giovedì 25 luglio 2019

PENSIERI E RIFLESSIONI , di Antonia Chimenti



PENSIERI E RIFLESSIONI
 
di Antonia Chimenti
 
 
 
 
 
LA CROCE COME VALORE
 
Senza inutili compiacimenti si può affermare che quando la vita e' incentrata sul Cristo Redentore ogni evento è considerato alla luce di questa realtà umana e sovrumana. Tutto acquista un senso, anche gli eventi negativi, che non scalfiscono la Fede, ma, al contrario, la rinsaldano, in quanto ogni evento evidenzia la sua importanza o la sua futilità nel suo rapporto con la realtà del Sacrificio del nostro Creatore.
Da ciò deriva l'ordine in cui collocare le cose che sono veramente importanti e il riconoscere come finalità della vita la necessità di redimere se stessi e il mondo, tenendo fisso lo sguardo a quel cammino doloroso, che si e' concluso con la Crocifissione, ma che e' glorificato nella Risurrezione, cioè nella vittoria della vita spirituale.

 
 
 
IL VERO CRISTIANO E' SANO DI MENTE
 
Gesù fu Maestro e Medico. Medico dell'anima e del corpo. Il Cristiano, in virtù della sua amicizia col Redentore, vive il suo tempo con realismo e forza. Non teme il male, perché chiede ogni giorno al Padre di esserne liberato. Non chiede la libertà nell'arbitrio; chiede la liberazione dal male, quel male che insudicia l'anima. Non teme attacchi ed insulti, perché si corrobora alla fonte  della Grazia e della Parola divina e riversa nel mondo l'energia spirituale che ne deriva.
Il Cristiano e' lievito per un pane sempre fresco da distribuire per il nutrimento dell'umanità. Il Cristiano dona se stesso, si da' in pasto per il Regno, come il suo Dio. In ogni ambiente, in ogni attività, in ogni condizione sociale il Cristiano anima con dinamismo sempre inedito la materia. Porta vita e luce. Il Cristiano non fa crociate contro qualcuno, ma porta la croce con gioia; domina il dolore con un sorriso. Il Cristiano vince gli impulsi ferini con la ragione, illuminata dalla Fede e sorretta dalla Grazia.
La mente del Cristiano e' sana perché nel riconoscimento della sua fragilità, guarisce al contatto salvifico con il suo Dio.
 
 


PENSIERI, PAROLE, AZIONI

L'armonia fra di loro ha una sola fonte, che consente di non vacillare mai: la luce della Verità.
E' la luce che ispirò gli artisti di tutti i luoghi a ritrarre effluvi di luce dorata, che investono personaggi raccolti in meditazione.
Come rappresentare diversamente la scoperta abbagliante della Verità?
Si deve accoglierla totalmente, senza riserve, senza schermi; si devono eliminare cortine polverose, timori, futili ansie, abitudini sedimentate.
Alla luce della Verità la realtà interiore acquisisce contorni netti che non consentono alibi, giustificazioni puerili, ambiguità.
Pensieri, parole, azioni devono seguire la scia luminosa del faro della Verità, senza esitazioni o debolezze.
L'anima si ristora alla sorgente luminosa, si abbandona con cieca fiducia, senza resistenze, senza paura, al suo flusso inebriante e ne e' appagata.
 
 
 
 
EDUCAZIONE NEL QUOTIDIANO

La vita quotidiana riserva gioie e dolori. La consapevolezza di essere cittadini ed eredi del Regno assume per il Cristiano una funzione importante.
L'amore che deve governare i rapporti fra gli esseri umani, cui è vincolato da legami di fratellanza, non esime dal giudicare con raziocinio le situazioni.
Non è facile superare emozioni che indurrebbero talvolta all'animosità, ma il modello di Gesù deve servire da guida. Durante la sua vita terrena il Salvatore dell'umanità invitò  a distinguere i comportamenti corretti da quelli scorretti, mostrò una ferma condanna del male, ma non lo identificò con le persone che lo commettevano. Lasciò loro il tempo per redimersi, per ammettere la loro colpevolezza e per evitare di ricadere nei medesimi errori.
Il superamento delle emozioni negative, il loro  dominio esercitato dalla ragione e la costante concentrazione dell'anima, della mente e del cuore sul modello sublime del Maestro di Vita e Verità costituisce per il Cristiano una dolce, luminosa, lucida e virile certezza, che santifica ogni istante e lo rende prezioso e unico.
 
