Monastero Janua Coeli
Sr. Maria Teresa della Croce,
O.Carm.
DIO CI CHIAMA
Via, verità e vita
V domenica di Pasqua A
24 aprile 2005
At 6, 1-7
1 Pt 2,4-9
Gv 14,1-12
LETTURA
Il testo
(Gv 14, 1-12)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non
sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in
me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io
vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto,
ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo
dove io vado, voi conoscete la via”. Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo
dove vai e come possiamo conoscere la via?”. Gli disse Gesù: “Io sono la via, la
verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete
me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Gli
disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da
tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha
visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel
Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il
Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre
è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi
dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più
grandi, perché io vado al Padre”.
Momento di silenzio
Lasciamo
che la voce del Verbo risuoni in noi.
MEDITAZIONE
Domande
Non sia turbato il vostro cuore…
Un cuore che
si lascia turbare? È facile per chi è abituato a vivere accanto al Maestro
rimanere sconvolti per la prospettiva futura di una assenza prolungata del punto
di riferimento della propria vita. Il cuore si turba quando la vita sembra
spegnersi… E noi siamo facilmente soggetti al turbamento?
Chiave di lettura
Come non turbarsi al sentire
dalla persona che si ama che sta per lasciarci? È la fede l’unico luogo in cui
il turbamento del ritrovarsi smarriti nel cuore si trasforma in attesa,
dolorante s, ma colma di trepida certa speranza. Il posto che Gesù va a
preparare per noi ci fa pensare che siamo nel suo desiderio, che in realtà non
si allontana da noi. Non lo vediamo, ma lui è con noi perché il posto che sta
preparando è per noi. Il nostro nome è nel suo sentire, tra i suoi pensieri,
inciso nelle sue cellule innamorate. E i posti non sono limitati. Ognuno ha il
suo, perché la barca di ogni suo figlio ha lasciato invisibilmente al molo
dell’eternità la sua presenza, quale pegno di riconoscimento personale. Nessuno
può sottrarla all’altro, né sostituirla in uno scambio di fortuna, perché il
custode è il Padre stesso. Un molo, un legame che fa memoria nelle fibre terrene
del tempo. Quella nostalgia per una verità senza sfumature che sanno di falso,
per una vita che non si esaurisce mai, ma si accresce nell’andare traccia la via
a quel molo… Gesù fa sì che la via non sia un sentiero approssimativo verso un
ritorno indefinito, ma una possibile esperienza di ri-appropriazione della
nostra dignità di figli alla luce della misericordia riversata nelle nostre
tribù di peccatori. Non è importante sapere dove va Gesù, ciò che conta è
seguirlo perché la via delle sue orme porterà a destinazione. La nostra fatica?
Fare in modo di non perdere la via, perché al Padre si è certi di tornare solo
tramite lui. Conoscerlo, vederlo è il mistero insondabile delle immensità
quotidiane che attraggono, di quelle porte di confine che sono sulle cose di
sempre, apparentemente possedute ma che celano sempre sigilli da infrangere. E
non prendiamocela allora se Gesù ci chiama “Filippo”, colui che non ha
conosciuto Gesù, pur essendo stato tanto tempo con lui. Quando il volto del
Padre non è per noi visibile probabilmente il volto dell’uomo di fronte a noi è
una porta che abbiamo lasciato chiusa come per Filippo che ha visto Gesù ma
senza conoscerlo per quello che veramente è. Credere in lui: è questa la chiave
per apporre la firma di Dio alle opere umane, questa la lente per riconoscere
nelle opere umane l’agire del Padre.
PREGHIERA
Io concederò nella mia casa e
dentro le mie mura un posto e un nome migliore che ai figli e alle figlie; darò
loro un nome eterno che non sarà mai cancellato (Is 56,5) … ed ecco un posto
riservato. (Ez
46,19).
CONTEMPLAZIONE
Io credo, Signore. E la mia fede
è un sussurro di vento sulla roccia del tuo Amore per me. Come in filigrana io
vedo il tuo volto in quest’oggi che scivola via come onda lenta di supplice e
attonito stupore… un volto dai tratti profondamente umani, dolci e forti come
sono gli uomini. Che non ti releghi, mio Dio, nelle dolcezze estatiche distanti
di pochi privilegiati, ma ti sappia incontrare nei pugni alzati di pugili
esausti che combattono sul ring della sopravvivenza ogni istante e tremano di
spavento al sovrastare delle forze brutali o finemente insidiose. Dagli squarci
riarsi di vendette e rancori l’acqua del conforto e il sangue della salvezza
giungano alle perle malate delle mie bellezze, spesso vagamente presunte ma
tremendamente veraci quali veli di apparente fuga da me. Signore, che io ti
conosca… perché quel posto che tu prepari io lo possa fin d’ora vedere in ogni
varco di umanità che si apra ai miei passi. Là dove tu abiti, Figlio dell’uomo,
che io sia!
Fonte :
Monastero Janua Coeli -
Santuario dell’Addolorata (Comunità monastica carmelitana), 58010 Cerreto
di Sorano GR tel. 0564.633298-633073, fax 0564.632742 ,
ccp 11855582,
e-mail:
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; sito web: www.januacoeli.it ,
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