IL CULTO DELLA VERGINE DELLE GRAZIE NELLA CATTEDRALE DI SAN LORENZO IN GROSSETO
di Alessio Varisco
Cattedrale di San Lorenzo a Grosseto
Cenni storici
Grosseto è la
“capitale della Maremma”. Ne è il fulcro, oltre a
esserne il capoluogo di provincia più a meridione della regione Toscana.
Fin dai tempi
più remoti è segnalata la presenza dell’uomo, attraverso ritrovamenti
archeologici significativi,
Roselle, cittadina etrusca prima e romana.
Ma l’uomo in
questa provincia grossetana è segnalato dalla
notte dei tempi: insediamenti significativi sono
testimoniati dal ritrovamento di numerosi manufatti, addirittura resti delle
mura villanoviane nella città di Orbetello risalenti al X sec a.C.
E la presenza cristiana è segnalata dalla
Chiesetta di San Pietro, con abside romanica del VI sec.
d.C., numerose lapidi, resa visibile grazie
agli interventi di restauro applicati dal Vescovo negli ultimi anni; peraltro
nella parte absidale il pavimento è stato sostituito da lastre di cristallo
che consentono la visione sotto il livello dell’attuale presbiterio
dell’antico catino absidale. L’edificio sorge lungo l’attuale
corso Giosuè Carducci, a pochi passi dalla Porta
Nuova entro le mura medicee[1].
La chiesa inoltre presenta diverse immagini caratteristiche: un bassorilievo
raffigurante un pellicano che mangia le proprie interiora, segno simbolico
tipico dell’arte medievale che sta a significare la
potenza della Risurrezione per tramite di Cristo dalla crocifissione; la
seconda, una fiera –esattamente un leone- non è già simbolo dell’evangelista
Marco, bensì simbolo anch’esso della Risurrezione dell’Agnello, del Salvatore,
del Messia, come il precedente rilievo. Entrambi fanno
supporre un uso “catechistico” forse dipeso dal fiorire nella cittadina, in
epoca di proselitismo di frati predicatori, o monaci, proprio nella chiesetta
simbolo di affratellamento alla comunità della Cattedra
Petrina, segno di gratitudine e vicinanza al romano Pontefice. Sullo
stipite della Sagrestia - vorrei anche sottolinearvi
- una bella maiolica raffigurante una Croce Gerosolimitana.
Il cuore della Grosseto
cristiana
Grosseto dunque centro cristiano, sede Vescovile, e come ciascuna diocesi ha una chiesa dedicata alla precipua opera di pastoralità del Vescovo, pastore della comunità, suo Ordinario del luogo secondo la disciplina canonica.
La Chiesa
Cattedrale di Grosseto è intitolata a San Lorenzo, diacono morto martire
nell’anno 258 quando l’Imperatore Valeriano ordina
la messa a morte di vescovi e sacerdoti. La medesima sorte
tocca al Diacono Lorenzo che diviene patrono dei Diaconi, dei Cuochi e dei
Pompieri. Si deve a Sant’Ambrogio, Vescovo
di Milano,
«“Bruciato
sopra una graticola": un supplizio che ispirerà opere d’arte, testi di pietà e
detti popolari per secoli. Ma gli studi (v.
Analecta Bollandiana
51, 1933) dichiarano leggendaria questa tradizione. Valeriano non ordinò
torture. Possiamo ritenere che Lorenzo sia stato decapitato come Sisto II,
Cipriano e tanti altri. Il corpo
viene deposto poi in una tomba sulla via
Tiburtina. Su di essa,
Costantino costruirà una basilica, poi ingrandita via via
da Pelagio II e da Onorio III; e restaurata nel XX secolo, dopo i danni del
bombardamento americano su Roma del 19 luglio ‘43». [Domenico
Agasso]
L’edificio sorse sul luogo della Chiesa dedicata a
Santa Maria, opera forse
comacina, esistente nel 1138, al tempo del vescovo Rollando, quando
Grosseto divenne sede della cattedra vescovile. Oggi è il fulcro delle città,
piazza Duomo e dall’ingresso laterale –sulla bella
scenografica Piazza Dante Alighieri- in cui ogni anno si svolge la festa del
Santo Patrono fra l’esultanza fiabesca dei maremmani che festeggiano con
pasta, vini il proprio Protettore[2].