 
 

LA FEDE OGGI

Non e' impresa facile vivere oggi l'ideale cristiano in un mondo dove la vita e' sempre più ridotta a spettacolo da esibire, dove la forma prevale sulla sostanza.
Non e' facile soprattutto per chi ha ricevuto talenti speciali.
Se si rilegge attentamente il Vangelo si scopre che Gesù parla alle folle e che le folle sono alternativamente entusiaste e ostili, amiche e nemiche, osannanti e violente.
I momenti più belli sono quelli delle conversioni individuali, dove i personaggi decidono di cambiar vita e lo fanno perché nel loro cuore, nella loro mente, nella loro anima la Parola opera uno sconvolgimento che li rimette in discussione.
Lo stesso avviene giorno dopo giorno per il credente.
La Parola pone interrogativi ineludibili.
La mancata risposta positiva al richiamo di Dio alimenta ansie e timori, produce disorientamento. La salda certezza della Fede congiunta all'Amore e al sacro timore produce un dinamismo che nulla può arrestare.
La dimensione terrena si vive con slancio ed entusiasmo, ancorati al Salvatore.
E la Grazia non tarda a manifestare l'imprevedibile.
 

 

GESU' NELLA CULTURA ACCADEMICA

Recenti studi tendono ad ulteriori approfondimenti su Gesù e con rigorose indagini storiche e filologiche si impegnano a restituire al mondo della cultura un ritratto tratteggiato secondo criteri scientifici, che vogliono porsi senza pregiudizi ideologici di sorta.
Impegno lodevole, che, tuttavia, non deve far trascurare un analogo impegno ad individuare ciò che permane, aldilà dei motivi indagati dagli studiosi, e cioè l'esemplarità di una vita nella quale anima, cuore e mente formano un'armonia perfetta, nell'ordine e nella pace.
Che Gesù sia nato da una vergine, preservata per volontà divina dal peccato originale, e' un mistero ineffabile e dolcissimo, ma questo dogma di fede, che ci fa valicare i limiti della dimensione materiale e' congiunto all'evidenza tangibile di uno stile di comportamento improntato a coerenza e giustizia. In ogni occasione della sua vita Gesù ha mostrato come ci si deve comportare.
Che Gesù sia da considerare inserito nella dimensione culturale e ideologica ebraica risulta secondario rispetto al fatto che ci ha mostrato come si deve vivere. Poche parole, molti fatti, molta solitudine, talvolta subita e sofferta, talaltra ricercata.
Gesù ha insegnato come vivere da soli e con gli altri e come accettare la morte.
La Sua vita terrena chiede di essere osservata, meditata, capita e imitata.
Ne consegue l'impegno quotidiano di essere buoni nel cuore, nella mente, nelle parole e nelle azioni.
 



I  MIRACOLI

Tutti gli esseri umani amano le cose belle che la vita può riservare, inattese, poiché nel fondo di ogni cuore permane quella nicchia ovattata che sollecita sorprese piacevoli.
Il fanciullino di cui il poeta Giovanni Pascoli parlò vive perennemente nel cuore più indurito dal male e dalla sofferenza.
La pietà di Gesù per l'uomo sofferente lo indusse a compiere prodigi, che colmarono di entusiasmo le folle, ma nel contempo il Maestro invitò a cambiare vita, a diventare Santi.
La fiducia nell'intervento soprannaturale nelle umane vicende non deve far perdere di vista l'impegno personale a fare miracoli, non a riceverli dall'alto.
Fare miracoli per l'essere umano significa accettare eroicamente di portare la croce col sorriso sulle labbra, rispondere con parole pacate alle osservazioni, compiere opere buone senza ostentazione, essere continuamente sorpresa e meraviglia per gli altri, con l'aiuto soprannaturale del Creatore.




