giovedì 25 luglio 2019

La Chiesa di Santa Maria degli Angeli di Monte Tamaro Una Porziuncola moderna a Magadino d'Alpe Foppa, di Alessio Varisco



La Chiesa di Santa Maria degli Angeli di Monte Tamaro
Una Porziuncola moderna a Magadino d'Alpe Foppa
di Alessio Varisco



«Ecco ogni giorno il Signore si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno Egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull'altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, allo stesso modo anche ora si mostra a noi nel pane consacrato. E come essi con gli occhi del loro corpo vedevano soltanto la carne di Lui, ma, contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che Egli era lo stesso Dio, allo stesso modo anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo e' il suo Santissimo Corpo e Sangue vivo e vero. E in tale maniera il Signore e' sempre presente con i suoi fedeli, come egli stesso dice: "Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo"» [Francesco d'Assisi]
 
1.0 premessa
A cavallo fra Canton Ticino ed Italia si colloca la traversata prealpina Tamaro-Lema, percorribile nei due sensi. È una delle più belle esplorazioni delle prealpi svizzere.
Il panorama è letteralmente spettacolare. Passeggiando si gode, lungo la cresta, una veduta panoramica che spazia dal Lago Maggiore alle Centovalli, dalla Valle Maggia alla Val Verzasca e più su Locarno e Bellinzona sempre più a Nord, mentre a Sud la vista si apre su Lago Lugano con le sue Valli e i vari monti prospicienti. Come sfondo si apre uno scenario unico sulle Alpi, lontane e maestose, con il Monte Bianco, il Rosa ed il Monte Cervino che le fanno da protagonisti incontrastati dello scenario e creano un’atmosfera unica, da brivido (la lingua spagnola ha un termine che ben si adatta a questa descrizione: “escalofrio”).
Il paesaggio è dunque mozzafiato. 
 
 
 
«Il manufatto 'si stacca' dalla montagna tracciando un orizzonte e configurandosi nella parte bassa come cappella, testata di un ideale viadotto. Dal pianoro naturale della montagna si aggancia l'inizio del percorso costruito, che delinea un passaggio orizzontale il quale si proietta verso un belvedere sulla valle, oppure scende all'interno di due muri fino ad arrivare all'ingresso della chiesa». [Mario Botta]
Questo è il luogo adatto ad uno spazio “Sacro”. Uno spazio dedicato a Maria, al culto della Madre di Dio, della Vergine degli Angeli, che ha accolto, alla Sua Annunciazione, una creatura celeste che le ha dato un Annuncio grandioso: che sarebbe stata la Madre del Messia e che non avrebbe dovuto temere poiché il Signore era con Lei.
La Cappella di Santa Maria degli Angeli di Mario Botta è stata costruita sul pianoro di Magadino del Monte Tamaro è l'osservatorio ideale degli ampi paesaggi alpini che dal Ticino estendono lo sguardo sino alle ultime propaggini di Lombardia. Raggiungibile con telecabina dalla stazione di Rivera, il monte è oggi traguardo invernale di sciatori ed escursionisti, ma anche impareggiabile parco naturale.
Non lontano sul versante italiano molti Sacri Monti, antichi, e qui un Sacro Nuovo Monte il cui significato si collega a tornafilo con le vicende francescane della Porziuncola in Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Il significato redentivo in San Francesco è altissimo. Il Poverello chiede al Papa, Onorio III, un’indulgenza plenaria a chi visitando la Casa di Maria con cuore puro avrebbe dimostrato bisogno di Salvezza e quindi la giusta ricompensa dinanzi a Colei che sola ci può condurre, per tramite del Figlio Unigenito, al Padre Clementissimo. Qui sul Monte Tamaro il pellegrino viene per contemplare la natura circostante e come diceva San Tomaso d’Aquino l’anima può giungere a Dio passando per le bellezze del creato. E San Francesco ce ne diede un esempio cantando le Lodi alle Creature nel suo Cantico, ho negli occhi San Damiano e gli amici Francescani della Comunità dei Frati Minori e del Second’Ordine delle Suore di Santa Chiara. Ma non è solo una theologia naturalis che l’aquinante cita come modello di “scalata” a Dio, questo primo modo d’approccio detto in teologia “elementare” -nulla vi è di spregiativo, anzi, un po’ come la “geometria euclidea” detto “degli elementi” o “elementare”- ci porta comunque a pensare la nostra “finitudine” dinanzi l’immensità del Creatore che ha operato la creazione in sei giorni ed il settimo si è riposato dopo che quotidianamente poté apprezzare che fece «cosa buona». In questa ascesa, di ispanica memoria, verso il nostro castello interiore, passando per i nostri deserti sentiamo il bisogno anche, nella nostra infinita finitudine estrema di avvicinarci al “riposo” e quindi a Dio. Allevia le nostre fatiche, la calura, è il nostro riparo. Lo “shabat” è di noi pellegrini l’avvicinarci con cuore contrito a Lui, quasi in punta di piedi dopo il peregrinare per cercarlo.
L’inquietudine, di agostiniana memoria, mi ha spinto a percorrere alcuni di questi “Santi dei Santi” dei nostri giorni, con umiltà, contemplando –e ponendomi alla sequela del Divin Maestro- e non potevo eludere, né elidere, il passaggio, ormai obbligato vista la mia amicizia con i monti, per un moderno Sacro Monte che è dedicato alla Madre.
Credo che non vi sia retorica nell’affermare che sia stupenda questa creazione in terra elvetica di una Chiesa dedicata ad un culto così particolare a Colei che le schiere angeliche L’hanno accompagnata, Le hanno annunciato una Missione unica, L’hanno sostenuta sotto quella Croce e poi L’hanno portata al Figlio Suo, l’Unigenito, che già era assiso alla destra del Padre.
    