I lavori di
costruzione ebbero inizio verso il 1190, quando era vescovo Gualfredo, e, per
quanto spesso interrotti, soprattutto a causa delle continue guerre di Siena,
l’edificio, se non finito, era almeno coperto prima della morte di Federico II
(1250), poiché il 24 aprile del 1249 vi fu
trascritta, collazionata ed autenticata la copia del diploma col quale
l’imperatore, nel 1221, aveva investito della signoria di Grosseto Ildebrando,
conte palatino di Toscana. Nel 1294, sotto la guida dell’architetto senese
Sozzo di Pace Rustichini, fu iniziata la
decorazione della fronte e del fianco sud, come attestano due iscrizioni
murate una a destra, sulla facciata, e l’altra, lateralmente, sul pilastro di
mezzogiorno.
Nel 1402 l’uomo
provvido Domenico di Francesco di Montemerano,
operaio a vita della cattedrale, curò che fosse fatto il campanile, cui
furono aggiunti, alla fine del secolo XIX, il cono
cestile, le decorazioni delle finestre ed i
quattro pinnacoli angolari. Essendo
operaio di Sagra Maria di Grosseto Salvatore di
Lemmo di Castello a mare di
Napuli, nel 1470, fu fatto il fonte
battesimale che fu in un primo tempo sistemato nel transetto sinistro; può
essere attribuito ad Antonio di Ser Ghino, autore
dell’altare della Madonna delle Grazie, come si legge nella lunetta dello
stesso.
Nell’anno 1506
Girolamo dei Vantaggioli fece costruire una pila
per l’acqua santa, forse dallo stesso autore della pila
Federighi del duomo di Siena.
Nei decenni
seguenti, riferibili alla pestilenza del 1527, e per l’incombente pericolo
delle incursioni piratesche, l’edificio decadde e nel 1535 in parte crollò. Il
restauro fu affidato all’architetto Anton Maria di
Paolo Lan, detto Il Tozzo, discepolo del
Peruzzi e di indirizzo
classico. Poiché il Lati tendeva a non restaurare,
ma a trasformare, i grossetani si ribellarono e lo
cacciarono. Le manomissioni continuarono fino agli ultimi del secolo scorso:
furono demoliti gli altari barocchi disposti lungo le pareti laterali e
sostituite alcune fasce della fronte; furono aggiunte, sul lato di
mezzogiorno, due statue sui pilastri ed il gruppo plastico della Madonna nella
lunetta del portale, opere dello scultore Maccari:
per la realizzazione della Madonna col Bambino, si
ispirò al gruppo trecentesco di Giovanni d’Agostino nell’oratorio senese di
San Bernardino.
Cattedrale di San Lorenzo a Grosseto
Descrizione
struttura
Le misure del Sacro Edificio della Cattedrale di
San Lorenzo in Grosseto misura: 46.50
mt. sull’asse
longitudinale valutato senza il raggio absidale che è m. 3,20; l'asse
trasversale misurato al transetto è di m. 27,60; la larghezza misurata è di 18
metri, nel corpo fra le tre navate; il tratto incluso tra l'intradosso della
facciata e il braccio trasversale è di mt. 26,60 e
ci svela, pur schematicamente, un profilo diverso da quello che si riscontra
nelle più importanti fabbriche sorte in Toscana, al cadere del secondo
Duecento e nella prima metà del secolo successivo.
«Tre navate si affiancano col regolare tracciato
di massicce colonne e potenti muri d’ambito aventi, gli uni e le altre
dimensioni assolute in pianta e per il loro rapporto con gli spazi delimitanti
in elevazione, un ruolo plastico di non comune accentuazione. Dopo la quarta
si innesta il transetto di espansione modesta nei
due sensi.
ESTERNO
Mentre il lato settentrionale è rimasto
incompiuto e quasi privo di decorazioni, la fronte ed il lato meridionale sono
a fasce bianche e rosse di broccatello di Montarrenti
e rosso di Caldana.
La facciata,
anche se in parte modificata dal restauro del Lati,
cui sono seguiti altri restauri nell’Ottocento, richiama lo stile romanico.
Vicino ai
motivi decorativi di Sozzo di Pace è il grande
rosone della facciata, uno dei più belli della Toscana. Sono di Sozzo anche i
simboli degli evangelisti collocati nel cornicione della fronte: l’uomo,
emblema di San Matteo, il leone di San Marco, il
bue di San Luca ed infine l’aquila, simbolo di San Giovanni.