UNA VITA NEL SERVIZIO
 
Se accetto la visione cristiana vivo la mia vita nella completa accettazione dell'invito di Gesù a servire, a essere utile nel rispetto della Legge di Dio.
Servire Dio nel mondo, in mezzo ai miei fratelli che hanno bisogno di me.
Usare ogni istante della mia vita per favorire con le mie azioni e con le mie parole l'affermazione dei valori spirituali.
Essere fiammella sempre accesa dalla carità.
Vagliare ogni pensiero, ogni emozione al setaccio della Parola.
Domare l'orgoglio, la vanità, la paura, l'arroganza, la malevolenza, la tendenza a giudicare, l'ambizione, la cupidigia.
L'Uomo-Dio annuncia la sua morte fra atroci sofferenze e nessuno condivide l'angoscia di questi momenti.
Una donna senza nome sogna trionfi per i suoi figli, vuole trarre profitto dalla loro amicizia con Gesù, su questa terra.
La risposta di Gesù non alimenta sogni e illusioni di grandezza.
I figli di Zebedeo berranno l'amaro calice del dolore.
Condivideranno con Gesù un destino di sofferenza.
Gesù si pone in antitesi nei confronti dei "grandi" di questo mondo.
Annuncia con serenità il suo ruolo di servizio, che si consuma e si sublima nel dono della vita per la salvezza dell'uomo.
Non ci sono privilegi nel regno dello spirito, non ci sono fazioni in competizione, non ci sono i primi della classe; c'e' solo servizio, solo amore.

 


IL PENSOSO PALPITO
 
Non esistono distanze, confini, barriere nel mondo cristallino che Gesù vuole edificare con noi.
Allo zampillio delle sorgenti, al riverbero del sole che filtra attraverso i flessibili rami degli abeti corrisponde la melodia di cuori puri, che si ristorano alla viva fonte della Parola e della grazia.
Il "pensoso palpito", 'il Santo che soffre"* infonde vita, gioia pura di carità a chi accetta di ricevere il trapianto di un cuore nuovo, dilatato all'infinito.
(* G. UNGARETTI, Mio fiume anche tu.)

PASQUA DI RESURREZIONE
 
La Pasqua si annuncia col fremito gioioso dei cuori pronti a chiedere perdono e a darlo, pronti a dare amore nella giustizia, pronti a stringere in un abbraccio festoso.
Le palme e gli ulivi rallegrano con la loro fresca esultanza, nel tono rinverdito delle mirabili foglie.
E' l'attesa sublime del grande prodigio: la vittoria sulla morte, il trionfo dell'uomo-Dio, che riconquista per noi il Paradiso perduto.
Che si effonda su questa terra questo slancio che tutto abbraccia, che tutto eleva !
Che si spanda ovunque e per sempre questa gioia esplosiva, che incenerisce il male !
Che si perpetui da uomo a uomo quello sguardo amoroso, quella voce, quel richiamo dolce di Gesù risorto: " Maria!"
Buona Pasqua di Resurrezione!
Antonia Chimenti






IL CANTICO DELLE CREATURE - SAN FRANCESCO - IL FRANCESCANESIMO

 

Il Cantico delle creature di San Francesco costituisce uno dei primi documenti della lingua italiana, E’ la prima poesia in Italiano. Fu composto nel 1226.
 
 
Altissimo, onnipotente, bon Signore
Tue so’ le laude, la Gloria e l’honore et onne benedictione
Ad te solo, Altissimo, se konfano
Et nullo homo ène digno te mentovare
 
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
Spetialmente messer lo frate Sole’
Lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bello et radiante cum grande splendore;
De te, Altissimo, porta significatione.
 
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra madre terra,
La quale ne sustenta et governa,
Et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.
 
Laudato si’, mi’ Signore,
Per quelli che perdonano per lo tuo amore
Et sostengo infirmitate et tribulatione,
Beati quelli ke ‘l sosterranno in pace,
Ke da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale,
Dalla quale nullu homo vivente  po’ scappare;
Guai a quelli ke morranno ne le peccata mortali;
Beati quelli ke trovarà ne le tue  sanctissime voluntadi;
Ka la morte secunda no ‘l farà male.
Laudate et benedicete mi’ Signore et  rengraziate
Et serviteli cum grande humilitade.
 
 
La vita esemplare di San Francesco ispirò Giotto che ritrae il Santo negli episodi più significativi, quando è incaricato di affrescare la basilica superiore d’Assisi.
(Il dono del mantello, Il miracolo della fonte, La predica agli uccelli)
 
Giotto comprende l’anima francescana, non si limita a ritrarre fatti, non fa dell’agiografia.
Con gli strumenti a sua disposizione e con i tratti dei suoi pennelli illumina il canto e la musica aggraziata del Poverello, grande, umile creatura, la cui vita stessa fu lode perenne.

