giovedì 25 luglio 2019

SANTA MARIA NASCENTE IN SABBIONCELLO (Merate), di Alessio Varisco



SANTA MARIA NASCENTE IN SABBIONCELLO (Merate)
di Alessio Varisco

 

Il Santuario Francescano di Santa Maria Nascente si trova nelle vicinanze del comune di Merate, in una deliziosa frazione, a Sabbioncello (l’origine toponomastica deriva dal latino: Sabatius (sacellum”: tempio di Bacco) che si staglia provenendo dalla strada provinciale che da Milano raggiunge Lecco.
nel verde intenso delle colline circostanti, nella rigogliosità degli splendidi giardini, resta, nel cuore della Brianza, una insolita oasi di tranquilla dolcezza. Il cielo limpido, di manzoniana memoria, il fulgore di Montevecchia che si indora nel tramonto infuocato, il profumo delle robinie, margini della brughiera, rendono questa terra uno dei parchi più incantevoli di rara bellezza.
Ma, come turista o pellegrino, non dimenticarti di salire al conventino francescano che troneggia sulle fondamenta di un castello medievale (1026), distrutto contemporaneamente a quello del capoluogo Merate, forse esistente nell’area di Palazzo Belgioioso (1270-1275), per illuminare la tua mente di visioni d’arte e respirare atmosfera di autentica e mistica semplicità francescana. Durante il cammino soffermati a meditare dinanzi alle Cappelle della Via Crucis, pannelli in cotto del francescano padre Nazareno Panzeri (1965).
La storia locale accerta, di passaggio, che la famiglia Torriani era proprietaria del colle sul quale nel 1400 si ergeva una chiesetta, con annesse alcune stanzette, curata dal romito Claudio che badava pure alla decenza del camposanto e alla coltura dell’orto attiguo.
Proprio in questo periodo, Sabbioncello, da sede di un feudatario, diviene sede comunale, comprendente le frazioni di Pagnano, Vizzago, Pianezzo, Carzaniga, Cicognola, Valle inferiore e Superiore, Sciano e Guarnazzola e, per merito di questa nuova realtà civica, viene costruita una più capiente chiesa in luogo della cadente; e costituito un sodalizio religioso permanente sotto la direzione del romito Claudio.
Dovrebbe essere quella di oggi, in stile gotico lombardo, con archi a sesto acuto fino al presbiterio.
L’Altare Maggiore, dedicato a Santa Maria Nascente, era allora posto nell’attuale ingresso, volto ad oriente come era costume del tempo.
Su richiesta dei monaci benedettini dell’Abbazia di San Dionigi in Milano, allora proprietari dell’immobile, la scarna struttura venne ornata di affreschi ex voto popolari su tutta la parte destra del santuario. Attualmente è leggibile la data 1515 sotto il dipinto di Tomas Malagridas e 1511 e 1531. Nel contempo fu costruito pure un campanile di sobria elevatura, una piccola casa con annesso chiostrino per accogliere pellegrini, poveri e devoti
moti, prepotenze di signorotti, guerricciole di borgate rivali, la Vergine Santissima proteggeva dal cielo le popolazioni del circondano e addolciva le amarezze della vita, allora aggravata dal ferro e dal fuoco degli invasori di turno.
La presenza dei francescani Amadeiti (così chiamati perchè seguaci del beato Amedeo da Silva) è datata 1550, subentrata nella direzione del santuario al parroco di San Giorgio in Vizzago il quale, non potendo garantire una valida funzionalità della chiesa di Sabbioncello, si era rivolto ai frati del convento della Pace di Milano. Papa Paolo 1110 con la bolla “Piis fidelium votis” dichiarava Santa Maria nascente” chiesa separata per sempre dalla parrocchia di San Giorgio in Vizzago”.
Insediatisi sul colle benedetto, gli amadeiti davano subito mano alla costruzione della sacrestia, del cenacolo e della cucina a mezzogiorno: verso Montevecchia lo scaldatoio, la lavanderia e una capiente cisterna per l’acqua, aprendo nel contempo sul lato sinistro del Santuario quattro cappelle con arco a sesto acuto, ridotto a tutto tondo nel 1590.
Dopo pochi anni, e precisamente nel 1568, Papa Paolo V scioglie la congregazione degli Amadeiti che lasciano il posto all’arrivo dei frati della Osservanza, sempre
francescani. Presenziarono questi il complesso francescano per venti anni, fino all’avvento dei frati francescani della Riforma che, sotto la guida dei maestri Battista e Domenico Chiesotto, attuarono la costruzione del presbiterio attuale, il coro a volta e, nel coro, la cripta dei religiosi defunti, recentemente riscoperta (1984).
Alla costruzione ditali opere, seguì nel 1589 l’affrescatura della volta del coro ad opera sempre di Domenico Chiesotto: i quattro evangelisti in compagnia dei Padri della chiesa latina: Ambrogio, Agostino, Gregorio e Gerolamo: e sotto l’arco i protomartiri francescani di Marocco e Ceuta.
Altri affreschi dello stesso artista sono ancora nascosti nel presbiterio.
Da questo periodo in avanti, la cronaca conventuale non annota particolari vicende degne di menzione, se non la secolare e benefica presenza dei frati francescani, interrotta da tre soppressioni negli scorsi due secoli, oggi più viva che mai per la dinamica attività spirituale dei religiosi residenti che, per scelta e per carisma, testimoniano fede e umanità nel grande caos della vita moderna.
 