Dello stesso
autore sono altre decorazioni del lato meridionale: la figura umana collocata
nel primo pilastro, le slanciate bifore gotiche, i
pilastri e la decorazione della porta. Questa presenta nell’architrave
una decorazione di trilobi racchiudenti la figura
di Cristo e degli evangelisti, e negli stipiti formelle con personaggi,
scenette e fiori. Secondo altri la decorazione riecheggia i modi di Giovanni
dAgostino. Il gruppo
plastico della lunetta, rappresentante la Madonna in treno col Bambino tra due
angeli portatori di vasi fioriti, ed i due santi inseriti nelle nicchie dei
due pilastri laterali sono, come già detto, un’aggiunta
dei secolo scorso.
INTERNO
Nell’interno la luce è distribuita da una
serie di finestre situate nelle paret della navata
centrale, che furono ristrette nel Seicento, dal
rosone e da due bifore che hanno vetri colorati rappresentanti santi, opera
quattrocentesca di Girolamo di Benvenuto.
Della fine del secolo XIII sono i leoni e la
mezzaluna del portale centrale, raffigurante il Redentore entro mandorla, in
atto di benedire, tra quattro angeli.
Nella prima
campata di sinistra è una pila marmorea fatta scolpire nel 1506 da Girolamo
dei Vantaggioli nella bottega del senese
Federighi, autore della
omonima pila del duomo di Siena. La base triangolare con tre putti alternati a
tre stemmi (di Grosseto, dell’Opera e del donatore) sostiene lo stelo decorato
con tre delfini cavalcati da tre putti, i quali a loro volta sostengono la
vasca adorna, all’esterno, di ghirlande di fiori e di frutta e
di uccelli, e, all’interno. di
granchi, rane e pesci; nella parte mediana dello stelo è un’iscrizione con la
data dell’opera.
Nella seconda
campata di sinistra è la vasca battesimale ottagona,
scolpita da Antonio di Ser Ghino nei 1470. Ornata
da festoni, è sostenuta da un piedistallo in cui sono quattro stemmi (di
Grosseto, di Siena, dell’Opera e de donatore Salvatore di Lemmo); la parte
superiore è costituita da u tempietto ottagonale
con sette nicchie occupate da statue di santi, la cupola, a palme e schematici
acanti, è sormontata Jalla figura del Battista.
Dello stesso
autore è la decorazione dell’altare sinistro dei transetto,
dedicato alla Vergine delle Grazie.
Del secolo XV
sono uno stucco colorato appeso al pilastro destro vicino all’altar maggiore,
ed il Crocifisso ligneo del transetto destro, di
scuola toscana, donato al duomo dai cardinale Giuliano
Cesarini che resse la diocesi nel 1439; l’opera è inserita in un altare
scolpito da D. Jardella. Sopra il coro ligneo dei
1629, è una tela raffigurante i santi Carlo
Borromeo e Lorenzo adoranti il Nome di Gesù, del Rustici (XVI-XVII secolo).
L’altare
maggiore, di marmi pregiati ed intarsiati, fu eretto nel 1649, come
testimonia un’iscrizione sul retro. La cattedrale
custodisce le reliquie di San Lorenzo, cui è dedicata, in un prezioso
reliquiario esposto sull’altare maggiore in occasione del 10 agosto, festa del
santo, patrono di Grosseto.
Il paliotto del
provvisorio altare maggiore è in argento decorato a sbalzo, cesello ed
incisioni; è del 1782, opera di Antonio e Giacomo
Bonechi.
Nell’antisacrestia è una piccola raccolta di quadri dei secoli XVII-XVIII ed
un ciborio marmoreo del 1500 a forma di tempietto, con due figure di santi:
San Lorenzo con la graticola sulla quale fu martirizzato, e San Pietro con le
chiavi del Paradiso.
La Vergine Assunta detta la Madonna delle
Grazie
LA MADONNA DELLE GRAZIE
L’altare
sinistro del transetto, dedicato alla Madonna delle Grazie, è opera
di Antonio Ser Ghino e
risale al 1474. E’ composto da due lesene scanalate
che poggiano su basi adorne di stemmi e sorreggono un fregio scolpito con
palmette. Sopra è una lunetta che rappresenta, a bassorilievo,
l’Annunciazione. La lunetta, definita da cornici e da
girali a lance di palma, è sovrastata dal busto del Padre Eterno,
mentre ai lati presenta due statuette: un martire in dalmatica con la palma
del martirio ed un vescovo col pastorale. Al centro dell’altare è un
tabernacolo con stipiti decorati con candelabri, frutta, spighe e grappoli
d’uva, che sostengono un arco con serafini. Al di sopra, entro ghirlande, sono
gli stemmi di Grosseto e dell’Opera. Sull’altare è una tavola a fondo oro che
rappresenta la Vergine circondata da otto angeli, una delle più alte creazioni
di Matteo di Giovanni (1470 ca.), resto di una più grande
tavola andata parzialmente distrutta in un incendio. Con le mani giunte nella
preghiera, le palpebre appena abbassate e lo sguardo fisso, la figura esprime
contemporaneamente castità ed umiltà serena, ma insieme anche la maestà
paradisiaca, delicatamente espressa nel linguaggio umanistico del Quattrocento
senese.