L’anima francescana è colta nel vivo anche da Alessandro Manzoni, quando ritrae Padre Cristoforo
 
“… tale era  la condizione de’ cappuccini che nulla pareva per loro basso, nè troppo elevato.
Servire gli infimi ed esser servito da’ potenti, entrar ne’ palazzi e ne’ tuguri. Con lo stesso contegno d’umiltà e di sicurezza, esser talvolta, nella stessa casa, un soggetto di passatempo e un personaggio senza il quale non si decideva nulla, chieder l’elemosina per tutto. “
 
Il Cantico delle creature ha compiuto un lungo cammino, si è fatto indagine scientifica, dialogo incessante, quesito non appagato, ma la limpidezza innocente dello sguardo sul creato e sulle creature resta integra e diviene forza che scatena rimorsi, illumina i più reconditi anditi della psiche, dove vorrebbe rifugiarsi la menzogna per sfuggire alla Verità, per non farsi avvolgere dalla Grazia, per macerarsi in un logorante autismo morale, impossibile perchè suicida.
 
Tuttora questa sobrietà elegante nella semplicità caratterizza le anime nobili che hanno scelto di condividere con San Francesco la via austera della povertà nell’obbedienza.
Figure luminose di francescani sono un modello, costituiscono un modello ed un orientamento alle anime semplici e pure che il messaggio evangelico affascina.

Tra queste Padre Aldo Bergamaschi, insigne filosofo- pedagogista, formatore di coscienze, rigoroso predicatore della parola di Dio, fermo e risoluto baluardo contro la dispersione di un’epoca tumultuosa e confusa.
Voce chiara, profonda e autorevole di una lotta senza tregua contro il Male in tutte le sue forme, soprattutto quelle ideologiche e mentali, le più radicate e perniciose. Una vita al servizio della Verità, l’olocausto di una forte personalità, offerta per il ritorno di tanti figli prodighi al Padre.
In riferimento al testo evangelico, alla parabola del Figliol prodigo (San Luca 15,1-3,11-32) si espresse così nel corso di un’omelia:
“ dopo la lettura di questo testo non ci sarebbe bisogno di spiegazione alcuna tanto la parabola è chiara…
Le anime più belle del cristianesimo sono insoddisfatte e sto pensando a San Francesco il quale non si è trovato a suo agio in quel tipo di civiltà …
La parabola è per colui e per coloro che finalmente hanno capito che fuori dalla casa del Padre c’è il Male, c’è l’inizio della definalizzazione di ogni bene… non si è scoperto dall’insegnamento di Gesù… che l’amore del Padre è l’ideale etico che puö appagare tutti i desideri della persona umana e creare finalmente una società rinnovata”.
 
A Toronto, nella Cappella della Madonna della Salute, un altro frate francescano, Padre Celestino Canzio, anima, protegge, guida la comunità dei residenti della casa di riposo ‘ Villa Colombo’.
L’ispirazione di San Francesco è magistralmente attuata in un ministero speciale, dove carità, servizio, severità e giocosità convivono.
Le sue omelie scavano con serenità la coscienza.
La S. Messa diviene un momento reale di comunione coi fratelli, è un momento privilegiato, una vera festa.
In quell’occasione la sofferenza dei residenti si stempera in dolci sorrisi di gratitudine per la generosità del loro padre spirituale.
Il gusto per l’arte in tutte le sue forme ( pittura, musica, canto), l’amore prodigato agli ospiti della residenza e…ai canarini dalle piume variegate, nutriti, allevati e custoditi – ma non imprigionati - in una gabbietta situata di fianco alla cappella, evidenziano uno stile che fu quello spontaneo, naturale, diretto, vivo di Gesù, di San Francesco e dei loro seguaci.

