giovedì 25 luglio 2019

RINASCIMENTO PROSSIMO VENTURO , di Antonia Chimenti



RINASCIMENTO PROSSIMO VENTURO
 
di Antonia Chimenti
 
 


Quello dell’avvento di  un nuovo Rinascimento è un auspicio, un desiderio segreto, un sogno, fino ad ora non apertamente confessato, ma implicito nella mia scelta di orientare studi e ricerche pluridecennali verso un’epoca storica così ricca di fermenti, di movimento e di opere, di audace  riscoperta dei valori dell’humanitas perenne, nella sua visione del mondo e nelle sue realizzazioni.
Un Rinascimento, quello di oggi,  possibilmente emendato dalla sua nera propensione alla violenza sanguinaria e vòlto a realizzare uno stile di vita individuale  e sociale nei quali l’armonioso connubio di anima e corpo, spiritualità e affettività siano pienamente realizzati, in un pianeta che, contrariamente a quello del secolo XVI, ormai non ha più segreti.
L’eloquente messaggio di Michelangelo che nella sua Creazione di Adamo, nella volta della Cappella Sistina, rappresenta quell’atto primigenio, creatore di vita, della vita dell’anima, che fa di una creatura di terra e fango il riflesso mirabile della bellezza di Dio, non dovrebbe essere  circoscritto ad un’epoca storica, ma continuare  a vivere nell’anelito di chi, ripercorrendo a ritroso il cammino percorso dall’umanità, si trova a confrontare quello slancio d’amore, che nella creazione aveva realizzato un sogno di Dio, al travaglio di un’epoca, come quella odierna, che si trova a dover affrontare  serie minacce rivolte alla stessa sopravvivenza della specie.
Minacce costituite da guerre, carestie, povertà, inquinamento. ma anche da più contorte e tossiche manipolazioni, che minano alla base i valori morali ai quali si dovrebbe  improntare la vita individuale e relazionale.
Il baluardo da contrapporre implica l’impegno di menti e cuori che nella lucida visione della realtà non esitino a sanare e correggere mali fisici, morali e ambientali con una determinazione perseverante.
Il titanico modello michelangiolesco, che traduce in corpi perfetti e nella solennità dei gesti la divinità delle origini dell’essere umano, dovrebbe aprire anche oggi la via che permetta ad un’umanità indebolita, triste, confusa, a tratti artificialmente e superficialmente euforica, l’accesso alla pienezza della vita, da accogliere e  salvaguardare nelle varie fasi dell’esistenza, dalla nascita alla morte, nella salute e nella malattia, in un costante richiamo ai valori di bontà e giustizia, alla mitezza, al superamento di pulsioni emotive negative, che minano le  relazioni interpersonali.
Resa spiritualmente e mentalmente forte dalla contemplazione della bellezza, che nelle forme corporee e nell’universo creato rivela il mistero delle divine origini, l’umanità dovrebbe anche umilmente accogliere, accettare e contraccambiare quello slancio d’amore che si attuò nel  generare  il nuovo Adamo, Gesù Cristo, sceso sulla terra per volontà del Padre a instaurarvi il Suo Regno di pace e di perdono  e ad inaugurare uno stile di vita nuovo, improntato alla fratellanza, all’amore senza profitto, nei vari ambiti della vita collettiva.
Una visione Cristocentrica della vita e della storia, l’accoglimento umile, ma virilmente e responsabilmente perseverante, nella coscienza e nel cuore, del dono prezioso dell’Eucarestia, che è unione col Divino, divinizzazione dell’umano, una partecipazione attiva e totalmente coinvolta al Sacrificio della Croce, che
si celebra e si rinnova nella Santa Messa, l’ascolto, la lettura, la meditazione della Parola di Dio e la sua attuazione nella vita quotidiana porterebbero quei frutti che nel Rinascimento storico e culturale del secolo XVI si preannunciarono, ma non si portarono a compimento, producendo piuttosto fratture ideologiche, spargimento di sangue, violente sovrapposizioni dell’umano al divino, mire ambiziose al potere e alla conquista, velate da motivazioni religiose.
Quella felice simbiosi di plasticità classica e profondità spirituale cristiana, che si realizzò negli esiti di artisti della tempra di Michelangelo, ma anche di poeti e letterati e soprattutto nella vita di Santi, colti ma evangelicamente semplici, grandi educatori, come, ad esempio, San Carlo Borromeo, San Filippo Neri, Sant’Ignazio di Loyola. potrebbe trovare forme diverse, oggi, adattarsi ai tempi, avvalersi di strumenti che favoriscono la rapida diffusione delle idee, ma dovrebbe mirare prioritariamente alla formazione di menti aperte e flessibili e di cuori generosi, pronti a dare sollievo alle varie forme di sofferenza che, anzichè diminuire, proliferano a causa della profanazione degli esseri umani e del Creato e per la mancata attuazione del messaggio d’amore e di pace nella rettitudine, che Gesù ci ha lasciato.
Uno stile evangelico attuato nella vita di tutti i giorni, indipendentemente dai condizionamenti storici e culturali, realizzerebbe quella sapienza del cuore, fatta di capacità di esprimere parole, che porgono aiuto e sollievo o di capacità di tacere e di ascoltare, di capacità di osservazione di indizi, anche minimi, di sofferenza da lenire, con la dolcezza di un sorriso, con la carezza a un bambino, con la mano tesa a chi ha bisogno.
Non è necessario occupare posti di alta responsabilità per sviluppare gli immensi potenziali di bontà, dei quali ciascun essere umano è dotato, da elargire in famiglia e nella società, attraverso un paziente lavoro di trasformazione individuale e della società, che privilegia l’educazione ai valori morali.
Un’educazione così intesa non può lasciare spazio ad ambiguità, che velano la verità sacra della vita, dono prodigioso ricevuto, da conservare, proteggere e condurre nella dignità.
Attraverso un esercizio costante di disciplina degli istinti più animaleschi che per la soddisfazione effimera  dell’egoismo schiavizzano l’anima, dovrebbe essere visibile il fine ultimo cui è destinata: il ritorno alle sue divine origini.
Non sono miraggi, vaniloqui, utopìa, non sono mete lontane, irraggiungibili, ma semplici ritocchi, che la coscienza bene educata può apportare in un esame lungo quanto la vita lo consente, per educare il pensiero, il linguaggio e per una operosità ispirata al fulgido modello del Vangelo.
Quelle statue ben tornite, quei versi ispirati a un concetto titanico dell’esistenza che Michelangelo donò all’Umanità intera ritornerebbero a pulsare in menti ordinate, in cuori appassionati, in anime integre, libere dal Male,e lascerebbero frutti copiosi di opere, per una vera rinascita degli esseri umani nella gioia e nella speranza.





© Antonia Chimenti, San Michele della Fossa, 21 agosto 2015







Fonte : scritti e appunti della prof.ssa Antonia Chimenti. E-mail: a.chimenti@email.it  . 








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