SANTA MARIA NASCENTE IN SABBIONCELLO (Merate)
di Alessio Varisco
Il
Santuario Francescano di Santa Maria Nascente si trova nelle vicinanze del
comune di Merate, in una deliziosa frazione, a Sabbioncello (l’origine
toponomastica deriva dal latino: Sabatius (sacellum”:
tempio di Bacco) che si staglia
provenendo dalla strada provinciale che da Milano raggiunge Lecco.
nel
verde intenso delle colline circostanti, nella rigogliosità degli splendidi
giardini, resta, nel cuore della Brianza, una insolita oasi di tranquilla
dolcezza. Il cielo limpido, di manzoniana memoria, il fulgore di Montevecchia
che si indora nel tramonto infuocato, il profumo
delle robinie, aì margini della brughiera, rendono
questa terra uno dei parchi più incantevoli di rara bellezza.
Ma, come turista o pellegrino, non dimenticarti
di salire al conventino francescano che troneggia
sulle fondamenta di un castello medievale (1026), distrutto contemporaneamente a
quello del capoluogo Merate, forse esistente nell’area di Palazzo Belgioioso
(1270-1275), per illuminare la tua mente di visioni d’arte
e respirare atmosfera
di autentica e mistica semplicità francescana.
Durante il cammino soffermati a meditare dinanzi alle
Cappelle della Via Crucis, pannelli in cotto del francescano padre Nazareno
Panzeri (1965).
La storia locale accerta, di passaggio, che la
famiglia Torriani era proprietaria del colle sul
quale nel 1400 si ergeva una chiesetta, con annesse alcune stanzette, curata dal
romito Claudio che badava pure alla decenza del camposanto e alla coltura
dell’orto attiguo.
Proprio in questo periodo, Sabbioncello, da
sede di un feudatario, diviene sede comunale, comprendente le frazioni di
Pagnano, Vizzago,
Pianezzo, Carzaniga,
Cicognola, Valle inferiore e Superiore, Sciano
e Guarnazzola
e, per merito di questa nuova realtà civica, viene
costruita una più capiente chiesa in luogo della cadente; e costituito un
sodalizio religioso permanente sotto la direzione del romito Claudio.
Dovrebbe essere quella di
oggi, in stile gotico lombardo, con archi a sesto acuto fino al
presbiterio.
L’Altare Maggiore, dedicato a Santa Maria
Nascente, era allora posto nell’attuale ingresso, volto ad oriente
come era costume del tempo.
Su
richiesta dei monaci benedettini dell’Abbazia di San Dionigi in Milano, allora
proprietari dell’immobile, la scarna struttura venne ornata di affreschi ex voto
popolari su tutta la parte destra del santuario. Attualmente
è leggibile la data 1515 sotto il dipinto di Tomas
Malagridas e 1511 e 1531. Nel contempo fu costruito
pure un campanile di sobria elevatura, una piccola
casa con annesso chiostrino per accogliere
pellegrini, poveri e devoti
moti,
prepotenze di signorotti, guerricciole di borgate
rivali, la Vergine Santissima proteggeva dal cielo le popolazioni del circondano
e addolciva le amarezze della vita, allora aggravata dal ferro e dal fuoco degli
invasori di turno.
La presenza dei francescani
Amadeiti (così chiamati perchè seguaci del beato
Amedeo da Silva) è datata 1550, subentrata nella direzione
del santuario al parroco di San Giorgio in Vizzago
il quale, non potendo garantire una valida funzionalità della chiesa di
Sabbioncello, si era rivolto ai frati del convento della Pace di Milano.
Papa Paolo 1110 con la bolla “Piis
fidelium votis”
dichiarava Santa Maria nascente” chiesa separata per sempre dalla parrocchia di
San Giorgio in Vizzago”.
Insediatisi sul colle benedetto, gli
amadeiti davano subito mano alla costruzione della
sacrestia, del cenacolo e della cucina a mezzogiorno: verso Montevecchia lo
scaldatoio, la lavanderia e una capiente cisterna
per l’acqua, aprendo nel contempo sul lato sinistro del Santuario quattro
cappelle con arco a sesto acuto, ridotto a tutto tondo nel 1590.
Dopo pochi anni, e precisamente nel 1568, Papa
Paolo V scioglie la congregazione degli Amadeiti che
lasciano il posto all’arrivo dei frati della
Osservanza, sempre
francescani. Presenziarono
questi il complesso francescano per venti anni, fino all’avvento dei frati
francescani della Riforma che, sotto la guida dei maestri Battista e Domenico
Chiesotto, attuarono la costruzione del presbiterio
attuale, il coro a volta e, nel coro, la cripta dei religiosi defunti,
recentemente riscoperta (1984).
Alla costruzione ditali opere, seguì nel 1589
l’affrescatura della volta del coro ad opera sempre di Domenico
Chiesotto: i quattro evangelisti in compagnia dei
Padri della chiesa latina: Ambrogio, Agostino, Gregorio e Gerolamo: e sotto l’arco
i protomartiri francescani di Marocco e Ceuta.
