giovedì 25 luglio 2019

Cristiani in Internet , Monastero Janua Coeli



Monastero Janua Coeli
Sr. Maria Teresa della Croce, O.Carm.
 
DIO CI CHIAMA

 
Cristiani in Internet

Una vita che sia contemplativa: rivelazione e profezia
 
Giovanni Paolo II nel messaggio per la 33a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali "Mass Media: presenza amica accanto a chi è alla ricerca del Padre" del 24 gennaio 1999 così si esprimeva:  «Guardiamo con grande speranza al nuovo millennio, confidando che ci saranno persone, sia nella Chiesa sia nei mezzi di comunicazione sociale, disposte a cooperare per garantire che la promessa prevalga sulla minaccia, la comunicazione sull’alienazione. Ciò farà sì che il mondo dei mezzi di comunicazione sociale diventi sempre più presenza amica per tutte le persone, presentando loro «notizie» degne del ricordo, una informazione ricca di saggezza e uno svago che sia sorgente di gioia; e assicurerà un mondo nel quale la Chiesa e i mezzi di comunicazione sociale potranno operare insieme per il bene dell’umanità. Ciò è necessario se si vuole che il potere dei mezzi di comunicazione sociale non sia una forza distruttiva, ma un amore creatore, un amore che rifletta l'amore di Dio «che è Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti» (Ef 4, 6). 
L’uomo vive immerso in un grande universo di simboli da decodificare, un mondo di ampie prospettive che non pone limiti alla conoscenza e all’interscambio. L’intervento intelligente dell’uomo sulle potenzialità degli elementi creaturali porta la realtà a un continuo rivelarsi attraverso la comunicazione. Ricordando quanto dice la Dei Verbum: «Dio ha parlato agli uomini come ad amici, e si intrattiene con loro» (DV 2) è possibile afferrare il senso della comunicazione come rivelazione. Il duplice significato del termine: rivelare, offre l’opportunità dell’entrare dentro. Rivelare può indicare due realtà contrarie: togliere il velo e quindi conoscere, vedere ciò che era nascosto, e: rimettere il velo, velare nuovamente, quindi non conoscere, non vedere più ciò che era stato visibile. Sono i due aspetti contemporanei della comunicazione divina. Il Signore si comunica, parla di Sé, si manifesta, si rivela, ma al tempo stesso resta mistero, inconoscibile, ineffabile, inafferrabile. Stessa cosa si può affermare della comunicazione umana dal momento che l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio: gli esseri umani possono esprimere ciò che pensano, ma nel trasferirsi al linguaggio il pensiero si vela in quanto l’intelligibile non si contiene interamente in parole, per quanto eloquenti e appropriate siano. Il pensiero che è un’attività spirituale nell’uomo e che affonda le sue origini in mente Dei non può infatti essere tradotto per intero da facoltà in esercizio nel tempo. La stessa Parola sacra che si identifica con la Persona stessa di Dio cammina nei limiti del definito. Con una differenza enorme però: le nostre parole spesso sono flatus vocis, non incidono la realtà; le Parole di Dio invece fanno la realtà, perché oltre che “verba” sono “opera”. La Scrittura ce lo ricorda: «Dio disse: “Sia la luce”. E la luce fu… Dio disse:… e così avvenne» (cfr Gn 1, 3.7). Quando l’uomo vive in un ascolto attento al trascendente, diventa luogo di rivelazione. Tutti i profeti hanno parlato le Parole di Dio nelle loro parole, dopo essere stati purificati nelle labbra (Is 6,5-8; Ger 1,4-10). Di Samuele si dice che non lasciò andare a vuoto nessuna delle sue Parole (1Sam 3,19). Questo è il compito di ogni contemplativo: essere profeta. Parlare in nome di Dio. Comunicare le sue Parole. Come? Percorrendo i sentieri di un incontro autentico con Dio, capaci di diventare irradiazione di Lui per i fratelli.     

Una presenza debole in mare aperto... 
 