IL CROCIFISSO
Nel 1808 il conte Perego donava alla comunità dei Frati un grande Crocifisso ligneo già venerato nell’arcivescovado di Milano dal Card. Federico Borromeo. E situato nella cappella sinistra, entrando nel santuario, dove sulle pareti sono visibili alcuni affreschi del 1500 che erano stati coperti per quasi tre secoli da una coltre di calce. Strappati nel 1974, gli affreschi si possono attribuire a Giovanni Fiamminghino. Quattro vescovi sotto i quali si possono vedere frammenti di dicitura, inneggianti alla Madonna, cui inizialmente era dedicata la Cappella: è quasi certo che al centro esistesse un affresco raffigurante la Vergine.
Ai piedi dell’altare fa spicco un palliotto settecentesco che mostra una “Madonna immacolata tra fiori” che nel 1974 è stato ricomposto come era all’origine.
 
LA VERGINE INCORONATA
Una tela del 1500 raffigura la Vergine incoronata dal Figlio Gesù. Il dossale in noce è del 1700, mentre le due tele alle pareti raffigurano S. Caterina da Bologna e S. Margherita da Cortona.
Purtroppo nel 1980 i soliti ignoti hanno rubato dalla cappella due tele della scuola del Lumi.
Il primo raffigurava l”Annunciazione” e il secondo “Madonna con Gesù Bambino e S. Giovannino”. Nel soprarco è visibile l’affresco del 1500 che rappresenta Maria Assunta attorniata da angeli, probabile lavoro della scuola luinesca.
 
SANT’ANTONIO
Sull’altare della cappella in un dossale del 1600 in radica di noce e con pregevoli intarsi, si ammira una statua in legno del Santo di Padova, con alle pareti due tele del 1700 raffiguranti 5. Antonio mentre compie un miracolo e San Bonaventura cardinale e dottore della Chiesa. Nelle nicchie laterali si possono osservare due statue in gesso di Santa Chiara e di Santa Margherita da Cortona.
Anche in questa cappella è ben visibile nel soprarco un affresco nel quale si nota 5. Francesco ben deciso a seguire le orme benedette di Cristo.
 
SAN FRANCESCO
La statua in legno del nostro Poverello è posta nella nicchia centrale sopra l’altare, mentre nelle nicchie laterali sono collocate le statue di 5. Ludovico re di Francia e di
Sant’Elisabetta regina d’Ungheria, patroni dell’Ordine Francescano Secolare. Due tele del 1600 si possono ammirare alle pareti della cappella, raffiguranti San Ludovico vescovo e San Bernardino da Siena. In fianco all’altare noterai una bacheca contenente il saio di San Giovanni di Capestrano, discepolo di San Bernardino, condottiero delle milizie cristiane contro i turchi.
 
LA GRANDE PARETE A DESTRA
Numerosi affreschi che coprono l’intera parete destra si possono ammirare nella loro semplicità e vivacità creativa, nonostante agenti diversi li abbiano intaccati e deteriorati.
Uno, certamente di valore ragguardevole, porta la data 1515 ed è stato realizzato dal pennello di Tomas Malagridas, come puoi leggere sul cartiglio.
I più sono ex voto che testimoniano il profondo senso di fede popolare, legata alle vicende di questo convento francescano. Nel recente restauro (1986) compiuto dal prof. Adriano Brena sono venute alla luce,nella parte mediana, le date 1511 e 1531.
Sempre sopra il confessionale a destra si può ammirare una grande tela, di autore ignoto, raffigurante la “Natività di Cristo”.
 
ALTARE MAGGIORE
All’attento visitatore non sfugge la vista di un dossale, in radica di noce, a tre gradini, dove sono gelosamente conservate reliquie di santi, poste sopra l’altare maggiore. Il dossale è del 1722.
L’ancona che si stacca e che accoglie la statua della Vergine è opera dei frati Valerio da Milano e Antonio da Oggiono, mentre la statua in legno dorato della Madonna fu scolpita nel 1741 da frate Francesco Rabagliotti da Vanzone.
Pregevole opera in stucco è il paliotto della mensa e degli abachi che furono applicati nel 1700 e nel 1740. Da notare ancora due tele settecentesche: quella a destra raffigura l’approvazione della Regola francescana, specchio di vita, e quella a sinistra raffigura “S. Francesco che ottiene l’indulgenza de “il Perdono dAssisi”. Esse fanno da anta a due armadi a muro.
Ricavati da uno schienale del 1600 sono gli amboni in noce, in stile semplice e armonioso, opera dell’artista Mario Airoldi.
In data abbastanza recente è stato ritrovato, sul lato destro dell’altare uno stupendo affresco, raffigurante la Vergine Maria: di non facile attribuzione.
 