Altri affreschi dello stesso artista sono
ancora nascosti nel presbiterio.
Da questo periodo in avanti, la cronaca
conventuale non annota particolari vicende degne di menzione, se non la secolare
e benefica presenza dei frati francescani, interrotta da tre soppressioni negli
scorsi due secoli, oggi più viva che mai per la dinamica attività spirituale dei
religiosi residenti che, per scelta e per carisma, testimoniano fede e umanità
nel grande caos della vita moderna.
IL CROCIFISSO
Nel 1808 il conte Perego
donava alla comunità dei Frati un grande Crocifisso
ligneo già venerato nell’arcivescovado di Milano dal Card. Federico Borromeo.
E situato nella cappella sinistra, entrando nel santuario,
dove sulle pareti sono visibili alcuni affreschi del 1500 che erano stati
coperti per quasi tre secoli da una coltre di calce. Strappati nel 1974,
gli affreschi si possono attribuire a Giovanni Fiamminghino.
Quattro vescovi sotto i quali si possono vedere frammenti di
dicitura, inneggianti alla Madonna, cui inizialmente era dedicata la Cappella: è
quasi certo che al centro esistesse un affresco raffigurante la Vergine.
Ai piedi dell’altare fa spicco un
palliotto settecentesco che mostra una “Madonna
immacolata tra fiori” che nel 1974 è stato ricomposto come
era all’origine.
LA VERGINE INCORONATA
Una tela del 1500 raffigura la Vergine
incoronata dal Figlio Gesù. Il dossale in noce è del 1700, mentre le due tele
alle pareti raffigurano S. Caterina da Bologna e S. Margherita da
Cortona.
Purtroppo nel 1980 i soliti ignoti hanno rubato
dalla cappella due tele della scuola del Lumi.
Il primo raffigurava l”Annunciazione” e il
secondo “Madonna con Gesù Bambino e S. Giovannino”. Nel soprarco è visibile
l’affresco del 1500 che rappresenta Maria Assunta attorniata da angeli,
probabile lavoro della scuola luinesca.
SANT’ANTONIO
Sull’altare della
cappella in un dossale del 1600 in radica di noce e con pregevoli intarsi, si
ammira una statua in legno del Santo di Padova, con
alle pareti due tele del 1700 raffiguranti 5. Antonio mentre
compie un miracolo e San Bonaventura cardinale e dottore della Chiesa.
Nelle nicchie laterali si possono osservare due statue in
gesso di Santa Chiara e di Santa Margherita da Cortona.
Anche
in questa cappella è ben visibile nel soprarco un affresco nel quale si nota 5.
Francesco ben deciso a seguire le orme benedette di Cristo.
SAN FRANCESCO
La statua in legno
del nostro Poverello
è posta nella nicchia centrale sopra l’altare, mentre nelle nicchie laterali
sono collocate le statue di 5. Ludovico re di Francia e di
Sant’Elisabetta
regina d’Ungheria, patroni dell’Ordine Francescano Secolare. Due tele del 1600
si possono ammirare alle pareti della cappella, raffiguranti San Ludovico
vescovo e San Bernardino da Siena. In fianco
all’altare noterai una bacheca contenente il saio di San Giovanni di
Capestrano, discepolo di San
Bernardino, condottiero delle milizie cristiane contro i turchi.
LA GRANDE PARETE
A DESTRA
Numerosi
affreschi che coprono l’intera parete destra si
possono ammirare nella loro semplicità e vivacità creativa, nonostante agenti
diversi li abbiano intaccati e deteriorati.
Uno,
certamente di valore ragguardevole, porta la data 1515 ed è stato
realizzato dal pennello di Tomas
Malagridas, come puoi leggere sul cartiglio.
I più sono ex
voto che testimoniano il profondo senso di fede popolare, legata alle vicende di
questo convento francescano. Nel recente restauro (1986) compiuto dal prof.
Adriano Brena sono venute alla
luce,nella parte mediana, le date 1511 e 1531.
Sempre sopra il
confessionale a destra si può ammirare una grande
tela, di autore ignoto, raffigurante la “Natività di Cristo”.
ALTARE MAGGIORE
All’attento visitatore non sfugge
la vista di un dossale, in radica di noce, a tre
gradini, dove sono gelosamente conservate reliquie di santi, poste sopra
l’altare maggiore. Il dossale è del 1722.
L’ancona che si stacca e che accoglie la statua
della Vergine è opera dei frati Valerio da Milano e Antonio da
Oggiono, mentre la statua in
legno dorato della Madonna fu scolpita nel 1741 da frate Francesco
Rabagliotti da Vanzone.