Nella
guarnizione d’oro del velo è scritto:
«Ecce (Ancili)a Domini
fiat (mihi) secundum (verbum
tuum);
nella
guarnizione d’oro del manto è scritto: Ave
gratia piena Dominus
t(ecum) e
Missus
est angeius Ghabriel.»
Originariamente
doveva rappresentare l’Assunzione, concepita in una pala di grandi dimensioni,
di quella nuova vastità che verso la fine del XV
secolo trova esempi anche in Maremma.
Tutte
quattrocentesche sono le simmetrie in cui la pittura è contenuta, che
riecheggiano l’Assunta di Domenico di Bartolo, e creano
un’astrazione intellettuale consona al trapasso dalla condizione umana a
quella paradisiaca, originariamente rappresentata dalla cintola che cadeva a
terra.
V.BURATTINI,
Simboli e diciture, in V.BURATTINI -
G.MARRUCCHI - E.PRINCI,
Nel duomo di Grosseto. Visita liturgia preghiera, Grosseto 1999, p.31:
«Se ci si avvicina all'immagine della Madonna delle
grazie, si possono notare le scritte inserite da Matteo di Giovanni
nell'aureola e nelle vesti.
1.
Nell'aureola, di solito nascosta dalla corona, è riportato l'inizio della
prima antifona dei vespri del 15 agosto. Questo
testo costituisce il titolo stesso del quadro e certamente era ben più
appropriato quando la tavola, non ancora
ritagliata, mostrava l'intera figura di santa Maria in un cielo affollato di
angeli festanti. ASSVMPTA EST MARIA IN (CAELVM, GAVDENT ANGELI, LAVDANTES
BENEDICVNT DOMINVM). Maria è stata assunta in cielo, gli angeli gioiscono e,
lodandone il Signore, lo benedicono.
2. La tunica di
santa Maria è un ricco broccato a fogliami di filo
d'oro, come ne venivano prodotti fin dal Trecento a
Firenze e in altre città italiane. L'orlo del collo reca la scritta REGINA,
che fu nel medioevo un appellativo frequentis-simo della Vergine. Del resto,
nei cicli pittorici, la scena dell'assunzione della Madonna precede sempre
quella della sua incoronazione a regina del cielo e della terra. La scelta
della veste dorata, come nell'iconografia del Cristo risorto,
è dovuta al fatto che l'oro, metallo prezioso e
inattaccabile, è simbolo di regalità e di eternità. La gloria di Maria, che
tradizionalmente era stata rappresentata da una mandorla policroma, in questa
tavola è più modernamente raffigurata dai piccoli, ma
fitti raggi emanati dal corpo dell'Assunta.
3. Santa Maria
è avvolta in un manto che le copre il capo e le ricade sovrapponendosi sulle
ginocchia. La stoffa è un ricco broccato bianco con ornati a fili rossi
(melegrane) e d'oro, mentre il rovescio è di un cobalto scuro. Il bianco è il
colore delle feste liturgiche mariane ed è consueto nelle immagini senesi
dell'assunzione, mentre il colore dei risvolti
concorda con l'iconografia più tradizionale, che prediligeva da secoli, per il
manto di Maria, il colore del cielo, per designare la creatura che lo Spirito
santo aveva avvolto con la sua ombra fecondatrice. Del melograno, dei cui
rami si cingevano le antiche spose romane, i frutti
qui raffigurati appaiono come fiammeggianti, evocando la simbologia dello
Spirito santo, non senza un rimando alla Chiesa, di cui Maria è modello,
mentre la melagrana ne simboleggia la compatta unità. Sul gallone dorato del
mantello corre una serie di scritte desunte dal vangelo dell'annunciazione. In
particolare, le frasi che incorniciano il grembo verginale in cui Gesù Cristo
visse la sua fase prenatale, ricordano il messaggio e l'iniziativa di Dio.