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Antonia Chimenti
Writer
Italian and French Teacher



DA ASSISI A TORONTO
 
A Toronto, nella Cappella della Madonna della Salute, un frate francescano, Padre Celestino Canzio, anima, protegge, guida la comunità dei residenti della casa di riposo ‘ Villa Colombo’.
L’ispirazione di San Francesco è magistralmente attuata in un ministero speciale, dove carità, servizio, severità e giocosità convivono.
Le sue omelie scavano con serenità la coscienza e la S. Messa diviene un momento reale di comunione coi fratelli, un momento privilegiato, una vera festa.
In quell’occasione la sofferenza dei residenti si stempera in dolci sorrisi di gratitudine per la generosità del loro padre spirituale.
Il gusto per l’arte in tutte le sue forme ( pittura, musica, canto), l’amore prodigato agli ospiti della residenza e…agli uccellini dalle piume variegate, nutriti, allevati e custoditi – ma non imprigionati - in una gabbietta situata di fianco alla cappella, evidenziano uno stile che fu quello spontaneo, naturale, diretto, vivo, di Gesù, di San Francesco e dei loro seguaci.
Ogni anno la festa del Santo patrono d'Italia si svolge nella spaziosa cornice della piazza della Residenza, con fasto ed accurata attenzione ai dettagli.
Liturgia, adesione di fede e devozione convivono in questo speciale luogo di preghiera, dove, per l'occorrenza, anche quest'anno anno, a conclusione della Santa Messa, sono stati benedetti piccoli animali domestici.
Un modo concreto per testimoniare l'amore per le piccole tenere creature che nel quotidiano rasserenano la vita dell'uomo di tutte le età, e al tempo stesso un' espressione di gratitudine al Creatore.
Antonia Chimenti, Toronto, 7 ottobre 2012
 






DAL DOLORE ALLA GIOIA

L'invito a varcare la Porta Fidei con il quale S.S. Benedetto XVI ha indetto l'anno della Fede, ha trovato sensibile, accurata, seria e profonda accoglienza nella partecipazione degli anziani residenti di Villa Colombo alla Santa Messa pomeridiana di giovedi' 11 ottobre.
L'altare allestito nella spaziosa piazza della residenza spiccava in tutto il suo nitore di addobbi e decorazioni floreali.
La musica d'organo e i canti accuratamente preparati prefiguravano quel percorso di trasformazione gioiosa e luminosa che la Fede produce.
L'accento posto dal Pontefice sugli strumenti della Fede: Bibbia, Catechismo, Documenti del Concilio Vaticano II, e l'invito a proclamare, vivere, testimoniare la Fede ha trovato un'energica e vibrante eco nella bella omelia pronunciata da Padre Celestino Canzio, che ha sottolineato l'importanza del rinnovamento che la Fede produce, un rinnovamento non limitato nel tempo, da perseguire nel corso dell'esistenza, senza indulgere a pigrizia.
La Porta della Fede introduce a Gesù, quel Gesù che con parole suggestive S.S. Benedetto XVI, sulla scia delle sacre Scritture ( Eb. 12,2) indica come la risposta totale al dramma della vita umana.
E sempre sulle orme del Sommo Pontefice l'omelia ha sottolineato l'esemplare testimonianza di Fede che da Maria, attraverso gli Apostoli, i Discepoli, i Martiri, i Consacrati e uomini e donne di ogni tempo che si sono riconosciuti in Gesù, giunse fino a noi.
Il brano del Vangelo, che esorta all'accettazione dell'amaro calice della vita e dell'umile compito di servizio (" Il Figlio dell'Uomo non è venuto per farsi servire ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti") penetrava nelle coscienze e nei cuori come un lapidario invito a dare un senso alla propria vita nell'accettazione della sofferenza e nell'essere utili in umiltà, nel servire.
A conclusione del rito un dirigente della Casa di riposo ha acceso la fiamma di una lucerna collocata ai piedi dell'altare, altro emblema evangelico della Fede, solida, intensa, duratura, fonte di luce e di calore, che il credente deve alimentare giorno per giorno per tutta la vita.
I residenti hanno ricevuto in dono l'immaginetta raffigurante la Porta della Porziuncola, altro emblema di Grazia che nel richiamo alla testimonianza del Poverello illumina la mente e il cuore.
Assisi con la Porziuncola, porta privilegiata di Riconciliazione e di Perdono, ma anche apertura al mondo con le iniziative di Pace e di dialogo interreligioso.
Da ultimo un segno speciale della Grazia rappresentato da una residente che mi ha confidato con atteggiamento umile e rispettoso: " Queste cose me le diceva sempre la mia mamma. Ora i tempi sono cambiati...". Ha congiunto le mani in preghiera, con dolcezza.
Una testimonianza di dolce olocausto, di sofferenza sublimata dalla Fede e dalla preghiera.
Una fra le tante in questa casa di riposo, dove ogni giorno il dolore si offre individualmente e nella coralità, in attesa del vero riposo dell'anima in Dio.
Nella stessa giornata circolava fra gli amici di FaceBook l'immagine rasserenante di Papa Giovanni XXIII, ideatore del Concilio Vaticano II, ma soprattutto papà buono e sacro per tutti e il testo del suo celebre Discorso
della luna, che idealmente stabilivano la continuità di una Chiesa perennemente viva nella diversità dei carismi.
Inestimabile, gioioso dono per concludere una giornata preziosa per l'itinerario dell'anima .
 Antonia Chimenti, Toronto 12 ottobre 2012