Pregevole opera in stucco è il paliotto della
mensa e degli abachi che furono applicati nel 1700 e nel 1740. Da notare ancora
due tele settecentesche: quella a destra raffigura l’approvazione della Regola
francescana, specchio di vita, e quella a sinistra raffigura “S. Francesco che
ottiene l’indulgenza de “il Perdono d ‘Assisi”. Esse
fanno da anta a due armadi a muro.
Ricavati da uno schienale del 1600
sono gli amboni in noce, in stile semplice e armonioso,
opera dell’artista Mario Airoldi.
In data abbastanza recente è stato ritrovato,
sul lato destro dell’altare uno stupendo affresco, raffigurante la Vergine Maria:
di non facile attribuzione.
IL CORO
Il paziente lavoro di padre Vincenzo Conti e
di Padre Ottavio Mancini e del pittore Franco
Torazza ci ha dato la gradita sorpresa di recuperare
sotto la volta del coro una serie di affreschi di notevole valore. Nel 1984,
sotto la sorveglianza del prof. Brena, gli stessi
personaggi hanno riportato alla luce le figure di 4 evangelisti e 4 padri della
chiesa. Opera di Chiesotto in data 1580-90.
Le pareti del coro presentano, dopo
una identica ripulitura, una pregevole architettura
dovuta alla intelligente opera di un non meglio identificato Leva (1722). Sempre
nello stesso tempo sono stati ripuliti, nel sottoarco gli affreschi raffiguranti
i protomartiri francescani del Marocco e di Ceuta:
affreschi attribuiti a Domenico Chiesotto.
Pregevolissimo
lavoro sono gli stalli del coro in legno di noce,
rovere, castano e pioppo, che fu realizzato nel 1591 e di cui non si conosce
l’abile artista (Andrea da Lugano?).
Il coro è stato
recentemente abbellito da una vetrata centrale raffigurante l”Annunciazione” e
“la nascita di Maria”, opera dolcissima e sognante di padre Nazareno
Panzeri, artista scultore francescano.
L’opera è stata
eseguita nel 1985.
SACRISTIA
La porta, gli armadi, i cassettoni, i
genuflessori, gli appendi abiti,
sono lavori di notevole valore.
Costruiti in legno di noce, sono opera
degli artigiani Giuseppe da
Carzaniga e Pietro Galbusera da
Cicognola (1767).
SALA DEL CROCIFISSO
Un grande affresco, scoperto nel 1976 è
probabile sia stato eseguito dal Fiamminghino.
Di notevole valore artistico e rasserenante
bellezza, l’affresco raffigura il
Crocifisso con la Madonna, Santa Maria Maddalena, San
Giovanni, San Francesco e probabilmente il beato Amedeo da Silva.
In questa grande
sala si possono ammirare cassettoni e panche in noce e due pregevoli savonarola
del 1500, in una cornice architettonica severa.
SALA DEL CAPITOLO
Costruita a volta, la seicentesca sala
capitolare porta sulla parete di fondo la sinopia di
alcuni particolari del grande affresco della Crocifissione.
I questo luogo
i frati si riuniscono per discutere e decidere i loro specifici problemi
comunitari.
CHIOSTRO GRANDE
Costruito a volta nel 1648, il
grande chiostro è composto da trenta colonne di
pietra molare, alcune delle quali sono malandate e hanno bisogno di essere
restaurate.
Al centro una grande
cisterna, costruita secondo le regole dell’epoca, capace di 17.000
brentine di acqua piovana.
Sulle pareti del chiostro si osservano tre
meridiane, opera di p. Giambattista Fè, francescano
svizzero.
Mentre circoli nel grande
chiostro, meditando, alza lo sguardo in direzione nord e ammirerai una deliziosa
loggetta del 1639, ora protetta da lastroni di
cristallo, dove puoi consolarti ai raggi tiepidi di “frate sole” e contemplare
l’azzurro del cielo lombardo e sentire le campanelle del convento, alloggiate
nel campanile stile francescano.
CHIOSTRO PICCOLO
Sulla parete del piccolo chiostro, sulla
fiancata della chiesa, costruito verso il 1510, noterai un
reperto archeologici di curiosa importanza: un’ara romana del III o IV
secolo dopo Cristo, dedicata alle Dee Matrone. È stata decifrata una scritta da
un nostro frate che suona così: «Ara dedicata alle Dee Matrone, per la
guarigione di Gneo, Caio fece edificare».
Nell’oasi francescana di Sabbioncello potrai
dire, dopo aver gustato arte e preghiera, di aver trascorso una giornata
indimenticabile e degna di essere rivissuta.
Fonte : scritti dell'artista prof. Alessio Varisco , Técne Art Studio .
Prof. ALESSIO VARISCO
Designer - Magister Artium
Art Director Técne Art Studio
http://www.alessiovarisco.it
http://architetture.splinder.com/ ;
fonte immagine : http://www.merateonline.it/Cgi-bin/MerateOnline/Web/attive/Finestra_Zoom.asp?ID=19291&Sezione=MAIN
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