MISSUS EST ANGELUS GHABRIE(L A DEO) L'angelo Gabriele fu inviato da Dio (Lc
I, 26). AVE GRATIA PLENA DOMINVS T(ECVM) Ave, piena
di grafia, il Signore è con te (Lc 1, 28). Sul
breve risvolto dietro la mano sinistra, si legge
ave, mentre le poche lettere dietro la destra, DIN, non formano una parola
comprensibile.
4. Altre
scritte sul gallone del manto contornano la testa di santa Maria e riproducono
la risposta che ella dette al messaggio di Dio.
ECCE (AN)CI(LL)A DOMINI. FIAT MIC(HI) SEC(VNDVM VERBVM
TVVM) Ecco la serva del Signore. Si faccia di me secondo la tua parola
(Lc I, 38) ".
BIBLIOGRAFIA:
C.
BRANDI,Quattrocentisti
senesi. Milano, 1949, pp. 148-152; B FREDERICKSEN, D. DARRELL
Benvenuto di Giovanni. Girolamo di Benvenuto.
Malibu, 1966;B.L.
KANTER, Laurence B.
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Painting in Renaissance Siena 1420-1500",
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Christiansen, Laurence
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Cat. esposizione,
Metropolitan Museum of
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C. ALESSI, in" Francesco di Giorgio e il Rinascimento a Siena 1450-1500",
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M.C.BANDERA,
Benvenuto di Giovanni.
Milano,
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M. BOSKOVITS, - D. A. BROWN, (AA.VV.)
Italian Paintings of the Fifteenth
Century.
The
Systematic Catalogue of the
National Gallery of
Art.
Washington, D.C., 2003:
106; F.FUMI CAMBI GODO,
Opere d'arte del secolo XV nella Cattedrale di Grosseto, in
C.GNONI MAVARELLI- L.MARTINI
[a cura di], La cattedrale di San Lorenzo
a Grosseto. Arte e storia dal XIII al XIX secolo,
Cinisello Balsamo 1996
[1]
Le mura erette dopo la cacciata degli Aldobrandeschi
che governavano la città dall’XI sec. fu opera di
Cosimo de’ Medici nel 1559.
la nobile famiglia fiorentina consentì una ripresa di Grosseto che
incentivò con opere di bonifica, la pineta Granducale a Marina di Alberese,
nel Parco della Maremma si deve a Cosimo. La nobile famiglia fiorentina fece
costruire l’escavazione dei canali per la cinta muraria ancora intatta e
numerosi edifici pubblici. Le mura hanno uno sviluppo esagonale, esse
sono un apparato difesivo,
una sorta di circuito che racchiudeva la città interamente, con bastioni
angolari e il Cassero Senese – inglobato- iniziato nel 1344
[2]
La costruzione della Cattedrale
avvenne all'interno di un agglomerato urbano già organizzato secondo
criteri facilmente facilmente
riconoscibili osservando la pianta del centro storico, ove è evidente che
soltanto gli edifici che le sono prossimi, e che si affacciano sulla piccola
piazza antistante l'edificio, hanno l'orientamento della chiesa. Tutto il
resto della città entro le mura ne ha uno diverso,
derivante dallo sviluppo del suo nucleo originario su direttrici ben
precise, costituite da tratti di vie antiche. La ragione di questa
diversità di orientamento fra vecchio e nuovo
risiede nelle caratteristiche scenografiche da conferire alla vicina piazza
del comune. Ispirandosi al modello senese della Piazza del Campo, i
progettisti disegnarono l'asse longitudinale della cattedrale obliquo
rispetto a quello della città (l’odierno Corso Carducci), affinché‚ il lato
meridionale della chiesa costituisse il limite opportunamente orientato di
un grande spazio a ventaglio (Cfr.
G.PRISCO,
Grosseto da corte a città,
Vol. I, Grosseto 1989, pp.70-76;
M.ASCHERI-G.PRISCO,
La cattedrale, il riordino urbanistico e
l’élite di Grosseto dal Duecento al Trecento,
in La Cattedrale di Grosseto e il suo
popolo 1295-1995. Atti del Convegno di studi storici. Grosseto 3-4 novembre
1995, [a cura di
V.Burattini], Grosseto 1996,
pp.101-104).
Fonte : scritti dell'artista prof. Alessio Varisco , Técne Art Studio .
Prof. ALESSIO VARISCO
Designer - Magister Artium
Art Director Técne Art Studio
http://www.alessiovarisco.it
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