LETTERA APERTA - riflessione sulle dimissioni di S.S. Papa Benedetto XVI
 
Come cristiana e come cattolica ho appreso con tristezza la notizia delle dimissioni di S.S. Papa Benedetto XVI dalla sua funzione.
Come cristiana e come cattolica il primo moto è stato quello di pregare per lui e per la Santa Chiesa.
La mia interiore convinzione mi suggerisce un profondo rispetto per questo nobile personaggio di fine e sensibile spiritualità.
Nulla può, per chi crede, il magma infuocato di roboanti passioni, di turpitudini, di orientamenti faziosi.
Il credente continua la sua vita in un perseverante, coerente stile che la garbata figura del Santo Padre ha incarnato sulla scena del mondo e che perpetuamente vive nelle sue chiare, adamantine parole, ispirate da Gesù, Parola e Vita .
La spiritualità, l'anima di questo grande Papa vive nelle sue riflessioni, nel suo profondo impegno di testimone eccelso della gioiosa trasformazione delle anime che il Vangelo propone agli uomini di buona volontà.
Le lacrime emozionali si accompagnino per tutti alle lacrime di contrizione per le ombre delle nostre coscienze che dobbiamo dissipare, aprendoci alla Grazia che a piene mani Dio continua a riversare su tutti.
Antonia Chimenti. Toronto 12 febbraio 2013

 





IL FRATE DELLE DUE CORONE
 
Un’altra grande anima è salita al cielo, quella di Padre Gregorio Imbroll, O.F:M.,nato a Malta il 22 gennaio 1927 e morto a Toronto il 10 maggio 2014.
Un timbro di voce forte e possente al servizio della Parola, una dolce fermezza nella guida delle anime, alle  quali indicava la preghiera come strumento di salvezza.
Era solito dire: “La preghiera apre le porte del Paradiso!”
Semplicità e purezza di una fede cristallina!
In ospedale, nel momento in cui è deceduto a due giorni dal ricovero, il frate stava pregando con la corona in mano.
Per questo motivo nel ricomporre la salma per l’ultimo saluto, oltre alla corona che i frati francescani portano in cintura gli  è stata collocata una corona fra le dita.
Una volta dovevo partire per l’Italia. Quando lo salutai mi disse:”Saluti Gesù! “, indicandomi il Crocifisso appeso al muro.
Baciai i piedi di Gesù e d’un tratto mi misi a piangere sulla scia di un ricordo e gli confidai che da bambina, in occasione della Settimana Santa, ero andata nella piccola chiesa sottostante la mia abitazione per vedere la Croce deposta sul pavimento in orario non celebrativo.
Mi guardò e mi disse: “ Continui così!”
In sua memoria ho composto questi versi:
 
Padre Gregorio,
questo mese
l’Eterno ha scelto
per chiamarti a sé.
Mai più trionfale
la salita al cielo fu
di un’anima
tenera e forte
serena e pura.
La Santa Madre
di tutti noi,
Che pregasti
e facesti pregare,
ti accompagnò
nel volo sublime
al Paradiso agognato.
Intercedi per noi,
che affidati fummo
alle tue cure,
perché nulla si perda
di ciò che ti fu affidato.
 
Antonia Chimenti. San Michele, 18 novembre 2014











Fonte : scritti e appunti della prof.ssa Antonia Chimenti. E-mail: a.chimenti@email.it  .  











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