giovedì 25 luglio 2019

IL CULTO DELLA VERGINE DELLE GRAZIE NELLA CATTEDRALE DI SAN LORENZO IN GROSSETO, di Alessio Varisco



IL CULTO DELLA VERGINE DELLE GRAZIE NELLA CATTEDRALE DI SAN LORENZO IN GROSSETO
di Alessio Varisco

 


Cattedrale di San Lorenzo a Grosseto

Cenni storici

Grosseto è la “capitale della Maremma”. Ne è il fulcro, oltre a esserne il capoluogo di provincia più a meridione della regione Toscana.
Fin dai tempi più remoti è segnalata la presenza dell’uomo, attraverso ritrovamenti archeologici significativi, Roselle, cittadina etrusca prima e romana.
Ma l’uomo in questa provincia grossetana è segnalato dalla notte dei tempi: insediamenti significativi sono testimoniati dal ritrovamento di numerosi manufatti, addirittura resti delle mura villanoviane nella città di Orbetello risalenti al X sec a.C.
E la presenza cristiana è segnalata dalla Chiesetta di San Pietro, con abside romanica del VI sec. d.C., numerose lapidi, resa visibile grazie agli interventi di restauro applicati dal Vescovo negli ultimi anni; peraltro nella parte absidale il pavimento è stato sostituito da lastre di cristallo che consentono la visione sotto il livello dell’attuale presbiterio dell’antico catino absidale. L’edificio sorge lungo l’attuale corso Giosuè Carducci, a pochi passi dalla Porta Nuova entro le mura medicee[1]. La chiesa inoltre presenta diverse immagini caratteristiche: un bassorilievo raffigurante un pellicano che mangia le proprie interiora, segno simbolico tipico dell’arte medievale che sta a significare la potenza della Risurrezione per tramite di Cristo dalla crocifissione; la seconda, una fiera –esattamente un leone- non è già simbolo dell’evangelista Marco, bensì simbolo anch’esso della Risurrezione dell’Agnello, del Salvatore, del Messia, come il precedente rilievo. Entrambi fanno supporre un uso “catechistico” forse dipeso dal fiorire nella cittadina, in epoca di proselitismo di frati predicatori, o monaci, proprio nella chiesetta simbolo di affratellamento alla comunità della Cattedra Petrina, segno di gratitudine e vicinanza al romano Pontefice. Sullo stipite della Sagrestia - vorrei anche sottolinearvi - una bella maiolica raffigurante una Croce Gerosolimitana.