   

«Il tetto di copertura della cappella si articola come scalinata ad anfiteatro che rivolge verso la montagna, negando in tal modo l'idea di copertura e trasformando l'intervento architettonico in un percorso continuo, che offre punti di vista inediti per la montagna stessa. L'insieme, più che un nuovo edificio, si presenta come una manipolazione del paesaggio esistente: le forme plastiche, i tagli trasversali, le nuove configurazioni geometriche, si modellano ' in negativo', al di sotto della linea di orizzonte tracciato dal camminamento.
All'interno lo spazio circolare della chiesa è strutturato in tre navate, di cui quella centrale ribassata è contrassegnata all'ingresso da due poderose colonne e confluisce nello spazio della piccola abside finale che fuoriesce da volume primario. Una luce zenitale intensa inonda questa piccola abside, sottolineando il segno di preghiera manifestato dalle due mani disegnate sulle pareti da Enzo Cucchi».
«Il perimetro interno della cappella è segnato da ventidue aperture poste a livello del pavimento, che permettono di scoprire lo straordinario paesaggio sulla valle e conservano, nella strombatura del muro, una serie di dipinti incisi da Cucchi attorno al tema di Maria degli Angeli, alla quale questa chiesa è dedicata. Lo spazio interno vive del grande contrasto fra i muri circolari senza forma, trattati in grassello nero nelle pareti, e le lineari sagomature bianche del soffitto, che introducono un 'baffo' di luce ritagliato fra i gradoni della copertura». [Mario Botta]
Il pellegrino che vuol visitare la Cappella bottiana, che contiene spunti nuovi della sua poetica e forse qui è un personalissimo messaggio al culto della Madre (che un poco si staglia da altre scelte stilistiche sacre e rientra in comunicazione –ed in duetto- con scelte classiche, foriere alla tradizione moderna e contemporanea), è come se percorresse un pellegrinaggio verso la Terra Santa. Similmente a quanto compivano i fedeli nel medioevo che in ginocchio recitavano preghiere percorrendo i “labirinti” nelle cattedrali gotiche per ottenere purificazione e significando una sorta di ascesi verso la Terra che diede i natali al Cristo, Verbo Eterno di Dio e Salvatore del mondo e nostro.
 