IL CORO
Il paziente lavoro di padre Vincenzo Conti e di Padre Ottavio Mancini e del pittore Franco Torazza ci ha dato la gradita sorpresa di recuperare sotto la volta del coro una serie di affreschi di notevole valore. Nel 1984, sotto la sorveglianza del prof. Brena, gli stessi personaggi hanno riportato alla luce le figure di 4 evangelisti e 4 padri della chiesa. Opera di Chiesotto in data 1580-90.
Le pareti del coro presentano, dopo una identica ripulitura, una pregevole architettura dovuta alla intelligente opera di un non meglio identificato Leva (1722). Sempre nello stesso tempo sono stati ripuliti, nel sottoarco gli affreschi raffiguranti i protomartiri francescani del Marocco e di Ceuta: affreschi attribuiti a Domenico Chiesotto.
Pregevolissimo lavoro sono gli stalli del coro in legno di noce, rovere, castano e pioppo, che fu realizzato nel 1591 e di cui non si conosce l’abile artista (Andrea da Lugano?).
Il coro è stato recentemente abbellito da una vetrata centrale raffigurante l”Annunciazione” e “la nascita di Maria”, opera dolcissima e sognante di padre Nazareno Panzeri, artista scultore francescano.
L’opera è stata eseguita nel 1985.
 
SACRISTIA
La porta, gli armadi, i cassettoni, i genuflessori, gli appendi abiti, sono lavori di notevole valore.
Costruiti in legno di noce, sono opera degli artigiani Giuseppe da Carzaniga e Pietro Galbusera da Cicognola (1767).
 
SALA DEL CROCIFISSO
Un grande affresco, scoperto nel 1976 è probabile sia stato eseguito dal Fiamminghino.
Di notevole valore artistico e rasserenante bellezza, l’affresco raffigura il Crocifisso con la Madonna, Santa Maria Maddalena, San Giovanni, San Francesco e probabilmente il beato Amedeo da Silva.
In questa grande sala si possono ammirare cassettoni e panche in noce e due pregevoli savonarola del 1500, in una cornice architettonica severa.
 
SALA DEL CAPITOLO
Costruita a volta, la seicentesca sala capitolare porta sulla parete di fondo la sinopia di alcuni particolari del grande affresco della Crocifissione.
I questo luogo i frati si riuniscono per discutere e decidere i loro specifici problemi comunitari.
 
CHIOSTRO GRANDE
Costruito a volta nel 1648, il grande chiostro è composto da trenta colonne di pietra molare, alcune delle quali sono malandate e hanno bisogno di essere restaurate.
Al centro una grande cisterna, costruita secondo le regole dell’epoca, capace di 17.000 brentine di acqua piovana.
Sulle pareti del chiostro si osservano tre meridiane, opera di p. Giambattista , francescano svizzero.
Mentre circoli nel grande chiostro, meditando, alza lo sguardo in direzione nord e ammirerai una deliziosa loggetta del 1639, ora protetta da lastroni di cristallo, dove puoi consolarti ai raggi tiepidi di “frate sole” e contemplare l’azzurro del cielo lombardo e sentire le campanelle del convento, alloggiate nel campanile stile francescano.
 
CHIOSTRO PICCOLO
Sulla parete del piccolo chiostro, sulla fiancata della chiesa, costruito verso il 1510, noterai un reperto archeologici di curiosa importanza: un’ara romana del III o IV secolo dopo Cristo, dedicata alle Dee Matrone. È stata decifrata una scritta da un nostro frate che suona così: «Ara dedicata alle Dee Matrone, per la guarigione di Gneo, Caio fece edificare».
Nell’oasi francescana di Sabbioncello potrai dire, dopo aver gustato arte e preghiera, di aver trascorso una giornata indimenticabile e degna di essere rivissuta.





Fonte :   scritti dell'artista prof. Alessio Varisco , Técne Art Studio .
Prof. ALESSIO VARISCO
Designer - Magister Artium
Art Director Técne Art Studio
http://www.alessiovarisco.it

http://architetture.splinder.com/  ; 
fonte immagine :  http://www.merateonline.it/Cgi-bin/MerateOnline/Web/attive/Finestra_Zoom.asp?ID=19291&Sezione=MAIN









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