 
Il cuore della Grosseto cristiana                                      

 Grosseto dunque centro cristiano, sede Vescovile, e come ciascuna diocesi ha una chiesa dedicata alla precipua opera di pastoralità del Vescovo, pastore della comunità, suo Ordinario del luogo secondo la disciplina canonica.
La Chiesa Cattedrale di Grosseto è intitolata a San Lorenzo, diacono morto martire nell’anno 258 quando l’Imperatore Valeriano ordina la messa a morte di vescovi e sacerdoti. La medesima sorte tocca al Diacono Lorenzo che diviene patrono dei Diaconi, dei Cuochi e dei Pompieri. Si deve a Sant’Ambrogio, Vescovo di Milano,
«“Bruciato sopra una graticola": un supplizio che ispirerà opere d’arte, testi di pietà e detti popolari per secoli. Ma gli studi (v. Analecta Bollandiana 51, 1933) dichiarano leggendaria questa tradizione. Valeriano non ordinò torture. Possiamo ritenere che Lorenzo sia stato decapitato come Sisto II, Cipriano e tanti altri. Il corpo viene deposto poi in una tomba sulla via Tiburtina. Su di essa, Costantino costruirà una basilica, poi ingrandita via via da Pelagio II e da Onorio III; e restaurata nel XX secolo, dopo i danni del bombardamento americano su Roma del 19 luglio ‘43». [Domenico Agasso]
L’edificio sorse sul luogo della Chiesa dedicata a Santa Maria, opera forse comacina, esistente nel 1138, al tempo del vescovo Rollando, quando Grosseto divenne sede della cattedra vescovile. Oggi è il fulcro delle città, piazza Duomo e dall’ingresso laterale –sulla bella scenografica Piazza Dante Alighieri- in cui ogni anno si svolge la festa del Santo Patrono fra l’esultanza fiabesca dei maremmani che festeggiano con pasta, vini il proprio Protettore[2].
I lavori di costruzione ebbero inizio verso il 1190, quando era vescovo Gualfredo, e, per quanto spesso interrotti, soprattutto a causa delle continue guerre di Siena, l’edificio, se non finito, era almeno coperto prima della morte di Federico II (1250), poiché il 24 aprile del 1249 vi fu trascritta, collazionata ed autenticata la copia del diploma col quale l’imperatore, nel 1221, aveva investito della signoria di Grosseto Ildebrando, conte palatino di Toscana. Nel 1294, sotto la guida dell’architetto senese Sozzo di Pace Rustichini, fu iniziata la decorazione della fronte e del fianco sud, come attestano due iscrizioni murate una a destra, sulla facciata, e l’altra, lateralmente, sul pilastro di mezzogiorno.
Nel 1402 l’uomo provvido Domenico di Francesco di Montemerano, operaio a vita della cattedrale, curò che fosse fatto il campanile, cui furono aggiunti, alla fine del secolo XIX, il cono cestile, le decorazioni delle finestre ed i quattro pinnacoli angolari. Essendo operaio di Sagra Maria di Grosseto Salvatore di Lemmo di Castello a mare di Napuli, nel 1470, fu fatto il fonte battesimale che fu in un primo tempo sistemato nel transetto sinistro; può essere attribuito ad Antonio di Ser Ghino, autore dell’altare della Madonna delle Grazie, come si legge nella lunetta dello stesso.
Nell’anno 1506 Girolamo dei Vantaggioli fece costruire una pila per l’acqua santa, forse dallo stesso autore della pila Federighi del duomo di Siena.
Nei decenni seguenti, riferibili alla pestilenza del 1527, e per l’incombente pericolo delle incursioni piratesche, l’edificio decadde e nel 1535 in parte crollò. Il restauro fu affidato all’architetto Anton Maria di Paolo Lan, detto Il Tozzo, discepolo del Peruzzi e di indirizzo classico. Poiché il Lati tendeva a non restaurare, ma a trasformare, i grossetani si ribellarono e lo cacciarono. Le manomissioni continuarono fino agli ultimi del secolo scorso: furono demoliti gli altari barocchi disposti lungo le pareti laterali e sostituite alcune fasce della fronte; furono aggiunte, sul lato di mezzogiorno, due statue sui pilastri ed il gruppo plastico della Madonna nella lunetta del portale, opere dello scultore Maccari: per la realizzazione della Madonna col Bambino, si ispirò al gruppo trecentesco di Giovanni d’Agostino nell’oratorio senese di San Bernardino.


Cattedrale di San Lorenzo a Grosseto
 
Descrizione struttura

Le misure del Sacro Edificio della Cattedrale di San Lorenzo in Grosseto misura: 46.50 mt. sull’asse longitudinale valutato senza il raggio absidale che è m. 3,20; l'asse trasversale misurato al transetto è di m. 27,60; la larghezza misurata è di 18 metri, nel corpo fra le tre navate; il tratto incluso tra l'intradosso della facciata e il braccio trasversale è di mt. 26,60 e ci svela, pur schematicamente, un profilo diverso da quello che si riscontra nelle più importanti fabbriche sorte in Toscana, al cadere del secondo Duecento e nella prima metà del secolo successivo.
«Tre navate si affiancano col regolare tracciato di massicce colonne e potenti muri d’ambito aventi, gli uni e le altre dimensioni assolute in pianta e per il loro rapporto con gli spazi delimitanti in elevazione, un ruolo plastico di non comune accentuazione. Dopo la quarta si innesta il transetto di espansione modesta nei due sensi.

ESTERNO
Mentre il lato settentrionale è rimasto incompiuto e quasi privo di decorazioni, la fronte ed il lato meridionale sono a fasce bianche e rosse di broccatello di Montarrenti e rosso di Caldana.
La facciata, anche se in parte modificata dal restauro del Lati, cui sono seguiti altri restauri nell’Ottocento, richiama lo stile romanico.
Vicino ai motivi decorativi di Sozzo di Pace è il grande rosone della facciata, uno dei più belli della Toscana. Sono di Sozzo anche i simboli degli evangelisti collocati nel cornicione della fronte: l’uomo, emblema di San Matteo, il leone di San Marco, il bue di San Luca ed infine l’aquila, simbolo di San Giovanni.
Dello stesso autore sono altre decorazioni del lato meridionale: la figura umana collocata nel primo pilastro, le slanciate bifore gotiche, i pilastri e la decorazione della porta. Questa presenta nell’architrave una decorazione di trilobi racchiudenti la figura di Cristo e degli evangelisti, e negli stipiti formelle con personaggi, scenette e fiori. Secondo altri la decorazione riecheggia i modi di Giovanni dAgostino. Il gruppo plastico della lunetta, rappresentante la Madonna in treno col Bambino tra due angeli portatori di vasi fioriti, ed i due santi inseriti nelle nicchie dei due pilastri laterali sono, come già detto, un’aggiunta dei secolo scorso.
 
