdono e ad inaugurare uno stile di
vita nuovo, improntato alla fratellanza, all’amore senza profitto, nei vari
ambiti della vita collettiva.
Una visione Cristocentrica della vita e della storia,
l’accoglimento umile, ma virilmente e responsabilmente perseverante, nella
coscienza e nel cuore, del dono prezioso dell’Eucarestia, che è unione col
Divino, divinizzazione dell’umano, una partecipazione attiva e totalmente
coinvolta al Sacrificio della Croce, che
si celebra e si rinnova nella Santa Messa, l’ascolto, la
lettura, la meditazione della Parola di Dio e la sua attuazione nella vita
quotidiana porterebbero quei frutti che nel Rinascimento storico e culturale
del secolo XVI si preannunciarono, ma non si portarono a compimento, producendo
piuttosto fratture ideologiche, spargimento di sangue, violente sovrapposizioni
dell’umano al divino, mire ambiziose al potere e alla conquista, velate da
motivazioni religiose.
Quella felice simbiosi di plasticità classica e
profondità spirituale cristiana, che si realizzò negli esiti di artisti della
tempra di Michelangelo, ma anche di poeti e letterati e soprattutto nella vita
di Santi, colti ma evangelicamente semplici, grandi educatori, come, ad
esempio, San Carlo Borromeo, San Filippo Neri, Sant’Ignazio di Loyola. potrebbe
trovare forme diverse, oggi, adattarsi ai tempi, avvalersi di strumenti che
favoriscono la rapida diffusione delle idee, ma dovrebbe mirare
prioritariamente alla formazione di menti aperte e flessibili e di cuori
generosi, pronti a dare sollievo alle varie forme di sofferenza che, anzichè
diminuire, proliferano a causa della profanazione degli esseri umani e del
Creato e per la mancata attuazione del messaggio d’amore e di pace nella rettitudine,
che Gesù ci ha lasciato.
Uno stile evangelico attuato nella vita di tutti i
giorni, indipendentemente dai condizionamenti storici e culturali,
realizzerebbe quella sapienza del cuore, fatta di capacità di esprimere parole,
che porgono aiuto e sollievo o di capacità di tacere e di ascoltare, di
capacità di osservazione di indizi, anche minimi, di sofferenza da lenire, con
la dolcezza di un sorriso, con la carezza a un bambino, con la mano tesa a chi
ha bisogno.
Non è necessario occupare posti di alta responsabilità
per sviluppare gli immensi potenziali di bontà, dei quali ciascun essere umano
è dotato, da elargire in famiglia e nella società, attraverso un paziente
lavoro di trasformazione individuale e della società, che privilegia
l’educazione ai valori morali.
Un’educazione così intesa non può lasciare spazio ad
ambiguità, che velano la verità sacra della vita, dono prodigioso ricevuto, da
conservare, proteggere e condurre nella dignità.
Attraverso un esercizio costante di disciplina degli
istinti più animaleschi che per la soddisfazione effimera dell’egoismo schiavizzano l’anima, dovrebbe
essere visibile il fine ultimo cui è destinata: il ritorno alle sue divine
origini.
Non sono miraggi, vaniloqui, utopìa, non sono mete
lontane, irraggiungibili, ma semplici ritocchi, che la coscienza bene educata
può apportare in un esame lungo quanto la vita lo consente, per educare il
pensiero, il linguaggio e per una operosità ispirata al fulgido modello del
Vangelo.
Quelle statue ben tornite, quei versi ispirati a un
concetto titanico dell’esistenza che Michelangelo donò all’Umanità intera
ritornerebbero a pulsare in menti ordinate, in cuori appassionati, in anime
integre, libere dal Male,e lascerebbero frutti copiosi di opere, per una vera
rinascita degli esseri umani nella gioia e nella speranza.
© Antonia
Chimenti, San Michele della Fossa, 21 agosto 2015
Fonte : scritti e
appunti della prof.ssa Antonia Chimenti. E-mail:
a.chimenti@email.it
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