 
«La Cappella sul Monte Tamaro rappresenta lo spazio individuale, nel quale il fedele procede lungo un percorso molto stimolante, che suscita molteplici stati d'animo fino a giungere ad una meta, l'altare, quasi celata al termine del percorso.
A Egidio Cattaneo, imprenditore di successo nell'area della Svizzera italiana e proprietario degli impianti di risalita del Monte Tamaro, sembrava che qualcosa mancasse a suggellare la religiosità del luogo e che anzi toccasse all'uomo imprimere al suolo le tracce del suo omaggio alla natura. Seguendo l'istinto di quella primitiva pulsione a scrivere segni sul territorio in atto di pace o di armistizio con l'ambiente, andava pensando a un manufatto dedicatorio: una cappella, che appropriatamente voleva dedicata a Maria e agli Angeli. Dall'emozione del luogo nasce il progetto di una cappella che affronta l'ambivalente dialettica tra la fragilità e la tenacia, la modernità e il ritorno alle origini, la possanza e la trasparenza, l'esplorazione del limite e la sua irresistibile evasione».
«Un progetto non facile, stante la difficoltà nel definire architettonicamente i termini del sacro nello spazio contemporaneo, che Botta tende a risolvere creativamente nella logica del ricordo.Costruita fra il 1992 e il 1994 la cappella si configura come una passerella-viadotto che esce dalla montagna per circa 65 metri. All'estremità di questo percorso si raggiunge un belvedere posto sopra la struttura metallica che sorregge una campana. Da questo punto è possibile, orientandosi verso monte, scendere lungo il tetto a gradoni della cappella fino ad incontrare una scala trasversale al camminamento orizzontale che porta al piazzale di ingresso della chiesa.
Lo stesso spiazzo antistante la cappella è pure raggiungibile con un secondo percorso che si snoda sotto il camminamento orizzontale contenuto da muri laterali che dalla quota di partenza in alto porta fino all'ingresso della cappella. Questa trova posto in un volume cilindrico del diametro di 15 metri; il suo spazio risulta tripartito dall'attraversamento longitudinale di due setti murari che formano un "corridoio" esterno, e una separazione dello spazio interno. Il soffitto di questo corridoio leggermente voltato disegna la navata centrale che dall'ingresso porta alla piccola abside, inondata di una forte luce zenitale, raffigurante due mani offerenti. Ai piedi delle pareti circolari si aprono due serie di undici finestrelle su ogni lato, che offrono squarci di vista verso le vallate sottostanti».
[C. Soddu, E. Colabella, "Il progetto ambientale di morfogenesi]
 
1.1.       Monte Tamaro, scenario di suggestione
 

 
L'esplorazione del Monte Tamaro può avere inizio dall'Alpe Foppa, raggiungibile in 15 minuti con la cabinovia che partenza da Riviera viceversa dall'Alpe di Neggia che si raggiunge in automobile sia dal confine italiano via Val Veddasca-Indemini che dal versante Svizzero via Vira.
La Chiesa di Santa Maria degli Angeli è collocata in cima ad un monte, ma non isolata. All'alpe Foppa, infatti, troviamo: un moderno ristorante ed un parco gioco per i bambini, la scuola di parapendio che richiama molti escursionisti, un noleggio di mountain bike ed il parco animali alpini.
Dall'Alpe Foppa si sale verso il Monte Tamaro situato a 1967 m (1h30) oppure dall'Alpe di Neggia (1h). Dal Tamaro di scende dal rapido versante sud per la bassa di Indemini proseguendo poi per la sella successiva, la Bassa di Montoia (1h30). Dopo un breve tratto in piano, si può evitare la salita dei Gradiccioli (1936) che è molto ripida, percorrendo a destra, per poi ritrovarsi sul fianco ovest della montagna. Una discesa poi una risalita (Monte Piola 1741 m) ed ancora una discesa: il sentiero raggiunge l'Alpe Agario (45 minuti).


Bibliografia:
Catalogo della mostra sulle architetture sacre di mario botta: “Architetture del sacro. Preghiere di terra”. 2005 Editrice Compositori – Bologna
Altre foto:






Fonte :   scritti dell'artista prof. Alessio Varisco , Técne Art Studio .
Prof. ALESSIO VARISCO
Designer - Magister Artium
Art Director Técne Art Studio

http://www.alessiovarisco.it








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