INTERNO
Nell’interno la luce è distribuita da una serie di finestre situate nelle paret della navata centrale, che furono ristrette nel Seicento, dal rosone e da due bifore che hanno vetri colorati rappresentanti santi, opera quattrocentesca di Girolamo di Benvenuto.
Della fine del secolo XIII sono i leoni e la mezzaluna del portale centrale, raffigurante il Redentore entro mandorla, in atto di benedire, tra quattro angeli.
Nella prima campata di sinistra è una pila marmorea fatta scolpire nel 1506 da Girolamo dei Vantaggioli nella bottega del senese Federighi, autore della omonima pila del duomo di Siena. La base triangolare con tre putti alternati a tre stemmi (di Grosseto, dell’Opera e del donatore) sostiene lo stelo decorato con tre delfini cavalcati da tre putti, i quali a loro volta sostengono la vasca adorna, all’esterno, di ghirlande di fiori e di frutta e di uccelli, e, all’interno. di granchi, rane e pesci; nella parte mediana dello stelo è un’iscrizione con la data dell’opera.
Nella seconda campata di sinistra è la vasca battesimale ottagona, scolpita da Antonio di Ser Ghino nei 1470. Ornata da festoni, è sostenuta da un piedistallo in cui sono quattro stemmi (di Grosseto, di Siena, dell’Opera e de donatore Salvatore di Lemmo); la parte superiore è costituita da u tempietto ottagonale con sette nicchie occupate da statue di santi, la cupola, a palme e schematici acanti, è sormontata Jalla figura del Battista.
Dello stesso autore è la decorazione dell’altare sinistro dei transetto, dedicato alla Vergine delle Grazie.
Del secolo XV sono uno stucco colorato appeso al pilastro destro vicino all’altar maggiore, ed il Crocifisso ligneo del transetto destro, di scuola toscana, donato al duomo dai cardinale Giuliano Cesarini che resse la diocesi nel 1439; l’opera è inserita in un altare scolpito da D. Jardella. Sopra il coro ligneo dei 1629, è una tela raffigurante i santi Carlo Borromeo e Lorenzo adoranti il Nome di Gesù, del Rustici (XVI-XVII secolo).
L’altare maggiore, di marmi pregiati ed intarsiati, fu eretto nel 1649, come testimonia un’iscrizione sul retro. La cattedrale custodisce le reliquie di San Lorenzo, cui è dedicata, in un prezioso reliquiario esposto sull’altare maggiore in occasione del 10 agosto, festa del santo, patrono di Grosseto.
Il paliotto del provvisorio altare maggiore è in argento decorato a sbalzo, cesello ed incisioni; è del 1782, opera di Antonio e Giacomo Bonechi.
Nell’antisacrestia è una piccola raccolta di quadri dei secoli XVII-XVIII ed un ciborio marmoreo del 1500 a forma di tempietto, con due figure di santi: San Lorenzo con la graticola sulla quale fu martirizzato, e San Pietro con le chiavi del Paradiso.