I mezzi di comunicazione offrono la possibilità dell’incontro. Non potendo andare sempre nelle piazze e per le strade, è possibile oggi approdare in quegli angoli affollati di solitudine che sono il mondo multimediale per porgere vocaboli di speranza e condividere il pane della desolazione di fronte all’unico Signore che salva tutti gratuitamente. Il processo relazionale si costruisce in una vita "nascosta" agli occhi dei più, la vita dello spirito. E nello spirito di un Dio che si comunica incessantemente non può restare "nascosta"! è necessario che fluisca verso molteplici direzioni. L'interattività, implicita nel concetto stesso di comunicazione, potendo diventare dialogo autentico unicamente tra due poli aperti e ricettivi, alternativamente, l’uno all’altro, conduce necessariamente a una crescita. In tal senso la comunicazione non è mai strumentale, ma sempre strettamente personale.
Se in ogni comunicazione umana l'aiuto è reciproco, anche l’opportunità di crescita è vicendevole. Ogni vita cristiana del resto, chiusa in sé, corre il rischio di una sclerosi, di uno spirituale "protettivo" che in qualche modo rifugga le mediazioni umane attuali. Entrare e uscire attraverso i mezzi di comunicazione richiede coinvolgimento, costituisce un arricchimento notevole, offre motivo di confronto, diventa stimolo per la testimonianza, un non dimenticare le urgenze perdendosi nelle piccole cose di una vita sempre uguale nei suoi ritmi. Perdere i contatti con gli altri vuol dire atrofizzare quella capacità di intellezione che permette la vitalità della relazionalità e un apprendimento incessante. L’uomo che cerca il senso della vita e bussa silenziosamente al cuore degli altri può "mostrarsi" perché la vigilanza non venga meno e i cuori, bruciati di amore, attendano il ritorno del Signore in quei volti che chiedono l'alloggio del sostare per dissetarsi di conforto. Potremmo paragonare la comunicazione alla vela di una barca. Se si vuole, è la parte più fragile, eppure, quando il vento la gonfia, conduce al porto rapidamente. Una presenza debole in mare aperto, discreta e il più delle volte non visibile, ma una presenza viva e intelligente, pronta a donarsi spontaneamente all’azione del Vento per permettere a chiunque salga di agire con estrema libertà. È nel farsi prossimi il segreto dellei ascensioni luminose e delle notti stellate, vissute insieme sulla rotta del Navigatore. Quando gli strumenti tacciono le parole vagabonde, udite e pronunciate, scendono sui fondali dell’interiorità per immergersi nella pace e riformularsi in preghiera nella shekinah di Dio. Questa è la zolla ancora da dissodare nei campi delle nostre comunità cristiane! la certezza che una vita di comunicazione sia essenzialmente una vita contemplativa, una dimora nel cammino e una tenda che si accampa nel deserto dell’incredulità per attendere il pane del cielo con tutti coloro che mendicano assaggi di verità.  
  Il navigare dei cristiani in internet è coraggio oppure temerarietà?
 
Nel mondo virtuale di internet è facile perdersi. Alla metafora del viaggio si può accostare quella del labirinto.  La libertà di navigazione, gli spazi illimitati delle informazioni che circolano in rete, il gusto dell’esplorazione virtuale possono condurre in un labirinto dal quale risulta difficile venirne fuori illesi. Un collegamento porta ad un altro collegamento e via via, fino a perdere il punto di partenza e la meta alla quale si voleva arrivare.
Di fronte a tali affermazioni è facile cogliere due atteggiamenti opposti di reazione a questa tecnologia avanzata. La posizione di chi, amante dell’avventura, sa cogliere dalla rete gli stimoli corretti per entrarci e non lasciarsi travolgere, non punta il dito e tanto meno rifiuta, ma cerca di capirne il significato e con sguardo attento sa evidenziare ogni forma di pericolo per prevenirlo. E questa posizione è quella richiesta dalle nostre comunità aperte non alla novità delle scoperte, ma alla novità dello Spirito che soffia dove vuole (cfr Gv 3,8). La posizione invece di chi, per paura di restare intrappolato e chiuso nel labirinto, se ne sta fuori, osserva con occhio giudice e non si pone il problema di conoscere per accogliere: è la posizione più diffusa nelle comunità dove la vita evangelica è ferma alle modalità consuete di andare.
Se si imposta il proprio navigare in termini cristiani, vale a dire, come Cristo navigherebbe, possiamo dire che «la più grande opportunità della Rete è permettere di andare oltre la scelta e iniziare a creare. La Rete è incredibilmente malleabile: permette di costruire delle comunità, di trovare delle idee, di condividere informazioni, di collegarsi con altre persone» (E. DYSON, Release) .
Ciò che ci è chiesto di fare è di saper educarci all’equilibrio per non rischiare di lasciarci suggestionare facilmente e soprattutto di affinare la capacità di discernimento per saper individuare ciò che ci chiede il Signore in questo e ciò che non ci chiede. Non tutto ciò che è buono, è salvifico. La vigilanza, virtù richiesta dal Maestro, è la via che dobbiamo percorrere lì dove abita l’uomo. E se il Signore mi aspettasse in quel sito per dare risposta a una mia domanda interiore? La sua dimora è tra i figli degli uomini, sempre. La sua immagine e somiglianza può delinearsi nei messaggi di speranza e di condivisione dei portali cattolici come anche i germi del male possono giungerci con la marea di virus che scarichiamo. Munirsi di un buon antivirus non è auspicabile solo a livello tecnico, ma simbolicamente è doveroso in senso umano. Non possiamo andare sprovvisti, in maniche e camicia. Una sana astuzia non può mancare: «Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (Mt 10,16), prudenza che mette in fuga di fronte al pericolo, semplicità che non vede lupi dappertutto. In nome di una carità poco intelligente sono trascorsi gli anni di molte giovinezze consacrate. È tempo di intelligenza perché la carità non sia più un mettere tutti buoni, evitando di chiamare le cose per nome con la malsana abitudine di spiritualizzare tutto, ma un costruire percorsi umani capaci di Dio.
Le vie della comunicazione profonda abitano il silenzio, non l’assenza. Quel silenzio che è «una vicinanza interiore, una profondità e una pienezza, anzi quasi un fluire calmo della vita segreta» (ROMANO GUARDINI, Volontà e Verità). 


sr teresa della +

 


Fonte :  Monastero Janua Coeli -  Santuario dell’Addolorata (Comunità monastica carmelitana),  58010 Cerreto di Sorano GR  tel. 0564.633298-633073, fax 0564.632742 , ccp 11855582,  e-mail:  monastero@januacoeli.it ; siti web:  www.januacoeli.it ,  www.monasterodicerreto.it www.monastero.org  ,   www.tribudeldeserto.it http://it.groups.yahoo.com/group/parola_della_domenica/   .







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