 
La Vergine Assunta detta la Madonna delle Grazie


LA MADONNA DELLE GRAZIE

L’altare sinistro del transetto, dedicato alla Madonna delle Grazie, è opera di Antonio Ser Ghino e risale al 1474. E’ composto da due lesene scanalate che poggiano su basi adorne di stemmi e sorreggono un fregio scolpito con palmette. Sopra è una lunetta che rappresenta, a bassorilievo, l’Annunciazione. La lunetta, definita da cornici e da girali a lance di palma, è sovrastata dal busto del Padre Eterno, mentre ai lati presenta due statuette: un martire in dalmatica con la palma del martirio ed un vescovo col pastorale. Al centro dell’altare è un tabernacolo con stipiti decorati con candelabri, frutta, spighe e grappoli d’uva, che sostengono un arco con serafini. Al di sopra, entro ghirlande, sono gli stemmi di Grosseto e dell’Opera. Sull’altare è una tavola a fondo oro che rappresenta la Vergine circondata da otto angeli, una delle più alte creazioni di Matteo di Giovanni (1470 ca.), resto di una più grande tavola andata parzialmente distrutta in un incendio. Con le mani giunte nella preghiera, le palpebre appena abbassate e lo sguardo fisso, la figura esprime contemporaneamente castità ed umiltà serena, ma insieme anche la maestà paradisiaca, delicatamente espressa nel linguaggio umanistico del Quattrocento senese.
Nella guarnizione d’oro del velo è scritto:
«Ecce (Ancili)a Domini fiat (mihi) secundum (verbum tuum); nella guarnizione d’oro del manto è scritto: Ave gratia piena Dominus t(ecum) e Missus est angeius Ghabriel.»
Originariamente doveva rappresentare l’Assunzione, concepita in una pala di grandi dimensioni, di quella nuova vastità che verso la fine del XV secolo trova esempi anche in Maremma.
Tutte quattrocentesche sono le simmetrie in cui la pittura è contenuta, che riecheggiano l’Assunta di Domenico di Bartolo, e creano un’astrazione intellettuale consona al trapasso dalla condizione umana a quella paradisiaca, originariamente rappresentata dalla cintola che cadeva a terra.

V.BURATTINI, Simboli e diciture, in V.BURATTINI - G.MARRUCCHI - E.PRINCI, Nel duomo di Grosseto. Visita liturgia preghiera, Grosseto 1999, p.31:
«Se ci si avvicina all'immagine della Madonna delle grazie, si possono notare le scritte inserite da Matteo di Giovanni nell'aureola e nelle vesti.
1. Nell'aureola, di solito nascosta dalla corona, è riportato l'inizio della prima antifona dei vespri del 15 agosto. Questo testo costituisce il titolo stesso del quadro e certamente era ben più appropriato quando la tavola, non ancora ritagliata, mostrava l'intera figura di santa Maria in un cielo affollato di angeli festanti. ASSVMPTA EST MARIA IN (CAELVM, GAVDENT ANGELI, LAVDANTES BENEDICVNT DOMINVM). Maria è stata assunta in cielo, gli angeli gioiscono e, lodandone il Signore, lo benedicono.
2. La tunica di santa Maria è un ricco broccato a fogliami di filo d'oro, come ne venivano prodotti fin dal Trecento a Firenze e in altre città italiane. L'orlo del collo reca la scritta REGINA, che fu nel medioevo un appellativo frequentis-simo della Vergine. Del resto, nei cicli pittorici, la scena dell'assunzione della Madonna precede sempre quella della sua incoronazione a regina del cielo e della terra. La scelta della veste dorata, come nell'iconografia del Cristo risorto, è dovuta al fatto che l'oro, metallo prezioso e inattaccabile, è simbolo di regalità e di eternità. La gloria di Maria, che tradizionalmente era stata rappresentata da una mandorla policroma, in questa tavola è più modernamente raffigurata dai piccoli, ma fitti raggi emanati dal corpo dell'Assunta.
3. Santa Maria è avvolta in un manto che le copre il capo e le ricade sovrapponendosi sulle ginocchia. La stoffa è un ricco broccato bianco con ornati a fili rossi (melegrane) e d'oro, mentre il rovescio è di un cobalto scuro. Il bianco è il colore delle feste liturgiche mariane ed è consueto nelle immagini senesi dell'assunzione, mentre il colore dei risvolti concorda con l'iconografia più tradizionale, che prediligeva da secoli, per il manto di Maria, il colore del cielo, per designare la creatura che lo Spirito santo aveva avvolto con la sua ombra fecondatrice. Del melograno, dei cui rami si cingevano le antiche spose romane, i frutti qui raffigurati appaiono come fiammeggianti, evocando la simbologia dello Spirito santo, non senza un rimando alla Chiesa, di cui Maria è modello, mentre la melagrana ne simboleggia la compatta unità. Sul gallone dorato del mantello corre una serie di scritte desunte dal vangelo dell'annunciazione. In particolare, le frasi che incorniciano il grembo verginale in cui Gesù Cristo visse la sua fase prenatale, ricordano il messaggio e l'iniziativa di Dio. MISSUS EST ANGELUS GHABRIE(L A DEO) L'angelo Gabriele fu inviato da Dio (Lc I, 26). AVE GRATIA PLENA DOMINVS T(ECVM) Ave, piena di grafia, il Signore è con te (Lc 1, 28). Sul breve risvolto dietro la mano sinistra, si legge ave, mentre le poche lettere dietro la destra, DIN, non formano una parola comprensibile.
4. Altre scritte sul gallone del manto contornano la testa di santa Maria e riproducono la risposta che ella dette al messaggio di Dio. ECCE (AN)CI(LL)A DOMINI. FIAT MIC(HI) SEC(VNDVM VERBVM TVVM) Ecco la serva del Signore. Si faccia di me secondo la tua parola (Lc I, 38) ".
 
 




BIBLIOGRAFIA: C. BRANDI,Quattrocentisti senesi. Milano, 1949, pp. 148-152; B FREDERICKSEN, D. DARRELL Benvenuto di Giovanni. Girolamo di Benvenuto. Malibu, 1966;B.L. KANTER, Laurence B. Benvenuto di Giovanni in " Painting in Renaissance Siena 1420-1500", Ed. Keith Christiansen, Laurence B. Kanter, and Carl Brandon Strehlke. Cat. esposizione, Metropolitan Museum of Art, New York, 1988, pp. 300-315; R. K. BURNAM Restoring italian Stained Glass in "Stained Glass Quarterly" summer 1989,pp. 140-42; C. ALESSI, in" Francesco di Giorgio e il Rinascimento a Siena 1450-1500", Ed. Luciano Bellosi, Siena Chiesa di Sant'Agostino, cat esposizione, Milano, 1993, pp. 518-519; M.C.BANDERA, Benvenuto di Giovanni. Milano, 1999.
M. BOSKOVITS, - D. A. BROWN, (AA.VV.) Italian Paintings of the Fifteenth Century. The Systematic Catalogue of the National Gallery of Art. Washington, D.C., 2003: 106; F.FUMI CAMBI GODO, Opere d'arte del secolo XV nella Cattedrale di Grosseto, in C.GNONI MAVARELLI- L.MARTINI [a cura di], La cattedrale di San Lorenzo a Grosseto. Arte e storia dal XIII al XIX secolo, Cinisello Balsamo 1996

 

[1] Le mura erette dopo la cacciata degli Aldobrandeschi che governavano la città dall’XI sec. fu opera di Cosimo de’ Medici nel 1559. la nobile famiglia fiorentina consentì una ripresa di Grosseto che incentivò con opere di bonifica, la pineta Granducale a Marina di Alberese, nel Parco della Maremma si deve a Cosimo. La nobile famiglia fiorentina fece costruire l’escavazione dei canali per la cinta muraria ancora intatta e numerosi edifici pubblici. Le mura hanno uno sviluppo esagonale, esse sono un apparato difesivo, una sorta di circuito che racchiudeva la città interamente, con bastioni angolari e il Cassero Senese – inglobato- iniziato nel 1344
[2] La costruzione della Cattedrale avvenne all'interno di  un agglomerato urbano già organizzato secondo criteri facilmente facilmente riconoscibili  osservando la pianta del centro storico, ove è evidente che soltanto gli edifici che le sono prossimi, e che si affacciano sulla piccola piazza antistante l'edificio,  hanno l'orientamento della chiesa. Tutto il resto della città entro le mura ne ha uno diverso, derivante dallo sviluppo del suo nucleo originario su direttrici ben precise, costituite da tratti di vie antiche. La ragione di questa diversità di orientamento fra vecchio e nuovo risiede nelle caratteristiche scenografiche da conferire alla vicina piazza del comune. Ispirandosi al modello senese della Piazza del Campo, i progettisti disegnarono l'asse longitudinale della cattedrale obliquo rispetto a quello della città (l’odierno Corso Carducci), affinché‚ il lato meridionale della chiesa costituisse il limite opportunamente orientato di un grande spazio a ventaglio (Cfr. G.PRISCO, Grosseto da corte a città, Vol. I, Grosseto 1989, pp.70-76;  M.ASCHERI-G.PRISCO, La cattedrale, il riordino urbanistico e l’élite di Grosseto dal Duecento al Trecento, in La Cattedrale di Grosseto e il suo popolo 1295-1995. Atti del Convegno di studi storici. Grosseto 3-4 novembre 1995, [a cura di V.Burattini], Grosseto 1996, pp.101-104).




Fonte :   scritti dell'artista prof. Alessio Varisco , Técne Art Studio .
Prof. ALESSIO VARISCO
Designer - Magister Artium
Art Director Técne Art Studio
http://www.alessiovarisco.it









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